PAOLO CACCIA DOMINIONI
… tutto iniziò una sera quando Gildo Lampugnani, nostro socio, si presentò in sede con due libri con l’intenzione di lasciarli alla biblioteca del gruppo. La curiosità che non è sempre … femmina mi spinse a dargli un’occhiata: assieme alle parole di Gildo attirò la mia attenzione anche il loro titolo “ Tafir” e “ El Alamein” autore Paolo Caccia Dominioni. Accompagnò il presente con una dedica …” Ai cari Alpini di San Vittore … così conoscerete la Persona (sic maiuscolo) cui è intestata la vostra ( nostra ) bella sede e ( che ) mi è sempre stata molto cara! “ Logica una mia riflessione leggermente provocatoria ossia: quanti italiani conoscono i personaggi che arricchiscono la nostra storia italiana e, a partire dal sottoscritto, quanti dei nostri iscritti sanno chi è questo signore? Un storico di San Vittore Olona nella persona di Giacomo Agrati a suo tempo ci tracciò a grandi linee una sua immagine assieme all’invito di intestare la nostra sede con il suo nome in occasione della sua inaugurazione: evidente lo scopo di farci conoscere, onorare, questo personaggio e ugualmente di dare prestigio alla nostra “ casa “. Lessi i due libri durante le ferie estive. Nello specifico si tratta di suoi diari analitici e precisi del periodo bellico in Africa del Nord durante il secondo conflitto mondiale che ci permettono di scoprire un uomo da prendere con le pinze, dal carattere deciso, quasi autoritario ma attaccato ai suoi uomini che sempre difese senza alcun timore di esprimere il suo parere, senza guardare in faccia a nessuno: superiori, amici, alleati e nemici in virtù di una sua rettitudine applicata alla vita civile e militare.
Allo scoppio della prima guerra mondiale a 19 anni partecipò da volontario e in seguito sul Carso come sottotenente del Genio Pontieri ed il fatto che si fosse congedato come comandante di una compagnia lanciafiamme ci può suggerire qualcosa in più sul suo carattere. Si congedò impegnandosi da civile in qualità di ingegnere, architetto, scrittore e pittore quasi sempre oltremare, perché la dittatura in patria gli dava noia: richiamato con il secondo conflitto mondiale combatté nel deserto libico dove assieme al suo 31.mo diede del filo da torcere al “ nemico “ nonostante il divario e la scarsità spaventosa di armi e mezzi. Anche nel dopo guerra con una lettera “diplomaticamente rabbiosa” strigliò con “pelo e contropelo” Lord Montgomery comandante in capo delle truppe inglesi durante la battaglia di Alamein che si permise un’arbitraria e non certo benevola interpretazione dell’epopea libica … apriti cielo ... leggetela, da non perdere! Dopo l’8 settembre fu nella Resistenza, per due volte catturato ed imprigionato. Ferito due volte fu decorato con tre medaglie ed una Croce di Guerra al Valore Militare. Che ve ne pare? Non vi sto a descrivere la sua biografia, non ne sarei all’altezza, però da quanto ho sbirciato in quei due libri è arrivata l’immediata curiosità di saperne qualcosa in più e allora cosa c’è più del PC, di internet? queste quattro righe si illudono solo di stimolare qualcun’ altro di noi a “buttarci” un occhio … a conoscere un po’ di più questo personaggio. Per finire: è d’obbligo sottolineare ciò che onora maggiormente il nostro protagonista: l’impegno profuso, al termine del conflitto, nell’identificazione e nel recupero dei tanti morti, amici e non, sepolti, dispersi quasi dimenticati nelle sabbie del deserto libico, operazione svolta in maniera pressoché artigianale con zero mezzi (all’inizio due jeep alquanto malconce). Durante questo decennio d’impegno spassionato fu spesso ostacolato da una burocrazia che gli remava contro piuttosto che collaboratrice … (e te pareva …) ma dimostrò con i fatti quanto sembrava impossibile, spinto dal massimo rispetto per i caduti amici e non: il cimitero di El Alamein, Quota 33 sono una sua testimonianza e un suo onore. E’ il modo e quanto si cerca di operare ancor oggi nella nostra Associazione Alpina: aiutare i vivi e onorare i morti come allora il nostro “ eroe “ che si ostinò comunque e dovunque a calcare il suo cappello che da vero alpino non abbandonò mai.
PIO