"Sorelle d'Italia" (Gennaio 2010)
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                                                              " SORELLE D'ITALIA"
Mentre il buon Goffredo Mameli si contorce nella tomba la memoria va al senatore Ciampi, a quanto si era adoperato per ridare dignità alla nostra Italia degradata a “paese”, Questo nostro bel paese supportato con sufficienza anche da molti dei nostri onorevoli: Quindi non più amore di patria concetto vecchio, obsoleto, ormai eroso dal tarlo degli anni ma esaltazione e celebrazione con un più giovane e moderno amor di paese!! Assieme al senso di Patria il Sen. Ciampi si attivò affinché il nostro inno nazionale avesse a buon diritto un posto d’onore e non rimanesse soltanto una musichetta d’identità nazionale nelle manifestazioni sportive. Il risultato è sotto gli occhi di tutti :il tricolore è riapparso negli edificio pubblici, scuole, comuni, complessi sportivi, ecc. e, ugualmente, l’inno nazionale ha ripreso dignità. Perfino qualche politico ne sillaba le parole: fa niente se, forse, ignora di cantare la prima o la seconda strofa; il popolo comune ci mette il carico accentuando il rataplan rataplan del ritornello e gli sportivi si onorano di cantarlo a squarciagola.


Ultimamente però, a mio parere, si è trasceso, alla faccia del buon gusto e probabilmente della legalità, da quando cioè il nostro inno nazionale ha conquistato il grado di “ araldo commerciale “ di un bel paio di calze … solo per donne, beninteso, perché i loro fratelli d’Italia hanno risolto già da tempo il problema dei calzini! Alla larga dai “ sapientoni “ che pontificano: quella reclame non è il nostro inno nazionale infatti il testo non è lo stesso visto che si canta “ sorelle “ non fratelli … ma se anche l’ultimo degli scafisti extracomunitari identifica in quello spot l’inno d’Italia. Questo pseudo cavillo umilia chi nell’Italia ci crede, chi ha rispetto dei nostri valori, dei nostri simboli, chi si impegna affinché il nome “ Italia “ rimanga pulito. Non possiamo dimenticare quanti, credendo in tutto ciò, hanno inventato infiniti sotterfugi per riportare in patria la bandiera ripartita in minutissimi pezzi per evitarne il disonore della cattura e quanti altri hanno sacrificato la loro vita per quegli ideali. Rivado con la memoria a quando qualche anno fa l’ANA scese in piazza a difesa dei propri alpini ironizzati non tanto velatamente dalla pubblicità del famoso vino … in carton … Ora mi chiedo se dal palazzo dei bottoni non compaia una mezza calzetta ( a proposito di calze ) o meglio un pezzo da novanta che impedisca questo spregevole utilizzo dei nostri simboli, dei nostri valori se non altro per rispetto dei cittadini che li hanno eletti. Ho seri dubbi in proposito anzi non mi meraviglierei se dopo “ le calze “ delle sorelle d’Italia arrivassero … gli stracci … di tutte le loro parenti!

Pio
 






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