Associazione Nazionale Alpini -
Gruppo di San Vittore Olona- Via Alfieri - 20028 San Vittore Olona (MI)
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… almeno per chi le ha fatte! Dunque: la vita sociale del Gruppo dovrebbe ripartire. A sto punto io la immagino come un carro con le ruote quadrate: a furia di spingere, tirare o trascinare, queste ruote dovranno prima o poi smussarsi, levigarsi e girare come Dio comanda. E’ la speranza di tutti noi. In effetti fa strano pensare all’attività esercitata fino a sei mesi or sono e adesso avere tutto vietato da decreti, seppur salutari e necessari a causa di questa ” BESTIA” che non faceva sconti prima e che ancor oggi colpisce centinaia, migliaia di vite; ma fino a quando? Ora ci stiamo provando dopo il rientro nella vita di tutti i giorni. Durantetutti quei mesi di incognite e di paura … diciamolo pure “PAURA” … siamo rimasti in contatto aiutandoci anche con qualche video-conferenza ma ora, pianopiano, ci stiamo ritrovando, quasi un risveglio da un letargo imposto ma sempre ligi nell’osservanza delle leggi. Come tutti sanno tutte le attività socialisono rimaste in parcheggio e mi riferisco a rievocazioni o festeggiamenti diGruppo o di Sezionee a manifestazioni storiche / sportive indette o patrocinate dall’Associazione: tutto è stato rimandato in attesa ditempi migliori. Detto ciò, purtroppo, al di là della volontà di rimettersi in marcia bisogna far presente comealcuni soci, a volte dimentichino l’esistenza della nostra sede. Farebbepiacere la loro presenza,meglio se frequenza, oltre ai soliti tre o quattro perché, come già ricordato, la vita del gruppo sta riprendendo a piccoli passi anche se non in modo platealevivendo i momentidello stare insiemeche non sono sempre piacevolimapurtroppo anche tristi, come la morte di Ignazio Torno Capogruppo di Arconate, uno di casa nella nostra sede: una persona che sarà ricordata specialmenteper la volontà e tenacia con la quale ha combattutoANNI per realizzare, ricostruire la nuova Sede del suo Gruppo dopo il doloso e vigliacco incendio di quella precedente, fino a raggiungere la vigilia della completa realizzazione del suo sogno, a pochi passi dall’inaugurazione; la voleva a tuttii costi ma la vita lo ha tradito impedendogli di coronare il frutto di tanta battaglia perché tale è stata.
Questa estate, dopo tanti anni, ho trascorso le mie vacanze sulle Dolomiti avendo come base la località di Malga Ciapela ai piedi della Marmolada sul versante veneto, ed ho avuto l’occasione di conoscere alcune persone con le quali ho passato del tempo dopo cena. Con una di queste, un emiliano, una sera ho intavolato una discussione sull’importanza per un alpino riguardo la propria sede, sia di Gruppo che di Sezione, considerazioni nate dal fatto di frequentare da una quarantina d’anni, con una certa assiduità, un posto che agli occhi dei più, è un semplice “luogo” ma che per l’alpino rappresenta qualcosa di speciale. Questo nuovo amico insisteva nel dire che una sede associativa, di qualunque associazione, altro non è che un locale piuttosto che una struttura che può essere tranquillamente sostituita da un’altra al bisogno senza che venga sminuita la sua importanza, mentre il sottoscritto era di tutt’altro parere e si lanciava nella “sua” spiegazione. La sede di un Gruppo alpino, dicevo al mio interlocutore, non è solo una sede, ma fa parte della vita dell’alpino stesso, non per nulla la maggior parte di noi quando ci si da appuntamento lo fa dicendo: “ci vediamo in baita”, si baita, non sede, baita come quella che nella domanda del capolavoro “Il sergente nella neve” di Mario Rigoni Stern, il fido Giuanin rivolgeva continuamente: “Sergentmagiu, ghe rivarem a baita?” dove baita, appunto, stava per Nazione, paese, casa e affetti che racchiudevano il mondo sicuro dove poter fareritorno e stare finalmente in pace.
Due termini di senso oppostoma necessari per inquadraredue momenti della nostra vita di gruppo. Purtroppo la chiusuradelle nostre ”baite”, speriamo ancora per poco,crea un notevole ostacolo allavita di gruppo. Infatti gli incontri settimanali erano il momento nei quale ci si trovava per viverela familiarità enella quale, di volta in volta, fare il punto della situazione. Ora l’impossibilità di tutto ciòevidenzia l’importanza del nostro notiziario per cui è giusto, suo tramite, portare a conoscenza dei sociquantofatto o ipoteticamente fattibile. Detto ciò veniamo al SACRO: niente di superlativo ma sicuramente di una valenza non trascurabile: mi riferiscoall’invito espresso dal Parrocosu proposta del Comune ossia riunire le varie Associazioni in un momento di raccoglimento in memoria dei nostri morti e nello specifico delle vittime di questo virus che ci sta distruggendo. Fu cosi che ci siamo riuniti un giovedì sera durante la Santa Messa Vespertina assieme al Consiglio Comunale, all’Arma dei Carabinieri nella persona del comandante di Stazione, alla Polizia Locale, con i rappresentanti delle varie associazioni, Banda, Croce Azzurra, Alpini, Scout. L’omelia del Parroco e le parole del Sig. Sindaco diedero risalto al nostro essere presenti: mi ritrovai da subito con la fantasia lassù in Ortigara presso la Colonna Mozza, il nostro monumento Alpino immortalato dal motto “per non dimenticare”: ora siamo oppressi da una guerra seppur d’origine diversama sempre di guerra si tratta: allora nel ’15 - ‘18 ha causato una strage per motivipolitici, patriottici; oraquesta pandemia stamettendo a dura prova il mondo intero. Mi permetto di suggerire: forse la Natura sta tentando di dirci qualcosa?
La pandemia che ha colpito in tutto il mondo ogni aspetto della vita considerata “normale”sino all’inizio di marzo, ha inevitabilmente avuto ripercussioni anche su ogni tipo di vita associativa, compresa quella degli alpini. A parte le situazioni tragiche che hanno visto coinvolti i fratelli delle Sezioni Bergamasche e Bresciane che hanno purtroppo annoverato fra le loro file la scomparsa di molti Soci che erano stati colonne portanti dell’Associazione, fondatori di Gruppi e Sezioni e portatori di saggezza ed esperienza che hanno lasciato un vuoto incolmabile tra gli alpini, anche noi, nel nostro piccolo abbiamo visto stravolgere le nostre abitudini, i nostri appuntamenti e le visite che facevamo regolarmente (chi più, chi meno) nelle nostre sedi. E’ pur vero comunque che se da tre mesi a questa parte infatti la nostra vita associativa sembra quasi essere stata ibernata con la cancellazione di manifestazioni, eventi, incontri conviviali e quant’altro costituiva il tran tran associativo che ora tutti rimpiangiamo, sino ad arrivare all’impensabile cioè la sospensione dell’Adunata Nazionale (solo speriamo) rimandata, è pur vero che in questo tempo gli alpini non si sono mai fermati e non sono rimasti con le mani in mano, ma si sono dati da fare per far girare la grande ruota della solidarietà che tanto è stata preziosa in questa emergenza. Accanto alla magnifica realizzazione dell’Ospedale di Bergamo, diventato esempio di efficienza a livello mondiale e che ha costituito il clou dell’impegno associativo, in tutta Italia i Gruppi si sono messi a disposizione per aiutare laddove era richiesto un aiuto ed abbiamo visto volontari impegnati nella distribuzione di medicinali, pasti, spese, mascherine e presidi medici senza porsi limiti di orario o presenza. Con l’avvento della cosiddetta Fase 2 molti di questi impegni sono stati ridimensionati, anche se c’è ancora richiesta di presenza per alcune “nuove” attività, cosicché anche nel nostro Gruppo alcuni volontari hanno risposto alla richiesta della Parrocchia per regolare l’afflusso dei fedeli partecipanti alle Cerimonie Religiose.
Non so come ma questa parola mi suona tanto da lotta contro i mulini a vento; parliamo di sanità. Mi piange l’anima nel vedere come siamo ridotti e credo che la stessa convinzione alberghi in tutti noi. La nostra ormai non è più una speranza ma piuttosto una certezza. La sanità nazionale da anni orgoglio italiano è diventata merce di scambio fra le varie correnti politiche. Riusciamo a salvarci, è assurdo scriverlo, con le convenzioni fino a quando anche in quel settore si tirerà del tutto la cintura e allora saremo alla fine. Le vecchie mutue, ricordate quelle di una volta, avevano solo bisogno di un costante aggiornamento sia nel personale che nelle attrezzature; erano i primi parafulmini dell’assistenza assieme ai plurifacenti medici di famiglia attivi a 360 gradi, dalle sutureai parti, si andava in P.S.e in Ospedale per il ricovero come modalità veramente indispensabile. Ora in virtù di una decantata miglioria della gestione economica e funzionale i tagli alla spesa pubblica sono giornalieri camuffati da acrobazie burocratiche: ogni giorno ci sono novità per cui dalla sera al mattino ti rendi conto che le difficoltà per accedere all’assistenza diventano sempre più una certezza nella più rosea delle ipotesi dovrai sbrogliartela, come in un dedalo fra le difficoltà burocratico-sanitarie svicolando con tanta e tanta fortuna fra extramoenia, intramoenia, extramuraria( sembra si parli di edilizia sanitaria ). Lapolitica sanitaria di questi ultimi anni si è dimostrata soltanto una rapinagoverno dopo governo praticata dai partiti di ogni colore con il risultato che abbiamo sotto gli occhi, gli esami, anche ipiù banali, hanno tempi biblici. Ricordo quando allo sportello fiorivano le imprecazioni allorché gli appuntamenti per gli esami più tecnici e sofisticati erano a 15/20 giorni;”fò tempo a morir “ erano quelle più pulite.
Buon giorno a tutti, non me ne vogliano gli amici della Sezione se prendo in prestito, parafrasandola, la testata di informazione sezionale che puntualmente arriva nelle nostre case, malgrado i difficili e surreali tempi che stiamo vivendo e che mantiene vivo il filo che unisce gli alpini ai propri Gruppi e Sezioni. E’ veramente una situazione di estrema difficoltà per tutti noi quella che stiamo vivendo e che non trova riscontro in nessun periodo della nostra storia e che segnerà per tanto tempo il nostro modo di vivere e di convivere con gli altri, a cominciare dai nostri famigliari, per arrivare a chi non fa parte della nostra ristretta cerchia di conoscenze tra i quali si collocano gli appartenenti alla nostra famiglia verde. Si perché uno dei pericoli in ambito associativo che correremo dopo la cosiddetta riapertura, o fase due che dir si voglia, riguarderà proprio il riprendere a ritrovarci e ad essere alpini, riprendendo le nostre abituali iniziative, senza strafare certo, ma con l’intento di tornare a una, seppur forzata, normalità. E a questo punto entra in gioco ognuno di noi, alpini, amici, aggregati ognuno con l’impegno morale di dare il proprio contributo a iniziare magari proprio da chi non ha mai frequentato o da molto tempo ha tralasciato la vita associativa perché, parliamoci chiaro, vista l’età non sempre verde di chi sinora si è impegnato mantenendo vivo il nostro Gruppo, è presumibile che, seppur con un allentamento delle limitazioni, si corre il rischio che venga meno la presenza di alcune figure “storiche” ed è appunto in questo momento che sarà richiesta la presenza di nuova linfa vitale per poter proseguire la nostra vita associativa.
Questo è il problema e se scrivo, con la BURIANA di questi tempi che c….o scrivo? Sarei ben felice se qualcuno mi desse una risposta, una qualsiasi,non importa. Ormai sono quindici giorni che sono letteralmente chiuso in casa: una volta che hai esaudito qualche … sognata pigrizia, ti domandi e mo? Frastornato da quanto si sente alla tv o si dice fra noi al telefono o tramite internet ormai ti rendi conto che siamoaggrappati solo ad una speranza per chi non crede e ad una fede per altri; ambedue cose non facili: non facili perché la realtà che ci circonda è costituita in granparte da fatti concreti listati a lutto.Stiamo assistendo ad un crollo di un imperativo imposto da un maniacale arrivismo, da unachimera di potenza infinita, costi quel che costi, fossero pure i morti: adesso ci siamo. Sono bastati solo due mesi per metterci in ginocchio ecostringerci a chiedere aiuto al mondointero: chi l’avrebbe mai detto eppure. Ce la faremo a risalire la china?Siamo nel mezzo di un disastro che mi ricorda la costante domanda che Giuanin faceva al suo sergente, Mario Rigoni Stern autore del famoso “Il sergente nella neve“ Sergentmagiù ghe rivarem a baita? Erano in Russia: nelle postazioni sul Don e durante la tragica ritirata che immortalò l’epopea alpina Giuaninera certo solo della catastrofe che lo circondava e non gli offrivanulla se non una disperata speranza. Erano in guerra, anche noi oggi lo siamo: una guerra diversa nella quale nessuno di noi ha certezze e non puòfare scommesse, masolo resistere e sperare … che finisca presto in modo tale da poter gustare ancora la bellezza della normalità; non sono parole mie ma sentite alla radio, RTL per l’esattezza.
E ci ritornano in grande stile con una intera settimana di “lezioni” che ci hanno visti impegnati su due fronti distanti fra loro una cinquantina di Km. e rispettivamente a San Vittore Olona e a Melzo. Tre di questi incontri si sono tenuti nelle giornate del 3 - 4 e 7 febbraio alle Scuole Medie di San Vittore Olona dove, grazie all’interessamento e al lavoro preparatorio delle Prof.sse Ori, Colucci e Aura abbiamo incontrato gli studenti delle terze medie ai quali abbiamo proposto una riflessione sulle condizioni di vita (e purtroppo anche di morte) dei soldati impegnati nel primo conflitto mondiale e della loro permanenza durata a volte diversi mesi nell’inferno delle trincee sottoposti al tiro e agli attacchi degli avversari, che comunque erano ragazzi come loro che si sono trovati a subire una guerra ingiusta dove ogni “parte” ha pagato un prezzo altissimo. Naturalmente la lezione verteva anche sulla permanenza in postazioni di alta quota in quella poi chiamata “Guerra Bianca” dove i soldati, soprattutto gli alpini, hanno dovuto affrontare condizioni veramente disumane.
11 settembre 1942 i Russi avevano passato il fiume Don attacando i nostri in prima linea poi la mia compagnia va all’asalto i russi si sono ritirati nelle loro posisioni ma fanno un sbarramento con i mortai, un fuoco terribile su di noi.
A militare a Ventimiglia
Quando sono partito per il militare dovevo andare a Ventimiglia non sapevo dovera poi ho saputo che era in Liguria e c’è il mare erocontento cosi potevo vedere il mare che non lavevo mai visto arrivatia Ventimiglia la stazione era stata bombardata entriamo in una baracca aspettare che veniva la musica accompagnarmi sapevano che quel giorno venivano le reclute. Il mio Reggimento aveva combattuto in Francia erano verso il ….e il monte grosso. Erano diciotto mesi che ero a militare c’è ordini che dovevamo andare in Russia eravamo in pensiero andare a fare la guerra ci pensavamo tutti anche quelli che avevano fatto già due guerre. Arriva il Re passiamo in rassegna i ultimi quindici giorni a Ventimiglia cera tanta gente che venivano trovare i suoi figli o fratelliper vederli e salutarli forse per l’ultima volta, quando facevamo le marce vedevo per tre o quattro chilometri soldati una lunga colonna pareva che tutti i soldati D’Italia erano a Ventimiglia ma cera soloun reggimento in giro per Ventimiglia si vedeva solo che soldati.
Permettetemi una riflessione su questo particolare momento che la nostra Nazione sta vivendo a causa dell’epidemia che ha costretto ognuno di noi se non a stravolgere, sicuramente a cambiare le abitudini che rendevano la nostra vita “normale”. Non entro nel merito della validità e del tipo di misure adottate, ci si augura che gli Enti preposti abbiano valutato attentamente il tutto, quello che mi ha colpito è stata la reazione della gente ad una situazione che, certamente unica dalla fine del secondo conflitto mondiale, ha generato una sorta di si salvi chi può con supermercati presi d’assalto e scorte impressionanti di viveri che hanno avuto il solo risultato di svuotare gli scaffali con buona pace e insperati guadagni per le grandi catene di distribuzione che comunque, dopo nemmeno 48 ore, avevano già ripristinato le scorte e la conseguente minore affluenza di clienti impegnati a stivare nelle dispense quanto acquistato e a consumare a ritmo serrato i generi magari deperibili ( ho visto carrelli strapieni di frutta e verdura che nel giro di qualche giorno sarebbe finita, mi auguro, nelle mense dei poveri piuttosto che gettata nella spazzatura). Non ho potuto fare a meno di tornare ai vecchi tempi quando in momenti difficili i vicini di casa si davano una mano nelle situazioni di “emergenza” magari scambiandosi il poco cibo che avevano vivendo comunque un clima di solidarietà. Facciamo dunque tesoro di questa, seppur negativa, esperienza che dovrebbe insegnarci nel futuro a godere di quella “normalità” che diamo per scontata e per quanto riguarda noi alpini un invito, quando questa emergenza sarà finalmente rientrata a ritornare o, per alcuni, ad iniziare a frequentare la nostra sede, la nostra casa anche per ridare fiducia a quanti non hanno mai voluto rinunciare a quelle ore passate tra le immagini dei nostri Veci, quei Veci che stremati, affamati e congelati hanno attraversato mezza Europa a piedi per tornare a baita, che ci guardano e ci ricordano che seppur tra le più difficili prove, la vita DEVE continuare.
DopoNatale ovviamente l’anno nuovo ha bussato alle porte, anzi siamo già a metà gennaio 2020 non ce ne siamo accorti ma i nuovi impegni sono a ricordarci che la vita associativa continua. Dopo l’assemblea di fine novembre che sancì Maggioni a nuovo capogruppo, nuovo si fa per dire, che riprese in spalla questo zaino e non si tratta di bruscolini se uno lo vuol farecome Dio comanda, eccoci a dicembre con la domenica conviviale per gli auguri natalizi. Purtroppo, secondo il mio punto di vista, discutibilissimo, la frequenza dei soci/famiglie non ha premiato di certo la buonavolontà di quanti si sono impegnati al buon esito della giornata dove anche il vecchio ma sempre giovane gioco della tombola poteva costituire un motivo in più per favorire lo stare insieme, almeno una volta all’anno: azzardo a sospettare che il motivo stia nei premi di scarsissima portata, mancavano crociere, minivacanzeo soggiorni elio-fisio-fitoterapici e via di questo passo. Obiettivamente ci siè posti il problema in sede durante l’ultima serata di consiglio ossia se valesse la pena del tanto darsi da fare; lo so che mi attirerò qualche “scarpata“ da qualcuno ma il fatto che se ne sia discusso fratutta la “solita manovalanza” significherà pur qualcosa.Cambiando argomento: eccoci alla Messa in Duomo a Milano, 15.12 2019.
Vorrei aggiungere solo qualche riga all’articolo “si riparte“ in riferimento a Sant’Antonio chiamato in causa affinché ci desse una mano. Veramente merita un applauso perche le mani sono state più di DUE sia per il bel tempo esia per il fatto che il risultato della serata del falò in programma abbia superato di gran lunga le più ovvie speranze: notevole l’affluenza da parte del pubblico, Sindaco compreso, tempo ottimo, freddo compatibile con la stagione e l’assenza di un qualsiasiproblema veramente serio, quindi tutto ok. Mi premeva allegare questa puntualizzazione dopo la serata di ieri sull’onda dell’emotività suscitata dallamanifestazione nel suo insieme, dalla nostra magnifica banda che ci onora sempre della sua presenzaealla quale va sempre un GRAZIE grande cosi, e dal FALO’ che si è rivelato all’altezza delle aspettative. In realtà ha nicchiato un po’ a brillare facendosi attenderefinché la caparbietà dei ”fuochisti” ebbe il sopravento premiando cosi l’attesa dei presenti all’avvenimento con isogni e leovvie fantasie che automaticamente vengono suscitate nei partecipanti a simili manifestazioni … le stesse che sorgono quando ognuno di noi contemplain silenzio le fiamme di un qualsiasi focolare o caminetto. Come da accordi, chiudolasciando il compito di un resoconto circostanziato e meglio dettagliatodell’evento ad una firma di maggior prestigio rispetto a quella del solito.
Come ogni anno e’ di dovere l’assemblea di gruppo mirata ad esaminare quanto fatto durante l’annata nei pro e nei contro con uno sguardo sull’attività futura.Prima di iniziare la riunione alla presenza di Rodeghiero a rappresentare la Sezione, accompagnato dai consiglieri Pivae Piccioni avvenne il saluto alla bandiera seguito da un attimo di raccoglimento in ricordo dei nostri “andati avanti” assieme ai caduti in servizio nelle Forze Armate, dopo il quale si affrontarono gli argomenti in scaletta. Prese la parola il capogruppo Morlacchi Angelo. La sua relazione annuale fu stringata, essenziale su quanto il gruppo abbia operato nelle varie occasioni dell’anno trascorso e con la partecipazione alla vita sociale della sezione avvenuta in modo soddisfacentea cominciare con il prima, il durante e dopo l’Adunata Nazionaleo del centenario a Milano e alle manifestazioni dei vari gruppi sezionali. Il capogruppo si premurò di ringraziare quanti avevano collaborato al buon andamento del gruppo riconfermando la sua decisione di lasciare l’incarico per motivi personali e comunque noti a tutti i soci. Va rimarcato come la relazioneannuale assiemealla successiva, economica, siano sempre a disposizione dei soci il cui numero, durante la serata, è stato notevole considerando il fatto che molti erano impossibilitati a presenziare giustificati dalla lontananzao per impegni improrogabili. Al capogruppo seguì la lettura sulla situazione economica dove si sonoevidenziatele spese che quest’anno si sono dovute affrontare: acquisto della nuova cucina, della caldaia per il riscaldamentoper finire con il nuovo frigo-bar: tutti elettrodomestici ”giunti quasi in contemporaneaa fine corsa … un’autentica congiura“. A questo vanno aggiunti i normali pagamenti di bollette e varie per la manutenzione della baita stessa, delle attrezzature, (rasaerba, trattorino, ecc.). Ambedue le relazioni sono state approvate per alzata di mano.
Inizio questa relazione chiedendo un momento di silenzio per ricordare i componenti delle forze dell’ordine che hanno perso la vita nell’espletamento del loro dovere, ma anche familiari e amici del Gruppo che non ci sono più; ed anche due grandi Alpini che hanno fatto la storia della sezione di Milano Cesare Lavizzari e Antonio Fenini ed il capigruppo di Abbiategrasso Alfonso Latino che sono “andati avanti” nel corso del 2019. Nei primi sei mesi di quest’anno gli sforzi di tutti gli alpini della sezione di Milano sono stati rivolti alla grande Adunata del Centenario. Alcuni erano dubbiosi circa la buona riuscita di questa grande manifestazione. Per chi ha partecipato è stata una grande esperienza e un privilegio in quanto protagonista di questa grande avventura. L’impegno e il sacrificio di molti Alpini e Amici degli Alpini milanesi merita un grande grazie da parte dell’intera Associazione. Non nego che ci sono stati mugugni e qualche discussione, come per ogni attività e a qualunque livello, ma alla fine tutto si è risolto per il meglio. E’ stato difficile far capire che quella di Milano sarebbe stata un’ Adunata diversa dalle altre per vari motivi, non ultimo la grandezza della città che la faceva sembrare non pienissima ed anche la mancanza delle bandiere nella periferia. Siamo comunque arrivati bene alla fine dell’Adunata avendo affrontato e portato a termine un intenso programma. La sezione di Milano coi suoi Alpini e Amici è uscita a testa alta e con onore da questa grande prova. La celebrazione del Centenario si è conclusa lunedì 8 luglio con la cerimonia ufficiale culminata conlo scoprimento di una targa in Galleria Vittorio Emanuele dove si è ufficializzata e ha avuto la sua prima sede la nostra associazione che era nata dall’incontro e dalla volontà di poche decine di reduci della Prima Guerra Mondiale.
di questo mese … siamo arrivati al giro di boa che ci ha visto veramente impegnati già dai primi giorni: occorre una sosta per rinfrancarci un po’ e a tal proposito arriva giusta e ad hoc la cassoeola autunnale in programma per il 15 novembre. Si tratta di un piattomolto atteso dai tanti che da tempo si sono prenotati. Il numero è decisamente alto, ci vorrebbe un piano mansardato nella nostra baita. Detto ciò riandiamo, per dovere di cronaca a quanto fatto, specialmenteper chi a causa d’impossibilità e/o svariati motivi non ha potuto presenziare.E’ stata partecipe la visita ai cimiteri, a trovare i nostri soci “andati avanti “ come recita illessico alpino; eravamo una decinaarmati di piantina deivari cimiteri,sono più di unoe ogni volta ci si trova incerti sull’ubicazione di qualchetomba. Tranquilli, non abbiamo dimenticato nessuno concludendo sempre al sacrario dei caduti di tutte le guerre: in contemporanea si rinnovano quasi da cronometro gli incontri seppur casuali con gli alpini dei gruppi vicini impegnati nello stesso dovere morale; credo che tutto questo faccia veramente onore alla nostra Associazione e ce lo confermano le tante persone che incrociamo nei vari camposanti.
Nel 1916, dopo l’entrata in guerra dell’Italia contro l’esercito Austro-Ungarico, il Comando Supremo Italiano dislocò truppe sul confine italo - svizzero dal Monte Bianco al Pizzo Scalino in alta Valmalenco. Nel settore Mera-Adda (Valchiavenna-Valtellina) furono dislocati numerosi reparti tra i quali spiccavano 7 drappelli di Alpini sciatori dislocati nelle varie vallate di cui 2 in Valmalenco dove, presso il Rifugio Marinelli siteneva un corso Sciatori agli ordini del Capitano Davide Valsecchi.In quei mesi si alternarono circa 300 alpini dei quali 200 alla Marinelli, 28 all’Alpe Musella e 80 a valle presso la frazione di Tornadri alternando la preparazione sciistica alla manutenzione ed ampliamento del Rifugio e alla miglioria delle mulattiere. Trascorso l’inverno del 1916, la primavera del 1917 si rivelò particolarmente insidiosa a causa delle abbondanti nevicate e quelle condizioni critiche causarono il 1° di aprile una grossa valanga che, staccatasi dal Sasso Moro si abbatté sul Rifugio Musella dove si trovavano i 28 alpini alcuni dei quali si salvarono uscendo dalla cappa fumaria.Purtroppo per 8 di loro non ci fu nulla da fare ed altri 14 furono seriamente feriti, mentre il Caporale paolini riuscì a scendere a Tornadri a dare l’allarme ed immediatamente scattarono i soccorsi. Il giorno seguente dalla Marinelli il Capitano Valsecchi, ignaro dell’accaduto, inviò a valle un drappello dei 42 tra i suoi migliori Alpini sciatori per approvvigionare viveri e legna.
… come già noto dalla foto che il capogruppo Angelo ha messo in rete, sabato mattina alcuni dei soci si sono recati a far visita agli ospiti della casa riposo S. Remigio di Busto Garolfo. Abbiamo accolto l’invito che ci è stato fatto da Simona, l’animatrice, ovviamente in accordo con la direzione. La motivazione base di questo invito è facilmente intuitivae …pecchiamo di presunzione, ci sta … gli alpini sono ben voluti da tutti,in concorrenza con i bersaglieri accattivanti con il loro passo di corsa e le piume al vento, ma quando si parla di alpiniè spontanea e immediata l’immagine di gente buona, che suscita da subito simpatia, simbolo di lavoro e di onestàpronti all’immediato aiuto nelle calamità, tenaci in montagna nonché ligi al dovere anche quello che ti fa sputare l’animaecc… ecc… Certamente tutto questo può sembrare retorica, siamo d’accordo; diversamente vallo a spiegare ilsorriso apparso sul volto degli ospiti al nostro ingresso. Eravamo un piccolo drappello non tanto lontani dalla loro età, purtroppo tranne due gli altri erano vicini a quel limite in cui diventa impossibile sostenere di essere ancora “erba verde”. Allora siccome il discorso rischia di prendere una brutta piega veniamo all’incontro che come scaletta del giorno prevedeva una lezione “richiesta e concordata” sul tema: storia della nostra bandiera italiana.
… non per curiosità ma con l’intento di ritrovare un alpinoche avevo conosciuto a L’Aquila durante il mio impiego di protezione civile a seguito del terremoto del 2009 … avevo sì un numero di telefono ma ormai erano passati 10 anni … una parola … , d’altra parte la coincidenza di unviaggio da quelle parti mi offriva la possibilità di un tentativo che non mi sono lascito sfuggire … ho fatto non bene ma benissimo. Commentavo con un amico alpino del Veneto quanto sia stata ricca di soddisfazioni quell’esperienza … da invidia.Tutto iniziò con l’adunata di Milano, esattamente nella sede del gruppo di Legnano dove un alpino del coro di Ronciglione( Vt), loro ospite,si rese disponibile relativamente alla possibilità di mettermi in contatto con il capogruppo di Accumoli. Fu cosi che dopo l’incontro nella sua città eccolo immediato nella disponibilità, da subito col farmi sentire suo amico e nel presentarci ad ognuno, sottoscritto e moglie, con … il mio amico alpino venuto da Milano …. roba da essere in costante imbarazzo. A seguire è stato un autentico tam-tam “verde”, un passa parola che mi ha permesso, a cascata: uno chiama l’altro, di venire a contatto con gli alpini di Fossa, Accumoli, Arquata del Tronto non tralasciando Amatrice. Non riesco a trasmettervi quanto ecome questi nostri socisiano entrati nel mio mondo dei ricordi … è difficile perchéognuno di noi ha una propria sensibilità che lo guida nel valutare quanto lo circonda e lo coinvolga.
L’articolo vuole essere un contributo al nostro giornalino mensile per quel grande evento che è stato la 92° adunata nazionale alpini a testimonianza del centenario di fondazione dell’ANA. L’impegno della Sezione di Milano è stato notevole ma il risultato, soprattutto come partecipazione di penne nere, è stato eccezionale. Una adesione cospicua con grande soddisfazione per gli organizzatori e per tutti noi alpini. Tutto è andato bene ( qualche tricolore in più non guastava… ). Diverse le iniziative in programma da venerdì 3 Maggio a domenica 12 Maggio. Venerdìla prima emozione: il Coro ANA di Milano diretto dal bravissimo Massimo Marchesottisi è esibito al Teatro della Scala con la partecipazione della bravissima attrice Pamela Villoresi. Diciotto brani più due bis più l’Inno di Mameli cantati davanti a un teatro esaurito ( 2030 posti ) presenti autorità, veci in tutti i sensi ( un alpino di 106 anni, uno di 97 anni e poi tanti a scalare ). Nomi alpini noti ( Luca Barisonzi il più applaudito ). Insomma due ore di canti di montagna ben eseguiti e calorosamente applauditi. Saltiamo a venerdì 10 maggio dove alle ore 10 in una Piazza del Duomo affollata si è concretizzato con l’alzabandiera, l’avvio delle più importanti iniziative dell’adunata; presenti, tra gli altri il nostro Sindaco Marilena Vercesi con fascia tricolore.
Dopo cosa?l’Adunata .. è ovvio. Cosa dire al di là che è passata, che poteva andar peggio o meglio, se siamo stati fortunati o no? Forse la domenica del 12.5.2019 Giove Pluvio era impegnato su altri fronti anche se al sabato pomeriggio con una tempestata dalla T maiuscola ci aveva fatto capire che poteva venirci a trovare anche il giorno successivo.Cosi non è stato e da questo punto di vistanon si poteva avere di meglio: bel tempo quindi specialmente senza la “cottura” dall’asfalto bollente nell’attesa dello sfilamento. Peril resto tutto bene? Che sia andato nel migliore dei modi? Per quanto mi riguarda, questa adunata è statavissuta in modo diverso dalle altre quando ero soltanto “l’alpino-turista“ di turno felice di poter partecipare dopo l’affanno di mesi prima nella ricerca di un posto dove campeggiare, tempo fa con la tenda e, successivamente data l’età dei più di noi, del nostro gruppo, con i camper. Credo di poter affermare senza tema di smentita che quel periodo, per intenderciquello della tenda, pur fornitadi ogni comodità assieme a qualche disagio, appartenga ormai da qualche anno al capitolo dei ricordi; comunque sempre bei ricordi. Inconsciamente un sorriso riaffiora da subito con il riandare all’ansia-meteodall’arrivo nella città sede dell’Adunata di quell’anno e al continuo guardare verso l’alto sperando almeno nel tempo necessarioper accamparsi. Ricordo comespesse voltedi notte, fra una russata, unasbrandata o peggiouna foratura del materassino gonfiabile si ascoltava il tuono prima lontano poi sempre più vicino fino alle prime gocce di pioggia che si trasformavano in autentici scrosci.
Sabato 16 marzo il nostro Gruppo in collaborazione con il Complesso Bandistico Sanvittorese e l’Amministrazione Comunale ha presentato, presso la sala polivalente di San Vittore Olona una serata interamente dedicata alla storia degli Inni Italiani. E’ stata una serata molto interessante intervallata da brani inediti (almeno per la maggior parte di noi) suonati come sempre magistralmente dagli amici del Complesso Bandistico che hanno dimostrato la loro bravura eseguendo delle arie nuove anche per loro e che non avevano avuto il tempo necessario per essere sicuri del risultato che comunque è stato pienamente raggiunto, e la narrazione del nostro sempre coinvolgente socio Luciano che ha presentato il risultato di una ricerca che spaziava in uno spazio di tempo per noi lontano, quando la nostra Patria non era ancora tale. Abbiamo potuto seguire l’evoluzione che ha portato all’unità della nostra Nazione attraverso la storia e l’esecuzione di marce e inni che hanno accompagnato la creazione di Stati e Staterelli frutto di accordi, alleanze e a volte battaglie sempre comunque accompagnate da motivi musicali che avevano lo scopo di rafforzare il legame della popolazione e dei soldati.
Arriva un messaggio dalla redazionee l’articolo quando ce lo mandi? ce la fai entro ieri? allora, messo alle strette, ci provovisto che siamo a livello di tabula rasa. Passano i giorni e pian piano i ricordi si compattano sempre più nel dimenticatoio. Comunque partiamo da una considerazione a dire che ogni festa annuale del gruppo assomiglia a quella dell’anno precedente perché la scaletta è sempre la stessa con i soliti punti chiave: alzabandiera alla presenza delle autorità cittadine e militari con i discorsi di circostanza, sfilata con tanto di Banda cittadina che ci accompagna al Santuario per laS. ta Messa a cui segue rientro in sede con aperitivo rallegrato dalle note musicali d’ispirazione alpina; corre l’obbligo ancora una volta a dire GRAZIE! alla nostra magnifica e amica Banda. Per finire: lo chef a suon di “E’ PRONTO … IN TAVOLA” ricorda a tutti che inizia la parte gastro-ludica … con il giudizio dei partecipanti pronti a decretare, alla fine, se il Nucleo cucine sia sempre all’altezza del si dice “dagli Alpini si mangia bene”. Beh: anche quest’anno il tutto è finito con un totale applauso e con la richiesta del quando sarà il prossimo disnarello e questo la dice lunga.
Ogni anno questa ricorrenza è per noi alpini un impegno che cerchiamo di onorare con la nostra presenza. Anche questa volta abbiamo partecipato abbastanza numerosi ( 12 le penne nere ) assieme al Sindaco, rappresentanti della giunta, carabinieri, forze dell’ordine, Preside e vice Preside scuola elementare statale e Corpo Bandistico. Mancavano i bambini e i ragazzi e la popolazione era praticamente assente.Peccato ma il significato è chiaro: la data non fa più parte della memoria!!! Colpa di tutti e di nessuno ma forse anche il raccontare la storia di quei momenti non è più previsto in ambito scolastico e familiare. Il senso però di quelle giornate ci è stato ricordato dagli interventidel Sindaco e del rappresentante dell’ANPI al cimitero davanti alle lapidi dei caduti. Alla fine la benedizione di Don Alain. Da parte nostra abbiamo eseguito l’alzabandiera davanti al municipio e al cimitero a fianco dei caduti. Il Corpo Bandistico ha solennizzato l’evento con musiche adeguate. Prima il corteo ( non lungo per la verità ) aveva raggiunto le varie lapidi che, in punti diversi del paese, ricordano i sacrifici dei partigiani uccisi in quelle tragiche giornate. La mattinata si è conclusa alla Casa Famiglia dove noi alpini ed il Corpo Bandistico abbiamo fraternizzato con gli ospiti che come sempre hanno gradito la nostra presenza.
…. ma non lo dico io bensì il gran numero dei presenti la sera del 1 marzo u.s. nella nostra sede, dei tuoi “universitari” della terza età tutti buoni, buoni, seduti eattenti alla lezione. Ancora una volta ti sei reso disponibile con un tema che non ha niente a vedere con alpini, vita militare, naja ecc … ecc … a dimostrare come la nostra baita non sia soltanto il luogo dove settimanalmente ci si incontra, dove i convenuti se la raccontano tranquillamente magari davanti a un “rosso” riandando ai tempi che furono … ai … ti ricordi e chi più ne ha più ne metta ??? Fortunatamentesi esce dalloscontato: la diversità degli temi proposti in questi particolari incontri favorisce l’opportunità di avvicinarsi a svariati argomenticosicché la sede si trasforma e diventa una vera aula scolastica. Il nostro “docente”,Luciano, quella sera ci propose con un gran titolone “L’importanza di chiamarsi Lucio”una piccola analisi su parole e musica di quei due pezzi da novanta della nostra musica leggeraquali Battisti e Dalla. E’ molto facile dire mi piace uno anziché l’altro ma se qualcuno mi fornisce quattro idee in più oltre alla personale ed istintiva preferenza è ovvio come poisi possaapprezzare maggiormente i singoli artisti.
… un titolo per un programma che aveva come obiettivo un ricordo, un non voler accantonare nell’oblio più totale un periodo della nostra storia, periodo nel quale sono stati coinvolti centinaia, migliaia di Italiani residenti allora nella penisolaistriana, da Trieste a Fiume, Pola ecc. ecc … Parliamo dell’immediato dopo guerra ’39 - ’45 quando ormai sembrava arrivata la fine di quegli anni disastrosiche sconvolsero tutta l’Europa: per loro non fu così. Non entro nel merito delle motivazioni che hanno giustificato, si fa per dire, le stragi volute e perpetrate dal nuovo governo di Tito, non ne sarei all’altezza dal lato storico: quello che mi preme in queste quattro righe è solo evidenziare quanto la sensibilità di ognuno di noi a volte sia soffocata da interessipiù immediati, a volte venali, a discapito di un ricordo che dovrebbe essere più presente nel nostro quotidiano. Chi ignora o vuol dimenticare la storia finirà col ripeterne gli errori … è matematico! Vengo al punto. Con un po’ di “lavativismo“ vi rimando alla sottostante spiegazionestoricastampata nel retro della locandina esposta in vari punti del paese che invitava la popolazioneper il giovedì7febbraio ad una serata voluta dall’Autorità Comunale… per non dimenticare …
Negli ultimi due anni un appuntamento tra i più attesi dalla nostra comunità, il tradizionale falò di S. Antonio, aveva avuto vita grama ed era stato oggetto di molte tribolazioni dall’edizione del 2017 che a causa del vento ci aveva causato molte preoccupazioni, a quello dello scorso anno annullato proprio a pochi minuti dall’accensione della pira in quanto (anche quella volta) le violente folate ci avevano convinti dell’inutilità di rischiare guai seri e situazioni di pericolo. Quest’anno invece ci siamo ripromessi di tornare a ripetere questa iniziativa che da sempre coinvolge buona parte della cittadinanza che approfitta dell’occasione per ritrovarsi fuori casa, gustare un buon bicchiere di vin broulè o, per i più piccini, una calda tazza di cioccolata.
… da dove eravamo rimasti. Chi non ricorda le parole di EnzoTortora pronunciate dopo quel tragico periodo noto a tutti? Niente a che vedere con noi ma serve solo per iniziare con un po’ di enfasi questo “articolo … parola un po’ grossa” e riallacciarsi in questo modo al precedente, quello dinovembre nel quale si evidenziava come dopo l’incontro con i ragazzi delle scuole, gli impegni del mese elencassero la cerimonia in ricordo dei caduti di Nassiriya spesse volteturbata all’inizio dal dubbio di come sarebbe andata, oddio, la gente comune era pressochéassente, era lunedì e mettiamo fossero tutti al lavoro, ma i ragazzi delle scuole sono arrivati: meno male. Tutti assieme: rappresentanze ufficiali, sindaco, assessori vari, Polizia Locale e, ovviamente, la Benemerita con gli alpini: attorno al cippo/memoria la comunità si riunìper ricordare quel triste episodio che oltre ai civili costò la vita ai nostri carabinieri in missione di pace. Mi preme sottolineare l’importanzadegli alunni convenuti elogiandole loro insegnanti alle quali và la nostra stimae il rispetto per il loro lavoro.
Il mese appena trascorso ha visto il gruppo impegnato in diverse iniziative che riassumo di seguito. Prima però accenno brevemente anche alla importante data del 30 novembre giorno in cui si è tenuta la Assemblea del gruppo il cui contenuto lo leggete nella relazione morale del Capogruppo: inferiore al solito( già sparuto )il numero di partecipanti ( erano in 23 ) con assenza totale di dibattito per cui il tutto è finito prestissimo. Brutto segno? Speriamo di no. Continuiamo con il mese di dicembre dove il primo appuntamento è stato domenica 9 per la S. Messa in Duomo a Milano: una decina i soci del gruppo con il nostro gagliardetto e il gonfalone dei comuni di San Vittore Olona ( presente il vicesindaco ) e di Cerro Maggiore. Da segnalare i tempi lunghissimi di entrata in Duomo per i severi controlli che i tempi in cui viviamo richiedono. Il 16 dicembre pranzo di Natale bello, partecipato, ambiente cordiale, con un numero di persone quasi triplo di quelli che c’erano all’assemblea ( potenza del menù ottimo e abbondante ) ; alla fine tombola commentata ( ogni numero associato a qualche dato del gruppo e comunque alpino ) a sottolineare la prossima importantissima Adunata nazionale a Milanoper il centenario di fondazione dell’ANA.
Inizio questa relazione chiedendo un momento di silenzio per ricordare i componenti delle forze dell’ordine che hanno perso la vita nell’espletamento del loro dovere, ma anche familiari e amici del Gruppo che non ci sono più ed i capigruppo di Magenta e Paderno Dugnano che sono “andati avanti” nel corso del 2018. Quest’anno non farò il solito resoconto di tutte le attività svolte,ma sottolineerò due appuntamenti. Il primo si è da poco concluso e cioè la celebrazione del centenario della fine della Prima Guerra Mondiale. Abbiamo organizzato e partecipato ad una serie di iniziative che hanno voluto sottolineare la solennità di questa data. Noi Alpini ci siamo caricati di responsabilità cercando di riportare alla memoria comune di un ‘intera Nazione il senso della Storia della Patria, che vide per la prima volta dall’unità d’Italia, tutto un popolo impegnato per redimere le terre italiane dal giogo straniero. Si è iniziato venerdì 2 con la conferenza del professor Restelli sull’ultimo anno di guerra e sull’armistizio firmato a Villa Giusti a Padova il 3 novembre 1918.