Ritorno ad Aosta (Giugno 2013)
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RITORNO AD AOSTA

Confesso che, quando nell’ottobre dello scorso anno mi è venuta la brillante idea di chiamare il mio amico di naia Antonio, piemontese DOC per proporgli di ritrovarci ad Aosta in  occasione del 35° anniversario dal congedo, non sapevo a cosa sarei andato incontro. Nei primi mesi l’euforia di risentire, tramite rocambolesche imprese telefoniche e ricerche su Internet quanti avevano fatta la naia alla Testafochi nel 1977, ci ha galvanizzato perché vi assicuro che la gioia reciproca di sentirci era veramente grande e l’aggiornamento dell’elenco che avevamo dai tempi passati lasciava ben sperare.



A dire il vero c’è stata anche qualche brutta notizia riguardante gli amici che non sarebbero più stati con noi ed altri che avevano dei gravi impedimenti, ma nel complesso l’adesione all’iniziativa proposta è stata entusiasta. I veri problemi si sono avuti nell’ultimo mese quando sul nostro giornale associativo L’ALPINO è stato pubblicato l’avviso dell’imminente ritrovo e dal quel momento è stata una valanga di adesioni tanto da costringerci a cambiare il ristorante scelto inizialmente in quanto eravamo diventati il doppio del previsto. Questo ha creato alcuni problemi di carattere logistico culminati nella lavata di capo ricevuta alla mia veneranda età dal Luogotenente (per noi sempre Maresciallo) mio interlocutore presso il Castello Gen. Cantore sede del Centro di Addestramento Alpino di Aosta al quale avevo fatto richiesta di poter visitare quella che per noi rimarrà per sempre il Comando della SMALP. Infatti, dopo l’ennesimo invio di nominativi indispensabile per accedere alla struttura militare solo tre giorni prima dell’incontro, mi sentivo giustamente dire: “allora Maggioni questa non è l’Azienda di Soggiorno della Val d’Aosta dove ogni ora arriva qualcuno……decidetevi….” Comunque alla fine venne il gran giorno preceduto da almeno dieci telefonate e altrettante mail giornaliere tra me e l’amico Antonio per definire gli ultimi dettagli ed essere sicuri che tutto fosse a posto sotto l’occhio compassionevole delle nostre mogli che si erano oramai rassegnate a vederci passare le serate davanti al computer o al telefono. A onor del vero bisogna ammettere che S. Maurizio, Patrono degli alpini, ci ha dato una grossa mano regalandoci dopo tanti giorni di pioggia e freddo, la prima giornata veramente primaverile con una temperatura gradevole e uno spettacolo delle montagne ancora innevate a fare da sfondo alla nostra grande giornata di ritrovo. Appuntamento alle porte di Aosta dei partecipanti venuti da fuori Piemonte e dei piemontesi che non avevano usufruito del pullman organizzato e già quello è stato un mini – ritrovo con la gioia e la sorpresa di rivedersi dopo tanti anni ancora con gli sfottò di allora e gli abbracci a tutto spiano. Puntuale il pullman ha fatto il suo arrivo e ho dovuto faticare parecchio per convincere i presenti a prepararsi per la salita al Castello dove eravamo attesi dai militari per la visita. Cosa dire del Castello se non che l’accoglienza è stata superiore alle aspettative, che il sottufficiale che ci aspettava con gli alpini all’ingresso fermando il traffico, la disponibilità del Maresciallo che pazientemente per un ora e mezza ha sapientemente gestito un centinaio di persone che sciamavano nei bellissimi viali e nelle sale che ci venivano mostrate con dovizia di spiegazioni ed aneddoti hanno contribuito a rendere indimenticabile quella mattinata. Appena entrati ci siamo diretti presso la Cappella dove abbiamo deposto un omaggio floreale in ricordo dei Caduti militari e dei nostri commilitoni che sono andati avanti ed ho avuto l’onore di recitare la Preghiera dell’Alpino.    Vi confesso che mentre recitavo le parole la mia mente tornava ai giorni in cui da bocia entravo in quel luogo in un perpetuo attenti passando in mezzo agli ufficiali (penso che il grado più basso fosse il Capitano) e guardavo i volti degli amici che lo stesso luogo lo avevano solo sentito nominare in quanto per tutti noi era un posto mitico. Un ricordo su tutti è stata la visita alla grande sale dove vengono tenute le videoconferenze completamente attorniata da stupende sculture di legno opera dei militari di un tempo, esperti scalpellini lignei, che negli anni hanno dato il proprio contributo all’abbellimento della “Scuola” . Penso che la scelta e la possibilità che ci è stata data di visitare il simbolo della “nostra” SMALP sia stata la ciliegina sulla torta di una giornata veramente indimenticabile per ognuno di noi grazie alla disponibilità e alla simpatia dimostrata dal personale che ci ha accolto. Terminata la visita ci siamo diretti al ristorante dove abbiamo occupato la grande sala a nostra disposizione e lì ha avuto inizio veramente la festa perché ci siamo finalmente ritrovati e dove la parola d’ordine per tutti era.: “ti ricordi quando….” Lo so, sarà scontato, retorico e forse per qualcuno ridicolo, ma sono sicuro che per noi quella giornata resterà impressa in maniera indelebile perché, pur essendo passati 35 anni da quando ci siamo salutati in stazione col congedo in mano, siamo consapevoli di essere stati tra gli ultimi a “vivere” e sentire la naia come bella esperienza, vissuta in amicizia forse “costretti” alla convivenza dalla lontananza da casa, dalla mancanza di mezzi di trasporto, e dal fatto che “lo facevan tutti…”ma noi siamo stati veramente bene insieme e forse per le prime volte stavano insieme, uscivano insieme, si divertivano insieme ragazzi di scaglioni diversi senza problemi di nonnismo, di gerarchie o simili. Penso di interpretare il pensiero di tutti se dico che ho sentito un groppo alla gola sentendo il “nostro” Sten. Flavio ordinare l’Attenti prima della Preghiera dell’Alpino o proporre un brindisi durante il pranzo ed immaginarmi come allora contento e sicuro di essere tra i miei amici, con chi ho trascorso tante giornate e serate lontano da casa ma sentendomi in famiglia, perché per un anno loro sono stati la mia famiglia e, come ho detto durante il pranzo cercando di guardare tutti (sapete oramai la vista è quella che è…) l’augurio che mi sento di fare a mio figlio e ai suoi commilitoni oggi è quello di poter avere la nostra fortuna e di provare la gioia di ritrovarsi e di essere felici di aver conosciuto e condiviso un’esperienza con delle belle persone. E per terminare, per la gioia delle nostre mogli, abbiamo deciso che ci ritroveremo ogni anno e, se tanto mi da tanto, l’anno prossimo saremo il doppio.

 

Franco Maggioni







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