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Premessa - Presidente Draghi (Maggio 2021)
Postato il di morang

Gruppo

PREMESSA

Soltanto per una breve considerazione. Ieri mi è arrivato con la posta l’Alpino e, come sempre, da subito mi leggo l’editoriale del Direttore, Don Fasani che in quest’ultimo numero riflette sul recente programma televisivo  “La caserma” argomento già trattato dal sottoscritto in un articolo, “articolo: parola grossa”, sul Penna Nera di aprile a titolo  “Progetto”. Fino a  qui niente di che. La cosa che mi ha ulteriormente meravigliato l’ho trovata alla pagina successiva dove nella rubrica “Lettere al direttore” leggo  quella  inviata alla redazione  a firma Gen. Di Dato ex direttore dell’Alpino che commenta con toni  non certo benevoli l’attuale malattia nazionale chiamata anglofilia a tutti i costi.  Eh no,  non può  essere; ma guarda caso: sto per consegnare al nostro “direttore” del Penna Nera quattro righe già preparate da qualche giorno attinenti allo stesso problema: che strano. E mi è venuto in maniera spontanea, quasi schizofrenica un piccolo pensiero: vuoi vedere che qualcuno dei tre copia l’altro, quasi un plagio? o non penserete che io “penna biro” di un giornalino di gruppo mi metta a  “scopiazzare” o in competizione con queste “Penne d’oro” di valenza nazionale? non sarà piuttosto  una piacevole coincidenza meritevole alla fine di un balsamico sorriso?   AMEN.

PRESIDENTE  DRAGHI

 Dio ti benedica. Chiariamo: qui la politica non ha niente a che vedere e mi spiego riandando a quanto da lui detto, credo alla Camera,  ad un certo momento di un suo intervento: perché io devo parlare in  inglese e,  io aggiungo,   non usare termini che esistono e ci sono tranquillamente nella lingua italiana? Siamo alle solite. Lo so di ripetermi sull’argomento ma se un tale Signore sbotta con questa espressione un motivo ci sarà e  per di più non deve essere suffragato dal mio parere. Io non ho nulla contro la lingua inglese anzi mi dispiace di non conoscerla ma non si può conoscere e sapere tutto. Ai miei   tempi  e lo posso dire, accidenti a quanti anni sono passati, alle medie vigeva  il quasi obbligo della lingua francese  dopo le quali  per altre  lingue inglese, tedesco ecc … ci si rivolgeva al liceo linguistico   come  adesso: ma per non perdere il filo del discorso,  posso solo ricordare con  un certo  brivido il “mazzo” che mi hanno fatto, dalle prime nozioni nelle elementari   alla maturità  per  lo studio della lingua italiana, dal Petrarca  a tutta l’enorme quantità di autori e scrittori che si sono succeduti durante i secoli e, guai  dimenticare i Promessi Sposi,   chiudere in gloria con la Divina Commedia. I ben informati mi dicono che oggi l’italiano  sia la quarta lingua più studiata nel mondo;  magari nel mondo forse,  in Italia  credo  sia la più massacrata.



Oggi se non si  infarcisce il nostro linguaggio usuale e più comune con parole, espressioni e  modi di dire che ci rimandano lassù, al Nord, nella terra di Albione, non sei nessuno ma in più c’è  un’aggravante. Siamo arrivati al punto di avere delle serie difficoltà  in particolari situazioni,  giusto per chiarire il  concetto. Non so quanti di noi siano in grado di comprendere fino in fondo certi referti medico-scientifici tipo  radiologici dei  nostri esami;  oggi,  per l’appunto, e meno male, a facilitare le cose, arriva in aiuto la terminologia inglese cosi oltre all’ansia per l’attesa di un responso ci si mette anche la maggior incapacità di comprendere sia pur a grandi linee quel foglio già problematico di suo. Altra complicazione abbastanza giornaliera:  i nostri parlamentari  con i loro voli pindarici pieni di parole e vuoti di tutto che si azzardano a esaltare e colorire i loro interventi  più o meno logorroici con la classica espressione: “o  come dicono gli inglesi”. Sinceramente  non me ne importa un accidente  di come si esprimano in Inghilterra ma piuttosto vorrei  anzitutto  capire meglio quello che  mi stanno raccontando questi signori o invece se loro sanno quello che stanno declamando; talvolta il dubbio che mi prende è quasi certezza. Assieme  ci mettiamo  l’altra serie infinita di professionisti e/o gente comune ammalati di questa sindrome anglofila: dalla comunicazione, alla tecnica, all’ informatica, dal bollettino parrocchiale ai manuali d’istruzione dove speri di trovare la lingua italiana, per finire al cruciverba che non si riesce a chiudere se non si conosce quel tale termine inglese di ultima generazione. Non va dimenticato come esistano delle precise indicazioni, quasi obblighi, sull’uso della lingua italiana particolarmente nelle comunicazioni  e nella cartellonistica di pubblico interesse . Povero Dante Alighieri: credo che nella sua tomba  si domandi ormai  da un po’ di tempo se anche in queste ultime celebrazioni in suo onore  si sia sentito esaltato o piuttosto preso  per i fondelli. Forza  Presidente ci vogliono  altre bacchettate, meglio se  dirette a questa mania pseudointellettuale:  sarà solo  ossigeno per la nostra bella lingua italiana.                                                                                                                                                                                                                                                                                                                               PIO

 
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