49° PELLEGRINAGGIO IN ADAMELLO
Il 49° Pellegrinaggio nazionale in Adamello si è tenuto come consueto nell’ultimo fine settimana di luglio e, rispettando l’alternanza che vede l’organizzazione delle sezioni della Val Camonica e del Trentino, ha visto gli alpini trentini organizzare l’evento che quest’anno era dedicato alla memoria del Capitano alpino Arnaldo Berni. Per chi frequenta le cime valtellinesi ed in particolare della Valfurva, la figura del Capitano Berni, Medaglia d’Argento al V.M., originario di Mantova e mandato a soli 22 anni a comandare il “Battaglione Skiatori Monte Ortler” è leggendaria, tanto quanto è coinvolgente la sua scomparsa sulle pendici del Monte S. Matteo dove cadde il 3 settembre 1918 pochi giorni prima della fine della Grande Guerra e il cui corpo riposa ancora da allora sotto i ghiacci eterni del Gruppo del Cevedale.
E’ quindi con spirito di partecipazione che venerdì 27 luglio ci siamo trovati in 6 componenti la squadra S.I.A. per dirigerci a Cogolo in val di Pejo dove avevamo fissato il ritrovo, non senza fermarci, strada facendo, a raccogliere il Vice Presidente Donelli che ci ha raggiunto dalla località della sua villeggiatura. Arrivati a Cogolo abbiamo preso possesso dei nostri posti all’interno della scuola materna in disuso che era stata destinata a dormitorio e da subito i problemi maggiori sono stati quelli di adattare le nostre “stazze” ai mini lavandini, rubinetti e soprattutto WC destinati a minuscoli esseri alti al massimo 60 cm., ma tant’è gli alpini si adattano e tutto è alla fine filato liscio. Notte tranquilla accompagnata dall’impegno profuso dall’amico della Sezione di Treviso che ha approfittato dell’occasione per “tagliare” quintali di legna per l’inverno e all’alba (ma poi perché ???) sveglia, colazione e partenza con l’autobus per le fonti di Pejo da dove partivano le colonne trentine. A onor del vero, bisogna ammettere che la scelta dell’itinerario non è stata delle più felici in quanto facendo parte della colonna 2 del versante trentino, ci siamo ritrovati a fare letteralmente una passeggiata che in poco più di un ora ci ha portati al Pian della Vegaia, quasi un secolo fa sede del Comando austriaco che contrastava le nostre forse dislocate sui monti della Valfurva, dove era prevista la cerimonia. Arrivati in loco con enorme anticipo, decidevamo di proseguire per impegnare almeno un altro paio d’ore per fare ritorno in concomitanza dell’inizio della S. Messa che ha visto schierati decine di Vessilli sezionali e Gagliardetti dei gruppi. Purtroppo il tempo inclemente questa volta ha rovinato il tutto regalandoci, non richiesti, una serie di scrosci di pioggia a volte insistente che ha costretto gli oratori e specialmente l’officiante, Mons. Bazzarri, a stringere i tempi. Naturalmente, terminata la celebrazione, il tempo è ritornato accettabile consentendoci di approfittare del rinfresco offerto dagli amici trentini, anche se personalmente non ho condiviso alla fine la scelta di celebrare la cerimonia più importante in quella località in quanto ritengo che il pellegrinaggio abbia bisogno anche di uno scenario degno che non può essere relegato in una radura di un bosco, tra gli abeti con le sedie per gli ospiti, ma debba essere inserito in un ambiente che deve richiedere anche una dose di fatica a tutti per potervi partecipare. Ritornati a valle abbiamo raggiunto nuovamente Cogolo dove ripuliti e riposati, abbiamo cenato nel tendone dei Nu.Vol.A. della sezione di Trento ed abbiamo concluso la serata in allegra compagnia. L’indomani la cerimonia ufficiale ha visto l’ammassamento dei partecipanti alla periferia del paese, la sfilata, naturalmente corredata dalla spruzzatina di pioggia e l’arrivo al campo dove è stata officiata la S. Messa, e anche qui un piccolo suggerimento agli organizzatori: visto che per chi intende partecipare la sveglia un’ ora prima non è un problema, non sarebbe auspicabile iniziare con maggiore anticipo dando la possibilità di un più comodo rientro a chi viene da lontano? Ma alla fine, tra morti e feriti, come sui suol dire, siamo tornati tutti a baita, che nel nostro caso è la casa del Giovanni Frattini dove la cara Anna ci ha accolti con una pastasciutta gradita da tutti i partecipanti che sicuramente hanno, come me, trascorso un tre giorni in buona compagnia staccando dalle rogne quotidiane e onorando la memoria di un ragazzo diventato uomo e morto da Eroe.
Franco Maggioni