Paolo Caccia Dominioni (Ottobre 2016)
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PAOLO CACCIA DOMINIONI
… tutto iniziò una sera quando Gildo Lampugnani, nostro socio, si presentò  in sede con due libri con l’intenzione di lasciarli alla biblioteca del gruppo. La curiosità che non è sempre  … femmina mi spinse a dargli  un’occhiata: assieme alle parole di Gildo attirò la mia attenzione anche il loro titolo “ Tafir” e “ El Alamein”  autore  Paolo Caccia Dominioni.  Accompagnò il presente con una dedica   …” Ai cari Alpini di San Vittore  … così conoscerete la  Persona (sic maiuscolo) cui è intestata la vostra ( nostra ) bella sede e  ( che ) mi è sempre stata molto cara! “ Logica  una mia riflessione leggermente provocatoria ossia: quanti italiani conoscono i personaggi che arricchiscono la nostra storia italiana e, a partire dal sottoscritto, quanti dei nostri iscritti sanno chi è questo signore? Un storico di San Vittore Olona nella persona di Giacomo Agrati  a suo tempo ci tracciò a grandi linee una sua immagine  assieme all’invito  di intestare la nostra sede con il suo nome in occasione della sua inaugurazione: evidente lo scopo di farci conoscere, onorare, questo personaggio e ugualmente di dare prestigio alla nostra “ casa “.  Lessi i due libri durante le ferie estive. Nello specifico si tratta di suoi diari analitici e precisi del periodo bellico in Africa del Nord durante il secondo conflitto mondiale  che  ci permettono di scoprire un uomo da prendere con le pinze, dal carattere deciso, quasi autoritario ma attaccato ai suoi uomini che sempre difese   senza alcun timore di esprimere il suo parere, senza guardare in faccia a nessuno: superiori, amici, alleati e nemici  in virtù di una sua rettitudine  applicata alla vita civile e militare.


Allo scoppio della prima guerra mondiale a 19 anni partecipò da volontario e in seguito sul Carso come  sottotenente del Genio Pontieri ed il fatto che  si fosse congedato come  comandante di una compagnia lanciafiamme ci può suggerire qualcosa in più sul suo carattere.  Si congedò impegnandosi da civile  in qualità di ingegnere, architetto, scrittore e pittore  quasi sempre oltremare, perché la dittatura in patria gli dava noia: richiamato con il secondo conflitto mondiale combatté nel deserto libico dove assieme al suo 31.mo diede del filo da torcere al “ nemico “ nonostante il divario e la scarsità spaventosa di armi e mezzi.   Anche nel dopo guerra  con una lettera “diplomaticamente rabbiosa”   strigliò con “pelo e contropelo” Lord Montgomery  comandante in capo delle truppe inglesi durante la battaglia di Alamein  che si permise un’arbitraria e non certo benevola interpretazione  dell’epopea libica … apriti cielo ... leggetela, da non perdere!  Dopo l’8 settembre  fu nella Resistenza, per due volte catturato ed imprigionato. Ferito due volte fu decorato con tre medaglie ed una Croce di Guerra al Valore Militare. Che ve ne pare?  Non vi sto a descrivere la sua biografia, non ne sarei all’altezza, però da quanto ho sbirciato  in quei due libri è arrivata l’immediata curiosità di saperne qualcosa in più e allora cosa c’è più del PC, di internet? queste quattro righe si illudono solo  di  stimolare qualcun’ altro di noi a “buttarci” un occhio … a conoscere un po’ di più questo personaggio.  Per finire: è d’obbligo sottolineare ciò che  onora maggiormente il nostro protagonista: l’impegno profuso, al termine del  conflitto, nell’identificazione  e nel recupero dei tanti morti, amici e non, sepolti, dispersi quasi dimenticati nelle sabbie del deserto libico, operazione svolta  in maniera pressoché artigianale con zero mezzi (all’inizio due jeep alquanto malconce).   Durante questo decennio d’impegno spassionato   fu spesso ostacolato da una burocrazia  che gli remava contro piuttosto che collaboratrice … (e te pareva …) ma  dimostrò con i fatti quanto sembrava  impossibile,  spinto dal  massimo rispetto per i caduti amici e non: il cimitero di El Alamein, Quota 33 sono una sua  testimonianza  e un suo onore.  E’ il modo e quanto si cerca di operare ancor oggi nella nostra Associazione Alpina: aiutare i vivi e  onorare i morti come  allora il nostro “ eroe “  che si  ostinò comunque  e dovunque  a calcare il suo cappello che da vero alpino non abbandonò mai.
                                                                                                                                                 PIO






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