Rifugio "CONTRIN" (Settembre 2018)
Data:
Argomento: ANA


Rifugio “CONTRIN“

 
… è la casa degli Alpini ai piedi del versante  sud della Marmolada: siamo a 2016 mt. s.l.m. Erano anni che ci speravo ed ogni volta il diavolo o chi per esso ci metteva lo zampino … finalmente quest’anno è stata la volta buona. Vi risparmio il come ci sia riuscito e in che condizioni ma l’importante che alla vista degli ombrelloni color rosso del rifugio abbia gridato a me stesso: “ce l’ho fatta, anche questo lo mettiamo nello zaino”. Ho scritto ”mettiamo”, in genere lo si dice, ma a maggior ragione quest’anno perché in realtà non ero solo ma affiancato e/o supportato da quattro compagni d’avventura e che compagni. Con la pressione sotto le scarpe sognavo sempre che ogni curva, ogni tornante  fosse  quello della volta buona, dell’arrivo insomma finché posizionato  nella conca del Contrin eccolo il rifugio  vigilato dal  pennone della bandiera. Non me ne importa un fico se i montagnini più corrazzati mi leggano con tollerante sufficienza, è una scarpinata da quattro soldi, io in quel momento mi sentivo, come mi sentivo?  fate un po’ voi.


Siamo saliti in compagnia per partecipare, il giorno dopo, 24.6.2018, assieme a tantissimi  alpini e non, al 35°mo Raduno  che si tiene sotto le pareti della Marmolada in ricordo dei caduti della Grande Guerra con deposizione di una corona al cippo del capitano Arturo Andreoletti. Alfieri di due gagliardetti ( San Vittore Olona e di Legnano ) più il  vessillo della Sezione di Milano   eccoci schierati per l’onore ai caduti e alla celebrazione della S.Messa, San Maurizio, patrono degli alpini, ricordato per l’appunto nelle allocuzioni  degli oratori, fece quel miracolo che tutti sperano, si aspettano in simili circostanze: un tempo così a 2000 metri, in questa  spettacolare cattedrale naturale lo si ricorderà per sempre. La mia rabbia è quella di non essere in grado di indicare in primis a me stesso le singole cime che sembrano “proteggere” la conca del Contrin con  il suo Rifugio  ma quando uno ti parla di Dolomiti, sai già che ti racconta di una realtà che   è sempre al di là della fantasia e che anzi non trova uguali in tutta la Terra. E per la cronaca, cosa vi posso dire? Dell’accoglienza, dell’ambiente  non certo di rifugio ma di albergo, della compagnia durante quei due giorni che ti fanno star bene ogni volta che ci pensi, dell’opportunità di una foto con il presidente nazionale Favero che non è data per scontata,  piccole cose, forse insignificanti, per quelli che non  portano la Penna ma per quelli che sanno cosa vuol dire naja, alpini, la compagnia e  il bello di stare insieme, il sorso dalla borraccia dell’amico di scampagnata che ti aspetta e ti si affianca perché ti vede in difficoltà  tutto ciò credo possa entrare nel grande capitolo che il buon Peduzzi definiva alpinità. Diciamo con una punta di superbo orgoglio ma nascosto che più di una sosta  mi è venuta  spontanea e suggerita dall’opportunità di far riposare anche i colleghi e, qui mi gioco il futuro, che non osavano perché, forse pure loro prossimi a “tirare” l’ala.  Comunque tutto è bene quel che finisce bene e, credetemi, meglio di così sarebbe stato impossibile. Grazie al nostro gruppo: a Fabio  lo sten che ogni plotone avrebbe voluto avere, uno che fa gruppo e incoraggia il brindisi  quando la “truppa” lo esige, all’inossidabile  83enne Pietro, a Giovanni dalla risata contagiosa  ancora scioccato da una certa malattia “…  pectoris”,  a Doriano  ex alfista e buon samaritano ed infine anche  a me stesso  “spintaneamente “ costretto a scrivere queste quattro righe. E’ stato bello.                                                                    

 Pio







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