Adunata Nazionale: il volo dell'Aquila (Giugno 2015)
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ADUNATA NAZIONALE: IL VOLO DELL’AQUILA

 

E venne il giorno dell’ 88° Adunata Nazionale in quel de L’Aquila ancora ferita dalla terribile notte del 6 aprile del 2009 quando il terremoto, con una intensità del 9° grado, si scrollò di dosso case e monumenti con secoli di storia e provocò la morte di 309 persone, 1600 feriti e circa 80.000 sfollati molti dei quali ancora oggi vivono nelle strutture sorte nell’immediata emergenza. Ma L’Aquila forte e gentile come le sue genti, aspettava l’occasione di rialzare la testa, di poter tornare a vivere in maniera “normale” seppur per qualche giorno e pur tra impalcature e putrelle di sostegno che ancora oggi sono parte integrante del panorama del centro città che purtroppo molti giovani aquilani conoscono solo in questa veste. E così, perdonate l’immodestia, ma penso che noi alpini che abbiamo voluto essere a L’Aquila per questa nostra Adunata abbiamo contribuito a rendere possibile questo sogno realizzando il desiderio di vedere ancora i corsi e le stradine del centro invase da migliaia di persone felici di ritrovarsi come sempre tra alpini e consapevoli di partecipare a una Adunata diversa ed unica nella storia dell’A.N.A.



E la riconoscenza degli aquilani è stata palpabile, tangibile, espressa in innumerevoli  manifestazioni tutte destinate a farci sentire a casa, a volte imbarazzati nel sentirci continuamente ringraziare per avere fatto quello che gli alpini fanno da sempre: tendere la mano a chi ne ha bisogno se è vero che a poche ore dal sisma le colonne mobili dell’associazione erano già presenti sul posto e li sono rimasti per mesi anche dopo che la cosiddetta “emergenza” era rientrata. Per quanto ci riguarda, il nostro Gruppo composto da una decina di soci, ha trovato una sistemazione in un posto forse inusuale ma certamente tranquillo ed accolti come amici da Orlando Pupi, titolare della Agenzia Funebre “La Pace” a Preturo che senza conoscerci ci ha messo a disposizione lo spazio per le tende, bagno, doccia e non contento, la prima sera ci ha invitati tutti a una cena coi fiocchi in compagnia degli amici del locale Gruppo capitanati dall’attivissimo capogruppo Giuseppe, 82 anni di vitalità ed energia. Detto per inciso, anche il nostro ospite Orlando è un socio Alpino del Gruppo, ma questo è solo un dettaglio, la generosità non deriva dalla penna. Nel pomeriggio siamo saliti in città approfittando, pensavamo noi, della scarsità di gente essendo venerdì, però già in quella occasione avevamo iniziato a capire che malgrado tutto non sarebbe stata un’Adunata sotto tono tutt’altro, infatti le strade erano già affollate e lasciavano prevedere una affluenza massiccia. E qui devo aprire una parentesi di autocritica, infatti fino alla settimana precedente ero tra quelli che riteneva sbagliata la scelta di organizzare un’Adunata in una città già con problemi suoi ed incapace a mio parere di recepire la presenza di centinaia di migliaia di persone, ebbene mi sono dovuto ricredere, non solo ci ha accolti tutti, ma ci ha accolti bene e se aggiungiamo il calore dei suoi abitanti, il bilancio non può che essere positivo. Sabato mattina, invitati dagli amici di Preturo siamo saliti al piccolo paese di Collefracido per una cerimonia raccolta ma molto significativa: sulla facciata della chiesa parrocchiale completamente lesionata dal terremoto e letteralmente tenuta insieme da funi metalliche è stata posta una targa in ricordo del “nostro” Don Carlo Gnocchi alla presenza di colui che nel lontano 1952, bambino di 8 anni, ricevette le cornee quale ultimo dono d’amore di Don Carlo che volle così sfidare la legge di allora che proibiva i trapianti. Silvio Colagrande, oggi Direttore del Centro di riabilitazione di S. Maria alla Rotonda di Inverigo,  quel bambino che ancora oggi “vede” con gli occhi di Don Gnocchi era appunto originario di Collefracido ed ha voluto così onorare la memoria di chi gli ha fatto quel dono e non manca mai di presentarsi come un miracolo vivente in quanto per la scienza un organo trapiantato in quel periodo avrebbe la “durata” di una ventina di anni mentre in questo caso il tempo si è triplicato e non mostra limiti. Dopo pranzo ho avuto la fortuna di incontrare una bella famiglia aquilana, infatti sulla navetta che mi portava in città ho conosciuto Tullio e sua figlia Domenica che stavano recandosi a vedere la loro prima Adunata ed in loro compagnia ho trascorso il pomeriggio dando a loro tutte le informazioni sull’eccezionale evento (per chi non ha mai visto un’Adunata è proprio così !!) avendo in cambio due guide d’eccezione che mi hanno raccontato la storia della città, dei suoi monumenti ed accompagnato a vedere posti particolari che erano nascosti alla folla in quanto fuori dai percorsi più battuti. Una delle cose che maggiormente mi ha colpito era vedere sui loro volti la gioia di vedere ripuliti e pieni di gente luoghi normalmente lasciati a se stessi e non si stancavano mai di stupirsi per la quantità di alpini con il sorriso sulle labbra e la gioia di stare insieme. Sono veramente soddisfatto ed onorato di avere fatto la conoscenza di due persone così squisite con le quali mi sono sentito subito a mio agio come se ci si conoscesse da sempre, ma anche questo è uno dei miracoli dell’Adunata: l’entrare in sintonia con la bella gente, questa è l’Italia. Nel tardo pomeriggio, sempre a Preturo abbiamo partecipato ad una manifestazione inserita nel calendario ufficiale dell’Adunata in ricordo dei numerosi Caduti nel corso dei conflitti mondiali. La domenica mattina come da copione si è ripetuto il miracolo dell’Adunata con tutti gli alpini in ordine, in attesa anche per ore prima di poter sfilare e ringraziare la città che ci ha accolti anche se poi lo spettacolo si è invertito, infatti per oltre 10 ore migliaia di aquilani sono rimasti ai bordi della sfilata a gridare incessantemente il loro grazie a tutti noi e non vi dico quale è stata la loro reazione al passaggio dell’intero blocco di tutti i volontari di Protezione Civile che da quest’anno sono stati inquadrati in un unico schieramento creando un colpo d’occhio veramente imponente e scatenando la riconoscenza delle persone molte tra le quali non riuscivano a trattenere le lacrime facendole venire pure a noi. La bella giornata aiutata anche da un tempo veramente splendido (a volte troppo visto i picchi di caldo raggiunti all’ammassamento) giunse al termine dopo 10 ore con la sfilata degli amici abruzzesi con alcuni dei quali (leggi alpini di Preturo) ci siamo ritrovati a sera nuovamente dall’amico Orlando per un ultimo incontro conviviale al termine del quale ci siamo salutati ringraziandoli per l’accoglienza ricevuta. L’indomani mattina, dopo avere smontato il campo abbiamo ci siamo messi in viaggio per rientrare a casa attraversando la città che era stranamente vuota ed incontrando sull’autostrada moltissimi alpini che come noi se l’erano presa comoda, ma dandoci ancora la certezza di fare parte di una grande e bella famiglia. Arrivederci ad Asti.

Franco Maggioni







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