Gli Alpini in Mozambico:
30 anni fa la missione Albatros, oggi la solidarietà del paese
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Bella e interessante serata quella organizzata dal Gruppo Alpini di Legnano nella serata del 7 giugno scorso presso la sala Leone da Perego a Legnano. L'evento si è snodato lungo un percorso che partendo dalla ricostruzione storica delle circostanze che determinarono la presenza del contingente italiano come truppe di pace, ha toccato ricordi nostalgici di un alpino che dopo anni è tornato in quei luoghi di missione, alle esperienze compiute in anni successivi da un alpino infermiere dell'Emergency Medical Team, per finire con l'illustrazione da parte del consigliere nazionale ANA del progetto e dei lavori in corso sostenuti dall'Associazione Nazionale Alpini per la rinascita del paese. Erano inoltre presentati in una piccola mostra, cimeli, fotografie e materiale informativo sulla missione Albatros. Innanzitutto il focus storico svolto dal Generale di Corpo d'armata Gianni Marizza. Solo nell'ottobre del 1992 dopo 17 anni di lotte cruente e grazie alla paziente opera di mediazione svolta dall'Italia e in particolare dal Ministero degli Affari Esteri e dalla Comunità di Sant'Egidio, i due fronti opposti del Frelimo, (Fronte di Liberazione del Mozambico) e del Renamo(Resistenza Nazionale Mozambicana), che si contendevano il paese, iniziarono un costruttivo dialogo che portò a un accordo di pacificazione, con le milizie armate poste sotto il controllo internazionale affidato alle Nazioni Unite. Alla missione parteciparono anche truppe alpine su un territorio difficile e inedito per truppe di montagna. Compiti particolari del contingente italiano furono quelli di garantire la sicurezza dei trasporti, con scorte armate ai convogli, la distribuzione di aiuti umanitari, la formazione di truppe regolari. Era prevista anche l'assistenza sanitaria alle popolazioni. La missione fu coronata da successo e un contributo significativo fu riconosciuto agli alpini. Alpini, peraltro, tutti volontari scelti fra quelli che svolgevano il servizio militare allora obbligatorio e per buona parte desiderosi di farlo per motivi umanitari.
Si intravvedeva, forse già d'allora, la nascita di un esercito professionale per il successo del quale erano e sono importanti il senso di disponibilità , di partecipazione, di appartenenza, del dovere, caratteristici di noi alpini. La serata è proseguita con testimonianze toccanti portate da due alpini che hanno partecipato alla missione Albatros. L'Alpino Stefano Risatti ha raccontato le esperienze di viaggi in africa e le emozioni nel tornare nei luoghi del Mozambico che furono teatro della sua presenza durante la missione di pace. Inoltre l'Alpino paracadutista Davide Colombo, infermiere specializzato dell'Emergency Medical Team, ha ricordato l'esperienza vissuta sotto il profilo sanitario in Mozambico oltre a recenti interventi dell'organizzazione sanitaria internazionale. Che dire, oltre a diventare Alpini nella testa lo si diventa anche con il cuore e questo è quello che spinge questi soldati col basco azzurro a ritrovarsi periodicamente per ricordare il periodo trascorso assieme e rendere omaggio ai loro comandanti di allora, fra cui spicca il compianto Generale Claudio Graziano. Infine l'attualità attraverso il racconto del Consigliere Nazionale ANA architetto Renato Spreafico del progetto e dello stato di avanzamento dei lavori per la costruzione di alcune infrastrutture in Mozambico finanziate e coordinate nella realizzazione dalla Sede nazionale ANA. Un segno tangibile, se ancora ce ne fosse bisogno, del senso di responsabilità e di attenzione degli Alpini per coloro che hanno maggiormente bisogno.
Enrico Girotti