PREMESSA
Soltanto per una breve considerazione. Ieri mi è arrivato con la posta l’Alpino e, come sempre, da subito mi leggo l’editoriale del Direttore, Don Fasani che in quest’ultimo numero riflette sul recente programma televisivo “La caserma” argomento già trattato dal sottoscritto in un articolo, “articolo: parola grossa”, sul Penna Nera di aprile a titolo “Progetto”. Fino a qui niente di che. La cosa che mi ha ulteriormente meravigliato l’ho trovata alla pagina successiva dove nella rubrica “Lettere al direttore” leggo quella inviata alla redazione a firma Gen. Di Dato ex direttore dell’Alpino che commenta con toni non certo benevoli l’attuale malattia nazionale chiamata anglofilia a tutti i costi. Eh no, non può essere; ma guarda caso: sto per consegnare al nostro “direttore” del Penna Nera quattro righe già preparate da qualche giorno attinenti allo stesso problema: che strano. E mi è venuto in maniera spontanea, quasi schizofrenica un piccolo pensiero: vuoi vedere che qualcuno dei tre copia l’altro, quasi un plagio? o non penserete che io “penna biro” di un giornalino di gruppo mi metta a “scopiazzare” o in competizione con queste “Penne d’oro” di valenza nazionale? non sarà piuttosto una piacevole coincidenza meritevole alla fine di un balsamico sorriso? AMEN.
PRESIDENTE DRAGHI
Dio ti benedica. Chiariamo: qui la politica non ha niente a che vedere e mi spiego riandando a quanto da lui detto, credo alla Camera, ad un certo momento di un suo intervento: perché io devo parlare in inglese e, io aggiungo, non usare termini che esistono e ci sono tranquillamente nella lingua italiana? Siamo alle solite. Lo so di ripetermi sull’argomento ma se un tale Signore sbotta con questa espressione un motivo ci sarà e per di più non deve essere suffragato dal mio parere. Io non ho nulla contro la lingua inglese anzi mi dispiace di non conoscerla ma non si può conoscere e sapere tutto. Ai miei tempi e lo posso dire, accidenti a quanti anni sono passati, alle medie vigeva il quasi obbligo della lingua francese dopo le quali per altre lingue inglese, tedesco ecc … ci si rivolgeva al liceo linguistico come adesso: ma per non perdere il filo del discorso, posso solo ricordare con un certo brivido il “mazzo” che mi hanno fatto, dalle prime nozioni nelle elementari alla maturità per lo studio della lingua italiana, dal Petrarca a tutta l’enorme quantità di autori e scrittori che si sono succeduti durante i secoli e, guai dimenticare i Promessi Sposi, chiudere in gloria con la Divina Commedia. I ben informati mi dicono che oggi l’italiano sia la quarta lingua più studiata nel mondo; magari nel mondo forse, in Italia credo sia la più massacrata.
Oggi se non si infarcisce il nostro linguaggio usuale e più comune con parole, espressioni e modi di dire che ci rimandano lassù, al Nord, nella terra di Albione, non sei nessuno ma in più c’è un’aggravante. Siamo arrivati al punto di avere delle serie difficoltà in particolari situazioni, giusto per chiarire il concetto. Non so quanti di noi siano in grado di comprendere fino in fondo certi referti medico-scientifici tipo radiologici dei nostri esami; oggi, per l’appunto, e meno male, a facilitare le cose, arriva in aiuto la terminologia inglese cosi oltre all’ansia per l’attesa di un responso ci si mette anche la maggior incapacità di comprendere sia pur a grandi linee quel foglio già problematico di suo. Altra complicazione abbastanza giornaliera: i nostri parlamentari con i loro voli pindarici pieni di parole e vuoti di tutto che si azzardano a esaltare e colorire i loro interventi più o meno logorroici con la classica espressione: “o come dicono gli inglesi”. Sinceramente non me ne importa un accidente di come si esprimano in Inghilterra ma piuttosto vorrei anzitutto capire meglio quello che mi stanno raccontando questi signori o invece se loro sanno quello che stanno declamando; talvolta il dubbio che mi prende è quasi certezza. Assieme ci mettiamo l’altra serie infinita di professionisti e/o gente comune ammalati di questa sindrome anglofila: dalla comunicazione, alla tecnica, all’ informatica, dal bollettino parrocchiale ai manuali d’istruzione dove speri di trovare la lingua italiana, per finire al cruciverba che non si riesce a chiudere se non si conosce quel tale termine inglese di ultima generazione. Non va dimenticato come esistano delle precise indicazioni, quasi obblighi, sull’uso della lingua italiana particolarmente nelle comunicazioni e nella cartellonistica di pubblico interesse . Povero Dante Alighieri: credo che nella sua tomba si domandi ormai da un po’ di tempo se anche in queste ultime celebrazioni in suo onore si sia sentito esaltato o piuttosto preso per i fondelli. Forza Presidente ci vogliono altre bacchettate, meglio se dirette a questa mania pseudointellettuale: sarà solo ossigeno per la nostra bella lingua italiana. PIO