C’era una volta …
un semplice foglio di carta … Leggendo il nostro giornalino di gruppo casualmente l’occhio si soffermò sul numero di testata : 299-26°mo anno quindi con il prossimo scatterà il N° 300… trecento è ovvio; se ci riflettiamo un po’ ci si rende conto che il nostro Penna Nera ha raggiunto e superato le nozze d’argento!! Verissimo e ogni mese è arrivato in casa discretamente ma sempre puntuale come una cambiale! In forma molto semplice è stato come lo è tuttora il nostro mezzo di informazione : con date e commenti su varie ricorrenze e considerazioni su fatti di cronaca alpina e non, pian piano arrivò anche agli amici dei vari gruppi e simpatizzanti. Ora il nostro mensile si ritrova più sicuro sempre sostenuto da chi lo ha ideato e con l’aiuto dei successivi collaboratori ha compiuto una strada seppur in salita sempre più positiva con migliorie nella grafica e nei contenuti.
Sono finite, si fa per dire, le acrobazie mensili del tempo che fu quando preparare un qualsiasi numero era veramente miracolistico e fantasioso paragonabile al lavoro dei famosi frati amanuensi. Si partì con un semplice dattiloscritto voluto dal nostro ex capogruppo Franco Maggioni che , spalleggiato subito da Massimo Terragnoli, con tenacia e caparbietà ha fatto si che non si “ saltasse “ un mese e le rarissime eccezioni stanno a confermare la regola della costanza, della regolarità. Ho accennato ad un semplice foglio seguito da fronte e retro: col passare dei tempi quel foglio si è duplicato, all’occorrenza anche triplicato sempre più gradevole arricchito da foto e da piacevoli policromie. Tutto può sembrare facile, una bazzecola per chi alle spalle ha uno sponsor o un … filone d’oro: allora c’era solo nebbia totale, tabula rasa … un po’ piano un po’ adagio si arrivò ai nostri giorni: pseudo miracolo che si ripete mensilmente. Pensate che, allora, nella notte dei tempi avevamo iniziato in maniera veramente artigianale. Ogni riga della “bozza “ iniziale veniva tagliata, incolonnata con l’operazione che oggi si definirebbe di copia-incolla, di formattazione, di prestampa: il tutto poi incollato su di un supporto cartaceo che, alla portoghese, veniva fotocopiato; a buon intenditore poche parole. Non c’era letteralmente una lira, oggi euro, ma tanta e tanta buona volontà elemento essenziale che ci ha portato ai nostri giorni. Comunque si partecipava un po’ tutti e in svariati modi: mi spiego. I soci che si dichiaravano renitenti allo scritto si prestavano a fornire materia prima, a ricordare parte della loro vita. In questo modo il reduce riandava ai brutti anni di guerra, altri alla rievocazione della seconda “ naja “ al loro emigrare dall’Italia perché ai quei tempi “ l’era dura” altri ancora a rivivere la fatica del dopo guerra: c’erano il mitico Brunello, Deu, Nicoletti … andati avanti e ci sono Frigo, Toso, alfieri di quei tempi. Non avevamo una sede propria, funzionante come oggi e cosi ci si inventò una soluzione. A sera i soci ospitavano nelle loro case quella specie di redazione itinerante e fra un caffè e un “rosso” il giornalista di turno riempiva quella pagina che poi bisognava assolutamente assemblare e preparare prima di fotocopiarla. E’ stata un’autentica avventura: oggi quattro righe che la redazione riporta sul computer, la posta elettronica e le famose penne hanno facilitato il tutto relegando quegli anni nel mondo dei ricordi e della memoria. E’ rimasta, e meno male, solo la buona volontà a continuare e un’ultima cosa che sarà utile evidenziare: pare che l’allergia dei soci allo scritto non sia ancora debellata e per chi vuole capire …
TRECENTO: che bel traguardo!!
Pio