I CADUTI DELLO SCERSCEN
Nel 1916, dopo l’entrata in guerra dell’Italia contro l’esercito Austro-Ungarico, il Comando Supremo Italiano dislocò truppe sul confine italo - svizzero dal Monte Bianco al Pizzo Scalino in alta Valmalenco. Nel settore Mera-Adda (Valchiavenna-Valtellina) furono dislocati numerosi reparti tra i quali spiccavano 7 drappelli di Alpini sciatori dislocati nelle varie vallate di cui 2 in Valmalenco dove, presso il Rifugio Marinelli si teneva un corso Sciatori agli ordini del Capitano Davide Valsecchi. In quei mesi si alternarono circa 300 alpini dei quali 200 alla Marinelli, 28 all’Alpe Musella e 80 a valle presso la frazione di Tornadri alternando la preparazione sciistica alla manutenzione ed ampliamento del Rifugio e alla miglioria delle mulattiere. Trascorso l’inverno del 1916, la primavera del 1917 si rivelò particolarmente insidiosa a causa delle abbondanti nevicate e quelle condizioni critiche causarono il 1° di aprile una grossa valanga che, staccatasi dal Sasso Moro si abbatté sul Rifugio Musella dove si trovavano i 28 alpini alcuni dei quali si salvarono uscendo dalla cappa fumaria. Purtroppo per 8 di loro non ci fu nulla da fare ed altri 14 furono seriamente feriti, mentre il Caporale paolini riuscì a scendere a Tornadri a dare l’allarme ed immediatamente scattarono i soccorsi. Il giorno seguente dalla Marinelli il Capitano Valsecchi, ignaro dell’accaduto, inviò a valle un drappello dei 42 tra i suoi migliori Alpini sciatori per approvvigionare viveri e legna.
Uno di loro, sciatore provetto, precedette gli altri al Musella e saputo della disgrazia, fece immediatamente ritorno alla Marinelli, ma purtroppo i suoi compagni nell’attraversare la Bocchetta delle Forbici furono a loro volta travolti da un’altra valanga staccatasi dalle cime di Musella, morirono altri 15 alpini nonostante gli sforzi dei compagni per trarli in salvo. Furono scavati numerosi pozzi profondi sino a 20 metri ma ogni sforzo fu vano. Il rapporto di Valsecchi il giorno seguente riportava: “Ancora non si è trovato altro che bastoni e cappelli ma nessuna traccia dei sepolti” e gli alpini deceduti rimasero sotto la neve sino alla fine dell’estate quando, con il disgelo, i compagni poterono raccoglierne i resti ancora intatti. 24 furono gli alpini caduti, uno dei quali, ferito gravemente, morì in seguito. Gli 8 alpini deceduti a causa della prima valanga vennero inumati presso il cimitero di Lanzada, gli altri dapprima in un piccolo cimitero appositamente eretto presso il Vallone dello Scerscen e successivamente traslate nel 1932 nel Sacrario Militare di Sondrio, mentre in prossimità della Bocchetta delle Forbici, ai piedi del ghiacciaio dello Scerscen, fu costruito un monumento a piramide che ricorda quei tragici eventi. Ed è presso questo piccolo ma significativo monumento situato in uno scenario maestoso e bellissimo che tutti gli anni gli Alpini di Lanzada della Sezione Valtellinese organizzano un pellegrinaggio in ricordo di quei 24 Alpini caduti e trovandomi per qualche giorno in vacanza in quella zona non ho voluto mancare a questo doveroso appuntamento che ha visto una cerimonia molto semplice, ma altrettanto sentita in compagnia di alpini e famigliari che, partiti all’alba da Campo Moro, hanno voluto testimoniare la vicinanza a questi fratelli di un secolo fa partecipando alla S. Messa celebrata dai parroci della valle. Anche la nostra Sezione era rappresentata dal Vessillo Sezionale e da 4 gagliardetti di Gruppi che, seppur senza saperlo in anticipo, si sono ritrovati per un gesto doveroso nel ricordo di questi bocia.
Franco Maggioni