Associazione Nazionale Alpini -
Gruppo di San Vittore Olona- Via Alfieri - 20028 San Vittore Olona (MI)
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… del mio articolo apparso sull’ultimo numero del Penna Nera vi giro un commento fatto da un’ amico “alpino purosangue“ al quale giro mensilmente il nostro giornalino. E’ uno che a parer mio sa usare la penna molto ma molto meglio del sottoscritto; del resto ci vuole poco e sono certo che me ne dirà quante ne sa però io, forte della sua amicizia, mi permetto questo e se necessario tanto altro. Concordo con lui per quanto scrive sull’argomento “alpini/amici degli alpini” non condividendo comunque la sua conclusione quando si dà per sconfitto; in fondo in fondo neanche lui ci crede. E’ una speranza che può sembrare illusione ma è positivo che rimanga sempre presente: è inammissibile pensare che uno qualsiasi sia un vero alpino cioè uno che agisce motivato da quella alpinità come la intendeva il famoso Peduzzi solo perché porta un cappello con la penna,ci vuol ben altro, ma ecco quanto l’amico mi ha scritto. Adesso aspetterò il suo benevolo mugugno.Dal Penna Nera “ciao tenente non si può essere bravi in tutto “.
Il nostro Socio Andrea M. questa estate ha portato a termine un tour ciclistico di circa 1700 Km. in Islanda e nelle Isole Faroe tenendo sempre ben esposto sulle borse il Tricolore.
Chi fosse interessato a visionare l’impresa può visitare i seguenti link:
… purtroppo ancora una volta la morte ha bussato alla porta della nostra baita, il nostro gruppo è stato colpito dalla perdita di un socio. Sono cose che non si vorrebbero mai scrivere ma si sa che contro di lei non si può nulla. Spulciando fra le varie definizioni della morte emerge quella di San Francesco che la chiama quasi con affetto:la nostra sorella morte corporale e dalla qual, aggiunge, nullo omo vivente può scappare … SORELLA … una parola e … noi non siamo San Francesco. La lunga ed inesorabile malattia prima seguita dalla perdita del nostro amico ancora una volta ha listato a lutto il nostro gagliardetto. Per la burocrazia alpina,Angelo Amboldiera un’amico degli alpini ma in realtà ERA UN’ALPINO. Iscritto da subito, dall’inizio nel nostro gruppo di San Vittore Olona, fu uno di quei tanti di allora che non si diedero mai per vinti davanti alle difficoltàdi ogni tipo che, e maggiormente a nostri giorni, accompagnarono la costruzionemateriale della sede supportata dall’entusiasmopiuttosto che dalla ricchezza di mezzi. Angelo c’era sempre con la sua esperienza e conoscenza nell’ambito edilizio. E siccome era un’alpinosapeva anche essere di quella compagnia che si toccava con mano nella vita ordinaria, nelle manifestazioni di gruppo ed in sede, nella sua manutenzione,nella condivisa gestione della cucina, nelle rocambolesche avventure chiamate Adunate ricche anno dopo anno divariantiche solo chi le ha vissute può comprendere.
Come si può chiaramente supporre, questa relazione non potrà evitare ditenere conto della situazione particolare causata dalla maledetta epidemia del COVID-19 che ha letteralmente stravolto la vita di tutti noi e di conseguenza anche quella associativa a tutti i livelli, dalle iniziative di Gruppo sino all’annullamento della nostra Adunata Nazionale per il secondo anno consecutivo. Ma se tutto ciò ha comportato un malessere morale e psicologico per aver dovuto rinunciare alla possibilità di incontrarci, stare insieme e poterci dare la possibilità di adempiere ai nostri doveri associativi, anche nei confronti delle gente, la perdita maggiore riguarda la scomparsa all’interno di Gruppi e Sezioni specialmente delle zone del nord, le maggiormente colpite, di tanti, troppi alpini ed amici che nel corso dell’anno ci hanno lasciati, a volte senza neppure poterli salutare ne’ accompagnare nell’ultimo viaggio così come è da sempre nostra abitudine. Anche il nostro Gruppo è stato purtroppo colpito da questi lutti nelle persone di Bruno Polingher, Socio e valido Consigliere e di Ignazio Torno, capogruppo di Arconate da molto tempo sempre presente alle nostre manifestazioni e papà di Cristina, compagna del nostro Angelo Morlacchi, invito quindi tutti a ricordarli insieme agli altri nostri sconosciuti fratelli di penna con un attimo di raccoglimento.
… il trascorrere dei giorni è costellato da momenti con valenze negative e positive: non si tratta per forza digrandiosità ma normalmente di tante piccole cose, di semplicità che possono essere anche negative masu queste non vorrei soffermarmi, non penso sia il caso. Vorrei invece coinvolgere, ammesso sia possibile, coloro che leggono queste righe, in un fatto piccolo, piccolo, insomma cronaca casereccia ma per me molto gratificante. Ora, com’è noto, fra noi Alpini, molti sono impegnati nella protezione civile con l’intento direndersi disponibili alla comunità in svariati modi e vengo al punto. Una domenica mi trovavo come volontario al centro di vaccinazione in quel di Cerro Maggiore. Caldo da vendere, gente che si accalcava, seppur in maniera discretamenteordinata … non mancavano le battute “grandi alpini …siete sempre presenti … io ero della Taurinense … io ero dei parà … quell’altro guardando suo figlio sospirava… quanto ci vorrebbe adesso un po di naja ecc, ecc. Purtroppo,al nostro buon Fabio, capitò la frecciata di un signore che si sentì autorizzato ad insinuare che gli alpini approfittavano dell’occasione, scavalcando la fila, “per fregare” il vaccino a quelli con il diritto di priorità;I pseudo intelligenti si fanno sempre riconoscere. Il mio incarico, espresso in termini militari, era di addetto alla sbarra, di piantonee, “armato con il mio cappello alpino“, dovevo indirizzarequanti si presentavano per accedere all’incontro informativo con i medici prima della vaccinazione vera e propria. Piccolo aneddoto, quasi una barzelletta: un sudamericano piccolo così mi chiese dovepoteva acquistare un cappello simile al mio, hai voglia di spiegargli che non si trattava di un particolare tipo di “sombrero” , che non aveva niente daspartire con un simpatico oggetto difolklore, ignoro se abbia capito perché l’ho lasciato leggermente dubbioso, ma forse non mi sarò spiegato bene.
Come da regolamento in data 7/5/21 avvenne l’assemblea che invitò tutti i soci a ritrovarsi in sede con lo scopo di fare il punto della situazione: vita di gruppo, analisi economica, eventuali elezioni a motivo di scadenza delle carichee altroriassumibile nella frase classica: varie ed eventuali. La particolare situazione causata dall’epidemia ci impose l’osservanza di norme stabilite vale a dire: distanze fra i partecipanti, previo controllo della temperatura di ognuno al momento dell’ingresso nonché il rispetto legato all’orario di chiusura. L’afflusso dei soci superò le aspettative: in effetti tenendo presente a quanti non potevano presenziaresi è potuto essere soddisfatti del numero dei partecipanti: vaevidenziato come un ns. socio fosse collegato in video-conferenza dalFriuli… La presenza dei consiglieriRodeghiero di Magenta e Piccionidi Legnano ufficializzò la presenza della Sezioneper cui all’ora convenuta ebbe inizio la riunione previo saluto alla Bandiera seguita dalla relazione sociale del capogruppo e da quella economica tenuta dal revisore dei conti. Ambedue, a disposizione di ognuno presso la segreteria, furono approvatedall’assemblea, seguite dall’elezione dei due consiglieriscaduti : riconferma diCestarolliassieme al neo eletto Stefano Parini. Sommariamente: il capogruppo relazionò sull’annotrascorso evidenziando il difficile momento attraversato segnato dalla morte del socio nonché consigliere nella persona diBruno Polingheredall’epidemia che troncò ogni tipo diattività sia di gruppo che nell’ambito comunitario causando anche difficoltà di relazione ed incontro fra i sociaccompagnate dagl’immancabili problemi economici sempre presenti, spesee bollette per intenderci, che a ben guardare contrassegnano la vita di ogni gruppo dell’Associazione e non solo.
Soltanto per una breve considerazione. Ieri mi è arrivato con la posta l’Alpino e, come sempre, da subito mi leggo l’editoriale del Direttore, Don Fasani che in quest’ultimo numero riflette sul recente programma televisivo“La caserma” argomento già trattato dal sottoscritto in un articolo, “articolo: parola grossa”, sul Penna Nera di aprile a titolo “Progetto”. Fino a qui niente di che. La cosa che mi ha ulteriormente meravigliato l’ho trovata alla pagina successiva dove nella rubrica “Lettere al direttore” leggoquella inviata alla redazionea firma Gen. Di Dato ex direttore dell’Alpino che commenta con toninon certo benevoli l’attuale malattia nazionale chiamata anglofilia a tutti i costi. Eh no,non puòessere; ma guarda caso: sto per consegnare al nostro “direttore” del Penna Nera quattro righe già preparate da qualche giorno attinenti allo stesso problema: che strano. E mi è venuto in maniera spontanea, quasi schizofrenica un piccolo pensiero: vuoi vedere che qualcuno dei tre copia l’altro, quasi un plagio? o non penserete che io “penna biro” di un giornalino di gruppo mi metta a“scopiazzare” o in competizione con queste “Penne d’oro” di valenza nazionale? non sarà piuttosto una piacevole coincidenza meritevole alla fine di un balsamico sorriso?AMEN.
PRESIDENTEDRAGHI
Dio ti benedica. Chiariamo: qui la politica non ha niente a che vedere e mi spiego riandando a quanto da lui detto, credo alla Camera, ad un certo momento di un suo intervento: perché io devo parlare ininglese e, io aggiungo, non usare termini che esistono e ci sono tranquillamente nella lingua italiana? Siamo alle solite. Lo so di ripetermi sull’argomento ma se un tale Signore sbotta con questa espressione un motivo ci sarà e per di più non deve essere suffragato dal mio parere. Io non ho nulla contro la lingua inglese anzi mi dispiace di non conoscerla ma non si può conoscere e sapere tutto. Ai mieitempi e lo posso dire, accidenti a quanti anni sono passati, alle medie vigeva il quasi obbligo della lingua francesedopo le qualiper altrelingue inglese, tedesco ecc … ci si rivolgeva al liceo linguisticocomeadesso: ma per non perdere il filo del discorso, posso solo ricordare conun certobrivido il “mazzo” che mi hanno fatto, dalle prime nozioni nelle elementarialla maturitàper lo studio della lingua italiana, dal Petrarca a tutta l’enorme quantità di autori e scrittori che si sono succeduti durante i secoli e, guaidimenticare i Promessi Sposi,chiudere in gloria con la Divina Commedia. I ben informati mi dicono che oggi l’italianosia la quarta lingua più studiata nel mondo; magari nel mondo forse, in Italiacredo sia la più massacrata.
E’ con grande soddisfazione che tutti i Soci del nostro Gruppo si complimentano con gli amici del Gruppo Cinofili di Nerviano che, quali volontari di Protezione Civile, fanno parte della Sezione tramite il nostro Gruppo e che hanno ricevuto dal Comune di Nerviano nella persona del Sindaco Massimo Cozzi, l’attestato di civica benemerenza per la disponibilità, la presenza e il contributo dimostrato nel corso della pandemia e come esempio di senso civico.
E’ confortante e gratificante constatare come l’opera svolta dagli amici di Nerviano, al pari delle migliaia di Alpini e Amici in tutta Italia che da subito si sono resi disponibili ad aiutare, venga riconosciuta dai rappresentanti della comunità, e da parte nostraun plauso ai nostri cinofili per averlo dimostrato in questo difficile periodo.
Così è stato definito il recente prodotto televisivo intitolato“LA CASERMA”. Sono sicuro che avrà suscitato molteplici reazioni da parte dei telespettatori. Neanche a farlo apposta sull’ultimo numero del nostro mensile “L’ALPIN0” una signora invia al direttore una lettera inerente a questo programma.Una valutazionesullo stesso argomento “la famosa caserma”mi era venuta immediata già dalla prima puntata, prima di quella famosa lettera. Mi sono scoperto curioso e nello stesso tempo leggermente diffidente, sarà una baggianata, un solito minestrone dettato da esigenze televisive e/odi spettacolo ma con tutta l’ingenuità che posso avere, alla fine non l’ho trovata poi tanto male. Ovviamente non sono in grado di valutarne la tecnica televisiva, la regia c… e men che meno miazzardo a conclusioni a dir poco avventate però mi sono scoperto ariflettere su quanto mi aveva suscitato da subito. Seduto sul divano mi sono ritrovato fra quei ragazzi alle prese con“Figaro”l’inesorabile e sadico barbiere, alla vestizione,al … va là che ti vanno bene camicie, mutandoni più meno felpati abbinati a pantaloni ascellari … non parliamo poi del cappotto che a tutti i costi era perfetto anche se lo pestavi … non si osava neppure pensare che il maresciallo, lo stilista militare addetto al magazzino vestiario si sbagliasse … devo essere sincero: si preoccupò seriamente con un tocco di umanità che gli scarponifossero perfetti, personalizzati, antivesciche (provali, cammina avanti e in dietro però datti una mossa, sù, sù, desgrubia, sbranina; parole da me mai sentite ma intuite subito, al volo). Lui, burbero benefico, sapeva bene a cosa andavamo incontro.
Mercoledì 3 febbraio, su invito della Prof.ssa Baroni del Liceo Linguistico Statale di Arconate e d’Europa, ho avuto il piacere di partecipare ad un incontro con gli studenti di quarta che stanno lavorando su un progetto storico – naturalistico riguardante la zona del Monte Orsa nel varesotto, sovrastante la Val Ceresio. Il mio ruolo sarebbe stato quello di illustrare la parte storica in particolar modo quella riguardante la linea Cadorna che, nelle postazioni collocate sulla cresta che univa il Monte Orsa al Monte Pravello, costituiva uno dei punti più impostanti e fortificati di tutto il sistema difensivo che costituiva la Frontiera Nord comunemente chiamata appunto Linea Cadorna. Confesso che, pur essendo oramai abituato ad intervenirenelle scuole, nutrivo una certa preoccupazione sul coretto svolgimento dell’incontro in quanto, a causa della situazione pandemica che vieta la presenza fisica di chi non è studente o docente, il tutto si sarebbe svolto in video conferenza, cosa che a uno come me mette già l’agitazione addosso, ma devo dire che alla fine con l’aiuto paziente delle insegnanti tutto è andato bene. Anzi, se possibile oserei dire che il risultato è andato oltre le aspettative, infatti l’incontro che era previsto durasse circa 45 minuti, alla fine si è protratto per quasi due ore con i ragazzi che non finivano più di fare domande che, se all’inizio vertevano sul tema della Linea Cadorna, dopo un po’ si sono spostate in massasul volontariato, la Protezione Civile, e particolarmente sugli alpini, la loro storia, l’organizzazione e le finalità associative, insomma alla fine della fiera siamo finiti a fare una lezione…su di noi.
Pensare ad un articolo in questi tempi per il nostro Penna Nera è un’impresa a dir poco acrobatica. Come tutti sappiamo la realtà associativa è al limite dell’esistenza. Tutti in casa bloccati da questa pandemia che sta mettendo in ginocchioanche l’ipotesi di una qualsiasi fattibilità e il tempo trascorre in maniera monotona con la fantasia di ognuno che tenta di inventare costantementequanto si possa fare per evitare di cadere nell’abulia più penosa. Detto ciò spulciamo fra le piccole cose e/o avvenimentiche sono successi. Abbiamo avutoin sede un’incontro serale, breve a causa del successivo coprifuoco,un mini incontro durante il quale fra le altre cose si è approfittato alrinnovo del bollino per i presenticon l’invito, passa parola e successivo inserto sul nostro giornalino, perquanti non erano intervenuti . Giorni fa parlando con un alpino di un altro gruppo gli raccontavo dei nostri tentativi per tenere uniti i sociaccennando alla modalità della video-conferenza. La sensazione è stata di meraviglia nonché di approvazione forse con unasegreta speranza d’imitazione. Tornando a noi, dopo i vari tentativi per migliorare questa modalitàrelazionale intrapresa dal nostro capogruppo in sinergia con il segretario ai quali ad onor del vero vanno riconosciuti un costante impegno nell’attività nascosta di segreteria, amministrazione e relazione con la nostra Sezione di Milano senza dimenticare il notiziario Penna Nera, dicevamo, finalmenteè stato raggiuntoun buon risultato . Sembra poca cosa ma io credo d’estrema importanza. Non va dimenticato che a partire dal sottoscritto le capacità d’ interagire con app., Pc e telefonini, più volte siano naufragateincordiali risate …. ma ora ci stiamo riuscendo: proprio venerdì 18 u.s. ci siamo ritrovati in un numero considerevoledi” informatici “ e con un ottimo esito. Ormai chi ci ferma? Sicuramentepositivissimo il poterci vedere e relazionare seppurattraverso un monitor con quanti sono impossibilitati per svariati motivia frequentarela sede; forse varrebbe la pena di mettere a calendario qualcheriunione-video a beneficio di queste persone. Una serata ogni tanto non guasterebbe o sbaglio?
Domenica 13 dicembre: quest’anno per noi alpini ha significato la Messa nel duomo di Milano in occasione del Natale e per continuare quanto si era propostol’Alpino Priscoossia ricordare i compagni d’arme che ha lasciato nelle steppe della Russia, in quella disgraziata campagna durante la seconda guerra mondiale. Da allora gli anni sono passati, anche Prisco ha raggiunto i suoi Alpini però ha lasciato un impegno all’Associazione, continuarea ricordare. Così ogni anno l’ANA puntualmentesi ritrova in dicembre sia per continuare l’impegno iniziato da Priscounendo nella memoriai caduti di tutte le guerree sia per augurarci un Natale che ci aiuti a sperare in un futuro sempre più migliore. Forse mai come in quest’anno la speranza cozza contro una realtà che ci sta opprimendo e spaventando, sì spaventando, come non succedeva da anni.Dal dopoguerra, la seconda, si sono succedutiperiodi veramente brutti, dalla difficoltà del ricupero economico ai famosi anni di piombo, dalle lottesindacali a quelle politiche; roba che tiene banco anche nei nostri giorni, seppur in modo alquanto diverso e delle quali è meglio non parlarne, almeno in queste righe. Ora questa realtà, questa BESTIA chiamata Covid-19 ci sta perseguitando, colpendo in tutto il mondo, costringendo l’umanità ad una corsa-difesa che non trova paragoni e questo valeanche per quanti non vogliono arrendersi all’evidenza dei fatti chiamati morti. Non era scontato che quest’anno si potesse“festeggiare” il Natale, anche il Vescovo lo ha fatto notare in duomo durante l’omelia, ma gli Alpini seppur ridotti di numero per imposizioni sanitarie ci sono riusciti e si sono ritrovati attorno ai propri vessilli schierati prima in Duomo e successivamente nella piazza antistante.
Pensavamo di avere raggiunto il punto più basso nelle nostre relazioni effettuando le ultime 3 riunioni dei Capigruppo presso il grande spazio del 3P a Cesano Maderno in modo di rispettare le norme di distanziamento, ma siamo ricaduti nel baratro e l’ultima riunione dello scorso 9 novembre è tornata a svolgersi in video conferenza ed il fatto che fossimo collegati in 45 non ha mitigato l’amarezza di non poter essere presenti fisicamente, che è poi quello che principalmente costituisce la nostra forza, lo stare insieme. Comunque l’ordine del giorno è stato rispettato e così, dopo il saluto alla Bandiera, il Presidente Boffi è passato ad illustrare i punti in programma iniziando dalla Legge Regionale approvata dall’intero Consiglio Regionale Lombardo che ha istituito, con cadenza il giorno 2 aprile di ogni anno, la Giornata della Riconoscenza Alpina quale riconoscimento per l’impegno che Veci e Bocia hanno fatto e continuano a fare per il bene della collettività, al di sopra di ogni ideologia partitica e per l’esempio che da sempre l’A.N.A. porta alle nuove generazioni con l’impegno nel volontariato, nel tramandare i valori che da sempre sono alla base dell’Associazione. Saranno anche messe a disposizione delle risorse al fine di incrementare e sostenere le nostre iniziative ad iniziare dai Campi Scuole e dagli incontri con gli studenti. Fortunatamente alla fine di ottobre è stato possibile celebrare una S. Messa in ricordo degli alpini andati avanti e, seppur forzatamente, non potendo contare su una grande partecipazione, l’importante è stato mantenere viva anche questa fiammella che si unisce alle tradizioni per noi importanti.
Mancavano tredici giorni al Santo Natale il fronte era calmo si pensava di festeggiarlo in buona armoniaavevamo il presepe fatto da un soldato di Guastalla con dei blocchi come il gesso che prendeva nel scavare i camminamenti, li scolpiva con un temperino la prima che aveva fatto laMadonname la fa vedere a me, li dico che seibravo poi il S. Giuseppee il bambino li dico sei un artista fanne ancora che a Natale li faremo festa, difatti fa tutto, tante statuine i pastori ,i ramponari la stella, un angelo.Li metto nel forno della casa che eravamo, l’angelo di fuori in altodal forno con la stella, il bambino al centro del forno, in fondo del forno la mangiatoia con il bue e l’asinello ,era un presepio meraviglioso, non pensavo più che un soldato della mia squadra era capace di fare quel lavoro, lo guardano tutti i soldati del plotone, che erano in quella casa. L’altro plotone era in un altra casa sono stati informatievenivano a vederlo. Ma a Natale avevamo già fatto 400 chilometri di ritirata mi veniva in mente da quel belpresepio che abbiamo lasciato che non abbiamo potuto festeggiarlo. Ma ero tanto contento di essere salvato da quel fronte terribile quel presepio è rimasto in quella casa dei Russi che anno dovuto sfollare per entrare noi per ripararsi dal freddo, ma quando sono tornati chissà cosa hanno detto di quel presepe meraviglioso, hanno un ricordo degli Italiani che erano nella loro casa. L’ avranno fatto vedere a quelle case che stavano vicino, quel presepio l’avrà visto anche lo starosta del paese che magari l’avrà posto per farlo vedere a tutti quelli del paese e altri ancora che quel presepio era davvero bello, le bambine di quel paese mi chiedevano delle immagini erano tanto devote ai santi e alla madonna. Ci scrivevo a casa di mandarmi delle immagini per darle alle bambinemi davano un pezzo di pane erano tutti contenti e anche noi con un pezzo di pane non si soffriva per il mangiare. Ma quando hanno visto quel bel presepio chissà quando lo pagavano per averlo. Quel soldato di Guastallaera del 1921 un mio coscritto del suo nome non sono capace di andare a saperlo ma perché son passati 40 anni ma nella ritirata non mi ricordavo più; venne un suo paesano che faceva l’autista a trovarlo lo chiamava per nome e poi era della mia squadra so tutti i nomi dei altri ma il suo non sono capacedi ricordarlo mi pareche incominciava con la V. In ritirata non l’ho visto, di caduti sono stati tanti e tanti prigionieri e feriti speriamo che è tornato anche lui sano e salvo da quel fronte tanto pericoloso. Che ha un ricordo in Russia del presepe che tanti non li credeva ma io sono testimone del suo bel presepe che a fatto ai primi giorni di Dicembre 1942 in Russia.
Devo smentire qualche mia riga (il termine ”articolo” è troppo impegnativo) sul numero precedente del nostro notiziario. Vengoal punto. Mi ero illuso: volevo solo far presente che l’attività associativa pian piano si poteva riprendere. Era passata la prima ondata pagata a caro prezzo e la prospettiva di un’ allentamentodelle misure imposte ci aveva confortato: era quasi finita, massì, con un po’ di attenzione era fatta … si potrà ripartire. Lo credevamo un po’ tutti, alcuni forse troppo, dimenticando quanto ci era stato raccomandato: attenzione,prudenzama forse ci sembravano un po’ tutti degli esagerati … ma i cosiddetti esagerati, purtroppo, avevano ragione. Adesso eccoci alla seconda ondata di questa pandemia, di questa BESTIA come l’avevo definita e che bestia. l’Italia pressoché alle corde eda subito, tre regioni no tre paesi,“zona ROSSA”, ospedali allo stremo, personale sanitario ormai al limiteridiventato eroico dopo la dimenticanza estiva; ora siamobloccati in casa costretti da leggi ancora più stringentirispetto agli inizi dell’anno e la prospettiva di una soluzione definitiva che si perde nella nebbia della speranza. Uno spiraglio di vita associativa però c’èstato: la prima domenica di novembre, ligi alle disposizioni vigenti, quattro socisu due macchine si sono recati per un momento di raccoglimento nei vari cimiteri, sulle tombe dei nostri “andati avanti“ e che non possono essere dimenticati: glielo dobbiamo.
… almeno per chi le ha fatte! Dunque: la vita sociale del Gruppo dovrebbe ripartire. A sto punto io la immagino come un carro con le ruote quadrate: a furia di spingere, tirare o trascinare, queste ruote dovranno prima o poi smussarsi, levigarsi e girare come Dio comanda. E’ la speranza di tutti noi. In effetti fa strano pensare all’attività esercitata fino a sei mesi or sono e adesso avere tutto vietato da decreti, seppur salutari e necessari a causa di questa ” BESTIA” che non faceva sconti prima e che ancor oggi colpisce centinaia, migliaia di vite; ma fino a quando? Ora ci stiamo provando dopo il rientro nella vita di tutti i giorni. Durantetutti quei mesi di incognite e di paura … diciamolo pure “PAURA” … siamo rimasti in contatto aiutandoci anche con qualche video-conferenza ma ora, pianopiano, ci stiamo ritrovando, quasi un risveglio da un letargo imposto ma sempre ligi nell’osservanza delle leggi. Come tutti sanno tutte le attività socialisono rimaste in parcheggio e mi riferisco a rievocazioni o festeggiamenti diGruppo o di Sezionee a manifestazioni storiche / sportive indette o patrocinate dall’Associazione: tutto è stato rimandato in attesa ditempi migliori. Detto ciò, purtroppo, al di là della volontà di rimettersi in marcia bisogna far presente comealcuni soci, a volte dimentichino l’esistenza della nostra sede. Farebbepiacere la loro presenza,meglio se frequenza, oltre ai soliti tre o quattro perché, come già ricordato, la vita del gruppo sta riprendendo a piccoli passi anche se non in modo platealevivendo i momentidello stare insiemeche non sono sempre piacevolimapurtroppo anche tristi, come la morte di Ignazio Torno Capogruppo di Arconate, uno di casa nella nostra sede: una persona che sarà ricordata specialmenteper la volontà e tenacia con la quale ha combattutoANNI per realizzare, ricostruire la nuova Sede del suo Gruppo dopo il doloso e vigliacco incendio di quella precedente, fino a raggiungere la vigilia della completa realizzazione del suo sogno, a pochi passi dall’inaugurazione; la voleva a tuttii costi ma la vita lo ha tradito impedendogli di coronare il frutto di tanta battaglia perché tale è stata.
Questa estate, dopo tanti anni, ho trascorso le mie vacanze sulle Dolomiti avendo come base la località di Malga Ciapela ai piedi della Marmolada sul versante veneto, ed ho avuto l’occasione di conoscere alcune persone con le quali ho passato del tempo dopo cena. Con una di queste, un emiliano, una sera ho intavolato una discussione sull’importanza per un alpino riguardo la propria sede, sia di Gruppo che di Sezione, considerazioni nate dal fatto di frequentare da una quarantina d’anni, con una certa assiduità, un posto che agli occhi dei più, è un semplice “luogo” ma che per l’alpino rappresenta qualcosa di speciale. Questo nuovo amico insisteva nel dire che una sede associativa, di qualunque associazione, altro non è che un locale piuttosto che una struttura che può essere tranquillamente sostituita da un’altra al bisogno senza che venga sminuita la sua importanza, mentre il sottoscritto era di tutt’altro parere e si lanciava nella “sua” spiegazione. La sede di un Gruppo alpino, dicevo al mio interlocutore, non è solo una sede, ma fa parte della vita dell’alpino stesso, non per nulla la maggior parte di noi quando ci si da appuntamento lo fa dicendo: “ci vediamo in baita”, si baita, non sede, baita come quella che nella domanda del capolavoro “Il sergente nella neve” di Mario Rigoni Stern, il fido Giuanin rivolgeva continuamente: “Sergentmagiu, ghe rivarem a baita?” dove baita, appunto, stava per Nazione, paese, casa e affetti che racchiudevano il mondo sicuro dove poter fareritorno e stare finalmente in pace.
Due termini di senso oppostoma necessari per inquadraredue momenti della nostra vita di gruppo. Purtroppo la chiusuradelle nostre ”baite”, speriamo ancora per poco,crea un notevole ostacolo allavita di gruppo. Infatti gli incontri settimanali erano il momento nei quale ci si trovava per viverela familiarità enella quale, di volta in volta, fare il punto della situazione. Ora l’impossibilità di tutto ciòevidenzia l’importanza del nostro notiziario per cui è giusto, suo tramite, portare a conoscenza dei sociquantofatto o ipoteticamente fattibile. Detto ciò veniamo al SACRO: niente di superlativo ma sicuramente di una valenza non trascurabile: mi riferiscoall’invito espresso dal Parrocosu proposta del Comune ossia riunire le varie Associazioni in un momento di raccoglimento in memoria dei nostri morti e nello specifico delle vittime di questo virus che ci sta distruggendo. Fu cosi che ci siamo riuniti un giovedì sera durante la Santa Messa Vespertina assieme al Consiglio Comunale, all’Arma dei Carabinieri nella persona del comandante di Stazione, alla Polizia Locale, con i rappresentanti delle varie associazioni, Banda, Croce Azzurra, Alpini, Scout. L’omelia del Parroco e le parole del Sig. Sindaco diedero risalto al nostro essere presenti: mi ritrovai da subito con la fantasia lassù in Ortigara presso la Colonna Mozza, il nostro monumento Alpino immortalato dal motto “per non dimenticare”: ora siamo oppressi da una guerra seppur d’origine diversama sempre di guerra si tratta: allora nel ’15 - ‘18 ha causato una strage per motivipolitici, patriottici; oraquesta pandemia stamettendo a dura prova il mondo intero. Mi permetto di suggerire: forse la Natura sta tentando di dirci qualcosa?
La pandemia che ha colpito in tutto il mondo ogni aspetto della vita considerata “normale”sino all’inizio di marzo, ha inevitabilmente avuto ripercussioni anche su ogni tipo di vita associativa, compresa quella degli alpini. A parte le situazioni tragiche che hanno visto coinvolti i fratelli delle Sezioni Bergamasche e Bresciane che hanno purtroppo annoverato fra le loro file la scomparsa di molti Soci che erano stati colonne portanti dell’Associazione, fondatori di Gruppi e Sezioni e portatori di saggezza ed esperienza che hanno lasciato un vuoto incolmabile tra gli alpini, anche noi, nel nostro piccolo abbiamo visto stravolgere le nostre abitudini, i nostri appuntamenti e le visite che facevamo regolarmente (chi più, chi meno) nelle nostre sedi. E’ pur vero comunque che se da tre mesi a questa parte infatti la nostra vita associativa sembra quasi essere stata ibernata con la cancellazione di manifestazioni, eventi, incontri conviviali e quant’altro costituiva il tran tran associativo che ora tutti rimpiangiamo, sino ad arrivare all’impensabile cioè la sospensione dell’Adunata Nazionale (solo speriamo) rimandata, è pur vero che in questo tempo gli alpini non si sono mai fermati e non sono rimasti con le mani in mano, ma si sono dati da fare per far girare la grande ruota della solidarietà che tanto è stata preziosa in questa emergenza. Accanto alla magnifica realizzazione dell’Ospedale di Bergamo, diventato esempio di efficienza a livello mondiale e che ha costituito il clou dell’impegno associativo, in tutta Italia i Gruppi si sono messi a disposizione per aiutare laddove era richiesto un aiuto ed abbiamo visto volontari impegnati nella distribuzione di medicinali, pasti, spese, mascherine e presidi medici senza porsi limiti di orario o presenza. Con l’avvento della cosiddetta Fase 2 molti di questi impegni sono stati ridimensionati, anche se c’è ancora richiesta di presenza per alcune “nuove” attività, cosicché anche nel nostro Gruppo alcuni volontari hanno risposto alla richiesta della Parrocchia per regolare l’afflusso dei fedeli partecipanti alle Cerimonie Religiose.
Non so come ma questa parola mi suona tanto da lotta contro i mulini a vento; parliamo di sanità. Mi piange l’anima nel vedere come siamo ridotti e credo che la stessa convinzione alberghi in tutti noi. La nostra ormai non è più una speranza ma piuttosto una certezza. La sanità nazionale da anni orgoglio italiano è diventata merce di scambio fra le varie correnti politiche. Riusciamo a salvarci, è assurdo scriverlo, con le convenzioni fino a quando anche in quel settore si tirerà del tutto la cintura e allora saremo alla fine. Le vecchie mutue, ricordate quelle di una volta, avevano solo bisogno di un costante aggiornamento sia nel personale che nelle attrezzature; erano i primi parafulmini dell’assistenza assieme ai plurifacenti medici di famiglia attivi a 360 gradi, dalle sutureai parti, si andava in P.S.e in Ospedale per il ricovero come modalità veramente indispensabile. Ora in virtù di una decantata miglioria della gestione economica e funzionale i tagli alla spesa pubblica sono giornalieri camuffati da acrobazie burocratiche: ogni giorno ci sono novità per cui dalla sera al mattino ti rendi conto che le difficoltà per accedere all’assistenza diventano sempre più una certezza nella più rosea delle ipotesi dovrai sbrogliartela, come in un dedalo fra le difficoltà burocratico-sanitarie svicolando con tanta e tanta fortuna fra extramoenia, intramoenia, extramuraria( sembra si parli di edilizia sanitaria ). Lapolitica sanitaria di questi ultimi anni si è dimostrata soltanto una rapinagoverno dopo governo praticata dai partiti di ogni colore con il risultato che abbiamo sotto gli occhi, gli esami, anche ipiù banali, hanno tempi biblici. Ricordo quando allo sportello fiorivano le imprecazioni allorché gli appuntamenti per gli esami più tecnici e sofisticati erano a 15/20 giorni;”fò tempo a morir “ erano quelle più pulite.
Buon giorno a tutti, non me ne vogliano gli amici della Sezione se prendo in prestito, parafrasandola, la testata di informazione sezionale che puntualmente arriva nelle nostre case, malgrado i difficili e surreali tempi che stiamo vivendo e che mantiene vivo il filo che unisce gli alpini ai propri Gruppi e Sezioni. E’ veramente una situazione di estrema difficoltà per tutti noi quella che stiamo vivendo e che non trova riscontro in nessun periodo della nostra storia e che segnerà per tanto tempo il nostro modo di vivere e di convivere con gli altri, a cominciare dai nostri famigliari, per arrivare a chi non fa parte della nostra ristretta cerchia di conoscenze tra i quali si collocano gli appartenenti alla nostra famiglia verde. Si perché uno dei pericoli in ambito associativo che correremo dopo la cosiddetta riapertura, o fase due che dir si voglia, riguarderà proprio il riprendere a ritrovarci e ad essere alpini, riprendendo le nostre abituali iniziative, senza strafare certo, ma con l’intento di tornare a una, seppur forzata, normalità. E a questo punto entra in gioco ognuno di noi, alpini, amici, aggregati ognuno con l’impegno morale di dare il proprio contributo a iniziare magari proprio da chi non ha mai frequentato o da molto tempo ha tralasciato la vita associativa perché, parliamoci chiaro, vista l’età non sempre verde di chi sinora si è impegnato mantenendo vivo il nostro Gruppo, è presumibile che, seppur con un allentamento delle limitazioni, si corre il rischio che venga meno la presenza di alcune figure “storiche” ed è appunto in questo momento che sarà richiesta la presenza di nuova linfa vitale per poter proseguire la nostra vita associativa.
Questo è il problema e se scrivo, con la BURIANA di questi tempi che c….o scrivo? Sarei ben felice se qualcuno mi desse una risposta, una qualsiasi,non importa. Ormai sono quindici giorni che sono letteralmente chiuso in casa: una volta che hai esaudito qualche … sognata pigrizia, ti domandi e mo? Frastornato da quanto si sente alla tv o si dice fra noi al telefono o tramite internet ormai ti rendi conto che siamoaggrappati solo ad una speranza per chi non crede e ad una fede per altri; ambedue cose non facili: non facili perché la realtà che ci circonda è costituita in granparte da fatti concreti listati a lutto.Stiamo assistendo ad un crollo di un imperativo imposto da un maniacale arrivismo, da unachimera di potenza infinita, costi quel che costi, fossero pure i morti: adesso ci siamo. Sono bastati solo due mesi per metterci in ginocchio ecostringerci a chiedere aiuto al mondointero: chi l’avrebbe mai detto eppure. Ce la faremo a risalire la china?Siamo nel mezzo di un disastro che mi ricorda la costante domanda che Giuanin faceva al suo sergente, Mario Rigoni Stern autore del famoso “Il sergente nella neve“ Sergentmagiù ghe rivarem a baita? Erano in Russia: nelle postazioni sul Don e durante la tragica ritirata che immortalò l’epopea alpina Giuaninera certo solo della catastrofe che lo circondava e non gli offrivanulla se non una disperata speranza. Erano in guerra, anche noi oggi lo siamo: una guerra diversa nella quale nessuno di noi ha certezze e non puòfare scommesse, masolo resistere e sperare … che finisca presto in modo tale da poter gustare ancora la bellezza della normalità; non sono parole mie ma sentite alla radio, RTL per l’esattezza.
E ci ritornano in grande stile con una intera settimana di “lezioni” che ci hanno visti impegnati su due fronti distanti fra loro una cinquantina di Km. e rispettivamente a San Vittore Olona e a Melzo. Tre di questi incontri si sono tenuti nelle giornate del 3 - 4 e 7 febbraio alle Scuole Medie di San Vittore Olona dove, grazie all’interessamento e al lavoro preparatorio delle Prof.sse Ori, Colucci e Aura abbiamo incontrato gli studenti delle terze medie ai quali abbiamo proposto una riflessione sulle condizioni di vita (e purtroppo anche di morte) dei soldati impegnati nel primo conflitto mondiale e della loro permanenza durata a volte diversi mesi nell’inferno delle trincee sottoposti al tiro e agli attacchi degli avversari, che comunque erano ragazzi come loro che si sono trovati a subire una guerra ingiusta dove ogni “parte” ha pagato un prezzo altissimo. Naturalmente la lezione verteva anche sulla permanenza in postazioni di alta quota in quella poi chiamata “Guerra Bianca” dove i soldati, soprattutto gli alpini, hanno dovuto affrontare condizioni veramente disumane.
11 settembre 1942 i Russi avevano passato il fiume Don attacando i nostri in prima linea poi la mia compagnia va all’asalto i russi si sono ritirati nelle loro posisioni ma fanno un sbarramento con i mortai, un fuoco terribile su di noi.
A militare a Ventimiglia
Quando sono partito per il militare dovevo andare a Ventimiglia non sapevo dovera poi ho saputo che era in Liguria e c’è il mare erocontento cosi potevo vedere il mare che non lavevo mai visto arrivatia Ventimiglia la stazione era stata bombardata entriamo in una baracca aspettare che veniva la musica accompagnarmi sapevano che quel giorno venivano le reclute. Il mio Reggimento aveva combattuto in Francia erano verso il ….e il monte grosso. Erano diciotto mesi che ero a militare c’è ordini che dovevamo andare in Russia eravamo in pensiero andare a fare la guerra ci pensavamo tutti anche quelli che avevano fatto già due guerre. Arriva il Re passiamo in rassegna i ultimi quindici giorni a Ventimiglia cera tanta gente che venivano trovare i suoi figli o fratelliper vederli e salutarli forse per l’ultima volta, quando facevamo le marce vedevo per tre o quattro chilometri soldati una lunga colonna pareva che tutti i soldati D’Italia erano a Ventimiglia ma cera soloun reggimento in giro per Ventimiglia si vedeva solo che soldati.
Permettetemi una riflessione su questo particolare momento che la nostra Nazione sta vivendo a causa dell’epidemia che ha costretto ognuno di noi se non a stravolgere, sicuramente a cambiare le abitudini che rendevano la nostra vita “normale”. Non entro nel merito della validità e del tipo di misure adottate, ci si augura che gli Enti preposti abbiano valutato attentamente il tutto, quello che mi ha colpito è stata la reazione della gente ad una situazione che, certamente unica dalla fine del secondo conflitto mondiale, ha generato una sorta di si salvi chi può con supermercati presi d’assalto e scorte impressionanti di viveri che hanno avuto il solo risultato di svuotare gli scaffali con buona pace e insperati guadagni per le grandi catene di distribuzione che comunque, dopo nemmeno 48 ore, avevano già ripristinato le scorte e la conseguente minore affluenza di clienti impegnati a stivare nelle dispense quanto acquistato e a consumare a ritmo serrato i generi magari deperibili ( ho visto carrelli strapieni di frutta e verdura che nel giro di qualche giorno sarebbe finita, mi auguro, nelle mense dei poveri piuttosto che gettata nella spazzatura). Non ho potuto fare a meno di tornare ai vecchi tempi quando in momenti difficili i vicini di casa si davano una mano nelle situazioni di “emergenza” magari scambiandosi il poco cibo che avevano vivendo comunque un clima di solidarietà. Facciamo dunque tesoro di questa, seppur negativa, esperienza che dovrebbe insegnarci nel futuro a godere di quella “normalità” che diamo per scontata e per quanto riguarda noi alpini un invito, quando questa emergenza sarà finalmente rientrata a ritornare o, per alcuni, ad iniziare a frequentare la nostra sede, la nostra casa anche per ridare fiducia a quanti non hanno mai voluto rinunciare a quelle ore passate tra le immagini dei nostri Veci, quei Veci che stremati, affamati e congelati hanno attraversato mezza Europa a piedi per tornare a baita, che ci guardano e ci ricordano che seppur tra le più difficili prove, la vita DEVE continuare.
DopoNatale ovviamente l’anno nuovo ha bussato alle porte, anzi siamo già a metà gennaio 2020 non ce ne siamo accorti ma i nuovi impegni sono a ricordarci che la vita associativa continua. Dopo l’assemblea di fine novembre che sancì Maggioni a nuovo capogruppo, nuovo si fa per dire, che riprese in spalla questo zaino e non si tratta di bruscolini se uno lo vuol farecome Dio comanda, eccoci a dicembre con la domenica conviviale per gli auguri natalizi. Purtroppo, secondo il mio punto di vista, discutibilissimo, la frequenza dei soci/famiglie non ha premiato di certo la buonavolontà di quanti si sono impegnati al buon esito della giornata dove anche il vecchio ma sempre giovane gioco della tombola poteva costituire un motivo in più per favorire lo stare insieme, almeno una volta all’anno: azzardo a sospettare che il motivo stia nei premi di scarsissima portata, mancavano crociere, minivacanzeo soggiorni elio-fisio-fitoterapici e via di questo passo. Obiettivamente ci siè posti il problema in sede durante l’ultima serata di consiglio ossia se valesse la pena del tanto darsi da fare; lo so che mi attirerò qualche “scarpata“ da qualcuno ma il fatto che se ne sia discusso fratutta la “solita manovalanza” significherà pur qualcosa.Cambiando argomento: eccoci alla Messa in Duomo a Milano, 15.12 2019.
Vorrei aggiungere solo qualche riga all’articolo “si riparte“ in riferimento a Sant’Antonio chiamato in causa affinché ci desse una mano. Veramente merita un applauso perche le mani sono state più di DUE sia per il bel tempo esia per il fatto che il risultato della serata del falò in programma abbia superato di gran lunga le più ovvie speranze: notevole l’affluenza da parte del pubblico, Sindaco compreso, tempo ottimo, freddo compatibile con la stagione e l’assenza di un qualsiasiproblema veramente serio, quindi tutto ok. Mi premeva allegare questa puntualizzazione dopo la serata di ieri sull’onda dell’emotività suscitata dallamanifestazione nel suo insieme, dalla nostra magnifica banda che ci onora sempre della sua presenzaealla quale va sempre un GRAZIE grande cosi, e dal FALO’ che si è rivelato all’altezza delle aspettative. In realtà ha nicchiato un po’ a brillare facendosi attenderefinché la caparbietà dei ”fuochisti” ebbe il sopravento premiando cosi l’attesa dei presenti all’avvenimento con isogni e leovvie fantasie che automaticamente vengono suscitate nei partecipanti a simili manifestazioni … le stesse che sorgono quando ognuno di noi contemplain silenzio le fiamme di un qualsiasi focolare o caminetto. Come da accordi, chiudolasciando il compito di un resoconto circostanziato e meglio dettagliatodell’evento ad una firma di maggior prestigio rispetto a quella del solito.
Come ogni anno e’ di dovere l’assemblea di gruppo mirata ad esaminare quanto fatto durante l’annata nei pro e nei contro con uno sguardo sull’attività futura.Prima di iniziare la riunione alla presenza di Rodeghiero a rappresentare la Sezione, accompagnato dai consiglieri Pivae Piccioni avvenne il saluto alla bandiera seguito da un attimo di raccoglimento in ricordo dei nostri “andati avanti” assieme ai caduti in servizio nelle Forze Armate, dopo il quale si affrontarono gli argomenti in scaletta. Prese la parola il capogruppo Morlacchi Angelo. La sua relazione annuale fu stringata, essenziale su quanto il gruppo abbia operato nelle varie occasioni dell’anno trascorso e con la partecipazione alla vita sociale della sezione avvenuta in modo soddisfacentea cominciare con il prima, il durante e dopo l’Adunata Nazionaleo del centenario a Milano e alle manifestazioni dei vari gruppi sezionali. Il capogruppo si premurò di ringraziare quanti avevano collaborato al buon andamento del gruppo riconfermando la sua decisione di lasciare l’incarico per motivi personali e comunque noti a tutti i soci. Va rimarcato come la relazioneannuale assiemealla successiva, economica, siano sempre a disposizione dei soci il cui numero, durante la serata, è stato notevole considerando il fatto che molti erano impossibilitati a presenziare giustificati dalla lontananzao per impegni improrogabili. Al capogruppo seguì la lettura sulla situazione economica dove si sonoevidenziatele spese che quest’anno si sono dovute affrontare: acquisto della nuova cucina, della caldaia per il riscaldamentoper finire con il nuovo frigo-bar: tutti elettrodomestici ”giunti quasi in contemporaneaa fine corsa … un’autentica congiura“. A questo vanno aggiunti i normali pagamenti di bollette e varie per la manutenzione della baita stessa, delle attrezzature, (rasaerba, trattorino, ecc.). Ambedue le relazioni sono state approvate per alzata di mano.
Inizio questa relazione chiedendo un momento di silenzio per ricordare i componenti delle forze dell’ordine che hanno perso la vita nell’espletamento del loro dovere, ma anche familiari e amici del Gruppo che non ci sono più; ed anche due grandi Alpini che hanno fatto la storia della sezione di Milano Cesare Lavizzari e Antonio Fenini ed il capigruppo di Abbiategrasso Alfonso Latino che sono “andati avanti” nel corso del 2019. Nei primi sei mesi di quest’anno gli sforzi di tutti gli alpini della sezione di Milano sono stati rivolti alla grande Adunata del Centenario. Alcuni erano dubbiosi circa la buona riuscita di questa grande manifestazione. Per chi ha partecipato è stata una grande esperienza e un privilegio in quanto protagonista di questa grande avventura. L’impegno e il sacrificio di molti Alpini e Amici degli Alpini milanesi merita un grande grazie da parte dell’intera Associazione. Non nego che ci sono stati mugugni e qualche discussione, come per ogni attività e a qualunque livello, ma alla fine tutto si è risolto per il meglio. E’ stato difficile far capire che quella di Milano sarebbe stata un’ Adunata diversa dalle altre per vari motivi, non ultimo la grandezza della città che la faceva sembrare non pienissima ed anche la mancanza delle bandiere nella periferia. Siamo comunque arrivati bene alla fine dell’Adunata avendo affrontato e portato a termine un intenso programma. La sezione di Milano coi suoi Alpini e Amici è uscita a testa alta e con onore da questa grande prova. La celebrazione del Centenario si è conclusa lunedì 8 luglio con la cerimonia ufficiale culminata conlo scoprimento di una targa in Galleria Vittorio Emanuele dove si è ufficializzata e ha avuto la sua prima sede la nostra associazione che era nata dall’incontro e dalla volontà di poche decine di reduci della Prima Guerra Mondiale.