Associazione Nazionale Alpini -
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Emergenza neve e terremoto (Marzo 2017)
Postato il di morang
EMERGENZA NEVE E TERREMOTO
Sembra proprio non esserci pace per le povere popolazioni del centro Italia già duramente colpite degli eventi sismici dello scorso agosto e replicato ad ottobre; una nuova potente scossa lo scorso 17 gennaio ha provocato ulteriore allarme e disagio moltiplicato da una fortissima e incessante nevicata che ha letteralmente sommerso intere comunità aggiungendo disagio a disagio con la conseguenza di isolare completamente intere borgate nell’area del Gran Sasso. Anche questa volta l’allerta per i volontari è scattato immediatamente e a mezzogiorno di mercoledì 18 gennaio la telefonata ci avvisava di trovarci entro 4 ore presso il 3P di Cesano Maderno dove ha sede il deposito logistico della Colonna Mobile della Regione Lombardiadella quale l’ANA è componente di riferimento. Lo zaino era già pronto e puntuale mi sono recato all’appuntamento dove ho trovato gli altri volontari alpini con i quali avrei condiviso i prossimi giorni: Giuseppe, Enrico ed Emilio della nostra Sezione in aggiunta a Paolo di Caronno P. e Antonio della Sezione di Brescia, questi ultimi con funzioni di autisti del bilico con rimorchio che trasportava i bobcat e una scavatrice.
Sin da subito purtroppo abbiamo capito che la situazione non era per nulla chiara, infatti alle 17,15 ancora non eravamo partiti perché non si conosceva la destinazione finché alle 17,30 (giusto per trovare il traffico in tangenziale) venivamo fatti partire con destinazione una imprecisata “zona Teramo”. Ci siamo messi quindi in viaggio e, al seguito del camion a 80 Km/h ci siamo indirizzati a sud finché alle 20,30 ci è stata comunicata la destinazione: Vallecastellana in provincia di Teramo, con l’indicazione di fermarci per una sosta di riposo ad Ancona dove siamo arrivati alla una di notte. La sosta è durata sino alle 5,30 quando siamo ripartiti dopo esserci uniti ai volontari del Parco del Ticino che facevano parte della nostra colonna e che erano arrivati ad Ancona nella tarda serata (beati loro). E qui altro cambiamento di programma, infatti la presenza del mezzo pesante che avevamo al seguito ci impediva di raggiungere la zona che ci era stata assegnata e che risultava sommersa dalla neve con strada impraticabili (e forse qualcuno avrebbe dovuto saperlo prima di farci partire) e quindi la nuova destinazione sarebbe stata L’Aquila. Lasciata la costa, il tragitto si è rivelato assai problematico perché da questa parte del Gran Sasso la situazione neve era davvero pesante e comunque, dopo una sosta forzata all’imbocco dell’autostrada chiusa, la Polstrada ci faceva passare in direzione L’Aquila che raggiungevamo verso le 10 del mattino. Giunti nel capoluogo abruzzese ci dirigevamo alla Scuola della Guardia di Finanza di Coppito che sarebbe stata la nostra base logistica e dove avremmo alloggiato e anche qui nuovo cambio di programma in quanto, seppur la nostra mèta avrebbe dovuto essere Campotosto, sempre per il problema dei mezzi pesanti venivamo (finalmente) destinati a Capitignano paese di circa 700 abitanti posto a 900 mt. di altitudine e a circa 2 Km. dall’epicentro del terremoto e dove, almeno nelle prossimità del borgo era possibile arrivare con i nostri mezzi. La situazione era in effetti difficile in quanto prima dell’intervento di due grandi pale dell’Esercito che erano riuscite a creare un passaggio di circa 4 Km. il paese era letteralmente isolato e gli abitanti, quasi tutti anziani erano stati ricoverati nella palestra del paese in condizioni di estremo disagio, basti pensare che circa 200 persone avevano a disposizione due servizi igienici, 2 lavelli e due docce e che il pasto veniva distribuito nello spogliatoio in piedi e, malgrado l’encomiabile sforzo delle ragazze del paese addette alla distribuzione, il fatto che arrivasse riscaldato da fondo valle non contribuiva a renderlo accettabile. Da subito abbiamo scaricato bobcat e turbine iniziando a liberare il piazzale dove i pullman erano bloccati dalla neve per consentire almeno il posteggio dei mezzi di soccorso e creare dei passaggi pedonali frenati comunque dal fatto che era già scesa la sera. L’indomani mattina di buon ora eravamo sul posto ed iniziavamo a lavorare e qui, seppur a malincuore, vanno fatte alcune precisazioni.Ora non è che noi alpini siamo i più bravi o chissà che, ma è indubbio che siamo abituati a lavorare in una certa maniera ed il fatto di dover dipendere da chi ragiona diversamente da noi e di conseguenza “lavora” in altro modo crea malumori ed incomprensioni, specialmente se dopo essere stati “insigniti” dello status di “squadra” si viene messi in secondo piano per quanto riguarda la sussistenza e le decisioni operative, allora si capisce perché ad un certo punto della prima giornata decidevamo di agire autonomamente. Essendo al mio terzo intervento da agosto ad oggi non potevo non fare i confronti con le due volte precedenti: ad Arquata con la costruzione della scuola in tre giorni e tre notti e a San Ginesio dove abbiamo lavorato per tre mesi di fila, in entrambi i casi sempre e solo con l’ANA e con i risultati che sono sotto gli occhi di tutti. Per dirla tutta a noi non importava di mangiarci un panino in piedi utilizzando il cassone del camion quale tavolo, mentre altri volontari a mezzogiorno se ne andavano al ristorante distante 4 Km. dal paese a spese del Comune, e tutto questo sapendo che agli anziani terremotati ospitati nella palestra veniva distribuito un solo pasto al giorno alle 15 del pomeriggio e poi nisba sino all’indomani!! Davanti a questa situazione noi “pennuti” ci siamo consultati e abbiamo deciso di comportarci diversamente, come siamo abituati e a chi del paese ci faceva notare la diversità di comportamento rispondevamo: “siamo alpini e così operiamo”, però una certa amarezza rimane. Comunque il nostro dovere l’abbiamo fatto contribuendo ad aprire strade pubbliche ed ingressi privati per consentire alla gente di accedere alle abitazioni, alle stalle, consentendo nuovamente l’ingresso alla locale scuola bloccata da giorni e diversi altri interventi che ci venivano richiesti dalle persone che ci vedevano al lavoro oltre al fatto di saper lavorare in sintonia tra di noi anche se provenienti da diverse Sezioni. Molto utili si sono dimostrate le due turbine in dotazione che, unite al bobcat manovrato dal buon Donelli, hanno svolto un gran servizio lavorando incessantemente per tutto l’arco della giornata ed era una soddisfazione vedere il sorriso sul volto di chi si poteva aiutare. In conclusione un intervento soddisfacente anche se non ha fatto che confermare la convinzione dell’importanza in futuro di poter far parte di una colonna mobile formata e gestita da volontari con la penna, fissata su in caschetto sotto il quale si cela una testa !!!