ORTIGARA 2009
Anche quest’anno il “nostro Gruppo” è salito sull’altipiano dei sette comuni per partecipare alla commemorazione di due storiche date: il 90° compleanno della nostra associazione con una cerimonia che si è svolta in Asiago e alla ricorrenza annuale che si ripete ormai da decenni, caratterizzata dal costante aumento degli alpini sia alla Chiesetta del Lozze che in vetta all’Ortigara in virtù di quel motto scolpito sulla Colonna Mozza “Per non dimenticare”. Tre parole celebrate dal’ nostro presidente Perona con una commossa analisi della nostra associazione, della sua vitalità e validità attuale e futura.
Il suo discorso di domenica 12 luglio è stata una dichiarata e personale emozione condivisa da quanti, ed eravamo veramente tanti, ascoltavano in silenzio sottolineando con calorosi applausi la commozione che più volte lo ha coinvolto. La numerosa presenza dei gagliardetti e quella significativa dei vessilli di sezioni molto lontane era la riprova della crescente importanza dell’evento gestito dalla Sezione di Vicenza. Anche lo “storico” cappellano don Rino Mastella già in Ortigara e durante la successiva Santa Messa al Lozze si è ripetuto con passione esortando alpini e non alla fraternità, esaltando la validità sociale dell’ANA che non deve essere fondata sulle parole ma concretizzata dall’attualità che per forza non deve essere catastrofica, vedi il recente terremoto in Abruzzo, ma piuttosto inserita nella quotidiana e sconosciuta normalità che per “gli addetti” ai lavori è sempre difficile, faticosa e priva degli emozionanti slanci iniziali delle grandi calamità. Quest’anno ho aderito da subito dall’idea forse curiosa ma originale scaturita dall’esperienza dell’anno scorso: trascorrere la notte della vigilia in una delle grotte lassù in Ortigara. Detto fatto: la pensata si concretizzo su al Colle dell’Agnella a quota 2000 dove si trovavano le linee austriache con relative postazioni e ricoveri in grotta. Il tempo non fu benevolo con quel gruppetto di “controcorrente” che nonostante la pioggia armati di mantelli, sacchi a pelo, pentolino e fornelletto, ecc. ecc., superata la chiesa e il monumento della Madonna dopo il piazzale del Lozze si dirigeva verso l’hotel stile austro-ungarico modello ’15-’18. I saluti ed auguri accompagnarono quei personaggi diretti in bocca al brutto tempo: qualcuno, al nostro passaggio, con bonaria ironia ci ha chiesto se stipata negli zaini avevamo anche tutta la famiglia. Durante la salita sotto la pioggia sempre più fastidiosa ognuno nel proprio intimo si scoprì a pensare a quei “disgraziati” che lassù hanno vissuto ore disperate mentre migliaia di loro non sono più tornati perché “spariti” in quella voragine chiamata guerra. Al contrario, noi senza alcun eroismo ma con il giocoso disagio di una notte abbiamo solo litigato con lo stillicidio dalla volta della grotta assieme al freddo della notte e alle folate di vento di quota 2000. L’alba ci trovò in breve tempo in vetta percorrendo i camminamenti sotto il monumento eretto in memoria dei caduti austriaci. C’eravamo tutti, dal capogruppo che con il figlio aveva partecipato alla cerimonia in Asiago, più i reduci della salita al rifugio Papa, in Pasubio, percorrendo la Strada degli Eroi e i restanti ridotti di numero proprio all’ultimo momento ma comunque fedeli all’appuntamento. Al campo base la cordiale e simpatica vicinanza di alpini veneti agì come un bel colpo di spugna sulla spiacevole esperienza di qualche anno fa: i saluti finali furono arricchiti dall’impegno-augurio di ritrovarci il prossimo anno. E’ un ottimo obbiettivo!
Pio