Associazione Nazionale Alpini -
Gruppo di San Vittore Olona- Via Alfieri - 20028 San Vittore Olona (MI)
tel: 3333450040
- sanvittoreolona.milano@ana.it
Nelle giornate dall’8 all’11 maggio la città di Biella ha ospitato la nostra 96° Adunata nazionale che ha visto la straordinaria partecipazione di quasi 400.000 alpini provenienti da ogni parte dell’Italia e del mondo per festeggiare come sempre la gioia di stare insieme e dimostrare che, malgrado il trascorrere del tempo e la riduzione dell’elemento umano, noi ci siamo sempre e siamo sempre a disposizione della collettività. Detto questo, pur condannando senza se e senza ma gli atteggiamenti fuori luogo e certe manifestazioni di esagerata “goliardia”, è perlomeno fisiologico che su una massa così imponente di persone ci sia chi trascende e purtroppo, come abbiamo avuto modo di constatare negli ultimi anni, anche chi approfittando della situazione si cala in testa un cappello, magari acquistato sulla bancarella, che non ha nessun diritto di indossare ma che offende chi onorando quel cappello ha fatto il suo dovere in divisa e nella vita civile. Ma di tutto questo leggeremo sulla nostra stampa associativa grazie a persone più qualificate del sottoscritto, quello che mi ha però enormemente infastidito sono certe prese di posizione assunte da qualcuno che certamente in malafede da qualche anno aspetta i giorni precedenti l’Adunata per gettare fango sulla nostra Associazione e i suoi soci. Mi riferisco alle polemiche uscite appunto giovedì 8 maggio da parte di alcuni genitori sapientemente catechizzati da un collettivo femminista riguardo la presenza degli alpini nelle scuole locali dove si erano recati a spiegare chi sono e cosa fanno gli alpini, a detta loro con intenti militaristi e proponendo “canti bellici” con addirittura la “Canzone del Piave” …
Mercoledì 30 aprile ho partecipato a una giornata particolare in uno scenario fra i più belli delle nostre vallate, e precisamente a Gressoney Saint Jean per una giornata culturale Walser organizzata dagli alpini del locale Gruppo ed organizzata per gli studenti del Liceo Machiavelli di Pioltello. Unendo l’utile al dilettevole ho raggiunto in moto, vista anche la bella giornata, la località prescelta dove, presso Villa Deslex sede del Kultural Zentrum Walser, gli studenti accompagnati dagli insegnanti Prof.ssa Paola Guidotti e Prof. Claudio Barone avevano già preso posto accolti dagli alpini locali capitanati dal vulcanico Franco Benzi. E’ stata una mattinata veramente interessante nel corso della quale i relatori Dott. Nicola Viquery e le signore Luciana Favre e Valeria Cyprian hanno illustrato la storia e le tradizioni del popolo Walser (contrazione del tedesco Walliser, cioè vallesano), abitanti del Canton Vallese e sono una popolazione di origine germanica che abita le regioni alpine attorno al massiccio del Monte Rosa. Il popolo Walser definisce la propria lingua come Titsch, Töitschu o Titzschu, termini imparentati con il tedesco standard Deutsch. La storia del popolo Walser inizia verso la metà del XIII secolo, quando alcuni piccoli gruppi di coloni, per migrazioni progressive, giungono nelle vallate a sud del Monte Rosa, sviluppando poi nel corso del tempo gli insediamenti stanziali che oggi conosciamo.
Volevo iniziare queste quattro righe con “Amarcord” ma mi sembrava esagerato. Dunque: riandando a qualche sera fa, nella nostra baita si è tenuta la recita del Rosario,se non erro credo sia stata la prima volta. A titolo di cronaca erano pochi gli alpini presenti come la popolazione del resto, c’erano ancora tante sedie vuote, pazienza. Pochi ma buoni. Mentre si succedevano le Ave Marie, purtroppo ma senza malizia, la mia memoria iniziò a navigare, a tornare all’infanzia, ai famosi rosari di allora ancor’oggi stampati nella mia mente. A me piace da morire il film “L’albero degli zoccoli” di Ermanno Olmi: l’ho visto diverse volte ma sono pronto a “rigustarmelo” un’ennesima volta. Tolta qualche differenza, non tanta poi, io in quel film mi ci ritrovo, ci rivedo la mia infanzia. Queste fattorie perse fra la nebbia, senza corrente elettrica, senza l’acqua in casa, fattorie bruciate dal sole durante l’estate mentre l’inverno disegnava con il ghiaccio dei quadri irreali sui vetri delle finestre, madonnaquanto freddo. Ritornando alla valigia dei ricordi: fra le tante cose, con i genitori nei campi noi piccoli, 7/8 anni, a casa eravamo occupati oltre ai compiti scolastici ariempire d’acqua i tegami degli animali, portare in casa i ciocchi di legna per il focolare, a pulire l’aia nei limiti delle nostre forze, insomma ce n’era per tutti e senza sconti: tutti per uno e uno per tutti in attesa del rientro dei genitori dai campi; finalmente la cena con le solite lavate di testa (lavate si fa per dire) per quanto si sforava dalla tabella di marcia. Si pregava anche,prima di andare a letto, preghiere veloci gestite dalla mamma,a maggio peròc’era il Rosario iniziato e concluso solo con la forza di una fede semplice mentre gli occhi lottavano per rimanere aperti. Arrivavo con la faccia a livello del tavolo esbirciavo mio padre che non era stato piegato dalla guerra e dalla prigionia in Germania e che sicuramenteal posto del rosario avrebbe preferitouna preghiera più corta:resisteva anche se la testa ciondolava per la fatica della giornata. Ed ecco che prima del Rosario entravo in azione non per scelta mia ma di mio padre: “allora tu che vai a scuola e sai fare di conto, a te l’incarico di contare le Ave Maria”, le 50 Ave Maria, iniziava così la mia tragedia di maggio … un’Ave Maria, due Ave Maria , tre Ave Maria , arrivare alle 50 ave maria era un qualcosa di titanico: le volte che mi sono inciampato con i numeri. A tal proposito ricorderò sempre con immensa gratitudine quando, più di una volta, vedendo la mia incertezza contabile mio padre mi chiese a che numero delle Ave Maria eravamo arrivati:dovevo arrendermi e confessare che avevo perso il conto. Mio padre mi guardava e con affettuosa semplicità mi diceva: "Allora il Rosario è finito, tutti a letto".Ancora adesso, in fondo in fondo, ho la sensazione, quasi unacertezza che gli facevo un favore!
Papa Francesco e la vicinanza al mondo degli alpini (Maggio 2025)
Papa Francesco e l'affettuosa vicinanza al mondo degli alpini
L'Associazione Nazionale Alpini accoglie con immensa tristezza, unendosi al cordoglio mondiale, la notizia della morte di Papa Francesco. Instancabile assertore dei valori della pace, della solidarietà e della convivenza tra i popoli, il Sommo Pontefice ha sempre dimostrato affettuosa vicinanza al mondo degli alpini. Lo aveva confermato solennemente nell'udienza concessa alle penne nere in Vaticano nel febbraio del 2022, in concomitanza con il 150° anniversario di fondazione del Corpo degli alpini. In quell'occasione aveva incontrato una folta delegazione dell'Ana, con l'intero Consiglio direttivo nazionale e, rivolgendosi agli alpini aveva detto: "Non siete rimasti spettatori durante i momenti più difficili, siete stati e siete coraggiosi protagonisti del tempo che vivete. Questa concretezza nel servire, anima del vostro sodalizio, è Vangelo messo in pratica". Il Successore di Pietro aveva sottolineato come fraternità e servizio siano i caratteri che descrivono bene l'identità degli alpini.
A causa del maltempo nelle giornate previste dal calendario la squadra ha effettuato due uscite addestrative nel giro di una settimana e precisamente sabato 30 marzo con l’anello dei Corni di Canzo e la domenica successiva, il 6 aprile, con la ferrata dei Picasass sopra Baveno sul Lago Maggiore. Se la prima uscita si può tranquillamente considerare a livello escursionistico, la secondaha richiesto una certa preparazione necessaria ad affrontare le pareti, seppur ottimamente attrezzate su ottima roccia (granito) ma con dei punti abbastanza esposti ed un passaggioabbastanza impegnativo con un traverso orizzontale strapiombante che consente di aggirare uno spigolo aereo per terminare, nel tratto conclusivo con un lungo ponte delle scimmie molto emozionante che consente di attraversare sospesi la gola che precede la vetta. Tutto è comunque andato per il meglio e anche in questo caso la buona compagnia impreziosita dalla presenza di nuove presenze ha giocato un ruolo importante nella buona riuscita dell’esercitazione.Arrivederci alla prossima.
Questo articolo non è farina del mio sacco ma è soltanto un riportarvi ”paro paro” un’esperienza del mio amico, quello dell’altra volta. Questo articolo a me è piaciuto molto. Il racconto è anticipato da considerazioni e o ricordi suoi personali espressi similmente a quattro chiacchierefra amiciseduti al bar magari davanti ad un bicchiere di vino.
NELL’ORTO DI SAN QUIRICO
San Quirico (Assisi) rimane un capitolo indimenticabile della nostra vita, della mia vita. Mille storie, mille aneddoti, qualcuno anche un po’ drammatico, che successe che più di una volta dovemmo far visita all’ospedale di Assisi. Quello che ci capitò il giorno dell’inaugurazione, per esempio alle Clarisse non lo raccontammo mai.I ricordi si mescolano al ricordo degli alpini che non ci sono più, e sono tanti ormai. Ricordo la domenica che scendemmo in massa e nell’Appennino fummo investiti da una bufera di neve. Una bufera terribile, alla radio raccomandavano di stare tutti a casa, che le strade erano impraticabili e pericolose, e gli alpinivia imperterriti tra l’uragano con i loro carichi, i loro furgoni.
Come promesso durante il raduno del secondo raggruppamento dell’ottobre 2023, il gruppo di Lodi ha donato una statua bronzea di Don Carlo Gnocchi alla diocesi della città. L’opera è arrivata in città sabato 22 febbraio nel pomeriggio presso la chiesa di san Francesco. La domenica pomeriggio è stata portata in duomo accompagnata dagli Alpini, dalle associazioni cittadine, dalle autorità e dalla fanfara sezionale. Dopo il posizionamento della statua all’interno della cattedrale è stata letta la biografia di Don Carlo a cura del giornalista Ferruccio Pallavera. Alcune cante del coro alpino di Abbiategrasso hanno preceduto ed accompagnato la Santa Messa presieduta da sua Eminenza Monsignor Maurizio Malvestiti, vescovo di Lodi. Al termine, dopo la lettura della Preghiera dell’Alpino, la fanfara del Centenario ha allietato i presenti con alcuni brani della nostra tradizione. Complimenti al gruppo di Lodi per questo ricordo di Don Carlo che sarà perennemente in duomo, nei cuori lodigiani e in tutti noi Alpini.
Proseguono gli incontri con gli studenti secondo quanto previsto dal nostro Statuto che ci impegna a tramandare i valori e le tradizioni degli Alpini. Quest'anno gli incontri hanno riguardato le classi di terza mediadi S. Giorgio su Legnano (prof.ssa Nicoletta Mezzanzanica), terza A (prof. ssa Stefania Paola) e terze B e C (prof.ssa Simona Patane'), di San Vittore Olona. Una citazione particolare riguarda l'incontro con la classe terza A di San Vittore Olona per l'accoglienza insolita che ci è stata riservata. Gli allievi si sono esibiti, sotto la direzione della prof.ssa Simonetta Zanzottera, in un piccolo concerto suonando con il flauto e altri strumenti, alcune fra le più note canzoni alpine. Non nascondo la sorpresa e l'emozione che ci ha colto. Una prova, se ancora ce ne fosse bisogno, di quanto siano apprezzati questi incontri. Incontri che ricordiamo non sono volti a raccontare le vicissitudini e il contesto storico della prima guerra mondiale, compito lasciato ai professori, quanto ad illustrare le condizioni di vita dei soldati e in particolare degli alpini al fronte, il raccontodelle sofferenze patite dai militari, le ansie e le aspettative prima delle cariche, il tutto supportato da illustrazioni multimediali e musiche di sottofondo che ben hanno reso le condizioni di sofferenza dei militari nelle trincee.
Sabato 4 gennaio abbiamo iniziato l’anno come guardie d’onore al Sacrario dei Caduti Milanesi (Tempio della Vittoria). La squadra è composta da Antonio Angelo Marco e Stefano. I primi due hanno coperto il turno del mattino e gli altri due il pomeriggio.Dopo aver preso le chiavi e le consegne dal comando di polizia che si trova di fronte abbiamo avuto la piacevole sorpresa della presenza dell’Alpino Ferdinando, decano del servizio al Sacrario, che ha descritto la storia di questo monumento sia a noi che hai numerosi visitatori che si sono succeduti durante tutto l’arco della giornata. Personalmente è stata una esperienza molto piacevole ed istruttiva che senza dubbio ripeterò alla prossima convocazione. Fino alla chiusura, attorno alle 17.00, abbiamo notato una frequenza costante soprattutto di turisti stranieri. Vi invitiamo, appena potete, a organizzare una visita a questo monumento così vicino a casa nostra.
Sabato 1° febbraio abbiamo avuto un appuntamento con gli studenti delle Scuole superiori e precisamente: quelli dell’Istituto di Istruzione Superiore Niccolò Machiavelli di Pioltello. L’ incontro, organizzato dalla nostra Socia Prof.ssa Paola Guidotti, ha visto due volontari della P.C. Sezionale intrattenersi per circa due ore con gli studenti della 2° C Scientifico coordinati dalla Prof.ssa Evelyn Avogadri ai quali, con l’ausilio di slide, ci siamo presentati e abbiamo presentato gli alpini spiegando chi sono, da dove vengono, quale è la loro storia e l’evoluzione che ha avuto la nostra Associazione nata oltre un secolo fa come sodalizio di mutuo soccorso per le famiglie di chi non era tornato dalla guerra e divenuta la realtà attuale che ci pone quale esempio di volontariato. Naturalmente una parte significativa dell’incontro è stata dedicata al tema della Protezione Civile che vede l’A.N.A. in prima fila nelle emergenze e nella formazione del personale chiamato ad intervenire nelle calamità che sempre più spesso vedono colpire il nostro Paese spiegando soprattutto il lavoro che si svolge “dietro le quinte” di un’emergenza che richiede corsi di addestramento, controllo continuo dei materiali e disponibilità a discapito dei propri interessi personali e soprattutto a titolo completamente gratuito. A mio parere l’incontro è stato più che soddisfacente, gli studenti erano attenti e quello che mi ha fatto personalmente piacere è stato constatare, anche durante la pausa caffè dell’intervallo, l’educazione e la simpatia dimostrata da tutte e tutti i bocia presenti segno che gli episodi che vengono spesso presentati di giovani disinteressati ed arroganti sono solo una piccola parte della realtà che è costituita soprattutto da chi ha capito che investire sul proprio futuro impegnandosi è la carta vincente. Merito questo delle famiglie ma anche indubbiamente degli insegnanti che si impegnano a forgiare i futuri nuovi cittadini che, ci auguriamo, nel proprio bagaglio culturale un domani riserveranno un angolino al ricordo di una mattinata passata con gli alpini, per me sicuramente sarà così perché ogni volta è un arricchimento.
Domenica 26 gennaio la Squadra ha effettuato la prima uscita annuale che originariamente prevedeva la progressione in ambiente innevato e la ricerca dispersi sotto valanga con la salita al Rifugio Margaroli situato sulle sponde del Lago Vannino in alta Val Formazza, ma purtroppo le avverse condizioni climatiche che rendevano pericolosa questa escursione col pericolo marcato di valanghe ci ha “costretti” ad un cambio di programma per rispettare le naturali norme di sicurezza, cambio che comunque si è poi dimostrato una provvidenziale e gradita alternativa. La scelta è caduta, rimanendo sempre in valle Antigorio, ma restando nella parte sinistra orografica e precisamente salendo ai 780 mt. di Crego, una frazione di Premia (famosa per le sue terme) da dove partiva il sentiero che ci avrebbe portato all’Alpe Aleccio posta a 1.450 mt. attraverso un bellissimo percorso fra boschi e alpeggi. E qui entra in gioco la fortuna che premia la determinazione, infatti erano diversi giorni che il maltempo si era scatenato con piogge torrenziali che non promettevano nulla di buono, tanto che anche il momento della partenza dal posteggio a Legnano, dove era fissato il ritrovo, è avvenuto sotto un acquazzone scoraggiante, il sottoscritto era l’unico che, fiducioso nelle previsioni della sua app preferita, cercava di infondere coraggio a tutti ripetendo il mantra: “alle 8,45 in Val Formazza uscirà il sole”….sperem. Ed infatti entrando in Valle all’improvviso lo spettacolo delle cime innevate con lo sfondo di un cielo limpidissimo ed un sole accecante ci preannunciava una giornata spettacolare, previsione alla fine azzeccata. Arrivati nel piccolo borgo di Crego siamo rimasti affascinati dal bellissimo oratorio che domina la valle, costruito su un dosso roccioso da un “prete scalpellino”, Don Dresco che con l’aiuto di alcuni parrocchiani ha realizzato in più di 20 anni un’incredibile architettura utilizzando la pietra locale: il serizzo o “gneiss Antogorio”.
Credo sia interessante mettere a fuoco l'origine e le attività svolte da un servizio forse poco conosciuto all'interno dell'Associazione Nazionale Alpini: il Servizio d'Ordine nelle manifestazioni nazionali, sezionali e di gruppo. Forse non tutti sanno che a "vegliare" sullo svolgimento di queste manifestazioni,esiste una struttura organizzativa composta da volontari alpini che provvede al controllo del loro corretto svolgimento nel rispetto delle direttive del CDN, Consiglio Direttivo Nazionale. Infatti contrariamente all'idea che purtroppo molti hanno di una organizzazione degli alpini approssimativa e del fai da te che a volte ci caratterizza, ci condiziona e ci penalizza, le manifestazioni cosi come la vita dell' Associazione, seguono un rigido disciplinare caratterizzato da precise direttive e momenti di coordinamento e controllo. A riguardo il CDN impartisce e periodicamente aggiorna le modalità che regolano la vita dell'Associazione e fra queste anche il corretto e ordinato svolgersi delle manifestazioni. E' un aspetto importante della vita associativa perché rappresenta un momento significativo dell'immagine che vogliamo veicolare alla comunità e quindi del messaggio d'ordine e serietà che vogliamo trasmettere. Certo non tutte le "ciambelle riescono col buco" perché, siamo sinceri, non sempre è facile far rispettare l'ordine e le regole, figurati poi quando si tratta di una massa cospicua di alpini tendenzialmente avvezzi al "disordine spontaneo". Da li l'esigenza di disporre di "angeli" che responsabilmente cercano di mantenere l'ordine e di far rispettare le regole previste.
Successe nel 2009, qualche anno fa; e sembra ieri il tragico annuncio del terremoto negli Abruzzi con l’immediato coinvolgimento di tutta la nazione. Anche la nostra Protezione Civile Alpina chiamò a raccolta i propri iscritti seguendo un programma di turni in base alle disponibilità dei singoli volontari. Dal nostro gruppo partirono da subito il capogruppo e, a seguire, gli altri. Armati di buona volontà si cercò di dare il meglio a supporto dei terremotati, attendati nel campo dell’Aquila denominato “Globo” dove eravamo stati destinati. Sono passati 15 anni ma la memoria, almeno per chi ha partecipato a quell’esperienza rimane ancora viva. La si riscontra ogni qual volta ci capita fra le mani qualche foto o ci si sente al telefono con i compagni conosciuti in quell’occasione, alla partenzaper quell’avventura, avventura si fa per dire. Costantementead ogni telefonata ci si salutava con "dai che ci troviamo". Finalmente il 9/2/25 ci siamo riusciti,gli Alpini sonotruppe appiedate, anche lente se volete, ma prima o poi arrivano al traguardo. Scontati gli abbracci e l’euforia dell’incontro, l’aperitivo nella nostra baita si trasformò e, alla buona, fra una portata e l’altra, con le gambe sotto il tavolo si diede la stura alle memorie. Qualcuno più di altri diventò una miniera di “ ti ricordi,e quella volta” al punto tale chechiedevo a me stesso “ ma io dov’ero?” Forse quel mio dubbio me l’hanno letto in fronte perché la risposta arrivò quasi da subito, senza essere richiesta "ah ma tu eri sempre alle riunioni o eri sempre in giro con la scusa di andare nel magazzino e poi chissà, magari, imboscato da qualche parte?". Per completezza di cronaca andavo anche a “rubare” le bottigliette d’ acqua, la più fredda possibile, dai frigoriferi del battaglione “San Marco” o dovunque fossero pur di portarle al mio gruppo: c’era un caldo infernale mentre, presente anche il sottoscritto, si lavorava sul piazzale asfaltato bollente per il sole cocente. Fu cosi che domenica fra le numerose memorie arrivò la recriminazione/lamentela finale di Walter, per quelli dell’Aquila battezzato “Il celtico”e te pareva. Spiegarvi il perché di quell’appellativo sarebbe una storia troppo lunga: ”In sostanza egli tornò alla carica con " guarda che io aspetto ancora il pezzo di tubo che ti avevo richiesto dal magazzino”.Non aveva ancora digerito quel ritardo che non dipendeva da me ma vai a spiegarglielo quando c’è di mezzola burocrazia con protocolli e moduli vari.Riguardo ad altre avventure, compliceil Walter, sempre lui, e Cesare per tutti “il nonno Bingo Bongo”, teniamole solo nella memoria, non è il caso di allargarsi con la cronaca perché avremo tutto da perdere.La settimana di turno finì il sabato mattina dopo la cerimonia dell’alzabandiera con l’arrivodel cambio. Io mi auguro che anche tutti i volontari degli altri turni possano dire come noi ”eravamo una bellasquadra”. Siamo tornati a casa con un mare di ricordi, di esperienze, di contatti umani venutisi a crearespecialmente alla sera quando seduti davanti alla nostra o alla tenda dei terremotati, in quel momento la loro casa, ci scappava un caffè, un bicchiere di vino e, perché no, ci stava anche una grappa, con quella desolazione a due passi dal nostro accampamento. Domenica 9/2/2025ci siamo salutati con una speranzosa promessa,allora quando ci ritroviamo,dobbiamo aspettare altri 15 anni? Anche noi, noidell’Aquila , abbiamo una carta d’identità. Pio
Sabato 18 gennaio 2025 presso la nostra sede gli alpini hanno preparato un bellissimo falò. E’ stata una serata fantastica, emozionante con una grande partecipazione di gente (tanti bambini) che hanno apprezzato molto l’evento e naturalmente anche il vin brulé e la cioccolata. Non pensate che io esageri; è stata veramente una magnifica serata con diversi alpini del gruppo, alcuni alpini cinofili, e rispettivi cani al guinzaglio, di Nerviano ed allietata anche dalle note musicali degli amici del Complesso Bandistico Sanvittorese sempre pronti a rispondere alla nostra chiamata. La festa di Sant’Antonio abate celebrata ogni anno il 17 gennaio era in passato una delle ricorrenze nelle comunità contadine. Nella cultura popolare Sant’Antonio abate veniva raffigurato con accanto un porcellino; i contadini per distinguerlo dall’altro Antonio, quello comunemente detto da Padova (e che invece era di Lisbona), lo chiamavano infatti Sant’Antoni dul purscell; spesso era rappresentato con lingue di fuoco ai piedi e aveva in mano un bastone alla cui estremità era appeso un campanellino e sul suo abito spiccava il tau, croce egiziana a forma di T, simbolo della vita e della vittoria contro le epidemie cosa a cui sembra alludere anche il campanello, che era utilizzato appunto per segnalare l’arrivo dei malati contagiosi. Ma torniamo alla nostra serata. Il falò ben preparato al mattino dagli alpini, era diverso dal solito; con un tocco di fantasia apprezzato da tutti era bianco come se la catasta fosse coperta di neve. In cima un pagliaccio di grandi dimensioni con un atteggiamento buono e rassegnato quasi presago della sua fine imminente. Moltissime le persone venute a vedere ed io non mi ricordo di averne mai viste così numerose con laconseguenza che i bicchierini del vin brulé e della cioccolata sono stati incrementati visto i numerosi avventori con il conseguente buon raccolto delle offerte destinate all’oratorio. Ancora un dettaglio a conferma di quanto prima scritto: la contemporaneità ed immediatezza della accensione della catasta in tutta la sua interezza; i complimenti agli addetti e vi assicuro che tutti i commenti dei presenti sono stati positivi. L’inizio dell’anno 2025 in cui festeggeremo il 70° anniversario della fondazione del gruppo non poteva iniziare meglio. Bravi tutti ancora una volta e grazie a chi è venuto mentre chi non ha potuto può vedere bellissime fotografie sui social.
"Arrivederci al falò del prossimo anno" così terminavo il mio articoletto dell'anno scorso a commento del bel falò di sabato 13 gennaio. Ma come si dice "non dire gatto fino a quando non ce l'hai nel sacco!"Proprio così, quest'anno abbiamo rischiato di non fare il tradizionale falò che da svariati anni gli Alpini di San Vittore Olona organizzano per la gioia di grandi e piccini e per dare un sostegno finanziario ai giovani della Parrocchia. Un'ordinanza regionale blocca l'effettuazione di fuochi liberi e pertanto anche il falò di Sant'Antonio. A malincuore ci eravamo rassegnati a organizzare comunque un intrattenimento per non perdere la tradizione, anche se ci faceva rabbrividire l'idea di organizzare un falò di Sant'Antonio "virtuale" come proposto in altri paesi. Ci eravamo tanto rassegnati che malgrado la nostra rete di informazione sia ramificata ed efficiente, ci era sfuggito che un'ordinanza ministeriale consente, a certe condizioni ambientali e salvo autorizzazioni varie, l'effettuazione di fuochi tradizionali, fra cui il falò di Sant"Antonio. Non vi nascondo che per un attimo, ma solo un attimo, avendo pochissimo tempo a disposizione e avendo la scusa della disposizione regionale, ci è balenata l'idea di non effettuarlo per quest'anno. Per prepararlo e farlo bene come piace a noi partiamo settimane prima per raccogliere e mondare la legna da ardere, ottenere tutti i permessi, organizzare il servizio antincendio, pubblicizzare l'evento, fare la novena per ottenere il bel tempo durante la manifestazione! Solo un attimo, poi è bastato guardarci in faccia e all'idea di cosa avrebbe detto Sant'Antonio ci siamo rimboccati le maniche (che noi Alpini a dire il vero abbiamo sempre rimboccate) e ci siamo dati da fare. Erano molti i permessi e le autorizzazioni necessarie, ma con determinazione alpina siamo riusciti ad ottenerli. Il resto è cronaca di una manifestazione riuscitissima sotto tutti i profili, che è servita anche da megafono (sic! il nostro si è guastato sul più bello) nei confronti della popolazione Sanvittorese e non accorsa numerosa, che ha tributato un grande applauso all'evento e che ha offerto una consistente somma da devolvere a favore del Centro giovanile. L'appuntamento è per l'anno prossimo e "gatto o non gatto" con i dovuti scongiuri, Sant'Antonio avràil suo falò"come Dio comanda".
Domenica 22 dicembre la Squadra ha effettuato l’oramai tradizionale uscita di dicembre al Rifugio Piazza di proprietà del Gruppo alpini “Monte Medale” della Sezione di Lecco, situato sulle pendici del Monte S. Martino (versante di Abbadia Lariana) in posizione estremamente panoramica sulla città e sul lago sottostante con una vista mozzafiato sul Corno Medale e su tutte le cime del lecchese. La salita non è per nulla impegnativa e questo ma questo appuntamento in prossimità del S. Natale viene mantenuto da oltre 30 anni e rappresenta una tradizione che intendiamo mantenere viva anche per onorare la memoria dei (purtroppo) tanti amici che nel corso degli anni non hanno più avuto la possibilità di condividere con noi questo momento. E appunto a questi amici, come sempre, è stato dedicato il primo momento , quello più raccolto quando, nella chiesetta trecentesca recentemente restaurata, abbiamo ricordato con la Preghiera dell’Alpino i soci “andati avanti” e quelli che per questioni anagrafiche o di salute non possono più partecipare. Successivamente i siamo sistemati nella saletta che ci era stata riservata e abbiamo dato inizio alla riunione con il consuntivo di quanto fatto nel corso dell’anno constatando purtroppo un calo di presenze alle uscite programmate derivante a mio parere anche dal fatto che tutti i soci della squadra hanno altri ed onerosi impegni associativi, basti pensare che oltre la metà dei presenti riveste anche la carica di Capogruppo con tutto quello che ciò richiede e che molte volte pone la forzata scelta e relativa decisione di quale impegno rispettare. L’auspicio naturalmente è quello dell’entrata di nuove leve, magari libere da inderogabili impegni di Gruppo e se poi l’età è più verde dell’attuale, beh allora il futuro è assicurato e d’altra parte non dovrebbe essere difficile trovare fra gli alpini chi ama la montagna.
Parlavo un giorno con un mio carissimo amico residente nel Veneto, in un paese a ridosso delle verdi colline trevisane, per intenderci quelle del prosecco, e che prosecco, quando ci si trovò casualmente a commentaresui nostri emigranti all’estero, su quelli della doppia naja. Tengo a precisare cheil mio interlocutore è stato uno sten dell’artiglieria alpina per cuiil nostro dialogo ed intesa sono supportati oltre all’amicizia, anche dalla comune appartenenza all’associazione alpina. Detto ciò vengo al punto, quando lui uscì con un’espressione " ma hai mai pensatoche anche tu e la tua famiglia avete provato l’esperienza della doppia naja?" sul momento mi spiazzò con tale affermazione. Infatti, di primo acchito, tutti noi pensiamo che il termine “doppia naja”, nel linguaggio alpino, si riferisca esclusivamente ai nostri emigranti costretti a lasciare l’Italia per ogni parte del mondo. Fin qui tutti d’accordo ma riflettendoci un po’ di più credo che il mio amico non avesse tutti i torti. Salve le debite proporzioni, a “quei” tempi andare in America, Canada, Argentina, oltreoceano o nelle miniere del Belgio, nei campi in Francia ecc. non era uno scherzo ma neanche per quanti costretti a lasciare il Veneto, il Friuli Venezia Giulia, l’Istria, ecc… Infatti il trasferirsi nella bonifica delle paludi pontine del Lazio, nelle fabbriche del Piemonte e della Lombardiaecc.. non era un’impresa da poco, d’altra parte erano le ultime carte che potevano giocare: rimanevano sì in Italia ma con analoghe difficoltà di quanti si allontanavano oltremare.Le realtà da affrontare per quella gente sono state semplicemente enormi a partire dalle distanze quasi insormontabili, andate senza ritorno, ai dialetti, all’adattarsi e ricominciare tutto daccapo in ambienti totalmente diversi e chi più ne ha più ne metta. A titolo di sfida potrei suggerire “provare percredere.” Avevo circa 5 anni, siamo nel 1953, quando una ragazza di una fattoria presso di noi ( presso si fa per dire date le distanze tra una fattoria e l’altra ) partì per trasferirsi a Vigevano e sposareil fidanzatoallontanatosi precedentemente in avanscoperta per lavoroAl momento dei saluti, anzi meglio, degli addii, ricordo i vicini che fra le lacrime esclamavano " non ti vedremo più" OggiRovigo-Vigevano “ che ce vò ”, ma nella memoriami ritorna spesso quel commiato,io ero un bambino, non capivo fino in fondoquel momento, quegli addii, ma erano gli adulti che piangevano e ovviamente comprendevano più di me. Quel Vigevano così lontano e così misterioso.Anno dopo anno molte famiglie, come la mia, partirono:i motivi furono infiniti e fra i tanti anche la piena del Po che mise in ginocchio il Polesine.
Con la presenza del presidente sezionale Fusar Imperatore e tre consiglieri sezionali (Ciresa, De Finis, Bignami) e 19 soci del gruppo ha inizio l'assemblea. Come da prassi dopo il saluto alla bandiera e il ricordo di quanti sono “andati avanti”, si procede all’approvazione del verbale dello scorso anno. Segue la relazione morale del Capogruppo. Significativo il passaggio riguardo la scadenza l'anno prossimo della convenzione con il Comune riguardante in particolare la concessione per l'utilizzo del terreno ove sorge la nostra sede e l'impegno per la sua rinegoziazione. Il duemilaventicinque rappresenterà inoltre un traguardo importante per il nostro Gruppo perché ricorrerà il settantesimo anno dalla sua fondazione. A riguardo vengono illustrate le manifestazioni in programma per festeggiare adeguatamente tale ricorrenza. Si passa alla lettura della relazione finanziaria con un bilancio che chiudein pareggio. Quota associativa: si propone il mantenimento della quota dello scorso anno. Si procede alla votazione delle due relazioni e della decisione relativa alla quota associativa: il tutto viene approvato all’unanimità. Come da programma si passa al rinnovo di due consiglieri in scadenza. Risultano al termine di mandato Cestarolli e Parini, entrambi rieleggibili. Entrambi accettano la rielezione. Prende la parola il Presidente Sezionale che ricorda l'importanza del rinnovo della convenzione con il Comune ed esprime un plauso per l'esito della raccolta del banco alimentare che ha registrato un significativo incremento rispetto lo scorso anno: più trenta per cento. Si sofferma poi sul futuro associativo e sulle criticità derivanti dalla riduzione dei soci preannunciando l'intenzione di proporre l'integrazione in consiglio di membri "non alpini" ovvero che non abbiano necessariamente svolto il servizio nelle truppe alpine. Per favorire poi la partecipazione di nuovi soci esprime l'esigenza di allargare il coinvolgimento di comuni limitrofi e in tal senso apprezza l'intenzione di essere presenti alla prossima manifestazione di Nerviano dove parteciperemo con un nostro stand. Termina annunciando che si sta valutando di tenere il prossimo raduno sezionale nel mese di giugno al Monte Stella a Milano. L’Assemblea si chiude alle 22.50.
Gli alpini alla Festa della Colorina (Gennaio 2025)
Gli Alpini di San Vittore Olona alla festa della Colorina a Nerviano
Gli alpini del Gruppo di Sanvittore Olona in trasferta a Nerviano per la tradizionale festa della Madonna della Colorina. L'obiettivo era quello di testimoniare anche a Nerviano, in occasione della festa tradizionalmente molto sentita e partecipata dai nervianesi, lo spirito e lo scopo del nostro sodalizio, far conoscere le iniziative inprogramma, "risvegliare" qualche alpino dormiente. Allo scopo è stato allestito un gazebo attorno al quale sono stati installati diversi striscioni (roll up) con l'illustrazione delle caratteristiche e delle peculiarità degli alpini, nonché la rievocazione della grande guerra. Erano inoltre a disposizione diverse copie del nostro notiziario L'Alpino e una scheda per raccogliere eventuali nuove adesioni. Nutrita la presenza di Alpini del Gruppo con qualche significativa partecipazione anche di Alpini nervianesi, per l'occasione ribattezzati "Alpin Quadar", che si sono dati il cambio per garantire una costante presenza alla manifestazione. Da segnalare inoltre la partecipazione di un bel numero di rappresentanti del Gruppo Cinofili, come noto associato al Gruppo Alpini di San Vittore Olona, che con i loro cani hanno fiutato l'occasione di una bella passerella che ha destato curiosità e interesse. L'iniziativa è stata nel complesso positiva anche se il tempo uggioso e coperto non ha favorito l'afflusso di molte persone. Il nostro gazebo è stato uno dei pochi che ha sfidato il freddo e anche per questo ha raccolto il plauso degli organizzatori che hanno rinnovato l'invito per altre occasioni. Efficace il rapporto con gli organi di informazione che ha consentito la citazione dell'iniziativa sulla stampa locale. Il commento di alcuni nervianesi è stato: "ci volevano proprio gli alpini alla festa della Colorina per rievocare i bei tempi passati quando c'era freddo e la scighera". Si, vabbè, però il freddo l'abbiamo patito noi! Pazienza, per gli Alpini questo ed altro! L'iniziativa è stata la prima in assoluto realizzata anche con lo scopo disperimentare nuove forme di comunicazione e capire se anche questo approccio può essere utile per farci conoscere ulteriormente e diffondere la cultura dell'alpinità in previsione dei festeggiamenti del settantesimo di fondazione.
Enrico Girotti
P.s. Da diversi iscritti è pervenuta la richiesta di ulteriori notizie sull' Abbazia della Colorina. A riguardo vedremo di incentrare una delle nostre serate culturali su questo argomento.
E’ proprio vero che a volte le cose non organizzate o preparate in anticipo si rivelano essere le più riuscite come la bella esperienza vissuta martedì 17 dicembre al Liceo Artistico Statale “Lucio Fontana” di Arese. Ma procediamo per ordine, circa un mese prima vengo contattato dagli amici del Gruppo di Arese che mi illustrano un progetto che hanno in programma con gli studenti di quell’Istituto e che prevede la realizzazione, da parte loro, di due pannelli di rilevanti dimensioni che abbelliranno la loro sede sociale e che avranno come tema gli alpini, la loro epopea e quello che sono gli alpini di oggi con naturalmente l’appendice naturale dell’A.N.A. con la sua storia, le tradizioni, i valori e le finalità associative che fanno parte del nostro “essere degni delle glorie dei nostri Avi”. Un’altra opera richiesta agli studenti è la realizzazione di un grande cappello alpino che sarà l’invitato d’onore di uno spettacolo teatrale che verrà messo in scena il prossimo anno, ma per realizzare entrambe queste opera si è ritenuto necessario anche un incontro preventivo con insegnanti e alunni per spiegare loro chi erano, sono e rappresentano gli alpini perché, come abbiamo avuto modo di constatare, per tutti loro noi siamo una entità alquanto misteriosa con la quale si è venuti a contatto per la prima volta proprio in questa occasione. Su richiesta dell’amico Franco Dellupi e del Capogruppo di Arese Marco Maino ho accettato volentieri di improvvisarmi relatore della mattinata dedicata a questo incontro illustrativo e qui entra in scena l’improvvisazione in quanto per vari motivi sino al pomeriggio precedente non ho avuto occasione di contattare l’insegnante per poterci coordinare sull’intervento ed è così che la mattina stabilita, in compagnia di Marco e del Vecio Ettore (decano del Gruppo e della Sezione) mi sono trovato a varcare le soglie di un Istituto dove gioventù e sorrisi ti riportano piacevolmente indietro nel tempo e ti fanno ben sperare nelle nuove generazioni. Siamo stati immediatamente accolti dall’insegnante, Prof.ssa Maria Cristina Bertuglia, che ha faticato non poco a sottrarci dall’interesse dei ragazzi che ci hanno circondato e subissato di domande arrivando addirittura a voler fare delle foto in nostra compagnia, ci auguriamo non ritenendoci soggetti in via di estinzione, scherzi a parte è stato veramente simpatica l’accoglienza riservataci dandoci modo di constatare la curiosità dimostrata ma soprattutto l’educazione e la cortesia dimostrata da tutti.
Quello di novembre appena passato è stato un mese veramente pieno di iniziative e manifestazioni che abbiamo potuto rispettare grazie alla collaborazione e alla presenza dei soci che si sono resi disponibili a far fare una bella figura al nostro Gruppo. All’interno del notiziario troviamo gli articoli dei collaboratori riguardo Nassiriya e la castagnata, io vorrei illustrare quello che è stato fatto in occasione delle cerimonie in occasione del 4 novembre che hanno avuto un prologo la settimana precedente la ricorrenza con un incontro “sperimentale” che abbiamo avuto con gli alunni delle 5° classi ai quali abbiamo spiegato in anticipo il significato del 4 novembre e ai quali abbiamo mostrato dei brevi filmati dell’Istituto LUCE che mostravano le condizioni di vita dei soldati e della popolazione nel periodo bellico, aiutati dall’esposizione di reperti dell’epoca dei quali abbiamo spiegato l’utilizzo. Questo incontro preventivo ha permesso agli alunni di arrivare alla ricorrenza preparati e di poter formulare domande attinenti a quanto spiegato in precedenza. Domenica 3 abbiamo partecipato in buon numero alla manifestazione ufficiale organizzata dall’Amministrazione Comunale che ha visto, dopo la celebrazione della S. Messa, l’Alzabandiera e la deposizione di una corona al Monumento ai Caduti seguita dal corteo che ha raggiunto il cimitero dove presso la Tomba ai Caduti sanvittoresi si sono tenuti i discorsi ufficiali con la partecipazione del Complesso Bandistico Sanvittorese. Terminata la cerimonia ufficiale ci siamo recati come sempre alla RSA per un intervallo musicale dedicato agli anziani ricoverati che hanno apprezzato la visita e con quest’ultimo impegno è terminata la cerimonia istituzionale. La mattina successiva, come oramai facciamo da 30 anni ogni 4 novembre, ci siamo recati nelle due scuole elementari del paese per dare modo ai bambini di commemorare con noi questa ricorrenza e come sempre non possiamo che dirci soddisfatti del risultato, infatti alle ore 9 ci siamo ritrovati presso la Scuola paritaria Comensoli dove, presenti il Sindaco Zerboni, il Luogotenente Lisciandro Comandante della Stazione dei Carabinieri e il Comandante della Polizia Locale Taeggi, abbiamo effettuato la cerimonia dell’Alzabandiera accompagnata dall’Inno di Mameli senza musica ma cantato con passione da tutti i presenti iniziando dai bimbi. Come sempre abbiamo poi avuto un incontro con gli alunni che come sempre ci hanno subissato di domande. Al termine, breve pausa caffè e poi di corsa alla Scuola Elementare “G: Carducci” dove alle 10,30, con schierati sul piazzale gli alunni delle 5° classi, abbiamo reso gli onori alla Bandiera cantando l’Inno Nazionale e successivamente abbiamo accompagnati gli studenti al vicino Cimitero dove, davanti alla Tomba dei Caduti, hanno letto dei pensieri e componimenti relativi alla ricorrenza. Successivamente, rientrati a scuola, ci siamo riuniti in aula video con le due classi e siamo stati per circa un’ora a disposizione dei ragazzi e delle domande che avevano preparato per l’occasione. Come sempre un ringraziamento ai soci che hanno voluto dedicare una mattina a questa importante iniziativa che rispetta quanto stabilito dal nostro Statuto riguardo il tramandare la memoria alle nuove generazioni e che certamente ogni anno riesce a donarci molto più di quanto noi diamo.
Castagnata, disnarello e raccolta alimentare (Dicembre 2024)
Castagnata, disnarello, raccolta alimentare
Cos' hanno in comune questi eventi apparentemente molto diversi? La castagnata è una ricorrenza annuale con la quale il Gruppo Alpini intende omaggiare con la propria disponibilità gli ospiti anziani della casa di riposo. Quest'anno ha riguardato la cottura di oltre cinque chili di marroni da parte di quattro Alpini e l'assistenza al personale infermieristico nella loro distribuzione agli ospiti della casa di riposo. Il disnarello e' un appuntamento mensile durante il quale il Gruppo Alpini offre con la propria disponibilità e impegno una serata di prelibatezze culinarie e un momento di aggregazione e di serenità alle persone che partecipano all'incontro. Quest'anno la mitica cassoeula degli alpini ha coinvolto a più riprese una decina di Alpini che hanno sfornato un consistente numero di razioni del gustoso piatto, riscuotendo un corale apprezzamento da parte dei commensali.La raccolta alimentare è per il Gruppo Alpini l'occasione di prestare la propria disponibilità per la raccolta di generi alimentari e di prima necessita per i più bisognosi. Quest'anno, sfruttando la disponibilità di ben 15 Alpini che a turno si sono alternati agli ingressi di un supermercato della zona, sono stati raccolti una tonnellata e trecentoventisei chili di generi alimentari da destinare a persone bisognose con un incremento di oltre il trenta per cento rispetto all'anno precedente. Ecco allora la parola "chiave", il fil rouge che unisce questi eventi: DISPONIBILITA' verso gli altri! E' una cosa che ci caratterizza, che fa parte del DNA di noi Alpini, che ci contraddistingue, che ci fa apparire particolari e ci fa entrare nel cuore della gente. E allora alla casa di riposo danno per scontato che noi saremo presenti e gli ospiti ci aspettano con trepidazione, il disnarello è sold out per il prossimo anno, la raccolta alimentare registra ogni anno un record perché "doniamo perché ci siete voi Alpini". Sono tre occasioni insieme ad altre che consentono a noi Alpini di "sfogare" questo sentimento che ci portiamo dentro che se non liberato ci creerebbe un senso di inutilità e di frustrazione. E ci chiediamo come mai altri che hanno militato come noi nel Corpo delle Truppe Alpine, che naturalmente fa crescere questo istinto e voglia di dedizione, continuino a rimanere silenti e "dormienti". Una occasione di riscatto si presenterà il prossimo 8 dicembre quando per la prima volta gli Alpini saranno presenti con un loro gazebo alla tradizionale festa della Colorina a Nerviano.
Un nome: una città capoluogo di una regione irachena, una data: il giorno in cui si verificò una strage causata da un attentato suicida da parte dei militanti di Al-Qaida contro la base Maestrale sede della missione italiana in Iraq provocando dopo lo scoppiodi un camion cisterna carico di esplosivo la successiva esplosione del deposito munizioni con la distruzione pressoché totale della base stessa. L’attentato provocò 28 morti :12 carabinieri, cinque soldati dell’esercito, due civili oltre ai 9 iracheni. Ho voluto ricordare sommariamente la storia di quel triste episodio che funestò la nostra Italia. Francamente non so quanti e quanto ricordino i nostri concittadini, specialmente i più giovani , per cui l’invito delle rappresentanze comunali nella persona del Sindaco ad intervenire alla cerimonia del ricordo in onore di quei caduti è più che motivato e che va riassunto nell’ormai famosa frase : per non dimenticare. Alla manifestazione indetta per il giorno12.11. u.s. c’eravamo anche noi Alpini, pochi in veritàma purtroppo è d’obbligo dirlo escriverlo contavamo la metà di tutti i presenti alla cerimonia. Ognuno può trarre le conclusioni che vuole: rimane il fatto che l’assenza dei nostri ragazzi delle scuole, assieme ai rappresentanti di varie associazioni e alla cittadinanza tuttaè un dato decisamente negativo: come logica conseguenza siperderà sempre più la memoria e il significato vero e profondo di quel discreto monumento eretto in onore dei nostri carabinieri vittime di quell’attentato e almeno in quel giorno onorato con un mazzo di fiori.
PIO
P.S.: per onestà di cronaca: assieme ai rappresentanti della Protezione Civilevoglio puntualizzare la presenza di un ex paracadutistasempre presente in queste cerimonie.
Giovedì 10 ottobre nella sede del nucleo di Protezione Civile sezionale abbiamo avuto il piacere di ospitare una settantina di allievi della Scuola Militare TEULIE’ di Milano accompagnati dai loro istruttori, docenti e dal Comandante della Scuola Col. Antonio Calligaris che hanno passato una intera mattinata con lo scopo di toccare con mano quale è la realtà della P.C. ed in particolare quella alpina. Fondata a Milano nel 1802 sotto Napoleone Bonaparte, la Scuola Militare “Teulié”, nei suoi due secoli di storia, ha perseguito l’ambizioso progetto pedagogico di dare ai propri allievi una formazione globale, in cui i valori morali sono la base su cui si incardinano la preparazione culturale, fisica e caratteriale. Dalle sue aule sono usciti non solo comandanti valorosi, ma soprattutto uomini di cultura, politici, capitani d’industria, professionisti e diplomatici, alcuni dei quali sono entrati nella storia, accomunati da una visione della vita incentrata sul dovere e sull’onore. Quel dovere che in ogni occasione di emergenza dove sia richiesto l’intervento di personale qualificato ed autorizzato ad operare vede gli alpini in prima linea nel prestare soccorso a chi ne ha bisogno sempre comunque con lo spirito incentrato sull’impronta di tipo “militare” che nel rispetto delle gerarchie insegna innanzitutto ad anteporre il dovere ai diritti e ponendo il “noi” dinanzi all’io, cosa questa che ci accomuna a queste ragazze e ragazzi che hanno scelto di dedicare una parte importante della propria vita (fra i 15 e i 18 anni) vivendo un’esperienza certamente appagante ma che richiede serietà e sacrifici non indifferenti. Dopo i saluti di rito gli allievi sono stati divisi in tre gruppi che a turno hanno seguito l’introduzione sulla storia delle Truppe Alpine, un mini-seminario sulla Protezione Civile e recandosi infine nell’area della Colonna Mobile Regionale dove hanno potuto visionare i mezzi e le attrezzature utilizzate nelle emergenze accompagnati dal coordinatore Avietti che ne ha illustrato le caratteristiche in tempo reale in quanto il giovedì è normalmente il giorno dedicato alla manutenzione e riordino dei materiali, in questo caso quelli appena rientrati dall’emergenza in Emilia Romagna. Al termine riuniti ed inquadrati nei nostri locali il Col. Calligaris ha avuto parole di elogio per l’opera svolta dall’A.N.A. e ha rimarcato le molte affinità che uniscono la nostra Associazione all’Esercito di cui la Scuola è parte integrante e dell’importanza della scelta fatta da queste giovani leve che ci fanno ben sperare nel futuro, prima di ordinare il rompete le righe per un gradito spuntino.
Il nostro Gruppo a fatica e fra alti e bassi funziona ancora bene e questo grazie al contributo di una parte degli associati, del Capogruppo e .... del "gruppetto". Sono meno delle dita di due mani ma quando si tratta di dare una mano sono sempre disponibili. Se la preparazione e la cucina del disnarello sono importanti per renderlo un momento di coesione e di "alimentazione" in tutti i sensi del Gruppo, se è garantita la manutenzione degli edifici della sede, se l'apertura della sede è assicurata sistematicamente due volte la settimana (uno dei pochi Gruppi), se la predisposizione e la diffusione di questo notiziario avviene ininterrottamente da tanti anni (unico fra tutti i Gruppi della Sezione e forse unico a livello ANA), se serate ed eventi sono un successo, se.... Tutto questo è dovuto sicuramente al contributo di una parte degli associati e in particolare del Capo, ma se non ci fosse quel "gruppetto"?. Si parla tanto di spirito alpino, di altruismo, di senso del dovere, di attaccamento ai valori tramandati da chi ci ha preceduto ma la materializzazione di tutto questo io credo lo si possa ritrovare in quel "gruppetto". Non si tratta di beatificare nessuno e credo che loro stessi non siano affatto inclini a farsi incensare. E' però un dato di fatto che se mancasse la spinta propulsiva, l'abnegazione el'esempio del "gruppetto", molte cose rimarrebbero non fatte, lentamente si vedrebbe un naturale declino delle attività, e poi a spirale ... Non c'è da aggiungere altro anche perché gli interessati non saranno d'accordo sul pubblicare queste poche righe. Però credo sia importante sottolineare quello che fanno e ringraziarli per la dedizione e lo spirito alpino con cui le svolgono.
Se c'è qualcosa che rappresenta al meglio il mio essere Alpino, qualcosa che sintetizza ed esprime compiutamente i valori propri di questo Corpo, questo è il mio Cappello Alpino. Il cappello alpino è un copricapo quando viene consegnato, un fedele compagno durante tutto il periodo militare, un simbolo dopo il congedo. Il mio è un cappello semplice: niente penne lunghe, niente spille o stemmi particolari. E'così come mi è stato dato e come l'ho portato durante tutto il periodo militare. Potrebbe essere indossato domani mattina per una qualsiasi attività operativa. Alla "pulizia" del cappello tengo molto. Il cappello alpino non è solo un copricapo di foggia strana . Non me ne vogliano gli appartenenti ad altri corpi militari, manel cappello alpino sono concentrati più che in altri copricapi militari valori, amicizia, fatiche, sofferenze, soddisfazioni e l'orgoglio con cui lo si porta non è civetteria ma rispetto per tali valori e ricordi. Il cappello alpino non è solo un riconoscimento da usare nei raduni ma è un oggetto che crea simpatia, un prezioso lasciapassare che apre tutte le porte. L'avrete notato tutti, quando si incontra qualcuno si sente sovente l'augurio "evviva gli Alpini". Sono geloso del mio cappello alpino. Preferisco manipolarlo solo io con la scusa che altri non conoscono le precauzioniper la sua giusta conservazione. Possono toccare tutto di me, ma non il cappello! E mi capita di indossarlo oltre che nelle manifestazioni ufficiali a volte anche in casa. Mi rilassa e mi sento meglio. Il mio poi è originale, o quasi.A dire il vero qualcosa di non originale c'è: la penna! Orrore! Ebbene si, la penna originale un po' bufferata dai campi estivi e invernali, quella che coccolavo come un figlio l'ho persa. Fatale è stata la distrazione di accettare un passaggio sotto un ombrello, ovviamente di nascosto dagli occhi di altri alpini, durante un temporale. Il mio cappello alpino porta bene i suoi cinquantacinque anni. Ha avuto bisogno solo recentemente di un breve ricovero per un intervento di restauro presso un cappellaio specializzato che ha sentenziato: tanto di cappello! Spero rimanga con me a lungo, più a lungo possibile e se proprio dovrò lasciarlo che mi accompagni nell'ultimo viaggio.
Il giorno 10 agosto, organizzato come sempre dagli alpini del Gruppo di Lanzada si è tenuta la commemorazione in ricordo degli alpini caduti un secolo fa. La cerimonia ricorda la tragedia dello Scerscen avvenuta tra l’1 e il 2 aprile 1917. In quel periodo erano numerosi gli alpini che erano di stanza nei rifugi sul gruppo del Bernina soprattutto al Marinelli. La loro presenza aveva uno scopo duplice. Da un lato serviva per addestrare le truppe che dovevano combattere sui rilievi alpini. Dall’altro era fondamentale anche il controllo proprio di quelle cime sempre innevate, considerate dal comando generale italiano un punto strategico nell’ambito della guerra che si combatteva ad alta quota. Una prima valanga - l’1 aprile - travolse i 28 alpini di stanza al Rifugio Musella. Per 8 di loro non ci fu scampo. Il giorno seguente, mentre stavano intervenendo per prestare soccorso, altri militari furono colpiti da una seconda valanga nel Vallone dello Scerscen E in quel caso le vittime furono 24. Come ogni anno alternativamente al Rifugio Marinelli e nel vallone nel punto denominato “Cimitero degli Alpini” a quota 2.370 viene reso onore alla memoria di questi giovani che hanno perso la loro vita fra quelle splendide ma severe montagne. Quella di quest’anno si è svolta nel vallone complice una giornata bellissima con cielo terso e sole che illuminava le cime innevate che circondano il cippo che riporta i nomi dei Caduti, nomi che sono stati letti, uno ad uno, all’inizio della cerimonia prima della S. Messa officiata da Don Simone alla presenza di numerosi gagliardetti e dai Vessilli delle Sezioni della Valtellina, di Alessandria, di Lecco e della Sezione Abruzzi accompagnato dal Consigliere nazionale Antonio Di Carlo che ha ricordato che ben 5 degli alpini caduti provenivano da quella lontana Regione. La nostra Sezione era presente con il gagliardetto del nostro Gruppo e da quello di Bollate da dove proveniva uno dei giovani, ma per tutti il ricordo e la riconoscenza per il loro sacrificio è stata la motivazione che ci ha spinto ancora a salire lassù onorando la frase scolpita nella Colonna mozza sull’Ortigara: “Per non dimenticare”
Sabato 7 settembre siamo saliti in vetta al monte Due Mani, una montagna appartenente alle Prealpi bergamasche posto a 1.666 mt. dalla cui sommità si gode una spettacolare vista sulla Valsassina, la Val Taleggio, il Resegone e il lago di Lecco che si protende verso la Valtellina e che in giornate limpide consente di spaziare sino alla pianura lombarda. Ma questa nostra escursione non aveva in fine paesaggistico bensì quello di onorare la memoria di un socio e grande amico quale era Francesco Figel, capogruppo degli alpini di Arconate, Consigliere sezionale, Direttore Didattico scolastico, socio della S.I.A. dall’inizio e grande amante della montagna, quella montagna sulla quale il giorno 10 febbraio 2002 ha purtroppo perso la vita proprio durante un’uscita addestrativa della Squadra. Successivamente è stata posta ai piedi della grande Croce di vetta una targa in ricordo di Francesco e la “visita” a questa targa, così come a quella in ricordo di Giorgio Mazzucchi, viene inserita ogni anno nel calendario delle uscite perché non vada persa la memoria dei nostri amici “andati Avanti”. Quindi anche quest’anno risalendo la tortuosa strada che conduce alla forcella di Olino sovrastante l’abitato di Morterone (il più piccolo Comune italiano) e lasciata l’auto, abbiamo iniziato la salita che, fra nuvole basse e branchi di camosci, ci ha condotto in vetta dove è situato anche un bivacco metallico negli ultimi tempi vittima purtroppo dell’ignoranza e maleducazione (per non dire idiozia) di certi vandali che si definiscono “alpinisti anarchici” che con l’ alpinismo non hanno nulla a che fare, ma che dimostrano unicamente di non amare la montagna danneggiando ed imbrattando la struttura con l’unico risultato di paventare addirittura lo smantellamento definitivo di una struttura creata per dare aiuto e riparo agli alpinisti in difficoltà.
Scrivere un articolo o meglio quattro righe per il nostro notiziario non è cosi semplice come può sembrarespecialmente se non hai sottomano qualche argomentodi cronaca spicciola, domenicale o meno, quale può essere una partecipazione alla festa di qualche sezione alpina, ad una serata in sede o in casa di altri gruppi con l’opportunità di ascoltare i nostri cori, le nostre canzoni, o qualche conferenza.Tutto ciò, alla fine, significa rimanere, anzi vivere, la nostraassociazione dovenon manca certamente la materia prima. Quando invece ti ritrovi obbligatoin casa, pur tenendosi informato, allora il problema bussa alla porta e quindi per un articolo ti aggrappi a ricordi, o fantasie opiuttosto a elucubrazioni mentali, le più svariate, rischiando di annoiare quantileggono il nostroPenna Nera. Arrivati a ‘sto punto, voglio, anzi più esattamente, tento diaffrontareil rischio sperando nella buona sorte e nella “clemenza della corte”, tranquilli niente ditrascendentale. Avevo bisogno d’assistenza tecnicaper un dispositivo che faceva le bizze per cui interpellai la ditta che subito mi mise in contatocon il tecnico reperibile. Quattro domande/risposte per inquadrare il problema e risposta finale: “ il tempo di arrivare”. Cosi fu. Dopo circa un’ora e mezzasquillò il campanello di casa, abitando io nel legnanese seppi in seguito che il nostro amico arrivava dalla zona di Dalmine perciò più sollecito di cosi; magari mi avrà mandato al diavolo (posso capire memore delle mie esperienze sanitarie riguardo il problema delle reperibilità specialmente notturne) ma se l’aveva fatto non si fece capire quindi tutto nella normalità ecortesia. Risolto il problema rapidamente,com’ è usanza, almeno credo, si offre il classico caffè o bibita a titolo di ringraziamento, insomma cose di questo tipo. Con il caldo infernale di quel giorno il nostro tecnico accettò di buon grado la classica bottiglietta da frigorifero e sembrava che la cosa finisse qui. Fu allora che aumentai la postaesaltandoun liquore che lui doveva assaggiare, subito si mostròrestio, no, grazie , basta cosi. Alla fine capitolò con una frase,ma sì dai, solo un goccio,sono un’ ALPINO! A mia moglie, in quell’attimo in cucina ma che aveva sentito tutto venne spontaneo, hai sentito Pio. In realtà pensò “ah, mò ghe sem" e, con un pizzico di ironia, mentalmente si fecero le classiche domande: dov’eri, che caserma, ecc..ecc. C’eranoi muli e via di questo passo, sempre la stessa storia. Comunque, per rinforzare il miracolo dell’alpinità e come di dovere, risposi al tecnico “anch’io”.Volevo far notare ai benevoli lettori, nel caso ce ne fosse qualcuno, che nella mia sala non c’ènulla di alpino tipo il cappello, guidoncino, posterecc..ecc..cheavesse potuto stuzzicare il nostro ”amico“ e quindi la sua affermazione fu più che spontanea. L’atmosfera del momento cambiò totalmente e subito a cascata, ma tu dove l’hai fatto la naja, il reparto, adunate,ecccondomandee risposte scontate daambo le parti come succede fra alpini anche se non si conoscono e si trovanoin coincidenze non certo programmate. Il tempo passò velocemente,per finire al nostro “amico” prima di congedarsi con un malizioso sorriso d’intesa, gli venne spontaneo "ma sì un ultimo goccetto ma proprio poco, devo guidare" Ciao ALPINO.
L’8 luglio 1919 nasceva a Milano l’Associazione Nazionale Alpini con lo scopo di società di mutuo soccorso fra reduci della prima guerra mondiale che avevano servito la Patria col cappello alpino e che originariamente accoglieva i graduati che avevano militato nelle truppe di fanteria alpina. Col passare del tempo l’Associazione si è adeguata accogliendo tutti i militari alpini di ogni grado e di altre specialità come l’artiglieria (alpina) senza mai perdere la missione originaria dettata dalla solidarietà, ora rivolta a tutta la popolazione e a tutte le genti bisognose di aiuto come dimostra il costante impegno della nostra Protezione Civile sempre in prima linea nelle emergenze, diventando nel corso dell’ultimo secolo l’associazione d’arma più numerosa al mondo. Per ricordare la nascita del sodalizio e festeggiare questo nostro 105° compleanno domenica 7 luglio una delegazione di alpini di diversi Gruppi della Sezione si sono dati appuntamento in Galleria Vittorio Emanuele a Milano sotto la targa ricordo dell’evento nel posto dove fisicamente abbiamo avuto i nostri natali. Anche il nostro Gruppo era presente con una rappresentanza e ha partecipato alla breve ma sentita cerimonia fra l’ammirazione dei numerosi turisti presenti in galleria e successivamente abbiamo raggiunto gli amici del Gruppo di Castano Primo per partecipare alla festa che viene da loro organizzata ogni anno, un buon modo per concludere una bella giornata.