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Associazione Nazionale Alpini - Gruppo di San Vittore Olona- Via Alfieri - 20028 San Vittore Olona (MI) tel: 3333450040 - sanvittoreolona.milano@ana.it
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Alpini a scuola (Marzo 2025)
Gruppo

ALPINI A SCUOLA

Sabato 1° febbraio abbiamo avuto un appuntamento con gli studenti delle Scuole superiori e precisamente: quelli dell’Istituto di Istruzione Superiore Niccolò Machiavelli di Pioltello. L’ incontro, organizzato dalla nostra Socia Prof.ssa Paola Guidotti, ha visto due volontari della P.C. Sezionale intrattenersi per circa due ore con gli studenti della 2° C Scientifico coordinati dalla Prof.ssa Evelyn Avogadri ai quali, con l’ausilio di slide, ci siamo presentati e abbiamo presentato gli alpini spiegando chi sono, da dove vengono, quale è la loro storia e l’evoluzione che ha avuto la nostra Associazione nata oltre un secolo fa come sodalizio di mutuo soccorso per le famiglie di chi non era tornato dalla guerra e divenuta la realtà attuale che ci pone quale esempio di volontariato. Naturalmente una parte significativa dell’incontro è stata dedicata al tema della Protezione Civile che vede l’A.N.A. in prima fila nelle emergenze e nella formazione del personale chiamato ad intervenire nelle calamità che sempre più spesso vedono colpire il nostro Paese spiegando soprattutto il lavoro che si svolge “dietro le quinte” di un’emergenza che  richiede corsi di addestramento, controllo continuo dei materiali e disponibilità a discapito dei propri interessi personali e soprattutto a titolo completamente gratuito. A mio parere l’incontro è stato più che soddisfacente, gli studenti erano attenti e quello che mi ha fatto personalmente piacere è stato constatare, anche durante la pausa caffè dell’intervallo, l’educazione e la simpatia dimostrata da tutte e tutti i bocia presenti segno che gli episodi che vengono spesso presentati di giovani disinteressati ed arroganti sono solo una piccola parte della realtà che è costituita soprattutto da chi ha capito che investire sul proprio futuro impegnandosi è la carta vincente. Merito questo delle famiglie ma anche indubbiamente degli insegnanti che si impegnano a forgiare i futuri nuovi cittadini che, ci auguriamo,  nel proprio bagaglio culturale un domani riserveranno un angolino al ricordo di una mattinata passata con gli alpini, per me sicuramente sarà così perché ogni volta è un arricchimento.

Franco

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Uscita SIA (Marzo 2025)
Squadra Intervento Alpino

USCITA S.I.A.


Domenica 26 gennaio la Squadra ha effettuato la prima uscita annuale che originariamente prevedeva la progressione in ambiente innevato e la ricerca dispersi sotto valanga con la salita al Rifugio Margaroli situato sulle sponde del Lago Vannino in alta Val Formazza, ma purtroppo le avverse condizioni climatiche che rendevano pericolosa questa escursione col pericolo marcato di valanghe ci ha “costretti” ad un cambio di programma per rispettare le naturali norme di sicurezza, cambio che comunque si è poi dimostrato una provvidenziale e gradita alternativa. La scelta è caduta, rimanendo sempre in valle Antigorio, ma restando nella parte sinistra orografica e precisamente salendo ai 780 mt. di Crego, una frazione di Premia (famosa per le sue terme) da dove partiva il sentiero che ci avrebbe portato all’Alpe Aleccio posta a 1.450 mt. attraverso un bellissimo percorso fra boschi e alpeggi. E qui entra in gioco la fortuna che premia la determinazione, infatti erano diversi giorni che il maltempo si era scatenato con piogge torrenziali che non promettevano nulla di buono, tanto che anche il momento della partenza dal posteggio a Legnano, dove era fissato il ritrovo, è avvenuto sotto un acquazzone scoraggiante, il sottoscritto era l’unico che, fiducioso nelle previsioni della sua app preferita, cercava di infondere coraggio a tutti ripetendo il mantra: “alle 8,45 in Val Formazza uscirà il sole”….sperem. Ed infatti entrando in Valle all’improvviso lo spettacolo delle cime innevate con lo sfondo di un cielo limpidissimo ed un sole accecante ci preannunciava una giornata spettacolare, previsione alla fine azzeccata. Arrivati nel piccolo borgo di Crego siamo rimasti affascinati dal bellissimo oratorio che domina la valle, costruito su un dosso roccioso da un “prete scalpellino”, Don Dresco che con l’aiuto di alcuni parrocchiani ha realizzato in più di 20 anni un’incredibile architettura utilizzando la pietra locale: il serizzo o “gneiss Antogorio”.

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Gli angeli del Servizio d'ordine (Marzo 2025)
Sezione ANA Milano

Gli "angeli"del Servizio d'Ordine


Credo sia interessante mettere a fuoco l'origine e le attività svolte da un servizio forse poco conosciuto all'interno dell'Associazione Nazionale Alpini: il Servizio d'Ordine nelle manifestazioni nazionali, sezionali e di gruppo. Forse non tutti sanno che a "vegliare" sullo svolgimento di queste manifestazioni,  esiste una struttura organizzativa composta da volontari alpini che provvede al controllo del loro corretto svolgimento nel rispetto delle direttive del CDN, Consiglio Direttivo Nazionale. Infatti contrariamente all'idea che purtroppo molti hanno di una organizzazione degli alpini approssimativa e del fai da te che a volte ci caratterizza, ci condiziona e ci penalizza, le manifestazioni cosi come la vita dell' Associazione, seguono un rigido disciplinare caratterizzato da precise direttive e momenti di coordinamento e controllo. A riguardo il CDN impartisce e periodicamente aggiorna le modalità che regolano la vita dell'Associazione e fra queste anche il corretto e ordinato svolgersi delle manifestazioni.  E' un aspetto importante della vita associativa perché rappresenta un momento significativo dell'immagine che vogliamo veicolare alla comunità e quindi del messaggio d'ordine e serietà che vogliamo trasmettere. Certo non tutte le "ciambelle riescono col buco" perché, siamo sinceri, non sempre è facile far rispettare l'ordine e le regole, figurati poi quando si tratta di una massa cospicua di alpini tendenzialmente avvezzi al "disordine spontaneo". Da li l'esigenza di disporre di "angeli" che responsabilmente cercano di mantenere l'ordine e di far rispettare le regole previste. 

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Quelli dell' Aquila (Marzo 2025)
Protezione Civile

QUELLI “ DELL’AQUILA” ….

Successe nel 2009, qualche anno fa; e sembra ieri il tragico annuncio del terremoto negli Abruzzi con l’immediato coinvolgimento di tutta la nazione. Anche la nostra Protezione Civile Alpina chiamò a raccolta i propri iscritti seguendo un programma di turni in base alle disponibilità dei singoli volontari. Dal nostro gruppo partirono da subito il capogruppo e, a seguire, gli altri. Armati di buona volontà si cercò di dare il meglio a supporto dei terremotati,  attendati nel campo dell’Aquila denominato “Globo” dove eravamo stati destinati. Sono passati 15 anni ma la memoria, almeno per chi ha partecipato a quell’esperienza rimane ancora viva. La si riscontra ogni qual volta ci capita fra le mani qualche foto o ci si sente al telefono con i compagni conosciuti  in quell’occasione, alla partenza  per  quell’avventura, avventura si fa per dire.  Costantemente  ad ogni telefonata ci si salutava con "dai che ci troviamo". Finalmente il 9/2/25 ci siamo riusciti,  gli Alpini sono   truppe appiedate, anche lente se volete, ma prima o poi arrivano al traguardo. Scontati gli abbracci e l’euforia dell’incontro, l’aperitivo nella nostra baita si trasformò e, alla buona,  fra una portata e l’altra,   con le gambe sotto il tavolo si diede la stura alle memorie. Qualcuno più di altri diventò una miniera di “ ti ricordi,  e quella volta” al punto tale che   chiedevo a me stesso “ ma io dov’ero?” Forse quel mio dubbio me l’hanno letto in fronte perché la risposta arrivò quasi da subito, senza essere richiesta "ah ma tu eri sempre  alle riunioni o eri sempre in giro con la scusa di andare nel magazzino   e poi chissà, magari, imboscato da qualche parte?". Per completezza di cronaca andavo anche a “rubare” le bottigliette d’ acqua, la più fredda possibile, dai frigoriferi del battaglione “San Marco” o dovunque fossero pur di portarle al mio gruppo: c’era un caldo infernale mentre, presente anche il sottoscritto, si lavorava sul piazzale asfaltato bollente per il sole cocente. Fu cosi che domenica  fra le numerose memorie arrivò la recriminazione/lamentela  finale  di Walter, per quelli dell’Aquila battezzato “Il celtico”  e te pareva.   Spiegarvi il perché di quell’appellativo sarebbe una storia troppo lunga: ”In sostanza egli tornò alla carica con " guarda che io aspetto ancora il pezzo di tubo che ti avevo richiesto dal magazzino”.Non aveva ancora digerito quel ritardo che non dipendeva da me ma vai a spiegarglielo quando c’è di mezzo    la burocrazia con  protocolli e moduli vari.   Riguardo ad altre avventure, complice   il Walter, sempre lui, e Cesare per tutti “il nonno  Bingo Bongo”, teniamole solo nella memoria, non è il caso di allargarsi con la cronaca perché avremo tutto da perdere.  La settimana di turno finì il sabato mattina dopo la cerimonia dell’alzabandiera con l’arrivo  del cambio. Io mi auguro che anche tutti  i volontari degli altri turni possano dire come noi ”eravamo una bella  squadra”. Siamo tornati a casa con un mare di ricordi, di esperienze, di contatti umani venutisi a creare  specialmente alla sera quando seduti davanti alla nostra o alla  tenda dei terremotati, in quel momento la loro casa, ci scappava un caffè, un bicchiere di vino e, perché no, ci stava anche una grappa, con quella desolazione a due passi dal nostro accampamento.  Domenica 9/2/2025  ci siamo salutati con una speranzosa promessa,  allora quando ci ritroviamo,  dobbiamo aspettare altri 15 anni? Anche noi, noi dell’Aquila , abbiamo una carta d’identità.                                                                                                                             Pio  

                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                 

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Falò di S. Antonio (Febbraio 2025)
Gruppo

FALO’ DI S. ANTONIO

Sabato 18 gennaio 2025 presso la nostra sede gli alpini hanno preparato un bellissimo falò. E’ stata una serata fantastica, emozionante con una grande partecipazione di gente (tanti bambini) che hanno apprezzato molto l’evento e naturalmente anche il vin brulé e la cioccolata. Non pensate che io esageri; è stata veramente una magnifica serata con diversi alpini del gruppo, alcuni alpini cinofili, e rispettivi cani al guinzaglio, di Nerviano ed allietata anche dalle note musicali degli amici del Complesso Bandistico Sanvittorese sempre pronti a rispondere alla nostra chiamata. La festa di Sant’Antonio abate celebrata ogni anno il 17 gennaio era in passato una delle ricorrenze nelle comunità contadine. Nella cultura popolare Sant’Antonio abate veniva raffigurato con accanto un porcellino; i contadini per distinguerlo dall’altro Antonio, quello comunemente detto da Padova (e che invece era di Lisbona), lo chiamavano infatti Sant’Antoni dul purscell; spesso era rappresentato con lingue di fuoco ai piedi e aveva in mano un bastone alla cui estremità era appeso un campanellino e sul suo abito spiccava il tau, croce egiziana a forma di T, simbolo della vita e della vittoria contro le epidemie cosa a cui sembra alludere anche il campanello, che era utilizzato appunto per segnalare l’arrivo dei malati contagiosi. Ma torniamo alla nostra serata. Il falò ben preparato al mattino dagli alpini, era diverso dal solito; con un tocco di fantasia apprezzato da tutti era bianco come se la catasta fosse coperta di neve. In cima un pagliaccio di grandi dimensioni con un atteggiamento buono e rassegnato quasi presago della sua fine imminente. Moltissime le persone venute a vedere ed io non mi ricordo di averne mai viste così numerose con la  conseguenza che i bicchierini del vin brulé e della cioccolata sono stati incrementati visto i numerosi avventori con il conseguente buon raccolto delle offerte destinate all’oratorio. Ancora un dettaglio a conferma di quanto prima scritto: la contemporaneità ed immediatezza della accensione della catasta in tutta la sua interezza; i complimenti agli addetti e vi assicuro che tutti i commenti dei presenti sono stati positivi. L’inizio dell’anno 2025 in cui festeggeremo il 70° anniversario della fondazione del gruppo non poteva iniziare meglio. Bravi tutti ancora una volta e grazie a chi è venuto mentre chi non ha potuto può vedere bellissime fotografie sui social.

                                                                                             Luciano  

 

 

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Falò di S. Antonio 2025 (Febbraio 2025)
Gruppo

Falò di Sant'Antonio 2025

"Arrivederci al falò del prossimo anno" così terminavo il mio articoletto dell'anno scorso a commento del bel falò di sabato 13 gennaio. Ma come si dice "non dire gatto fino a quando non ce l'hai nel sacco!"  Proprio così, quest'anno abbiamo rischiato di non fare il tradizionale falò che da svariati anni gli Alpini di San Vittore Olona organizzano per la gioia di grandi e piccini e per dare un sostegno finanziario ai giovani della Parrocchia. Un'ordinanza regionale blocca l'effettuazione di fuochi liberi e pertanto anche il falò di Sant'Antonio. A malincuore ci eravamo rassegnati a organizzare comunque un intrattenimento per non perdere la tradizione, anche se ci faceva rabbrividire l'idea di organizzare un falò di Sant'Antonio "virtuale" come proposto in altri paesi. Ci eravamo tanto rassegnati che malgrado la nostra rete di informazione sia ramificata ed efficiente, ci era sfuggito che un'ordinanza ministeriale consente, a certe condizioni ambientali e salvo autorizzazioni varie, l'effettuazione di fuochi tradizionali, fra cui il falò di Sant"Antonio. Non vi nascondo che per un attimo, ma solo un attimo, avendo pochissimo tempo a disposizione e avendo la scusa della disposizione regionale, ci è balenata l'idea di non effettuarlo per quest'anno. Per prepararlo e farlo bene come piace a noi partiamo settimane prima per raccogliere e mondare la legna da ardere, ottenere tutti i permessi, organizzare il servizio antincendio, pubblicizzare l'evento, fare la novena per ottenere il bel tempo durante la manifestazione! Solo un attimo, poi è bastato guardarci in faccia e all'idea di cosa avrebbe detto Sant'Antonio ci siamo rimboccati le maniche (che noi Alpini a dire il vero abbiamo sempre rimboccate) e ci siamo dati da fare. Erano molti i permessi e le autorizzazioni necessarie, ma con determinazione alpina siamo riusciti ad ottenerli. Il resto è cronaca di una manifestazione riuscitissima sotto tutti i profili, che è servita anche da megafono (sic! il nostro si è guastato sul più bello) nei confronti della popolazione Sanvittorese e non accorsa numerosa, che ha tributato un grande applauso all'evento e che ha offerto una consistente somma da devolvere a favore del Centro giovanile. L'appuntamento è per l'anno prossimo e "gatto o non gatto" con i dovuti scongiuri, Sant'Antonio avrà  il suo falò"come Dio comanda".

Enrico Girotti

 

 


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SIA L'uscita del calendario (Febbraio 2025)
Squadra Intervento Alpino

S.I.A. L’USCITA DEL CALENDARIO


Domenica 22 dicembre la Squadra ha effettuato l’oramai tradizionale uscita di dicembre al Rifugio Piazza di proprietà del Gruppo alpini “Monte Medale” della Sezione di Lecco, situato sulle pendici del Monte S. Martino (versante di Abbadia Lariana) in posizione estremamente panoramica sulla città e sul lago sottostante con una vista mozzafiato sul Corno Medale e su tutte le cime del lecchese. La salita non è per nulla impegnativa e questo ma questo appuntamento in prossimità del S. Natale viene mantenuto da oltre 30 anni e rappresenta una tradizione che intendiamo mantenere viva anche per onorare la memoria dei (purtroppo) tanti amici che nel corso degli anni non hanno più avuto la possibilità di condividere con noi questo momento. E appunto a questi amici, come sempre, è stato dedicato il primo momento , quello più raccolto quando, nella chiesetta trecentesca recentemente restaurata, abbiamo ricordato con la Preghiera dell’Alpino i soci “andati avanti” e quelli che per questioni anagrafiche o di salute non possono più partecipare. Successivamente i siamo sistemati nella saletta che ci era stata riservata e abbiamo dato inizio alla riunione con il consuntivo di quanto fatto nel corso dell’anno constatando purtroppo un calo di presenze alle uscite programmate derivante a mio parere anche dal fatto che tutti i soci della squadra hanno altri ed onerosi impegni associativi, basti pensare che oltre la metà dei presenti riveste anche la carica di Capogruppo con tutto quello che ciò richiede e che molte volte pone la forzata scelta e relativa decisione di quale impegno rispettare. L’auspicio naturalmente è quello dell’entrata di nuove leve, magari libere da inderogabili impegni di Gruppo e se poi l’età è più verde dell’attuale, beh allora il futuro è assicurato e d’altra parte non dovrebbe essere difficile trovare fra gli alpini chi ama la montagna.

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La doppia Naja (Febbraio 2025)
Gruppo

LA DOPPIA NAJA

Parlavo un giorno con un mio carissimo amico  residente nel Veneto, in un paese a ridosso delle verdi colline trevisane, per intenderci quelle  del prosecco,   e che prosecco, quando   ci si trovò casualmente a commentare  sui nostri emigranti all’estero, su quelli della doppia naja. Tengo a precisare che  il mio interlocutore è stato uno sten dell’artiglieria alpina per cui   il nostro dialogo ed intesa sono supportati  oltre all’amicizia,  anche dalla comune appartenenza all’associazione alpina. Detto ciò vengo al punto, quando  lui uscì con un’espressione " ma hai mai pensato  che anche tu e la tua famiglia avete provato l’esperienza della doppia naja?"  sul momento mi spiazzò con tale affermazione. Infatti, di primo acchito, tutti noi pensiamo che il termine “doppia naja”, nel linguaggio alpino, si riferisca esclusivamente ai nostri emigranti costretti a lasciare l’Italia per ogni parte del mondo. Fin qui tutti d’accordo ma riflettendoci un po’ di più credo che il mio amico non avesse tutti i torti. Salve le debite proporzioni, a “quei” tempi andare in America, Canada, Argentina, oltreoceano o nelle miniere del Belgio, nei campi in Francia ecc.  non era uno scherzo ma neanche per quanti  costretti a  lasciare il Veneto, il Friuli Venezia Giulia, l’Istria, ecc… Infatti il trasferirsi  nella bonifica delle paludi pontine del Lazio, nelle fabbriche del Piemonte e della  Lombardia  ecc.. non era un’impresa da poco, d’altra parte erano le ultime carte che potevano giocare: rimanevano sì in Italia ma con analoghe difficoltà di quanti si allontanavano oltremare.  Le realtà da affrontare per quella gente sono state semplicemente enormi a partire dalle distanze quasi insormontabili, andate senza ritorno, ai dialetti, all’adattarsi e ricominciare tutto daccapo in ambienti totalmente diversi e chi più ne ha più ne metta. A titolo di sfida potrei suggerire “provare per  credere.” Avevo circa 5 anni, siamo nel 1953, quando una ragazza di una fattoria presso di noi ( presso si fa per dire date le distanze tra una fattoria e l’altra )  partì per trasferirsi a Vigevano e sposare  il fidanzato  allontanatosi precedentemente in avanscoperta per lavoro  Al momento dei saluti, anzi meglio, degli addii, ricordo i vicini che fra le lacrime esclamavano " non ti vedremo più" Oggi  Rovigo-Vigevano “ che ce vò ”,  ma nella memoria  mi ritorna spesso quel commiato,  io ero un bambino, non capivo fino in fondo  quel momento,  quegli addii,  ma erano gli adulti che piangevano e ovviamente comprendevano più di me. Quel Vigevano così lontano e così misterioso.   Anno dopo anno molte famiglie, come la mia, partirono:  i motivi furono infiniti e fra i tanti anche la piena del Po che mise in ginocchio il Polesine.

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Verbale assemblea generale (Gennaio 2025)
Gruppo

Verbale Assemblea Generale

 

Con la presenza del presidente sezionale Fusar Imperatore e tre consiglieri sezionali (Ciresa, De Finis, Bignami) e 19 soci del gruppo ha inizio l'assemblea. Come da prassi dopo il saluto alla bandiera e il ricordo di quanti sono “andati avanti”, si procede all’approvazione del verbale dello scorso anno. Segue la relazione morale del Capogruppo. Significativo il passaggio riguardo la scadenza l'anno prossimo della convenzione con il Comune riguardante in particolare la concessione per l'utilizzo del terreno ove sorge la nostra sede e l'impegno per la sua rinegoziazione. Il duemilaventicinque rappresenterà inoltre un traguardo importante per il nostro Gruppo perché ricorrerà il settantesimo anno dalla sua fondazione. A riguardo vengono illustrate le manifestazioni in programma per festeggiare adeguatamente tale ricorrenza. Si passa alla lettura della relazione finanziaria con un bilancio che chiude  in pareggio. Quota associativa: si propone il mantenimento della quota dello scorso anno. Si procede alla votazione delle due relazioni e della decisione relativa alla quota associativa: il tutto viene approvato all’unanimità. Come da programma si passa al rinnovo di due consiglieri in scadenza. Risultano al termine di mandato Cestarolli e Parini, entrambi rieleggibili. Entrambi accettano la rielezione. Prende la parola il Presidente Sezionale che ricorda l'importanza del rinnovo della convenzione con il Comune ed esprime un plauso per l'esito della raccolta del banco alimentare che ha registrato un significativo incremento rispetto lo scorso anno: più trenta per cento. Si sofferma poi sul futuro associativo e sulle criticità derivanti dalla riduzione dei soci preannunciando l'intenzione di proporre l'integrazione in consiglio di membri "non alpini" ovvero che non abbiano necessariamente svolto il servizio nelle truppe alpine. Per favorire poi la partecipazione di nuovi soci esprime l'esigenza di allargare il coinvolgimento di comuni limitrofi e in tal senso apprezza l'intenzione di essere presenti alla prossima manifestazione di Nerviano dove parteciperemo con un nostro stand. Termina annunciando che si sta valutando di tenere il prossimo raduno sezionale nel mese di giugno al Monte Stella a Milano. L’Assemblea si chiude alle 22.50.

 

 

Enrico Girotti

 

 

 

 

 

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Gli alpini alla Festa della Colorina (Gennaio 2025)
Gruppo

 

Gli Alpini di San Vittore Olona alla festa della Colorina a Nerviano

Gli alpini del Gruppo di Sanvittore Olona in trasferta a Nerviano per la tradizionale festa della Madonna della Colorina. L'obiettivo era quello di testimoniare anche a Nerviano, in occasione della festa tradizionalmente molto sentita e partecipata dai nervianesi, lo spirito e lo scopo del nostro sodalizio, far conoscere le iniziative in  programma, "risvegliare" qualche alpino dormiente. Allo scopo è stato allestito un gazebo attorno al quale sono stati installati diversi striscioni (roll up) con l'illustrazione delle caratteristiche e delle peculiarità degli alpini, nonché la rievocazione della grande guerra. Erano inoltre a disposizione diverse copie del nostro notiziario L'Alpino e una scheda per raccogliere eventuali nuove adesioni. Nutrita la presenza di Alpini del Gruppo con qualche significativa partecipazione anche di Alpini nervianesi, per l'occasione ribattezzati "Alpin Quadar", che si sono dati il cambio per garantire una costante presenza alla manifestazione. Da segnalare inoltre la partecipazione di un bel numero di rappresentanti del Gruppo Cinofili, come noto associato al Gruppo Alpini di San Vittore Olona, che con i loro cani hanno fiutato l'occasione di una bella passerella che ha destato curiosità e interesse. L'iniziativa è stata nel complesso positiva anche se il tempo uggioso e coperto non ha favorito l'afflusso di molte persone. Il nostro gazebo è stato uno dei pochi che ha sfidato il freddo e anche per questo ha raccolto il plauso degli organizzatori che hanno rinnovato l'invito per altre occasioni. Efficace il rapporto con gli organi di informazione che ha consentito la citazione dell'iniziativa sulla stampa locale. Il commento di alcuni nervianesi è stato: "ci volevano proprio gli alpini alla festa della Colorina per rievocare i bei tempi passati quando c'era freddo e la scighera". Si, vabbè, però il freddo l'abbiamo patito noi! Pazienza, per gli Alpini questo ed altro! L'iniziativa è stata la prima in assoluto realizzata anche con lo scopo di  sperimentare nuove forme di comunicazione e capire se anche questo approccio può essere utile per farci conoscere ulteriormente e diffondere la cultura dell'alpinità in previsione dei festeggiamenti del settantesimo di fondazione.

 Enrico Girotti

P.s. Da diversi iscritti è pervenuta la richiesta di ulteriori notizie sull' Abbazia della Colorina. A riguardo vedremo di incentrare una delle nostre serate culturali su questo argomento.

 

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Una bella esperienza (Gennaio 2025)
Protezione Civile

UNA BELLA ESPERIENZA


E’ proprio vero che a volte le cose non organizzate o preparate in anticipo si rivelano essere le più riuscite come la bella esperienza vissuta martedì 17 dicembre al Liceo Artistico Statale “Lucio Fontana” di Arese. Ma procediamo per ordine, circa un mese prima vengo contattato dagli amici del Gruppo di Arese che mi illustrano un progetto che hanno in programma con gli studenti di quell’Istituto e che prevede la realizzazione, da parte loro, di due pannelli di rilevanti dimensioni che abbelliranno la loro sede sociale e che avranno come tema gli alpini, la loro epopea e quello che sono gli alpini di oggi con naturalmente l’appendice naturale dell’A.N.A. con la sua storia, le tradizioni, i valori e le finalità associative che fanno parte del nostro “essere degni delle glorie dei nostri Avi”. Un’altra opera richiesta agli studenti è la realizzazione di un grande cappello alpino che sarà l’invitato d’onore di uno spettacolo teatrale che verrà messo in scena il prossimo anno, ma per realizzare entrambe queste opera si è ritenuto necessario anche un incontro preventivo con insegnanti e alunni per spiegare loro chi erano, sono e rappresentano gli alpini perché, come abbiamo avuto modo di constatare, per tutti loro noi siamo una entità alquanto misteriosa con la quale si è venuti a contatto per la prima volta proprio in questa occasione. Su richiesta dell’amico Franco Dellupi e del Capogruppo di Arese Marco Maino ho accettato volentieri di improvvisarmi relatore della mattinata dedicata a questo incontro illustrativo e qui entra in scena l’improvvisazione in quanto per vari motivi sino al pomeriggio precedente non ho avuto occasione di contattare l’insegnante per poterci coordinare sull’intervento ed è così che la mattina stabilita, in compagnia di Marco e del Vecio Ettore (decano del Gruppo e della Sezione)  mi sono trovato a varcare le soglie di un Istituto dove gioventù e sorrisi ti riportano piacevolmente indietro nel tempo e ti fanno ben sperare nelle nuove generazioni. Siamo stati immediatamente accolti dall’insegnante, Prof.ssa Maria Cristina Bertuglia, che ha faticato non poco a sottrarci dall’interesse dei ragazzi che ci hanno circondato e subissato di domande arrivando addirittura a voler fare delle foto in nostra compagnia, ci auguriamo non ritenendoci soggetti in via di estinzione, scherzi a parte è stato veramente simpatica l’accoglienza riservataci dandoci modo di constatare la curiosità dimostrata ma soprattutto l’educazione e la cortesia dimostrata da tutti.

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Manifestazioni del 4 novembre (Dicembre 2024)
Gruppo

MANIFESTAZIONI DEL 4 NOVEMBRE

Quello di novembre appena passato è stato un mese veramente pieno di iniziative e manifestazioni che abbiamo potuto rispettare grazie alla collaborazione e alla presenza dei soci che si sono resi disponibili a far fare una bella figura al nostro Gruppo. All’interno del notiziario troviamo gli articoli dei collaboratori riguardo Nassiriya e la castagnata, io vorrei illustrare quello che è stato fatto in occasione delle cerimonie in occasione del 4 novembre che hanno avuto un prologo la settimana precedente la ricorrenza con un incontro “sperimentale” che abbiamo avuto con gli alunni delle 5° classi ai quali abbiamo spiegato in anticipo il significato del 4 novembre e ai quali abbiamo mostrato dei brevi filmati dell’Istituto LUCE che mostravano le condizioni di vita dei soldati e della popolazione nel periodo bellico, aiutati dall’esposizione di reperti dell’epoca dei quali abbiamo spiegato l’utilizzo. Questo incontro preventivo ha permesso agli alunni di arrivare alla ricorrenza preparati e di poter formulare domande attinenti a quanto spiegato in precedenza. Domenica 3 abbiamo partecipato in buon numero alla manifestazione ufficiale organizzata dall’Amministrazione Comunale che ha visto, dopo la celebrazione della S. Messa, l’Alzabandiera e la deposizione di una corona al Monumento ai Caduti seguita dal corteo che ha raggiunto il cimitero dove presso la Tomba ai Caduti sanvittoresi si sono tenuti i discorsi ufficiali con la partecipazione del Complesso Bandistico Sanvittorese. Terminata la cerimonia ufficiale ci siamo recati come sempre alla RSA per un intervallo musicale dedicato agli anziani ricoverati che hanno apprezzato la visita e con quest’ultimo impegno è terminata la cerimonia istituzionale. La mattina successiva, come oramai facciamo da 30 anni ogni 4 novembre, ci siamo recati nelle due scuole elementari del paese per dare modo ai bambini di commemorare con noi questa ricorrenza e come sempre non possiamo che dirci soddisfatti del risultato, infatti alle ore 9 ci siamo ritrovati presso la Scuola paritaria Comensoli dove, presenti il Sindaco Zerboni, il Luogotenente Lisciandro Comandante della Stazione dei Carabinieri e il Comandante della Polizia Locale Taeggi, abbiamo effettuato la cerimonia dell’Alzabandiera accompagnata dall’Inno di Mameli senza musica ma cantato con passione da tutti i presenti iniziando dai bimbi. Come sempre abbiamo poi avuto un incontro con gli alunni che come sempre ci hanno subissato di domande. Al termine, breve pausa caffè e poi di corsa alla Scuola Elementare “G: Carducci” dove alle 10,30, con schierati sul piazzale gli alunni delle 5° classi, abbiamo reso gli onori alla Bandiera cantando l’Inno Nazionale e successivamente abbiamo accompagnati gli studenti al vicino Cimitero dove, davanti alla Tomba dei Caduti, hanno letto dei pensieri e componimenti relativi alla ricorrenza. Successivamente, rientrati a scuola, ci siamo riuniti in aula video con le due classi e siamo stati per circa un’ora a disposizione dei ragazzi e delle domande che avevano preparato per l’occasione. Come sempre un ringraziamento ai soci che hanno voluto dedicare una mattina a questa importante iniziativa che rispetta quanto stabilito dal nostro Statuto riguardo il tramandare la memoria alle nuove generazioni e che certamente ogni anno riesce a donarci molto più di quanto noi diamo.

Franco

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Castagnata, disnarello e raccolta alimentare (Dicembre 2024)
Gruppo

        Castagnata, disnarello, raccolta alimentare

 

 

Cos' hanno in comune questi eventi apparentemente molto diversi? La castagnata è una ricorrenza annuale con la quale il Gruppo Alpini intende omaggiare con la propria disponibilità gli ospiti anziani della casa di riposo. Quest'anno ha riguardato la cottura di oltre cinque chili di marroni da parte di quattro Alpini e l'assistenza al personale infermieristico nella loro distribuzione agli ospiti della casa di riposo. Il disnarello e' un appuntamento mensile durante il quale il Gruppo Alpini offre con la propria disponibilità e impegno una serata di prelibatezze culinarie e un momento di aggregazione e di serenità alle persone che partecipano all'incontro. Quest'anno la mitica cassoeula degli alpini ha coinvolto a più riprese una decina di Alpini che hanno sfornato un consistente numero di razioni del gustoso piatto, riscuotendo un corale apprezzamento da parte dei commensali.  La raccolta alimentare è per il Gruppo Alpini l'occasione di prestare la propria disponibilità per la raccolta di generi alimentari e di prima necessita per i più bisognosi. Quest'anno, sfruttando la disponibilità di ben 15 Alpini che a turno si sono alternati agli ingressi di un supermercato della zona, sono stati raccolti una tonnellata e trecentoventisei chili di generi alimentari da destinare a persone bisognose con un incremento di oltre il trenta per cento rispetto all'anno precedente. Ecco allora la parola "chiave", il fil rouge che unisce questi eventi: DISPONIBILITA' verso gli altri! E' una cosa che ci caratterizza, che fa parte del DNA di noi Alpini, che ci contraddistingue, che ci fa apparire particolari e ci fa entrare nel cuore della gente. E allora alla casa di riposo danno per scontato che noi saremo presenti e gli ospiti ci aspettano con trepidazione, il disnarello è sold out per il prossimo anno, la raccolta alimentare registra ogni anno un record perché "doniamo perché ci siete voi Alpini". Sono tre occasioni insieme ad altre che consentono a noi Alpini di "sfogare" questo sentimento che ci portiamo dentro che se non liberato ci creerebbe un senso di inutilità e di frustrazione. E ci chiediamo come mai altri che hanno militato come noi nel Corpo delle Truppe Alpine, che naturalmente fa crescere questo istinto e voglia di dedizione, continuino a rimanere silenti e "dormienti". Una occasione di riscatto si presenterà il prossimo 8 dicembre quando per la prima volta gli Alpini saranno presenti con un loro gazebo alla tradizionale festa della Colorina a Nerviano.

 

Enrico Girotti

 

 

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Nassiriya (Dicembre 2024)
Gruppo

NASSIRIYA 12.11.2003

Un nome: una città capoluogo di una regione irachena, una data: il giorno in cui si verificò una strage causata da un attentato suicida da parte dei militanti di Al-Qaida contro la base Maestrale sede della missione italiana in Iraq provocando dopo lo scoppio  di un camion cisterna carico di esplosivo la successiva esplosione del deposito munizioni con la distruzione pressoché totale della base stessa. L’attentato provocò 28 morti :12 carabinieri, cinque soldati dell’esercito, due civili oltre ai 9 iracheni. Ho voluto ricordare sommariamente la storia di quel triste episodio che funestò la nostra Italia. Francamente non so quanti e quanto ricordino   i nostri concittadini, specialmente i più giovani , per cui l’invito delle rappresentanze comunali  nella persona del Sindaco ad intervenire  alla cerimonia del ricordo in onore di quei caduti è più che motivato e che va riassunto nell’ormai famosa frase : per non dimenticare. Alla manifestazione indetta per il giorno  12.11. u.s. c’eravamo anche noi Alpini, pochi in verità  ma purtroppo è d’obbligo dirlo e  scriverlo contavamo  la metà di tutti i presenti alla cerimonia. Ognuno può trarre le conclusioni che vuole:  rimane il fatto che l’assenza dei nostri ragazzi delle scuole,  assieme ai rappresentanti di varie associazioni e alla cittadinanza tutta  è un dato decisamente negativo: come logica conseguenza si   perderà  sempre più la memoria e  il significato    vero e profondo di quel discreto monumento eretto in onore dei nostri carabinieri vittime di quell’attentato e almeno in quel giorno onorato con un mazzo di fiori.

                                                                                 PIO

P.S.: per onestà di cronaca: assieme ai rappresentanti della Protezione Civile  voglio puntualizzare la presenza di un ex paracadutista  sempre presente in queste cerimonie.

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Dalla nostra P.C. (Novembre 2024)
Protezione Civile

DALLA NOSTRA P.C.

Giovedì 10 ottobre nella sede del nucleo di Protezione Civile sezionale abbiamo avuto il piacere di ospitare una settantina di allievi della Scuola Militare TEULIE’ di Milano accompagnati dai loro istruttori, docenti e dal Comandante della Scuola Col. Antonio Calligaris che hanno passato una intera mattinata con lo scopo di toccare con mano quale è la realtà della P.C. ed in particolare quella alpina.
​​Fondata a Milano nel 1802 sotto Napoleone Bonaparte, la Scuola Militare “Teulié”, nei suoi due secoli di storia, ha perseguito l’ambizioso progetto pedagogico di dare ai propri allievi una formazione globale, in cui i valori morali sono la base su cui si incardinano la preparazione culturale, fisica e caratteriale. Dalle sue aule sono usciti non solo comandanti valorosi, ma soprattutto uomini di cultura, politici, capitani d’industria, professionisti e diplomatici, alcuni dei quali sono entrati nella storia, accomunati da una visione della vita incentrata sul dovere e sull’onore. Quel dovere che in ogni occasione di emergenza dove sia richiesto l’intervento di personale qualificato ed autorizzato ad operare vede gli alpini in prima linea nel prestare soccorso a chi ne ha bisogno sempre comunque con lo spirito incentrato sull’impronta di tipo “militare” che nel rispetto delle gerarchie insegna innanzitutto ad anteporre il dovere ai diritti e ponendo il “noi” dinanzi all’io, cosa questa che ci accomuna a queste ragazze e ragazzi che hanno scelto di dedicare una parte importante della propria vita (fra i 15 e i 18 anni) vivendo un’esperienza certamente appagante ma che richiede serietà e sacrifici non indifferenti. Dopo i saluti di rito gli allievi sono stati divisi in tre gruppi che a turno hanno seguito l’introduzione sulla storia delle Truppe Alpine, un mini-seminario sulla Protezione Civile e recandosi infine nell’area della Colonna Mobile Regionale dove hanno potuto visionare i mezzi e le attrezzature utilizzate nelle emergenze accompagnati dal coordinatore Avietti che ne ha illustrato le caratteristiche in tempo reale in quanto il giovedì è normalmente il giorno dedicato alla manutenzione e riordino dei materiali, in questo caso quelli appena rientrati dall’emergenza in Emilia Romagna. Al termine riuniti ed inquadrati nei nostri locali il Col. Calligaris ha avuto parole di elogio per l’opera svolta dall’A.N.A. e ha rimarcato le molte affinità che uniscono la nostra Associazione all’Esercito di cui la Scuola è parte integrante e dell’importanza della scelta fatta da queste giovani leve che ci fanno ben sperare nel futuro, prima di ordinare il rompete le righe per un gradito spuntino.

Franco

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Il gruppo e... il gruppetto (Novembre 2024)
Gruppo

                               

Il Gruppo e.... il "gruppetto"

 

Il nostro Gruppo a fatica e fra alti e bassi funziona ancora bene e questo grazie al contributo di una parte degli associati, del Capogruppo e .... del "gruppetto". Sono meno delle dita di due mani ma quando si tratta di dare una mano sono sempre disponibili. Se la preparazione e la cucina del disnarello sono importanti per renderlo un momento di coesione e di "alimentazione" in tutti i sensi del Gruppo, se è garantita la manutenzione degli edifici della sede, se l'apertura della sede è assicurata sistematicamente due volte la settimana (uno dei pochi Gruppi), se la predisposizione e la diffusione di questo notiziario avviene ininterrottamente da tanti anni (unico fra tutti i Gruppi della Sezione e forse unico a livello ANA), se serate ed eventi sono un successo, se.... Tutto questo è dovuto sicuramente al contributo di una parte degli associati e in particolare del Capo, ma se non ci fosse quel "gruppetto"?. Si parla tanto di spirito alpino, di altruismo, di senso del dovere, di attaccamento ai valori tramandati da chi ci ha preceduto ma la materializzazione di tutto questo io credo lo si possa ritrovare in quel "gruppetto". Non si tratta di beatificare nessuno e credo che loro stessi non siano affatto inclini a farsi incensare. E' però un dato di fatto che se mancasse la spinta propulsiva, l'abnegazione e  l'esempio del "gruppetto", molte cose rimarrebbero non fatte, lentamente si vedrebbe un naturale declino delle attività, e poi a spirale ... Non c'è da aggiungere altro anche perché gli interessati non saranno d'accordo sul pubblicare queste poche righe. Però credo sia importante sottolineare quello che fanno e ringraziarli per la dedizione e lo spirito alpino con cui le svolgono.

 

Enrico Girotti

 

 

 

 

 

 

 

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Il mio cappello (Novembre 2024)
Gruppo

                                 

 

Il mio Cappello Alpino

 

Se c'è qualcosa che rappresenta al meglio il mio essere Alpino, qualcosa che sintetizza ed esprime compiutamente i valori propri di questo Corpo, questo è il mio Cappello Alpino. Il cappello alpino è un copricapo quando viene consegnato, un fedele compagno durante tutto il periodo militare, un simbolo dopo il congedo. Il mio è un cappello semplice: niente penne lunghe, niente spille o stemmi particolari. E'così come mi è stato dato e come l'ho portato durante tutto il periodo militare. Potrebbe essere indossato domani mattina per una qualsiasi attività operativa. Alla "pulizia" del cappello tengo molto. Il cappello alpino non è solo un copricapo di foggia strana . Non me ne vogliano gli appartenenti ad altri corpi militari, ma  nel cappello alpino sono concentrati più che in altri copricapi militari valori, amicizia, fatiche, sofferenze, soddisfazioni e l'orgoglio con cui lo si porta non è civetteria ma rispetto per tali valori e ricordi. Il cappello alpino non è solo un riconoscimento da usare nei raduni ma è un oggetto che crea simpatia, un prezioso lasciapassare che apre tutte le porte. L'avrete notato tutti, quando si incontra qualcuno si sente sovente l'augurio "evviva gli Alpini". Sono geloso del mio cappello alpino. Preferisco manipolarlo solo io con la scusa che altri non conoscono le precauzioni  per la sua giusta conservazione. Possono toccare tutto di me, ma non il cappello! E mi capita di indossarlo oltre che nelle manifestazioni ufficiali a volte anche in casa. Mi rilassa e mi sento meglio. Il mio poi è originale, o quasi. A dire il vero qualcosa di non originale c'è: la penna! Orrore! Ebbene si, la penna originale un po' bufferata dai campi estivi e invernali, quella che coccolavo come un figlio l'ho persa. Fatale è stata la distrazione di accettare un passaggio sotto un ombrello, ovviamente di nascosto dagli occhi di altri alpini, durante un temporale. Il mio cappello alpino porta bene i suoi cinquantacinque anni. Ha avuto bisogno solo recentemente di un breve ricovero per un intervento di restauro presso un cappellaio specializzato che ha sentenziato: tanto di cappello! Spero rimanga con me a lungo, più a lungo possibile e se proprio dovrò lasciarlo che mi accompagni nell'ultimo viaggio.

 

Enrico Girotti

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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Per non dimenticare (Ottobre 2024)
Squadra Intervento Alpino

PER NON DIMENTICARE

Il giorno 10 agosto, organizzato come sempre dagli alpini del Gruppo di Lanzada si è tenuta la commemorazione in ricordo degli alpini caduti un secolo fa. La cerimonia ricorda la tragedia dello Scerscen avvenuta tra l’1 e il 2 aprile 1917. In quel periodo erano numerosi gli alpini che erano di stanza nei rifugi sul gruppo del Bernina soprattutto al Marinelli. La loro presenza  aveva uno scopo duplice. Da un lato serviva per addestrare le truppe che dovevano combattere sui rilievi alpini. Dall’altro era fondamentale anche il controllo proprio di quelle cime sempre innevate, considerate dal comando generale italiano un punto strategico nell’ambito della guerra che si combatteva ad alta quota.  Una prima valanga - l’1 aprile - travolse i 28 alpini di stanza al Rifugio Musella. Per 8 di loro non ci fu scampo. Il giorno seguente, mentre stavano intervenendo per prestare soccorso, altri militari furono colpiti da una seconda valanga nel Vallone dello Scerscen E in quel caso le vittime furono 24. Come ogni anno alternativamente al Rifugio Marinelli e nel vallone nel punto denominato “Cimitero degli Alpini” a quota 2.370 viene reso onore alla memoria di questi giovani che hanno perso la loro vita fra quelle splendide ma severe montagne. Quella di quest’anno si è svolta nel vallone complice una giornata bellissima con cielo terso e sole che illuminava le cime innevate che circondano il cippo che riporta i nomi dei Caduti, nomi che sono stati letti, uno ad uno, all’inizio della cerimonia prima della S. Messa officiata da Don Simone alla presenza di numerosi gagliardetti e dai Vessilli delle Sezioni della Valtellina, di Alessandria, di Lecco e della Sezione Abruzzi accompagnato dal Consigliere nazionale Antonio Di Carlo che ha ricordato che ben 5 degli alpini caduti provenivano da quella lontana Regione. La nostra Sezione era presente con il gagliardetto del nostro Gruppo e da quello di Bollate da dove proveniva uno dei giovani, ma per tutti il ricordo e la riconoscenza per il loro sacrificio è stata la motivazione che ci ha spinto ancora a salire lassù onorando la frase scolpita nella Colonna mozza sull’Ortigara: “Per non dimenticare”

Franco 

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Ricordando Francesco (Ottobre 2024)
Squadra Intervento Alpino

RICORDANDO FRANCESCO


Sabato 7 settembre siamo saliti in vetta al monte Due Mani, una montagna appartenente alle Prealpi bergamasche posto a 1.666 mt. dalla cui sommità si gode una spettacolare vista sulla Valsassina, la Val Taleggio, il Resegone e il lago di Lecco che si protende verso la Valtellina e che in giornate limpide consente di spaziare sino alla pianura lombarda. Ma questa nostra escursione non aveva in fine paesaggistico bensì quello di onorare la memoria di un socio e grande amico quale era Francesco Figel, capogruppo degli alpini di Arconate, Consigliere sezionale, Direttore Didattico scolastico, socio della S.I.A. dall’inizio e grande amante della montagna, quella montagna sulla quale il giorno 10 febbraio 2002 ha purtroppo perso la vita proprio durante un’uscita addestrativa della Squadra. Successivamente è stata posta ai piedi della grande Croce di vetta una targa in ricordo di Francesco e la “visita” a questa targa, così come a quella in ricordo di Giorgio Mazzucchi, viene inserita ogni anno nel calendario delle uscite perché non vada persa la memoria dei nostri amici “andati Avanti”. Quindi anche quest’anno risalendo la tortuosa strada che conduce alla forcella di Olino sovrastante l’abitato di Morterone (il più piccolo Comune italiano) e lasciata l’auto, abbiamo iniziato la salita che, fra nuvole basse e branchi di camosci, ci ha condotto in vetta dove è situato anche un bivacco metallico negli ultimi tempi vittima purtroppo dell’ignoranza e maleducazione (per non dire idiozia) di certi vandali che si definiscono “alpinisti anarchici” che con l’ alpinismo non hanno nulla a che fare, ma che dimostrano unicamente di non amare la montagna danneggiando ed imbrattando la struttura con l’unico risultato di paventare addirittura lo smantellamento definitivo di una struttura creata per dare aiuto e riparo agli alpinisti in difficoltà.

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Un pomeriggio qualunque (Ottobre 2024)
Gruppo

UN POMERIGGIO QUALUNQUE

Scrivere un articolo o meglio quattro righe per il nostro notiziario non è cosi semplice come può sembrare  specialmente se non hai sottomano qualche argomento  di cronaca spicciola,  domenicale o meno, quale può essere una partecipazione alla festa di qualche sezione alpina, ad una serata in sede o in casa di altri gruppi con l’opportunità di ascoltare i nostri cori, le nostre canzoni, o qualche conferenza.  Tutto ciò, alla fine, significa  rimanere, anzi vivere,  la nostra  associazione dove  non manca certamente la materia prima. Quando invece ti ritrovi obbligato  in casa, pur tenendosi informato, allora il problema bussa alla porta e quindi per un articolo ti aggrappi a ricordi, o fantasie o  piuttosto a elucubrazioni mentali, le più svariate, rischiando di annoiare quanti  leggono il nostro  Penna Nera.  Arrivati a ‘sto punto, voglio, anzi più esattamente,  tento di  affrontare  il rischio sperando nella buona sorte e nella “clemenza della corte”, tranquilli niente di  trascendentale. Avevo bisogno d’assistenza tecnica  per un dispositivo che faceva le bizze per cui interpellai la ditta che subito mi mise in contato  con il tecnico reperibile. Quattro domande/risposte per inquadrare il problema e risposta finale: “ il tempo di arrivare”. Cosi fu. Dopo circa un’ora e mezza  squillò il campanello di casa,  abitando io nel legnanese seppi in seguito che il nostro amico arrivava dalla zona di Dalmine perciò più sollecito di cosi;  magari mi avrà mandato al diavolo (posso capire memore delle mie esperienze sanitarie riguardo il problema delle reperibilità specialmente notturne) ma se l’aveva fatto non si fece capire quindi tutto nella normalità e  cortesia. Risolto il problema rapidamente,  com’ è usanza, almeno credo, si offre il classico caffè o bibita a titolo di ringraziamento, insomma  cose di questo tipo.  Con il caldo infernale di quel giorno il nostro tecnico accettò di buon grado la classica bottiglietta da frigorifero e sembrava che la cosa finisse qui. Fu allora che aumentai la posta  esaltando  un liquore che lui doveva assaggiare,  subito si mostrò  restio, no, grazie , basta cosi. Alla fine capitolò con una frase,  ma sì dai, solo un goccio,  sono un’ ALPINO!  A  mia moglie, in quell’attimo in cucina ma che aveva sentito tutto venne spontaneo, hai sentito Pio. In realtà pensò  “ah, mò ghe sem"  e, con un pizzico di ironia, mentalmente si fecero le classiche domande:  dov’eri, che caserma, ecc..ecc. C’erano  i muli e via di questo passo, sempre la stessa storia.    Comunque, per rinforzare il miracolo dell’alpinità e come di dovere, risposi al tecnico “anch’io”.   Volevo far notare ai benevoli lettori, nel caso ce ne fosse qualcuno, che nella mia sala non c’è  nulla di alpino tipo il cappello, guidoncino, poster  ecc..ecc..  che  avesse potuto stuzzicare il nostro ”amico“ e quindi la sua affermazione fu più che spontanea. L’atmosfera del momento cambiò totalmente e subito   a cascata,  ma tu dove l’hai fatto la naja, il reparto, adunate,  ecc  con  domande  e risposte scontate da  ambo le parti come succede fra alpini anche se non si conoscono e si trovano  in coincidenze non certo programmate. Il tempo passò velocemente,  per finire  al nostro “amico” prima di congedarsi con un malizioso sorriso d’intesa,  gli venne spontaneo  "ma sì un ultimo goccetto ma proprio poco, devo guidare"  Ciao ALPINO.      

                                                                                  PIO

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Un Compleanno importante (Settembre 2024)
ANA

UN COMPLEANNO IMPORTANTE


L’8 luglio 1919 nasceva a Milano l’Associazione Nazionale Alpini con lo scopo di società di mutuo soccorso fra reduci della prima guerra mondiale che avevano servito la Patria col cappello alpino e che originariamente accoglieva i graduati che avevano militato nelle truppe di fanteria alpina. Col passare del tempo l’Associazione si è adeguata accogliendo tutti i militari alpini di ogni grado e di altre specialità come l’artiglieria (alpina) senza mai perdere la missione originaria dettata dalla solidarietà, ora rivolta a tutta la popolazione e a tutte le genti bisognose di aiuto come dimostra il costante impegno della nostra Protezione Civile sempre in prima linea nelle emergenze, diventando nel corso dell’ultimo secolo l’associazione d’arma più numerosa al mondo. Per ricordare la nascita del sodalizio e festeggiare questo nostro 105° compleanno domenica 7 luglio una delegazione di alpini di diversi Gruppi della Sezione si sono dati appuntamento in Galleria Vittorio Emanuele a Milano sotto la targa ricordo dell’evento nel posto dove fisicamente abbiamo avuto i nostri natali. Anche il nostro Gruppo era presente con una rappresentanza e ha partecipato alla breve ma sentita cerimonia fra l’ammirazione dei numerosi turisti presenti in galleria e successivamente abbiamo raggiunto gli amici del Gruppo di Castano Primo per partecipare alla festa che viene da loro organizzata ogni anno, un buon modo per concludere una bella giornata.

Franco

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Feste degli Alpini (Settembre 2024)
ANA

Feste degli Alpini


Il periodo agostano è quello nel quale nelle località di vacanze montane si susseguono le feste dei Gruppi Alpini. Sono manifestazioni molto sentite cui partecipa gran parte della popolazione, vicina tradizionalmente agli Alpini del paese. E' stato così anche quest'anno in Valsassina,  zona d'importante presenza alpina: in valle si contano sedici gruppi alpini, a volte due per comune, uno del capoluogo e uno della frazione che si fanno agguerrita concorrenza per organizzare la festa migliore! A queste manifestazioni si aggiungono occasioni di incontro e rievocazione storica che annualmente si tengono nelle diverse località. Quest'anno anche il nostro Gruppo è stato presente ad alcuni di questi incontri con il nostro gagliardetto, presenza molto gradita a suggello di un gemellaggio fra Gruppi Alpini di "monte " e di "valle". Oltre alle feste alpine siamo stati presenti all'annuale Messa in ricordo del Capitano Merlini, originario di queste parti e a lungo presidente ANA. A lui sono dedicati il rifugio Cazzaniga-Merlini ai piani di Artavaggio e il meno conosciuto bivacco Merlini a 2100 metri sulla cresta che porta in vetta al Grignone. Purtroppo questo rifugio, posto in una posizione strategica all'incrocio di impegnativi percorsi verso la famosa cima e curato dagli alpini di Pasturo, è da anni abbandonato e peggio ancora sprangato impedendo un sia pur minimo riparo in condizioni di maltempo. Questo è l'esito di una controversia innescata dalla proprietà che andrebbe a mio parere superata con l'intervento di autorità pubbliche in considerazione dell'importanza e strategicità del manufatto.

Enrico Girotti

 

 

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Alla targa Mazzucchi (Settembre 2024)
Squadra Intervento Alpino

ALLA TARGA MAZZUCCHI

E anche quest’anno i componenti della S.I.A. hanno mantenuto la tradizione di portare un omaggio floreale e un ricordo alla targa che commemora Giorgio Mazzucchi figlio di Franco, fondatore della squadra, da lui fortemente voluta nel lontano 1985 per onorare la memoria del suo bocia morto cadendo in un canalone il 23 aprile del 1982 a soli 26 anni mentre effettuava una scalata in Grigna. Franco Mazzucchi, scomparso nel novembre del 2008, ha sempre avuto a cuore la sicurezza in montagna e gli oramai pochi di noi della vecchia guardia lo ricordano sempre per primo sul posto dell’esercitazione mensile ad attendere i partecipanti armato di cartina, bussola e programma dettagliato della giornata e guai ad arrivare tardi!  Era comunque un uomo di gran cuore e sempre disponibile ed è per rispettare la promessa fattagli quando oramai non poteva più fisicamente essere con noi di non dimenticarci di questo appuntamento che domenica 25 agosto siamo saliti al Rifugio Rosalba in Grigna da dove, dopo una piccola sosta, abbiamo proseguito alla forcella punto di arrivo del “Sentiero Giorgio” (anche questo voluto da papà Franco) e da lì raggiungere il canalino dove è posta la targa ricordo e dove abbiamo posto un mazzetto di fiori di campo ed è stata recitata la Preghiera dell’Alpino prima di fare ritorno al rifugio per rifocillarci. All’uscita erano presenti le nuove leve della squadra che, ne siamo sicuri, continueranno a perpetrare questa tradizione con lo stesso spirito che da 40 anni ci porta lassù.

F.M.

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C'era una volta (Settembre 2024)
ANA

C’ERA UNA VOLTA …

Cominciavano così le famose storie /novelle che ci raccontavano specialmente i nonni, che ci incantavano   mentre eravamo seduti su  balle di paglia nel tepore della  stalla  con il ghiaccio sui vetri.   “Punzecchiato” da Enrico valente collaboratore  con molteplici  articoli  di svariato interesse sul nostro Penna Nera, pur essendo un po’ restio alla fine mi sono arreso. Ecco allora il mio “c’era una volta”.  Come si può   facilmente  intuire, il periodo del servizio militare non è fatto solo di marce, gavettoni, campi minati, ponti Bailey, tiri al poligono ecc., .ma pure di normalità, umanità e di situazioni a volte impensabili; vengo al punto: Bressanone ,  “ Vodice”, piccola caserma   sede della compagnia genio pionieri Tridentina con un totale  di 120/150 militari.  La più parte  proveniva dal ceto medio: muratori, contadini, falegnami, minatori ecc … cultura un po’ zoppicante  ( ricordiamo che si parla di  50 anni fa  ) però alcuni durante il servizio militare, sacrificando le libere uscite, riuscirono a “conquistare”  la licenza elementare ( BRAVI !). Arrivai  una sera di dicembre con un’eterna tradotta dopo il CAR a Mondovì:  il mio incarico era   aiutante di sanità, in sostanza infermiere. In caserma ero l’unico con questa mansione, non c’era degenza ma soltanto una piccola stanza chiamata infermeria, all’occorrenza si chiamava il tenente medico per i “ marca visita”,  per il resto l’attività sanitaria, pastiglie, iniezioni, pomate, ecc.. era in mano al sottoscritto  ligio alle direttive indicate dal medico sul registro. In realtà questo impegno mi lasciava del tempo libero per cui il sergente (firma) responsabile dell’ufficio maggiorità pensò bene di affidarmi qualche  lavoro d’ufficio più la gestione della posta: ogni giorno con il mio borsone passavo al Comando Brigata per ritirare la Corrispondenza della Compagnia e quella dei militari,  ovvia conseguenza venivo a conoscere oltre al nome del diretto interessato  anche quello dei mittenti, o meglio   delle mittenti. Ho ancora presente la visione di quando, verso mezzogiorno, rientrando in caserma   passavo davanti alla compagnia  schierata per il rancio. Dai volti dei militari per un attimo scompariva la fame ma dalle loro facce traspariva  la domanda:  c’è posta per me?  La mia attività di portalettere ma specialmente quella “sanitaria”, parola grossa, mi  obbligava all’estrema fiducia sulla quale facevano conto i miei commilitoni, fiducia che non ho mai tradito neppure per scherzo o con una banale battuta o allusione. Nello scorrere del tempo avvenne più di qualche volta la capatina di qualcuno mentre mi trovavo da solo nell’infermeria,  un discreto bussare ed una piccola richiesta d’aiuto di natura epistolare e fin a questo punto tutto tranquillo, finché un giorno   arrivò “ Lui”,  chiamiamolo cosi, a rendere la situazione alquanto difficile da parte mia e certamente  imbarazzante da parte sua.  Entrò, controllò se ero solo, ricontrollò la porta e girando e rigirando fra le mani la famosa “norvegese”, dopo un’ulteriore esitazione prese la sedia.   Ci siamo, pensai fra me stesso,  problemi urologici, scabbia o piattole, rossori vari di sospetta natura. Dato che ci si  conosceva cercai con tranquillità di aiutarlo e metterlo a suo agio e cosi capire con qualche domanda il suo problema, come si usa  fra  amici,  alla fine scoppiò  la fatidica bomba e, con una po’ di pudore e a monosillabi,  venne al punto. Il nostro “rude” alpino durante l’ultima licenza si era trasformato in un ardente fidanzato scatenando quanto represso  in caserma. Qui, lasciatemelo dire,   ci vorrebbe il  dialetto  per rendere più reale e più vivo  il momento che ambedue stavamo vivendo, il dialetto veneto quello più ruspante, non quello di   città,  fame un piaser, ti che te ga studià, che te si quasi un dotor (na parola)  spiegame  qualcossa dee done,  dee so robe,  parchè la me morosa,  la me morosa, la me morosa,  e lì si inchiodò! Porca miseria questo mi sviene.  Mi sono attaccato alla sedia invocando tutti i santi del calendario, supplicando un aiuto veloce anzi velocissimo per arrivare a sbrogliare questo casino.  Fortuna volle che ne trovassi uno libero che mi diede una mano. Probabilmente quelle quattro parole che riuscii a mettere insieme lo (Lui) tranquillizzarono almeno per il momento tanto da allontanarsi quasi scusandosi. Ovviamente i giorni a seguire,quando ci si incrociava, si trasformarono in un muto dialogo: ansiose domande e risposte visive  fatte  da monosillabi,  dai, spetta, sta tranquillo, succede. La natura l’è fatta alla so’ maniera, te vedarè.  Una sera, era molto tardi, ero già in branda: sentii che qualcuno mi toccava una spalla con una certa impazienza. Subito scattò in me l’infermiere:  mal di pancia, mal di denti, una colica,  niente di tutto ciò: era Lui che si era curvato su di me e quasi urlando sottovoce ( è difficile ma lui ce l’ha fatta) mi annunciò: varda che ghe se rivà e so robe. N’apoteosi.  Riuscii a calmarlo e, con le buone, a  cacciarlo in branda dove abbracciato il dio del sonno diede inizio ad un “notturno musicale” da giudizio universale.  Al mattino mentre di corsa scendevo le scale per l’alzabandiera mi sentii sulla spalla una manata anzi no una badilata,  mi voltai di scatto,  era Lui. Ci accomunò uno sguardo significativo accompagnato da un  respiro di sollievo: gli altri non sapevano il perché ma noi due  SI’!

                                                                                         PIO

                                          

 

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Ciao Vecio (Luglio 2024)
Gruppo

CIAO VECIO


Sabato 22 giugno eravamo veramente in tanti ad accompagnare nel suo ultimo viaggio il decano del nostro Gruppo Ampelio Frigo spentosi dopo una breve ma dolorosa malattia. Classe 1933 era nato in quel di Mossano, aveva militato nel 6° Rgt. Alpini ed appena trasferitosi a Canegrate si era iscritto al nostro Gruppo che allora si chiamava VALLE OLONA in compagnia di tanti suoi compaesani che come lui avevano lasciato il Veneto per approdare in una regione che offriva più opportunità lavorative e lì si era sposato con la sua Giovanna e formato una famiglia con Gabriella, e gli adorati nipoti Davide e Andrea. Come ho avuto modo di ricordare al termine della funzione religiosa, il ricordo che ho di Ampelio è quello di una persona sempre pacata, tranquilla, mai sopra le righe e che cercava sempre di sdrammatizzare anche le situazioni a volte complicate che si venivano a creare nel Gruppo e che quasi mezzo secolo fa per noi Bocia ha significato l’anello di congiunzione fra i Veci del Gruppo, reduci della guerra e i nuovi arrivati neo congedati. E’ sempre stato presente alle nostre iniziative e manifestazioni, dalla Cappelletta alla costruzione della Sede e ai momenti conviviali come l’ultima volta in sede a marzo quando abbiamo ricordato i nostri Soci “andati avanti” e anche quando ultimamente non poteva più guidare si faceva accompagnare dai nipoti per godere dei momenti insieme. Ci mancherai Ampelio, mancherai a noi e a chi non ha avuto la fortuna di conoscerti e ci piace pensarti nel Paradiso di Cantore con i vari Brunello, Bertacco, Della Foglia, Deu e tutti quelli che hanno fondato e portato avanti il nostro Gruppo e con loro, come cantiamo nella nostra più bella canzone, che il Signore ti conceda di andare per le Sue montagne.

Franco

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Anche questa è Protezione Civile (Luglio 2024)
Protezione Civile

 ANCHE QUESTA E’ PROTEZIONE CIVILE

Nei mesi di aprile, maggio e giugno alcuni volontari del Nucleo di Protezione Civile della nostra Sezione facenti parte del gruppo TLC (Telecomunicazione Radio) coordinati dal socio Salvatore Li Fonti hanno partecipato ad una serie di incontri presso il polo industriale della Azienda SYENSQO SOLVAY S.p.A. una azienda con 13.000 addetti nel mondo dei quali 1.150 sono presenti in Italia: il 26% è dedicato alla ricerca e nel sito di Bollate c’è uno dei centri strategici a livello globale dove si studiano materiali per la progettazione dell’industria dell’auto, delle batterie, dell’elettronica, dell’aerospazii e dell’oil & gas. E cosa c’entrano gli alpini con la SOLVAY vi chiederete?    Ebbene, l’azienda ci ha chiesto di organizzare degli incontri dedicati al personale preposto alla sicurezza e alle emergenze, preparazione questa che in una azienda di questo tipo riveste una importanza fondamentale ai fini della prevenzione e tutela non solo dei dipendenti, ma anche di tutte le abitazioni, insediamenti ed intera cittadinanza che gravita nell’area produttiva, per spiegare a questi dipendenti il corretto utilizzo delle apparecchiature radio che in caso di emergenza assumono un ruolo determinante nella comunicazione fra i vari addetti e le squadre di intervento. Sono state effettuate sei sessioni di incontro e il risultato è stato veramente soddisfacente per tutti, sia per chi ha saputo spiegare con semplicità il corretto utilizzo a un pubblico veramente interessato che ha dimostrato di apprezzare l’iniziativa tanto da avanzare la possibilità di partecipare insieme ai dipendenti alla esercitazione interna che si terrà a  settembre con lo scopo di testare le apparecchiature e la preparazione degli addetti. Penso che anche queste iniziative volte a prevenire eventuali emergenze e a preparare le persone ad affrontare situazioni di rischio facciano parte integrante della Protezione Civile ed il fatto che l’azienda per ringraziarci abbia deciso di acquistare e regalare al Gruppo TLC un certo numero di radio che potremo utilizzare nelle nostre emergenze sia un valore aggiunto e un gradito riconoscimento per quanto si fa durante tutto l’anno e non solo in occasione di calamità.

Franco Maggioni

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Le fughe (Luglio 2024)
ANA
   LE FUGHE

 

E chi non le ha fatte durante il servizio militare? Per i non addetti, per fuga si intende un allontanamento più o meno volontario dalla propria caserma per la morosa per la mamma per .. cambiare aria. Ed era una avventura in tutti i sensi. Veniva programmata nei dettagli o a volte era spontanea, improvvisata e secondo me erano le più emozionanti e belle da ricordare. Così mi sono ritrovato numerose volte a percorrere il tragitto Aosta, Nerviano, Aosta, più di trecento chilometri, dal pomeriggio alla sera dello stesso giorno. Avevo già la morosa e questo era indubbiamente uno sprone a tentare l’avventura ma era bello anche solo uscire dagli schemi, sfidare la sorte. Si perché la cosa non era autorizzata, era fatta rigidamente fuori dalle regole, altrimenti diventava una licenza normale. La fuga per essere tale doveva essere fatta rigorosamente in autostop. Ad eccezione infatti dei figli di papà che potevano permettersi un automezzo personale a disposizione, l’unica possibilità di rientrare in caserma nei tempi prestabiliti era di affidarsi alla disponibilità di automobilisti che percorrevano, magari a tratti, il tragitto prestabilito. Devo dire che la divisa militare (allora non era possibile uscire in borghese salvo correre ulteriori rischi) aiutava molto, ma soprattutto il cappello alpino erano dei segnali inequivocabili di richiesta di passaggio per cui non serviva neppure il classico dito alzato. Gli automobilisti si fermavano spontaneamente e a volte si disputavano il passeggero pur di scambiare quattro chiacchiere o semplicemente per fare un favore a un Alpino. E’ stata così anche quella volta che ho visto una berlina blu rallentare con la chiara intenzione, secondo me, di offrirmi un passaggio. Mi preparavo già ad un comodo viaggio verso Milano quando all’ultimo momento mi sono accorto che era l’automezzo di servizio della Scuola Militare Alpina dove prestavo servizio militare. Più precisamente era quello, con autista, utilizzato dal Generale Comandante la Scuola che tutti temevano per la risolutezza dei comportamenti e la severità delle decisioni. E quando si dice che la sfortuna non si presenta mai sola, a bordo c’era il famoso Generale che era tutt’altro che intenzionato a darmi un passaggio. Fuga era e fuga è stata. Il Generale sceso dall’automezzo in alta uniforme con medaglie e mostrine di tutti i colori e con tanto di sciabola, mi ha ordinato di fermarmi e di arrendermi. Io avevo già scavalcato il guard rail e me l’ero data a gambe non avendo nessuna intenzione di obbedire all’ordine. Non capita tutti i giorni di essere inseguito da un generale in alta uniforme e con la sciabola, per fortuna non ancora sguainata! Ma proprio l’”armamentario”mi ha aiutato: correre con una sciabola e con tutto l’ambaradan addosso ha sconsigliato l’alto ufficiale a proseguire nei suoi intenti: e poi dicono che le armi non servono! Considerando statisticamente poco probabile un incontro con un altro personaggio cosi ruvido ho proseguito il mio viaggio, pardon, la mia fuga. Alla sera era previsto il rientro e quindi dopo baci e abbracci eccomi al casello autostradale, in ritardo sulla mia “tabella di marcia” ma fiducioso in un passaggio veloce che me lo avrebbe fatto recuperare. Ma quando le giornate nascono storte! Non solo passavano in pochi ma quei pochi erano diretti da tutt’altra parte. Solo la carovana di un circo in trasferimento si è prestata alla bisogna. Non solo, ma l’unico posto disponibile era un sedile accanto alla gabbia dei leoni! Potevo sempre dire di aver passato una giornata “da leoni”ma purtroppo l’andatura lenta mi ha consentito di arrivare in caserma solo all’alba. La stanchezza mi ha impedito di saltare la recinzione come è buona norma in una fuga seria, così ho preferito consegnarmi all’Ufficiale di Picchetto con le mani alzate. “Ah, sei tu? Il Generale ha ordinato un rastrellamento, pardon, contrappelli multipli (verifica delle presenze) per scovare chi era quel sergente in fuga sull’autostrada”. Quando si dice che le giornate sfortunate sono sempre più di una! Tralascio tutto quello che è avvenuto dopo, perché facilmente intuibile. Per fortuna la fuga, di notizie in questo caso, aveva raggiunto il Cappellano militare con il quale stavo organizzando un coro alpino per l’accompagnamento delle funzioni religiose per cui la punizione è stata ridimensionata: come si dice, un obiettivo così importante …... val bene una Messa!

 

Enrico Girotti

 

 

 

 

 

 

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Vicenza: un Adunata da record (Giugno 2024)
ANA

VICENZA: UN’ADUNATA DA RECORD

Quella di Vicenza 2024 sarà ricordata come un’Adunata Nazionale da record con numeri che mai si erano visti partecipare a quella che è la più importante manifestazione associativa a titolo gratuito e a spese dei partecipanti e che, grazie alle condizioni meteorologiche favorevoli che ci hanno fatto dimenticare i tre giorni di diluvio di Udine, hanno spronato anche i più restii ad essere presenti. I crudi numeri possono comunque dare l’idea: nelle tre giornate di festa ben 500.000 persone sono state presenti sul territorio, ben 100.000 hanno partecipato attivamente alla sfilata durata ben 13 ore e terminata dopo le 22, i visitatori alla Cittadella degli Alpini sono stati 278.000, mentre le esibizioni di cori e fanfare sono state 130, nei parcheggi dedicati ai pullman sono stati accolti 364 mezzi e migliaia di alpini hanno trovato alloggio nelle 1.123 piazzole allestite dall’organizzazione, mentre 1.700 donne e uomini volontari sono stati coinvolti nell’assistenza ed organizzazione. Anche per la nostra Sezione i numeri sono stati imponenti: fra Soci, Amici, Cori, Fanfare, Consiglieri, Sindaci che hanno voluto dimostrarci la loro vicinanza sfilando con noi, volontari della P.C. e del SOS, ben 700 persone hanno rappresentato Milano in questa kermesse che ha prodotto oltre 100 milioni di euro come indotto sul territorio, impatto superiore a ogni finale di Champions League con un beneficio a tutte le attività commerciali e ricettive dell’intera provincia. Ma a monte di tutti questi, seppur impressionanti numeri, come sempre l’Adunata è stata l’occasione per incontrare nuovi e vecchi amici che magari non si vedevano da anni e che provocavano una intensa emozione nel vedere gli occhi luccicanti nel ritrovarsi con i capelli più radi e certamente imbiancati, ma con lo stesso spirito cameratesco che ha accompagnato l’esperienza della naia, quella naia che a dispetto di chi l’ha considerata una perdita di tempo “rubato” dallo Stato, ha costituito una scuola di vita per tutti noi insegnandoci il senso dell’obbedienza, il rispetto delle regole e il fatto che prima dei diritti ci sono i DOVERI, oltre naturalmente a costruire amicizie e rapporti che sfidano i decenni. La cronaca di queste indimenticabili giornate ognuno di noi la può trovare sugli organi di stampa, comprese le polemiche pretestuose e strumentalizzate, naturalmente espresse in ANTICIPO, riguardo l’invasione della città da parte dei barbari, che come sempre hanno lavorato tutta la notte di domenica per lasciare il lunedì mattina una città molto più pulita ed ordinata di come era stata trovata a dispetto di altre manifestazioni tollerate che lasciano strascichi di devastazione e incidenti, ma anche questo ci sta, non è di questa marmaglia che ci dobbiamo interessare, quanto delle migliaia di vicentini che per ore ci hanno visto sfilare ringraziandoci per quanto abbiamo fatto e continueremo a fare per la nostra bella Italia con il nostro esempio ed impegno. In ultimo vorrei ringraziare l’amico Oddone per l’ospitalità dimostrata nell’accoglierci in casa sua e gli amici del Gruppo di Ceriano Laghetto per le serate e relative cene passate in compagnia e che dire ancora se non arrivederci a Biella 2025.

Franco

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26 aprile: giorno della Liberazione (Giugno 2024)
Gruppo

26 aprile: giorno della liberazione

No, non ho sbagliato data: intendevo proprio il 26 quando finalmente sono finite le polemiche, i cortei, le manifestazioni di una ricorrenza che dovrebbe unire TUTTI gli italiani nel ricordo di una data che ha segnato una svolta epocale nella storia della nostra Nazione così come succede in tutti i paesi civili e democratici e che dovrebbe provocare in queste occasioni un sentimento di fratellanza ed unità, indipendentemente dal credo politico, riconoscendosi sotto l’unico simbolo dell’unità di un Popolo: la Bandiera Nazionale. Non voglio entrare nel merito di quanto successo nelle piazze di alcune importanti città italiane, ma onestamente pensavo che nella nostra piccola realtà di paese fossimo al riparo da ogni strumentalizzazione, tanto da farmi dire all’inizio delle cerimonie indette, a chi manifestava preoccupazioni, che da noi non era mai successo nulla di simile, ma mi sono dovuto ricredere. Ma andiamo con ordine, alle ore 9,30 come da programma in via Libertà una piccola delegazione composta dal Sindaco, dal Comandante della Polizia Locale e dal Maresciallo dei Carabinieri con tre nostri soci ha reso omaggio alla targa ricordo di Gaspare Calini  ucciso proprio alla vigilia della liberazione e successivamente abbiamo raggiunto la piazza del Comune per l’inizio ufficiale della manifestazione che quest’anno è stata particolarmente seguita da un buon numero di persone e soprattutto valorizzata dalla presenza degli studenti delle scuole accompagnati dalle loro insegnanti. Dopo l’Alzabandiera e la deposizione di una corona d’alloro al Monumento ai Caduti ha avuto inizio il corteo che ha sfilato per le vie cittadine raggiungendo ed onorando le targhe a ricordo dell’uccisione di Natale Pessina in Corso Sempione e dei partigiani Bruzzi e Bozzi ricordati dalla Vicesindaca di Corsico, concittadina di Bozzi, quindi il corteo ha raggiunto il Cimitero sostando sul percorso al cippo che ricorda Silvio Giorgetti anch’egli ucciso, come gli altri Caduti, proprio il 25 aprile del 1945 ed è proprio qui, al Camposanto davanti alle tombe dei Sanvittoresi Caduti che, dopo la benedizione del sacerdote e la lettura della Preghiera dei Combattenti e Reduci letta dal sottoscritto, ha preso la parola la rappresentante  di una associazione che ha iniziato un discorso sfacciatamente politico o per meglio dire partitico che nulla aveva a che fare con la ricorrenza e che a un certo punto mi ha spinto a togliermi il Cappello e ad abbandonare la postazione sopraelevata delle autorità e raggiungere i miei alpini dove l’aria era certamente più respirabile, gesto questo notato da tutti e che ha addirittura spinto la Sindaca Daniela Rossi ad interrompere quell’intervento riportando la cerimonia nel giusto contesto. Se tutti noi alpini presenti non abbiamo tolto il nostro Cappello e ritirato il nostro Gagliardetto (come tra l’altro era stato comunque preventivamente comunicato alle autorità) è stato solo per rispetto verso le tombe di quei ragazzi sanvittoresi morti e dei giovani studenti presenti che non meritavano certamente di vedere stravolta una manifestazione alla quale avevano deciso di partecipare malgrado la giornata festiva, ritengo comunque che non sia corretto ne’ giusto approfittare di una manifestazione organizzata e PAGATA da un Comune, quindi da tutti i cittadini, per fare propaganda elettorale o di partito, se qualcuno vuole sentire un comizio, vi partecipa sapendo cosa va a sentire, altrimenti si rischia, come noi, di venire associati con i nostri simboli quali Cappello e Gagliardetto a chi propugna arbitrariamente le proprie idee e gli Alpini a questo gioco non si sono mai prestati ne’ lo faranno mai. Auguriamoci che quanto successo venga ricordato come primo ed unico caso e ci serva da lezione per il futuro e ad essere meno fiduciosi nella “buonafede” altrui.

Franco Maggioni

 

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Uscita SIA (Giugno 2024)
Squadra Intervento Alpino

 

USCITA S.I.A.

Domenica 21 aprile alcuni componenti della S.I.A. hanno effettuato la prevista uscita addestrativa nella località di Baveno e precisamente sulla Ferrata dei PICASASS inaugurata nel 2016 dalla Sezione CAI di Baveno e il cui nome è stato scelto in onore e ricordo di tutte quelle persone, i “picasass” (scalpellini) appunto che fin dall’800 hanno lavorato all’estrazione e alla lavorazione del famoso granito di quelle cave utilizzato per la realizzazione dei più importanti monumenti, primo fra tutti il Duomo di Milano. Arrivati all’attacco dopo meno di un’ora dalla partenza dal posteggio delle auto, è iniziata la “vestizione” utilizzando i dispositivi obbligatori di sicurezza, casco, imbrago, set da ferrata, il tutto naturalmente omologato per ottemperare alle disposizioni stabilite dal Soccorso Alpino e che dovrebbero essere da tutti osservate, infatti abbiamo dato una controllata a due ragazzi in procinto di salire, uno dei quali utilizzava una imbragatura dell’anteguerra chiaramente non idonea all’uso che ne stava facendo e priva di dissipatore in caso di caduta e consigliandogli di provvedere al più presto alla sostituzione anche perché in caso di intervento del Soccorso, se si riscontrano attrezzature non certificate, si deve pagare di tasca propria le spese relative, oltre al rischio di mettere in pericolo la propria vita per poche decine di euro. Ma finalmente si parte e per un’ora e mezza ci godiamo l’arrampicata, sempre in sicurezza, sulla parete attrezzata e concedendoci spesso la splendida vista del Lago Maggiore, del Golfo di Verbania e delle Isole Borromee sotto di noi, nonché delle cime montane ancora ricoperte di neve che fanno d corollario alle valli e ai laghi e godendo di una giornata ideale per questo tipo di attività con una temperatura gradevole. Come ho detto il percorso è veramente ben studiato ed attrezzato, con molti cambi “volanti”  ma senza eccessive difficoltà se si tolgono due passaggi alquanto tecnici, quali una cengia strapiombante con un terrazzino che “butta fuori” completamente esposto nel vuoto e il ponte tibetano di quelli lunghi monofilo per i piedi da fare quindi in laterale posto appena prima dell’arrivo sulla vetta del Monte Camoscio che segna il termine della ferrata vera e propria e si congiunge con il sentiero normale che sale da valle. Naturalmente non poteva mancare la foto di gruppo per ricordare la bella giornata con sullo sfondo addirittura lo skilab di Milano con le sue torri e grattacieli visibili chiaramente e, dopo esserci tolta l’attrezzatura dell’arrampicata ci siamo concessi il “rancio” e come sempre anche un semplice panino in quell’ambiente e in compagnia diventa un pasto completo dividendosi quanto portato nello zaino. Dopo aver pranzato decidiamo di non scendere subito dal sentiero più breve ma di fare un giro più lungo passando dal Monte Crocino e dall’Alpe Vedabia  non prima di esserci fermati al vicino rifugio “Papà Amilcare” di proprietà degli alpini del Gruppo di Baveno dove abbiamo fatto la conoscenza del Capogruppo intento alla sistemazione in vista di una prossima festa in quota e constatando purtroppo che la riduzione del numero e la scarsa partecipazione dei soci sono un problema associativo comune. Ripresa la marcia e completato il giro che ci eravamo prefissi, in meno di un paio d’ore siamo ritornati al posteggio dove, dopo i saluti e l’arrivederci alla prossima uscita siamo rientrati a casa soddisfatti per una bella e gratificante giornata che ha contribuito a rafforzare l’amicizia che ci lega e che fa da collante ad ogni nostra iniziativa.                                                                       Franco

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