Ciao papà Marcel (Febbraio 2010)
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CIAO PAPA’ MARCEL

 

E’ pur vero che fa tutto parte del corso naturale della vita, ma la notizia ricevuta dal mio amico di naia torinese Antonio la sera del 3 gennaio è di quelle che non vorresti mai sentire: “Franco, ho ricevuto una telefonata da un non precisato alpino della Valle D’Aosta che mi informava della scomparsa di Marcel avvenuta ieri”.
Non so come avere conferma e tramite Internet trovo il nome del Presidente della Sezione Valdostana che chiamo immediatamente.     Purtroppo mi conferma che in quel momento al telegiornale regionale stanno dando la notizia: Marcel Messelot, per ogni alpino che è transitato da Aosta negli anni ’60 – ’90 semplicemente Papà Marcel, è mancato sabato 2 gennaio.



Ci sto veramente male, era una di quelle persone che credevi immortali, che davi per scontato ci sarebbero sempre state e alle quali avresti sempre potuto chiedere un consiglio. Marcel aveva 83 anni e, nel 1961 aveva rilevato il già storico locale che era stato inaugurato nel lontano 1 febbraio 1946 proprio al termine della guerra.  Nel corso degli anni aveva conosciuto migliaia di alpini e allievi ufficiali che ad Aosta avevano messo in testa il Cappello alpino per la prima volta: non potevi dirti alpino se non eri entrato almeno una volta nel suo locale, mangiato un suo panino col tomino “atomico” e bevuto il suo moscato. Il bar (o meglio ritrovo) di Marcel era considerato porto franco nel senso che anche la ronda armata, che girava tutti i locali di Aosta, lì dentro sapeva che non poteva esercitare alcun diritto, anche se ti trovava un po’ sbracato, allegro e che cantavi, era meglio che chiudessero non uno ma tutti e due gli occhi; una pacca sulle spalle di Marcel rassicurava tutti e metteva a tacere ogni contestazione. L’ho visto in più di una occasione aprire il cassetto e dare dei soldi all’alpino che aveva problemi per tornare a casa in licenza, o non far pagare il panino a chi era “a corto”, il tutto con una discrezione che gli ha sempre fatto onore. Ero stato molte altre volte a trovarlo, anche con i miei genitori prima e successivamente con mia moglie e i miei figli, ed ogni volta che si andava a Pila a sciare la visita a Marcel e alla sua Antonietta era d’obbligo. Di aneddoti ce ne sarebbero da riempire un libro, cosa che certamente qualcuno più in gamba di me certamente farà (e dovrà fare) presto, resta il dolore per la scomparsa di un grande uomo, ma anche la soddisfazione e l’onore di averlo conosciuto e di essergli stato amico. Grazie Marcel, grazie per tutto quello che hai fatto per i tuoi bocia e per quello che farai da lassù.

 

                                                                                                                                        Franco  il “picinin de Milan







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