Fondi ben spesi e buoni frutti (Ottobre 2021)
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Argomento: ANA


FONDI BEN SPESI E BUONI FRUTTI

Nel corso delle mie vacanze estive, girovagando in moto per la Penisola, ho voluto fare ritorno in Abruzzo e ho fatto tappa per un paio di giorni all’Aquila per rivedere quella bella città che nei miei ricordi significava morte e distruzione a seguito del disastroso terremoto che nella notte fra il 5 e 6 aprile 2009 provocò 309 vittime e che mi vide, in compagnia di tanti amici alpini, prestare soccorso a quelle povere genti private di tutto in un lungo attimo. Il terribile ricordo di quelle giornate passate ad aiutare nella gestione del Campo Globo e ad accompagnare gli sfollati a recuperare le poche cose rimaste nelle loro abitazioni, è stato solo in parte mitigato da quello della grande Adunata Nazionale del 2015 quando l’Associazione Nazionale Alpini decise di tornare in massa su quei luoghi tanto provati per dare un segnale di rinascita ed un aiuto concreto all’economia di una zona altrimenti destinata ad un lento declino. Se nel periodo dell’emergenza terremoto il clima era di grande dolore, quello dell’Adunata che, seppur rispecchiando un senso di comunanza ed allegria che voleva essere da sprone alla popolazione, era comunque, come tutte le nostre Adunate, molto caotico e troppo affollato per consentire di apprezzare le bellezze della città. 


 

 

 

 



Per questo avevo il desiderio di vivere qualche giorno nel clima “normale” dell’Aquila, senza la folla chiassosa ed apprezzando quanto la città delle 99 piazze, 99 chiese e 99 fontane aveva da offrire cercando i segni di quella rinascita che tutti noi ci auguravamo e per la quale ci eravamo spesi. Ebbene il risultato è stato veramente soddisfacente e benché la ricostruzione, seppur a distanza di 12 anni sia arrivata “solo” al 65% è giusto tenere presente che stiamo parlando di un centro particolare dove i lavori devono seguire dei criteri particolari di rispetto paesaggistico ed artistico e che pur essendo un immenso cantiere mi ha fatto un immenso piacere ed emozionato in maniera particolare vedere nel loro splendore le facciate dei palazzi del centro storico che ricordavo solo crollate o impacchettate da ponteggi ed impalcature. Ho potuto così ammirare in tutta tranquillità il Forte Spagnolo, la Fontana delle 99 cannelle, la Basilica di S. Bernardino, la maestosità della basilica di Collemaggio e passeggiare senza folla nella bella Piazza del Duomo e nelle vie del centro storico sino alla Fontana luminosa che proiettava nel cielo il Tricolore. Altro motivo di soddisfazione è stato quello di essere ospite in un bed and breakfast in pieno centro di proprietà di Armando, un alpino locale che ci ha fatto sentire come a casa in una struttura completamente rinnovata dimostrando (e non sempre è così) che i soldi impegnati sono stati ben spesi. Ma la cosa che in assoluto mi ha fatto più piacere e riempito di orgoglio, ritenendo di avere in infinitesimale parte contribuito, è stato constatare che praticamente tutte le attività del centro storico, dai negozi, ai bar, ai ristoranti, ai servizi, sono gestiti da giovani trentenni che 12 anni fa, al momento del disastro, si affacciavano al mondo del lavoro e della vita e che hanno saputo scommettere sulla rinascita della LORO  città evitando di farla cadere nell’oblio e creandosi una opportunità per il loro futuro. Ecco, questo è il più grande riconoscimento per un vecchio volontario quale sono e che ripaga tutti noi dell’impegno profuso in questa ed in altre occasioni, sapere e soprattutto toccare con mano che il seme della speranza gettato allora ha dato buoni frutti.

Franco Maggioni







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