SUCCEDE
… il trascorrere dei giorni è costellato da momenti con valenze negative e positive: non si tratta per forza di grandiosità ma normalmente di tante piccole cose, di semplicità che possono essere anche negative ma su queste non vorrei soffermarmi, non penso sia il caso. Vorrei invece coinvolgere, ammesso sia possibile, coloro che leggono queste righe, in un fatto piccolo, piccolo, insomma cronaca casereccia ma per me molto gratificante. Ora, com’è noto, fra noi Alpini, molti sono impegnati nella protezione civile con l’intento di rendersi disponibili alla comunità in svariati modi e vengo al punto. Una domenica mi trovavo come volontario al centro di vaccinazione in quel di Cerro Maggiore. Caldo da vendere, gente che si accalcava, seppur in maniera discretamente ordinata … non mancavano le battute “grandi alpini … siete sempre presenti … io ero della Taurinense … io ero dei parà … quell’altro guardando suo figlio sospirava … quanto ci vorrebbe adesso un po di naja ecc, ecc. Purtroppo, al nostro buon Fabio, capitò la frecciata di un signore che si sentì autorizzato ad insinuare che gli alpini approfittavano dell’occasione, scavalcando la fila, “per fregare” il vaccino a quelli con il diritto di priorità;I pseudo intelligenti si fanno sempre riconoscere. Il mio incarico, espresso in termini militari, era di addetto alla sbarra, di piantone e, “armato con il mio cappello alpino“, dovevo indirizzare quanti si presentavano per accedere all’incontro informativo con i medici prima della vaccinazione vera e propria. Piccolo aneddoto, quasi una barzelletta: un sudamericano piccolo così mi chiese dove poteva acquistare un cappello simile al mio, hai voglia di spiegargli che non si trattava di un particolare tipo di “sombrero” , che non aveva niente da spartire con un simpatico oggetto di folklore, ignoro se abbia capito perché l’ho lasciato leggermente dubbioso, ma forse non mi sarò spiegato bene.
Nella fila serpeggiante che non accennava a finire temevo che prima o poi a causa del caldo cocente, spesso fautore di brutti scherzi, succedesse qualcosa di spiacevole che poi in effetti avvenne. Un litigio quasi prossimo alle mani: una signora, mi si passi il termine, starnazzando minacciava fulmini e saette sul come si sentiva trattata e/o come si presentava l’organizzazione promettendo guai futuri: ” ma non finirà qui”, classica minaccia che spero sia poi sbollita senza seguito alcuno. Con un po’ di fortuna il tutto fu sedato dagli addetti mentre al sottoscritto venne spontaneo un sospirone con la esse maiuscola, trovarsi coinvolti in simili pasticci non è mai simpatico. Mentre cercavo di eseguire in maniera corretta il mio incarico un giovane in attesa mi si affiancò dicendo una semplice parola “ GRAZIE “, di che cosa? mi venne spontaneo, non stavo facendo niente di straordinario ma quella persona volle rendermi partecipe del suo riconoscimento per il fatto che il sottoscritto assieme a tutti i volontari presenti regalasse il suo tempo a servizio della comunità, potevamo stare tutti a casa, tranquilli, magari sul divano davanti al televisore, andare fuori era semplicemente un suicidio per il caldo che avrebbe arrostito chi osasse i famosi quattro passi . Quel “grazie” mi è rimasto impresso e se avessi potuto lo avrei voluto condividere immediatamente con agli altri volontari, purtroppo in ritardo ci provo con queste quattro righe. Come avevo su anticipato: non cose grandiose, mirabolanti. Si dice che la lingua ne uccide più della spada ma quel Grazie, questa semplice parola, è la prova che non è sempre cosi. Ancora adesso, quando ci penso, mi diventa spontaneo rispondere mentalmente con un “PREGO o … GRAZIE A TE”.
PIO