Pochi ma ... (Giugno 2011)
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POCHI MA …

Veramente pochi i partecipanti alla cerimonia del 25 aprile. In verità la coincidenza con la festività dell’Angelo(leggi: gite fuori porta) ha mortificato questa ricorrenza civile penalizzando ancora una volta la memoria di quanti, allora, hanno voluto creder fino in fondo e per molti fino alla morte a quanto anelava la loro fede di patria, di italianità, di libertà. Ci siamo ritrovati al mattino in un numero veramente sparuto formato oltre da chi di dovere ossia le autorità dell’amministrazione comunale, vigili e carabinieri più qualche cittadino anche da un discreto gruppo di alpini.



Si potrebbe puntualizzare con un pizzico di polemica che se ci fossero state due o tre persone rappresentanti ogni associazione dichiarata in San Vittore saremmo stati molti ma molti di più. Comunque per la legge del mezzo pieno e/o del mezzo vuoto bisogna rendere atto ai presenti, alla loro buona volontà, proponendoci di valorizzare sempre e comunque il lato positivo di ogni cosa, di ogni avvenimento. Ripeto: come associazione c’eravamo e meno male sapendo quanto si era fatto conto sulla nostra presenza e partecipazione, specialmente quando si è appreso dell’assenza del Corpo Bandistico. Ecco allora la fantasia e l’inventiva alpina si è messa in moto, all’opera, tappando quel buco nella maglia organizzativa della manifestazione. Sono stati i miracoli dell’ultimo momento che hanno permesso un dignitoso ricordo per le vittime di quegli anni e di tutte le guerre. Non è il caso di scendere in particolari ma non si può ignorare la “trovata” dell’Inno nazionale trasmesso con un telefonino ed amplificato dall’altoparlante. Forse in quel momento abbiamo grattato il fondo delle risorse ma almeno i nostri morti sono stati onorati. Il tutto, a parer mio, è stato rappresentato e riassunto in un piccolo mazzo di fiori che ci è stato chiesto di posare sul monumento dei deportati: una domanda di un favore espressa con quattro semplici parole … “in ricordo di mio zio morto a Mauthausen”. Ci sono stati i discorsi di circostanza ma è stata questa espressione che mi ha accompagnato mentre rientravo verso casa forse perché avendo avuto l’opportunità di aver visto e visitato quel campo di concentramento in me è ancora vivo il suo ricordo, le camere a gas, i locali delle micidiali “docce” assieme alla tristemente famosa “scala della morte” nella vicina cava di pietra e poi … e poi … La cerimonia commemorativa nel suo insieme non è stata di quelle solenni e maestose ma, al contrario, durante quella cerimonia più di qualcuno di noi sapeva veramente perché vi aveva partecipato.

Pio







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