Obiettore, chi era costui? ( Febbraio 2008 )
Data:
Argomento: ANA


 

OBIETTORE, CHI ERA COSTUI ?

Note in margine a un fenomeno sorto in seno alla società e morto per consumazione.

Già, obiettore di coscienza, chi era mai costui? Tra i nostri lettori qualcuno se ne ricorda?

Opportuno rinfrescarci la memoria: obiettore di coscienza era quel giovanotto che, chiamato per servire in armi la Patria, adduceva motivi filosofico-religiosi per attestare la propria propensione alla pace e il proprio rifiuto all’uso delle armi. Motivi di tutto rispetto: chi di noi vuole la guerra, a parte i mercanti d’armi e certi capi di stato megalomani? Il contestuale rifiuto delle armi è meno sostenibile: infatti se non si è pronti a rintuzzare l’aggressore si è destinati a caderne preda; così come devolvere ad altri la propria difesa significa consegnarsi a un protettore quasi mai disinteressato.



Avevano ragione i Romani quando dicevano che se si vuol la pace occorre tenersi pronti alla guerra, ovviamente difensiva. Spiace per gli illusi ma non è con marce della pace e con bandiere arcobaleno che si fermano i guerrieri e guerriglieri. Dopo che il Parlamento ebbe votato la legge che riconosceva al cittadino il diritto di obiettare contro il servizio militare un primo sparuto drappello di giovani presentò regolare domanda, scritta di proprio pugno; è questa una constatazione basilare perché dimostra che i primi obiettori scrivevano in prima persona quello che dettava il cuore dimostrando così la sincerità della loro richiesta: tanto di cappello. Vedremo poi perché ho sottolineato questo concetto. Il Ministero destinò gli interessati, lo ripeto, pochi, a servizi sociali di pubblica utilità per un periodo maggiore di quello previsto a chi la Patria la serviva in uniforme. Però i più attenti tra i successivi aspiranti si accorsero che era possibile svolgere il servizio quasi fuori l’uscio di casa, le domande decuplicarono. Poi i politicanti fecero un passo avanti nella marcia al dissolvimento del servizio militare obbligatorio equiparando la durata del servizio degli obiettori e la corresponsione di paga ed emolumenti vari a quelli dei militari. In più il ragazzo pacifico non era tenuto a osservare la benché minima disciplina; le domande centuplicarono tanto che alla fine gli obiettori superarono e di molto, le centomila unità all’anno. Qui riprendo il discorso lasciato in sospeso circa la genuinità delle domande: le prime, lo ricordo, erano scritte di pugno dall’interessato invece in questa fase una percentuale elevatissima di obiettori presentò ai Distretti militari una formula standard elaborata e distribuita a piene mani dalla LOC ( lega degli obiettori; a proposito , esiste ancora? ) incollata su un foglio di carta protocollo; unica fatica richiesta al giovane : la firma. Ora mi si permetta di sollevare un dubbio sulla sincerità di tali dichiarazioni, tutte uguali, tutte ciclostilate, nate senza neppure la fatica di rappresentare le proprie ragioni. Vi assicuro che era persino patetico leggere le frasi stile foglietto propagandistico, preparate dalla Lega: mille parole per dimostrare il nulla. È chiaro che era a dir poco doveroso dare credito a quei pochissimi che continuavano a scrivere di persona esponendo in modo del tutto personale le proprie convinzioni: questi erano i veri obiettori che meritavano la nostra stima. Faceva specie accettare l’idea che una dozzina di mesi passati come bibliotecario comunale o giardiniere del Comune sostituissero quel servizio alle armi voluto dall’articolo 52 della nostra massacrata Costituzione. Certo, sono stati molti gli obiettori: nulla da dire; non è piacevole assistere un malato terminale o tener compagnia a un vecchio giunto ormai ai suoi ultimi giorni. Ma sono pochi in percentuale rispetto ai sullodati bibliotecari, giardinieri e compagnia briscola oltre a quelli lasciati a casa par eccesso di domande. Il fenomeno è cessato di colpo il giorno dopo che il Parlamento decretò la fine del servizio di leva. Di colpo vuol dire che le domande passarono da centomila a zero in un batter d’occhio; ma se nei giovani idonei al servizio militare era così grande, così impellente l’ansia di aiutare il prossimo in opposizione alla violenza delle armi, come mai questo sentimento non è proseguito nel tempo? Le malattie, la miseria, l’indigenza sulla terra non cessano mai e vi è un infinito bisogno di seguaci di San Francesco. Se i politici che votavano la legge e la LOC, avessero seminato prendendo esempio da noi alpini, oggi il ritmo delle domande non avrebbe avuto soste e non avrebbe gettato nella crisi quegli enti morali che tanto puntavano sugli obiettori. Allora, signori che tanto vi deste da fare per sottrarre giovani al servizio militare, convenite con me che un altissima percentuale di obiettori era composta da furbetti? O devo ricordarvi che i veri volontari della pace e dell’altruismo siamo noi alpini in armi e in congedo? Lo dice uno dei nostri motti: “ L’alpino non sta bene se non fa del bene “: senza tanti infrangenti.



Tratto da “ 5 Valli “ - Como -

Cesare Di Dato

 







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