Vecchi ricordi (Settembre 2011)
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Argomento: Gruppo


VECCHI RICORDI

Nel 1950 mi trovavo in forza alla compagnia mortai da “81” Reggimentale del 6° Rgt. Alpini di stanza a Maya Bassa (BZ) con mansioni di goniometri sta per i dati di tiro. Avevo a mia disposizione un mulo per il trasporto del goniometro e attrezzature varie nonché quanto necessario per predisporre il rancio nelle marce di esercitazione. Era una buona bestia di sette anni, di tipo leggero e di nome “Gi”. Una volta imbastato non scalciava mai; aveva qualche problema perché alla prima neve diventava nervoso.  Il suo conducente, certo Raviscioni valtellinese, gli voleva bene e lo trattava come suo fratello; gli lisciava il pelo con brusca e striglia e gli parlava con qualche bestemmia. Bisognava non abusare del carico che gli veniva messo perché nel caso in cui si eccedeva, il mulo si metteva a tremare e il carico dovevamo trasportarlo noi a spalla; la salute del mulo era più sacra della nostra! In marcia, quando la salita diventava più ripida ed eravamo affaticati dal peso dello zaino e delle armi, era molto comodo attaccarci alla sua coda; lui non si scomponeva ma iniziava a scaricare sostanziose e profumate scorregge: Bisognava essere proprio stanchi ed affaticati per usufruire di questa coda! Il Cappellano Don Bruzzone, che era casualmente con noi, data l’età (era reduce della campagna di Russia) era obbligato ad usufruirne; era di bassa statura e noi ghignavamo a scommettere quanto riusciva a resistere. Ci era sorto il dubbio che il suo conducente nella “musetta” con il pasto del suo “Gi” ci unisse un poco della marmellata che ci veniva propinata come genere di conforto per alta montagna, in cassette di legno da cm. 20x15x5 ogni due giorni e chiamavamo gelatina esplosiva.

Gildo









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