… LA FESTA E’ FINITA … gli ALPINI se ne vanno …
… purtroppo si riparte, com’è giusto che sia, ma non lo dico con rammarico o delusione ma come serenità impone: tutto passa è vero, l’importante che il trascorso non ci lasci dispiacere, delusione ma piuttosto la convinzione di aver vissuto un momento positivo come per il sottoscritto è stato. L’adunata di Pordenone 2014 ora è materia di ricordi e che ricordi … piacevoli a 360°. Abbiamo sempre sostenuto che tutte le Adunate sono uguali, la scaletta è sempre la stessa: vero, tutto vero, rimane comunque il fatto che anche questa volta c’è stato quel qualcosa che distingue un’adunata dall’altra. E’ chiaro che la firma dell’articolo è mia e quindi non posso parlare di quanti erano con me: spero, anzi sono convinto e forse per altri motivi che il riandare a quei giorni susciti loro la soddisfazione di esserci stati.
Piccola premessa: è significativo che i nostri amici carabinieri siano venuti da subito a controllare in sede forse dubbiosi del nostro ritorno o meglio che tutti siano tornati in buone condizioni senza aver dimenticato qualcuno in terra friulana. Detto ciò, riprendo. Come posso dimenticare il pomeriggio e sera trascorsi con il maresciallo Renzo e la signora Paola in quel di Treviso. Accolti come più che amici, per la cronaca eravamo in tre, ho rivissuto assieme a loro un turismo familiare visitando quella bellissima città avendo in Renzo una guida con la g maiuscola: del resto lui c’è nato e le vie, i canali, i palazzi di quella città non avevano segreti per lui: era veramente piacevole respirare l’entusiasmo che trasmetteva quando voleva farci apprezzare il bello che la città di Treviso nasconde fra le sue mura. Siccome la nostra guida era, è un militare, eccolo più che voglioso di ricordarci che la sua città si trova presso il fiume Piave, lungo il quale si dispiegava la prima linea durante la guerra del ’15-18: bisognava assolutamente rendere omaggio al sacrario militare di Fagarè, alla postazione di mitragliatrici del 3° batt. bersaglieri sulla riva del fiume, scoperta casualmente da qualche anno e ora monumento di quel periodo che segnò la storia della nostra Italia: l’escursus storico si concluse al Molino della Sega sempre nella zona di Treviso dove i ragazzi del ’99 ebbero il loro battesimo di fuoco: con questo piccolo pellegrinaggio, nel nostro piccolo, rendemmo onore a quanti lì combatterono e morirono. Il “militare” poi non ammise scuse e così ci trovammo costretti, dico, costretti ad onorare l’ospitalità coronata da una cena in famiglia, una cena non certo da caserma servita da Paola con discreta e cortese signorilità. Tornammo al campo di Cordenons in quel di Pordenone a notte fonda già precettati per la futura adunata in quel di Treviso … gli ordini sono ordini … Con la speranza che ci leggiate, rinnoviamo a Renzo e Paola un grazie veramente di cuore. Ecco: già questo sarebbe sufficiente a diversificare l’adunata del 2013 da quella del 2014: in verità ci sarebbero altre cose. Mi limito solo a ringraziare i poteri metereologici di Lassù quando per poco non rischiammo di rientrare in tenda con i gommoni della protezione civile ed è per questo che provo per gli alpini della Carnia, del Friuli e di quanti hanno sfilato sotto un autentico diluvio di acqua e tempesta una cameratesca solidarietà … purtroppo è successo a loro, nel momento in cui dovevano essere osannati e gratificati per quanto avevano operato per il buon esito della più grande manifestazione alpina … Ancora una cosa: dobbiamo un ringraziamento all’ Amministrazione Comunale di San Vittore O. che nella persona del vicesindaco Marco Zerboni ha voluto aderire all’invito della nostra associazione nazionale a partecipare alla nostra Adunata cosa già avvenuta l’anno scorso a Piacenza. E poi? … la storia potrebbe finire ma non posso tralasciare l’incontro e il familiare aperitivo a casa del nostro Andrea in quel di Mossano e l’abbraccio con il mio vecchio compagno di naja … si parla del 1972 … Un quadretto a parte merita Davide, un ragazzino di Cordenons. Avevamo piantato la tenda vicino la sua casa: questione di poco ed eccolo nella nostra tenda a giocare a carte, a voler dormire con noi, a mangiare anche il risotto che non era il suo piatto preferito … forse il menù alpino e/o la fame lo fece ricredere. Ci fotografò uno per uno affibbiando ad ognuno un sopranome fatto solo di simpatia. Ci siamo salutati al mattino del lunedì, … la scuola … toccava a lui … a noi invece l’impegno di smontare la tenda. Il ricordo dei suoi occhi tristi, forse pieni di lacrime che non volevano uscire mi accompagna ancor oggi.
Pio