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Sul Pasubio con gli Alpini (Ottobre 2019)
Postato il di morang

Squadra Intervento Alpino

SUL PASUBIO CON GLI ALPINI

e 17 splendidi ragazzi e ragazze della 5° classe Liceo Scientifico dell’Istituto Machiavelli di Pioltello che per due giorni, venerdì 20 e sabato 21 settembre, hanno condiviso con noi l’esperienza didattica percorrendo la strada delle 52 Gallerie del Pasubio e visitando i luoghi che hanno visto l’epopea degli Alpini e dei Fanti contrapposti alle armate Austro-Ungariche nel corso della Grande Guerra. L’esperienza è stata resa possibile dalla collaborazione tra gli alpini del Gruppo di Melzo e della S.I.A. e le insegnanti dell’Istituto, le Professoresse Paola Guidotti e Morena Cicolin, vere macchine da guerra che hanno saputo instaurare con gli studenti un rapporto speciale ben rappresentato dall’affetto che i ragazzi hanno dimostrato nei loro confronti. E così, come da programma, puntualmente alle ore 6 di venerdì la partenza da Pioltello e, dopo una breve sosta per colazione in autostrada, eccoci arrivare a Passo Xomo dove, scesi dal pullman troppo grande per salire la tortuosa strada, ci trasferiamo su due pulmini pressi a noleggio che in breve ci portano a Bocchetta di Campiglia da dove inizia l’escursione dopo averci divisi in due gruppi per meglio seguire le spiegazioni storiche che gli alpini incaricati dovevano fornire.



E a questo proposito bisogna ammettere che la scelta di effettuare l’escursione nelle giornate di venerdì e sabato si è rivelata vincente in quanto sia sul percorso delle gallerie, che in seguito al rifugio eravamo praticamente solo noi. Inizia quindi la salita lungo questo manufatto storico che è l’emblema dell’abnegazione dei nostri fratelli di un secolo fa nato da una intuizione del Capitano Leopoldo Motti, che non la vide mai terminata in quanto cadde il 29 settembre dello stesso anno e progettata ed eseguita dal Ten. Ing. Giuseppe Zappa; in soli 10 mesi venne realizzato un percorso di oltre 6 chilometri dei quali un terzo in galleria, allo scopo di poter approvvigionare le truppe in quota con qualsiasi tempo evitando la strada degli Scarubbi troppo esposta al fuoco nemico e che, superando un dislivello di oltre 800 metri, giunge sino alle Porte del Pasubio ove è posto il Rifugio Achille Papa e dove in tempo di guerra esisteva una cittadella militare da cui dipendevano gli avamposti in quota. Mentre si procedeva nelle gallerie, alcune anche su tratti ripidi ed avviluppate su se stesse come la n. 20 che supera un notevole dislivello all’interno di un ripido torrione, veniva spiegato ai ragazzi la storia della realizzazione, delle difficoltà incontrate e delle soluzioni adottate per giungere a compimento nei tempi stabiliti mentre, complice un tempo atmosferico favorevole assai raro in quella zona, restavamo ammirati di fronte al panorama che, uscendo dalle gallerie, si apriva ai nostri occhi consentendo allo sguardo di spaziare sulle vallate sottostanti. Particolare interesse suscitava il fatto che con i materiali disponibili all’epoca, il lavoro in quota poteva contare sula fornitura di energia elettrica, di condotte di acqua potabile ed un sistema di aria compressa provenienti dalla località di Malga Busi con oltre 1.000 metri di dislivello, nonché il fatto che in quelle gallerie ci vivessero oltre 500 persone durante tutto il periodo del conflitto utilizzando anche dei baraccamenti abbarbicati sulle rocce a strapiombo sulla sottostante Val Camossara. A metà pomeriggio abbiamo raggiunto il Rifugio Papa dove ci siamo sistemati nelle camerate messeci a disposizione ed in attesa della cena, complice la provvidenziale scarsa ricezione dei cellulari, i ragazzi si sono divertiti col vecchio gioco delle carte e noi veci lì a constatare con soddisfazione che la già evidente amicizia tra di loro veniva ulteriormente cementata. La cena, momento conviviale che abbiamo cercato (ci siamo riusciti ??) di rallegrare con i nostri canti ha preceduto l’ora della messa in branda che ha visto gli alpini cimentarsi nella gara di taglio legna notturno, mentre i ragazzi hanno protratto di un altro po’ l’ora del sonno. Al mattino tutti a gara per immortalare un’alba stupenda sulle vette circostanti che presagiva una rara e stupenda giornata, cosa che si è puntualmente avverata per la nostra gioia e, dopo una abbondante colazione, eccoci in perfetto orario sulla tabella di marcia entrare nella Zona Sacra e raggiungere l’Arco Romano, Monumento dove sorgeva il Cimitero della Brigata Liguria e dove campeggia la scritta “Di qui non si passa” e qui si è svolto il momento forse più toccante e significativo della due giorni con gli alpini e gli studenti schierati, la deposizione di una corona di alloro portata sin li da un volonteroso studente, la recita della Preghiera dell’Alpino dedicata ai Caduti di entrambe le parti e il Signore delle Cime cantato dai presenti. A seguire, due ragazze hanno letto a turno i nomi dei Caduti, poco più che loro coetanei, incisi alla base del monumento ed è stato toccante vedere al termine della cerimonia, una di queste giovani andare ad abbracciare, con gli occhi lucidi, la sua Professoressa ringraziandola per questa esperienza che l’aveva commossa toccandola profondamente, questo gesto da solo ha giustificato tutto l’impegno profuso per organizzare questa due giorni e premiato la caparbietà delle insegnanti nel credere in questa iniziativa trasmettendo alle ragazze e ai ragazzi qualcosa che certamente rimarrà nei loro cuori. Successivamente abbiamo percorso la Sella Damaggio che ci ha condotto ai piedi del Dente Italiano dalla cui sommità abbiamo potuto constatare come la distanza dal Dente Austriaco posto di fronte fosse veramente irrisoria, circa 50 metri soltanto, e vedendo con i nostri occhi quanto spiegato durante la salita riguardo la guerra di mine che si combatté sino a solo due mesi prima della fine del conflitto, che contò alla fine una decina di grandi esplosioni e che terminò con l’ultima (austriaca) quella del 13 marzo 1918 che richiese l’utilizzo di 50 tonnellate di esplosivo posto sotto il Dente Italiano arrivando a modificarne per sempre la fisionomia, facendo crollare tutte le gallerie di mina allora esistenti e rendendo inutile ogni altro tentativo in tal senso. Ancora oggi si cammina tra i crateri delle bombe e capita ancora di ritrovare manufatti e resti sia delle esplosioni che, in alcuni casi purtroppo, umani che vengono riposti in un apposito contenitore posto nelle adiacenze dell’Arco Romano e successivamente tumulati, basti pensare che, malgrado le stime riduttive dei comunicati ufficiali che tendevano a sdrammatizzare e ridurre le perdite, tra settembre e ottobre del 1916 in soli 11 giorni di combattimenti sul fronte perirono circa 8.000 uomini o, per meglio dire, ragazzi che non hanno mai avuto un futuro. Scesi dal Dente Italiano abbiamo raggiunto Cima Palon che, con i suoi 2.239 mt, è il punto più elevato del Gruppo del Pasubio, rimasto sempre in mano italiana sino alla fine del conflitto, e dalla sommità della vetta abbiamo potuto ammirare un panorama grandioso che spaziava dall’Adamello al mare, una cosa stupenda e per terminare, come ultima chicca, il ritorno è stato fatto percorrendo con le pile frontali la galleria sotterranea Papa che si sviluppa all’interno del Monte e lo ridiscende giungendo all’inizio del camminamento Ghersi, una trincea da poco ripristinata e che abbiamo percorso ripercorrendo l’itinerario verso il Rifugio consentendoci una sosta presso la chiesetta di S. Maria del Pasubio dove abbiamo incontrato gli alpini locali impegnati nei lavori di manutenzione. Dopo una sosta per il pranzo al sacco al Rifugio Papa, abbiamo imboccato la Via degli Eroi che attraversando la val di Fieno, dopo circa 8 chilometri ci ha condotto al Pian delle Fugazze dove c’era ad attenderci il pullman col quale abbiamo fatto ritorno a casa senza tralasciare le parole di commiato e ringraziamento che ci siamo scambiati durante il viaggio prima di arrivare a destinazione con la speranza, per noi alpini, di avere gettato un seme nel cuore di chi tra qualche anno ricoprirà magari incarichi importanti e prenderà decisioni importanti per tutti noi con (ci auguriamo) un buon ricordo di questa esperienza, ma anche con la consapevolezza di avere assolto uno dei principi base della nostra Associazione: quello di tramandare alle nuove generazioni i nostri valori. E poi mi piace pensare che siamo partiti da sconosciuti e siamo tornati da amici, grazie quindi a tutti i partecipanti, alle ragazze e ai ragazzi del Machiavelli e alle Prof.sse Morena e Paola e, dato che qualcosa già bolle in pentola, questo è solo un arrivederci.

Franco Maggioni


 
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