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Pizza ad Auschwitz (Marzo 2018)
Postato il di morang
PIZZA ad AUSCHWITZ
… tale era il titolo della locandina espostadall’Ass. ne culturale“LA ZUPPIERA” di San Vittore Olona che già ringrazio fin d’ora, invitando la comunità ad una serataindetta al fine di … “non dimenticare”. Scontato l’argomento, quel “Pizza”mi incuriosì per cui il giorno 25 u.s. andai: peccatoche il brutto tempo abbia penalizzatal’affluenza dei partecipanti … mettiamolacosì… Aprì l’incontro l’Avv.toGiuseppe Bravin presentando a grandi linee l’argomentoe il conduttore della serata nella persona del Prof. Gigi Marcon: in programma il film-documento di Moshe Zimmerman cheriguardava il viaggio di un sopravissuto dai campi di sterminio. Per sommi capi: il film segue Danny Chanoch nel viaggio più importante della sua vita quello che porta i suoi figli Sagi e Mira da Israele passando per la Lituania, terra d’origine, al suo Olocausto. Imprigionato aDachau fu poi spostato ad Auschwitz e qui restò fino alla sua evacuazione quando dopo la marcia della morte fu trasferito a Mauthausen dove arrivò la liberazione. Queste informazioni le ho attinte oltreal dibattito seguito alla proiezione anche dal curiosare in internet nei giorni seguenti.
Ogni serata culturale come questa dovrebbe stimolare la voglia di approfondirnel’argomento: diciamo che in effetti è quanto mi è successo. Già dall’inizio del filmato non capivo il perché del costantesorriso a prima vista strano ed incomprensibile del protagonista che qualcuno più addentro di me nella psicologia ha definito al limite dell’ironico per non dire sarcastico. Con il dibattito e la spiegazione del conduttore dopo la proiezione più la lettura da internet credo di avere“quasi“ compreso cosa il regista abbia voluto comunicare ai spettatori. Per Danny Hannocscherzare, ridere perfino in maniera “irritante” è diventato l’unico modo per affrontare il passato: egli combatte i fantasmi di quel periodo terrificante della sua vita riuscendo in questo modo ad affrontarli E’ ovvio come io non possa essere esaustivo in queste quattro righe redatte a titolo informativo che rimangono soltanto un invitoper chi non ha potuto presenziare alla serata e dare una sbirciatina a quanto internet o a chi per esso può informare… giusto per non dimenticare… Ritornando al film: il sogno “rivincita” del nostro protagonista era quello di trascorrere una notte nel campo di concentramento assieme ai suoi figli, sogno che è riuscito a realizzare dopo un “rabbioso” contrasto con il personale del campo. Cosa che ha dell’irreale è stato vederlo sdraiato sul tavolaccio a castello mentre con il telefonino in una mano e un trancio di pizza nell’altra godeva della sua VITTORIA: lui sopravissuto alla prigionia, alle terribili sofferenze a cui era stato sottoposto senza il minimo spiraglio di fine se non quello della morte. Aveva vinto i suoi carnefici e con quel gesto così “irrazionale” gridava al mondo la sua “vendetta” sui persecutori di allora. Vidi in un filmatotrasmesso pochi giorni addietro da Rai Storia un qualcosa di avvicinabile a un comportamento simile: medesima rivalsa di un altro ex deportato francese d’origine ebrea a cui era stato chiesto se dopo tanta barbarie avesse il bisogno di vendicarsi. Egli rispose che si sentiva vendicato, ripagatoper il fatto diessere ancora vivo, di aver vinto cosi i suoi carnefici e ancor più quando vide l’aviazione israeliana sorvolare il campo di sterminio di Auschwitz. Ora ci si può chiedere, domandarsi di tutto e di più sull’argomento: rimane il fatto che la storia ha insegnato ancora poco o per lo meno viene ignorata se ci si domanda da dove traggano origini un po’ dappertutto questi nuovi focolai di antisemitismo, neo-nazismo verniciati più o meno velatamente da teorie che hanno dell’incomprensibile, perfino del ridicolo. Ho avuto l’opportunitàdi visitare Auschwitz e Mauthausen: in quei momenti, in quei posti, tutti ci chiedevamo anche in silenzio, il perché allora l’uomo sia arrivato a tanto, come abbia fatto … e oggi?