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Da Lassł (Maggio 2009)
Postato il di morang

Squadra Intervento Alpino

DA LASSU’

 

Domenica 6 aprile, accantonata la prospettiva dell’ultima sciata di stagione a causa delle previsioni meteo non certo incoraggianti (poi puntualmente smentite !), tanto per non restare a poltrire a letto, e spinto dalla costante voglia di mio figlio Andrea di dedicarsi al volontariato con l’accompagnamento degli anziani (cioè io) in montagna, decidiamo di effettuare un’escursione sul versante Ovest della Valassina, zona che non avevo ancora “esplorato”.



Arrivati al valico della Colma, sopra l’abitato di Sormano, decidiamo di cambiare il programma originale che ci vedeva salire al Palanzone e, lasciato un avviso sul cruscotto con il cambio di destinazione, decidiamo di salire sul Monte S. Primo una cima di 1682 mt. considerata la cima più elevata del triangolo lariano da dove la vista spazia a 360° su tutte le vette e con ai piedi lo scenario del lago di Como.

Iniziamo a salire attraverso boschi e pascoli e dopo poco inizia a fare capolino la neve, dapprima a chiazze e successivamente in forma costante alla quale si aggiunge lo spessore del manto che in alcuni punti rende veramente impegnativo il procedere.

Ed è durante la salita che incrociamo una comitiva alla quale ci accodiamo scambiando due parole sul tempo e scoprendo che fanno parte del CAI di Inveruno (e confesso che in quel momento ho avuto una sensazione che poi si sarebbe rivelata esatta).

Arriviamo finalmente in vetta e devo ammettere che lo spettacolo è veramente suggestivo, il panorama ripaga della fatica della salita e, malgrado la foschia, riconosciamo le montagne che ci circondano.

Con Andrea mi riparo dietro la stazione radio per evitare l’aria gelida e consumare uno spuntino quando sento che gli amici del CAI si radunano davanti alla Croce che emerge dalla neve per intonare un canto.

Naturalmente lascio il panino e mi unisco al coro che intona il “Signore delle Cime”, esibizione che nonostante le “qualità” corali dei presenti non potrebbe avere uno scenario migliore di questo, anche perché in questi momenti ognuno di noi dedica la preghiera a chi ha conosciuto ed è “andato avanti”.

Immaginate quindi il mio stupore (ma forse me lo aspettavo) quando, al termine, uno dei coristi conclude con un “Ciao ……., ciao Figel” ed è quindi giocoforza presentarmi, così che subito la conoscenza si tramuta in fraternità nel ricordo di un comune amico che su quelle montagne ha camminato con noi.

Addirittura uno dei nuovi amici mi dice di essere a sua volta un alpino un tempo iscritto al Gruppo di Arconate ed è una continua girandola di strette di mano e foto ricordo per fermare un momento che rimarrà nel cuore di ognuno di noi.

Dopo il commiato, dal momento che il gruppo scende da un versante diverso dal nostro, torno allo zaino ed è passandoci vicino e lanciandoci l’ultimo saluto che l’alpino mi dice: “Evidentemente da lassù Francesco ha voluto che ci incontrassimo qui” e io voglio credere che sia andata proprio così.

Concludo con due parole dedicate ad Alda, la moglie di Francesco che legge sempre il nostro giornalino:

“ Se mai ce ne fosse bisogno, puoi dire ai tuoi figli che la memoria del loro papà rimane viva anche dopo tanti anni nel cuore di chi lo ha conosciuto e gli ha voluto bene apprezzandolo come uomo e alpino e che l’importanza di una persona, il bene fatto, lo si denota dal ricordo che lascia dietro di se”.

 

Franco Maggioni


 
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