Associazione Nazionale Alpini -
Gruppo di San Vittore Olona- Via Alfieri - 20028 San Vittore Olona (MI)
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Anche quest’anno l’amico Stefano Quaglia è venuto a trovarci in sede e questa volta non da solo ma accompagnato dai componenti il neo gruppo musicale quindi: seratamusicale con i ROWAN TREE.Gli anni precedenti Stefano si presentavacon le sue cornamuse e strumenti similari, per carità non chiedetemi il nome dei vari “strumenti” e ci favorival’ascoltodi musiche e melodie prevalentemente nordiche, per l’esattezza irlandesi e scozzesi. Nella serata del 24novembre u.s. ecco il neo complesso formato in primis ovviamente dalle cornamuse assieme a chitarra, violino e percussioni.La capacità delmaestro è stata quello di trovare un punto d’insieme e di fusione musicale dei vari strumenti con un risultato meritevole di applauso.La presenza dei soci, sempre migliorabilenumericamente, unita agli altri intervenuti hanno potuto gradire i vari brani musicali, sia singolie d’insieme, presentati ecommentati da Stefano con l’intento di favorire la comprensione di una musica non usuale alla più parte di noi: in conclusione una bella serata musicale creatasie dai singoli strumenti e dalla coralità nell’esecuzione dei vari pezzi eseguiti. Non sono un tecnico e men che meno un critico d’arte musicalequindi non mi azzarderò a valutazioni in merito, ma sono sicuro che la serata sia stata apprezzata da tutti i partecipanti. Non è scontato che si abbia sempre l’opportunità di simili occasioni ma noi siamo fiduciosi che il gruppo Rowan Tree il prossimo anno ci venga a trovare eStefano e company sanno di essere graditi.
Alpini a Milano per la tradizionale celebrazione della Messa in Duomo
Tante penne nere a Milano Domenica mattina per l’annuale appuntamento in Piazza Duomo e per la successiva Messa, voluta da Peppino Prisco per ricordare gli Alpini andati avanti e in particolare i caduti durante la campagna di Russia e celebrata fin dal 1955. Giornata soleggiata ma caratterizzata da un freddo pungente che però non ha scoraggiato migliaia di penne nere che hanno voluto manifestare con la loro presenza l’attaccamento a questa tradizionale manifestazione. All’arrivo del Labaro nazionale scortato dal presidente Sebastiano Favero e seguito dal Consiglio ANA al completo è seguito l’alzabandiera e la rassegna dello schieramento delle rappresentanze civili e militari da parte del Generale Comandante le Truppe Alpine, Ignazio Gamba. Dal Sottosegretario alla Difesa Isabella Rauti e dal Presidente Favero. Poi Santa Messa in Duomo. All’altare i gonfaloni di Milano e di tantissimi Comuni della Lombardia, fra cui anche quello di San Vittore Olona accompagnato dal Sindaco. Nutrita come si diceva la partecipazione degli alpini provenienti anche da località lontane e, solo per citarne alcune, dalla Valle d’Aosta, dal Friuli e dall’Emilia Romagna. Migliaia gli alpini fieramente schierati dietro i Labari Sezionali e rappresentati da centinai di gagliardetti dei Gruppi, fra cui anche il nostro, in perfetto allineamento nella navata centrale. Dopo la messa, sul sagrato del Duomo intervento delle autorità civili e militari che hanno ringraziato gli alpini per quello che rappresentano e soprattutto per quello che fanno con ammirevole spirito di servizio. Quindi ammaina bandiera esfilata per le vie della città fra due ali di folla fino a S Ambrogio dove è stata deposta una corona. Infine un doveroso ringraziamento al Servizio d’Ordine Ana, dove tra l’altro siamo ben rappresentati come Gruppo, per l’organizzazione e la disciplina di tutta la manifestazione.
E anche quest’anno come Gruppo abbiamo dato il nostro contributo alla Giornata della Colletta Alimentare con un presidio di 12 ore presso il Supermercato Eurospin di San Vittore Olona che ci ha permesso di raccogliere oltre una tonnellata di generi alimentari che verranno distribuiti alle famiglie bisognose della nostra zona e anche in questa occasione la ricompensa maggiore è stata quella di sentirci dire la solita, ma sempre apprezzata, frase: “Se ci sono di mezzo gli Alpini, allora mi fido”. Un ringraziamento ai soci che si sono resi disponibili per la buona riuscita dell’iniziativa.
Domenica 19 novembre una piccola delegazione del nostro Gruppo, su richiesta della Baronessa Anna Caccia Dominioni, figlia del Col. M.O.V.M. al quale il nostro sodalizio è intitolato, ha partecipato a una semplice ma sentita cerimonia presso la tomba dell'eroe di Al Alamein e realizzatore del Sacrario Italiano laggiù realizzato che raccoglie le salme dei caduti in terra egiziana. Erano presenti anche le delegazioni dei Bersaglieri e Paracadutisti le quali Sezioni sono come noi sono dedicate all’illustre figura ed insieme abbiamo reso il doveroso omaggio. Caccia Dominioni nacque nel 1896 e all'inizio della Grande Guerra si arruolò volontario come soldato semplice nei Bersaglieri per poi frequentare la Scuola Ufficiali e passare da tenente al Genio pontieri guadagnandosi una Medaglia di Bronzo al V.M. e combattendo sul Carso, Brenta e in Libia sino al termine del conflitto. Richiamato in servizio per la guerra d'Etiopia e nella campagna del Nord Africa, partecipò alle due battaglie di Al Alamein dove ricevette la Croce di Ferro dal Gen. Rommel passando successivamente nei Paracadutisti della "Folgore" guadagnandosi un Medaglia d'Argento al V.M. Rientrato in Italia assunse il comando del Genio Guastatori ad Asiago fino all'8 settembre 1943 quando entrò a far parte della 106° Brigata Partigiana "Garibaldi" e nel '44 arrestato e scarcerato per due volte diventò Capo di Stato Maggiore del Corpo Volontari Lombardi per la libertà e per la sua partecipazione alla lotta per la liberazione ricevette una Medaglia di Bronzo al V.M. Dopo la guerra iniziò la missione di recupero nel deserto africano alla ricerca dei Resti delle salme dei Caduti di ogni nazionalità che vennero tumulati nel Sacrario Italiano da lui progettato e voluto ad Al Alamein. Si spense a Roma all'età di 96 anni nel 1992. Nel corso della cerimonia voluta dalla figlia Anna, che ha ricordato con commozione la figura del padre, sono state recitate le preghiere delle tre Armi presenti alla commemorazione svoltasi in modo intimo ma sicuramente molto più sentita perché vissuta col cuore.
Diventa un po’ difficile scrivere quattro righe su quanto sia stato fatto recentemente dal gruppo dato il periodo. Infattinel giro di pochi giorni, ha coinvolto i soci con la partecipazione ai vari impegni di vita associativa e sociale, soliti avvenimenti questi ultimi chesi ripetono ogni anno seguendo una sequenza sempre uguale. Avere per l’occasione del 4 novembre il sorvolo delle “Frecce Tricolori” sul cielo del nostro comune sarebbe solamente pura fantasia.Già dal primo novembre, come tutti sanno, ci siamo ritrovati ad onorare i nostri soci “andati avanti” sepolti nelnostro cimitero e in quelli dei dintorni (con ben otto tappe) per poi partecipare nei giorni a seguire alle cerimonie commemorative del 4 novembre: quella “ufficiale” con onore al monumento dei Caduti, deposizione delle varie corone … Fratelli d’Italia, il Piave,ecc … ecc … Cose che tutti sanno ma che, PURTROPPO, anno per anno vengono sempre più disattese dalla popolazione. I pochi e sparuti partecipanti, visti dall’esterno, sembrano essere quasi delle “mosche bianche” incolonnate dietro ad una banda musicale assieme alle rappresentanze comunali in un corteo che non dice niente a nessuno, condannate fra qualche o pochianni alla completa estinzione. Ma cosa centraMartina in tutto questo?C’entra,c’entra. In realtà si tratta di una piccolissima cosa che però apre alla speranza: sempre di quella si parla, ma veniamo al dunque. Come già detto, fra le varie scadenze annuali il Gruppo, in questo periodo, rispettando una tradizione quasi trentennale, ha in calendario anche l’incontro con le scuole del nostro paese: elementari e medie. Scolari e alpini, con lo scopo di farci conoscere come una associazione fatta di date, di esempi e di valori sempre attuali e,in questa maniera, mettere in pratica quanto ci hanno esortato a fare i nostri veci: ”Per non dimenticare”, comandamento alpino scolpito sulla colonna mozza lassù in Ortigara. Ad onor del vero dobbiamo sottolineare la buona volontà e la disponibilità delleinsegnanti che cercano di preparare gli alunni all’incontro sia nelle aule sia accompagnando gli alunni al cimitero presso la tomba dei Caduti sanvittoresi. Al momento d’incontro in classe è ovvio che dai ragazzi ti puoi aspettare di tutto, dalle domande più inattese a quelle chiaramente suggerite. Fu così che Martina, da subito, si presentò con un foglietto in mano, sì quello della fotocopia che ho dovutoricalcare solamente per esigenze di fotocopia e di stampa.Ha voluto leggerlo davanti a tutti, precisando d’averlo scritto da solala mattina prima di uscire per la scuola. Ora, almeno per quanto mi riguarda, non siamo qui per giudicare se quanto ha scritto sia avvenuto sotto “dettatura”: ma come fai a chiederglielo quando lei da subito ti evidenzia che quelle parole sono “farina del suo sacco?“ Personalmente mi ha colpito e quando, quasi con timore, ho chiesto a Martina se me lo regalava si è preoccupata di assicurarmi che “non c’erano errori di ortografia” solo questo,rimarcandomi ancora una volta di essernel’unica autrice. Alla fine di tutto se questa ragazzina delle Scuole Medie è arrivata a scrivere queste poche righe, a leggerle bene, un po’ di speranza ti viene assieme alla fiduciache qualcosa rimanga in lei anche nel suo futuro, sarebbe già un gran bel risultato.
Su invito della direzione della RSA di San Vittore Olona anche quest’anno un manipolo di alpini ha partecipato alla castagnata presso la locale casa di riposo al fine di donare un pomeriggio in allegria agli anziani ospiti. Piazzato il braciere ed acceso il fuoco abbiamo subito dato via alla cottura delle castagne, a dire il vero già tagliate, e dopo alcune “padellate” abbiamo raggiunto i nonni all’interno dove abbiamo intonato diverse canzoni (chiediamo umilmente perdono per le immancabili stonature) del repertorio alpino mentre le castagne venivano distribuite ed apprezzate. Un ringraziamento particolare alle operatrici Simona, Valentina, Mara (e tutte le altre di cui non ricordo il nome) per la disponibilità e l’affetto come sempre dimostrato nei confronti degli ospiti e un arrivederci alla prossima occasione.
Riuscitissima serata quella di venerdì 3 novembre su “Mario Rigoni Stern - Scrittore ed Alpino”. Il Professor Giancarlo Restelli è riuscito a coinvolgere l’affollata platea nel racconto delle vicissitudini degli alpini durante la ritirata di Russia attraverso la lettura e il commento di alcune pagine del libro di Mario Rigoni Stern," il Sergente nella Neve". La descrizione delle vicende belliche in Russia (allora Unione Sovietica)del Corpo di spedizione italiana in Russia CSIR prima e successivamente nel 1942 dell’Armata italiana in Russia ARMIR e la rappresentazione grafica dello schieramento delle divisioni alpine Tridentina, Julia e Cuneense nell’ambito dell’ottava armata italiana dell’ARMIR, sono state il quadro per la comprensione dello scenario in cui si sviluppa il romanzo. Le divisioni furono impiegate inizialmente per favorire l’accesso al Caucaso, zona ricca di petrolio, delle truppe tedesche e successivamente, dopo la battaglia di Stalingrado, schierate lungo il Don inuno scenario bellico di oltre 270 chilometri di lunghezza. Dopo aspri combattimenti con le soverchianti forze nemiche armate tra l’altro con i potenti carri armati di 28 tonnellate contro i carri italiani di sole 3 tonnellate, le divisioni alpine furono sacrificate in quanto truppe particolarmente resistenti, per consentire il ripiegamento di altri soldati, anche di diversa nazionalità, dal teatro di guerra. Ed è nel Natale del 1942 che inizia il romanzo di Rigoni Stern con le pagine che raccontano la delusionee l’amarezza per essere stati destinati a un simile sacrificio senza essere stati avvisati preventivamente della decisione della ritirata.
“Per non dimenticare” la frase impressa oltre un secolo fa nella Colonna Mozza in vetta all’Ortigara e comandamento che gli alpini hanno impresso nelle finalità associative. E naturalmente il non dimenticare riguarda non solo quanti hanno dato la vita per la Patria calcando un cappello con la penna, ma tutti quegli eroi di tutti i giorni che hanno perso la vita indossando una divisa come le 19 vittime italiane della strage di Nassiriya che il 12 novembre 2003 in Iraq hanno avuto la loro vita distrutta in un attimo. E come tutti gli anni domenica 12 novembre ci siamo ritrovati davanti alla lapide che li ricorda per una commemorazione al fine di onorare il loro sacrificio, con l’amministrazione comunale e soprattutto la rappresentanza dei Carabinieri comandati dal Luogotenente Lisciandro della stazione di Cerro Maggiore “Beato il popolo che non ha bisogno di eroi” è una celebre frase di Bertolt Brecht, ma quello che ha la “sfortuna” di averne è giusto e doveroso che li onori e renda loro giustizia morale con il perenne ricordo.
Il 14 e il 15 ottobre a Lodi si è svolto il Raduno del Secondo Raggruppamento, Lombardia ed Emilia - Romagna, il tradizionale appuntamento annuale che riunisce in una località gli Alpini, gli amici degli Alpini e i loro familiari in un clima di festa. La cronaca delle due giornate è quella delle tradizionali adunate alpine con una nutrita partecipazione dei Gruppi delle Sezioni Bergamasche e Bresciane, mentre la nostra, quella di Milano, è stata rappresentata da circa due terzi dei Gruppi che la compongono. Il Raduno è iniziato formalmente nel pomeriggio di sabato con gli Onori ai gonfaloni e al Labaro dell’Associazione Nazionale Alpini quindi il corteo che ha raggiunto il Duomo dopo aver sostato per un doveroso omaggio, al monumento dei caduti. In Duomo la celebrazione della messa è stata preceduta da una illustrazione delle origini del tempio nell’ambito della ricostruzione storica della città di Lodi. Interessante ma forse fuori luogo e comunque eccessivamente lunga e dettagliata soprattutto collocata dopo due ore di sfilata e con la prospettiva di ulteriori periodi in piedi, perlomeno per gli alfieri dei vessilli e gagliardetti. E li, per testimonianza diretta ho assistito alla concretezza alpina: fino al 1200 hanno resistito, poi verso il medioevo qualcuno si era allontanato ufficialmente per “bisognini”, mentre giunti al rinascimento si vedeva chiaramente che il richiamo di un “bianchino” era irresistibile mentre i più devoti cercavano il confessionale. La gran parte comunque haresistito stoicamente fino alla ricostruzione dei giorni nostri. La serata è stata quella tipica delle adunate alpine: canti, fanfare e grande amicizia. Il giorno successivo è stato quello del Raduno vero e proprio.
E’ una semplice operazione matematicama perl’Alpino Ampelio Frigo, sì il nostro Ampelio,questo semplice calcolo ha un grandissimo significato … 90anni: la sua età. Si fa presto a dirlo ma è una somma che per lui significa vita, un’attuale traguardo e un privilegio per pochi e che, pertanto, merita minimo-minimo un momento di festa. Complice la famiglia, il gruppo pensò bene e doverosamente di chiamare a raccolta i soci in sede per condividere con lui questo compleanno, questa linea di arrivo.Questo termine non significa la fine di tutto ma soltanto un “dai”, a quell’avanti che ancora gli aspetta circondato dall’affetto della sua famiglia. Sarebbe interessante passare una serata con lui e farsi raccontare i suoi anni che furono, fatti di lavoro, di polenta e formaggio, di sacrifici, del trasferimento o meglio, esilio, dai suoi Colli Euganei alla Lombardia (a nessuno piace lasciare il proprio paese natio se non costretto e questo la dice lunga), alla prima naja quale emigrato in Francia: ripeto, naja, ma non certo più facile della seconda fra i ranghi del 6° Alpini. E’ giusto ricordare come sia stato uno dei primi iscritti del nostro gruppo e con quanto impegno abbia collaborato alla vita dello stesso oltrealla costruzione della nostra sede sempre in maniera discreta ma costante. Che dire oltre alle felicitazioni di tutti noi? ma non vorrei scivolare nel patetico e quindi: rinnovati auguri Ampelio e viapartenza per laprossima “operazione di matematica” .
L’articolo 2 dello Statuto dell’Associazione Nazionale Alpini recita nella voce “Scopi”: “Tenere vive e tramandare le tradizioni degli Alpini, difenderne le caratteristiche, illustrarne le glorie e le gesta” ed in senso lato per quanto riguarda glorie e gesta penso che il discorso si possa allargare al sacrificio di ogni soldato, di ogni arma e di ogni esercito, caduto compiendo il proprio dovere. E’ con questo spirito che sabato 30 settembre alcuni soci della S.I.A. insieme ad alpini dei Gruppi di Melzo e Cernusco Sul Naviglio hanno accompagnato una classe, esattamente la 4°C del Liceo Machiavelli di Pioltello accompagnata delle insegnanti Arianna Zanotti e Paola Guidotti (Paola tra l’altro è volontaria della nostra P.C. sezionale), ad una visita di notevole interesse storico al Sacrario Militare del Monte Grappa dove riposano i Resti di 22.950 soldati sia italiani che austroungarici dei quali solo 2.578 identificati, tutti vittime dello stesso tragico destino che oltre un secolo fa li vide nemici su opposti fronti e che ora li accomuna nella pace eterna. Naturalmente, vista la distanza, la partenza si è svolta a un’ora antelucana e puntualmente alle 6 l’autobus ha imboccato la lunga strada che in poco più di 4 ore ci ha condotto al posteggio del Sacrario posto al termine della spettacolare Strada Cadorna, viaggio intervallato dagli interventi di due alpini che hanno illustrato il contesto storico che ha preceduto la costruzione del mausoleo e le caratteristiche dello stesso. Giunti sul posto siamo stati accolti da Fidenzio Grego un alpino della Sezione “Monte Grappa” che ci ha fatto da guida per tutta la mattinata spiegandoci con dovizia di particolari ed aneddoti sia la storia del Sacrario che le vicende belliche che si sono succedute su quella montagna che si è guadagnata l’appellativo di “Sacra alla Patria”.
Giornata della Protezione Civile Regionale (Ottobre 2023)
GIORNATA DELLA PROTEZIONE CIVILE REGIONALE
Sabato 23 settembre in occasione della festività di San Pio da Pietrelcina, patrono della Protezione Civile, la Regione Lombardia si è fatta promotrice di una giornata dedicata al ringraziamento dei 1.600 volontari lombardi che nel periodo di maggio e giugno sono stati impegnati nell’emergenza nelle zone dell’Emilia Romagna colpite dalla tremenda alluvione, in rappresentanza degli oltre 24.000 volontari che costituiscono la forza della Protezione Civile lombarda. Erano presenti alla cerimonia, svoltasi a Palazzo Lombardia, numerose delle 260 associazioni coinvolte, e i rappresentanti dei tre comuni gemellati con i confratelli romagnoli, nonché le delegazioni dei comuni colpiti che hanno voluto testimoniare con la loro presenza la riconoscenza dei loro concittadini per l’aiuto ricevuto nel corso di questa calamità che ha profondamente segnato un intero territorio che ancora adesso sta facendo i conti con quanto è accaduto. Puntualmente alle 10 si è aperta la cerimonia con l’Inno di Mameli cantato da tutti i presenti seguito dagli interventi dell’Assessore regionale alla Protezione Civile La Russa e dal Presidente del Consiglio Regionale Romani che hanno rivolto parole di ringraziamento ed elogio a quanti si sono prodigati nell’emergenza non solo nel quadro della Romagna ma anche per tutte le iniziative che nell’ultimo anno ci hanno visto operare dall’aiuto ai profughi ucraini, al COVID sino agli ultimi interventi per il maltempo gli ultimi dei quali risalenti a solo poche ore prima. A seguire quello del Capo della Protezione Civile nazionale della P.C. Fabrizio Curcio che ha sottolineato l’importanza della prevenzione e dell’addestramento che deve essere alla base di ogni intervento per far si di poter operare tempestivamente e soprattutto in sicurezza ogni qualvolta si viene chiamati ad operare, così come i successivi oratori rappresentanti della città metropolitana e comunale che hanno rimarcato l’importanza del volontariato che essendo completamente gratuito e volontario costituisce una marcia in più perché svolto da persone che si impegnano operando col cuore prima che con le mani. Molto toccanti sono stati gli interventi dei rappresentanti dei comuni colpiti che hanno visto operare i volontari lombardi sul loro territorio come Sant’Agata del Santerno, Bagnacavallo, Massalombarda che hanno portato il ringraziamento delle loro genti per la solidarietà e l’aiuto, non solo “fisico” ricevuto in un frangente così tragico. Al termine di tutti gli interventi sono stati consegnati ai rappresentanti di tutte le Associazioni presenti gli attestati di ringraziamento per l’opera svolta e per tutto il lavoro che ancora resta da fare, soprattutto per quanto riguarda l’addestramento costante per farsi trovare pronti nelle calamità che purtroppo con sempre maggiore frequenza colpiscono le nostre comunità.
Così si possono definire le feste alpine che si susseguono nelle diverse località montane durante tutto il periodo estivo e autunnale. Senza voler nulla togliere agli incontri che si svolgono in altre località, quelle in montagna hanno una loro caratterizzazione particolare. Indubbiamente l’ambiente montano crea le condizioni ideali per questi appuntamenti, ma è lo spirito della gente di montagna che li rende unici. Sono appuntamenti aspettati per tutto l’anno dalle persone del luogo come i più importanti fra le poche occasioni che hanno per incontrarsi, stare insieme in allegria, passare una giornata di festa. E gli alpini sanno interpretare nella maniera migliore lo spirito di attesa e di partecipazione. I Gruppi Alpini del posto si danno da fare, come di consueto, per organizzare questi appuntamenti, spesso gareggiando per dimostrare di aver organizzato la festa migliore. Accade così che il Gruppo Alpini della frazione di un comune organizzi la festa migliore del Gruppo Alpini del comune stesso: si perché in queste località addirittura coesistono nello stesso piccolo comune più Gruppi Alpini! La festa si tiene normalmente in un luogo fuori dal paese, spesso accanto a chiesette o cippi commemorativi degli Alpini. Nel tempo questi luoghi sono anche migliorati sotto il profilo logistico e organizzativo ma quello che li caratterizza è lo scenario alpino che rende ancora più particolare e suggestiva la manifestazione. I preparativi iniziano diversi giorni prima con l’imbandieramento del paese, la pubblicazione delle locandine con il programma della festa, la raccolta di generi alimentari che le aziende agricole locali offronovolentieri per la manifestazione. Nel tempo questi appuntamenti si sono anche arricchiti di incontri culturali quali mostre e convegni relativi all’ambiente alpino e alla vita in montagna. Il giorno della festa è preceduto da una serata in cui si esibiscono diversi cori e, fra un coro e l’altro, si inizia a “carburare “ la manifestazione! La sfilata dei gagliardetti di tutti i Gruppi Alpini della valle apre il corteo accompagnato dal “33” suonato dalla banda del paese (con qualche piccola stonatura che rende ancora più “rustica”la manifestazione).
L’altra sera, venerdì 22 u.s. in sede c’era un po’ di “ accidenti ”, niente di grave ma il problema c’era ed era da risolvere. Cosa scriviamo sul prossimo numero? Tu cosa hai preparato, e tu? silenzio. In sostanza manca la materia prima per il numero di ottobre. Quasi certamente il nostro camminatore (Franco) avrà fatto un resoconto sulle ultime sue scorribande sulle Dolomiti, beato lui. Poi vuoto, siamo a “secco”, nienteda pubblicare. Il nostro notiziario, a giusto titolo si può fregiare di essere un veterano con i suoi 37 anni di vita e con settembre 2023, siamo al numero 425,non sono bruscolini; inoltre, e da sottolineare, il nostro mensile non ha perso un colpo dalla sua nascita. Agli inizi, la redazione alle prime armi era itinerante epassando casa per casa ascoltava i nostri “veci”, i loro racconti ed esperienze del tempo che fu,lavoro, guerra o di immigrazione; materiale a non finire, ultrabbondante per riempire le una/due pagine del nostro neonatonotiziario: le acrobazie per la stampa, poi, erano un’altra cosa; comunque fra un miracolo e l’altro, fino a qui ci siamo arrivati. Ora i tempi sono mutati, sono cambiate le tecniche,migliorate e, addiritturasemplificate ma … ma mancano le firme, manca chi può dare una mano, manca qualche penna chescriva qualcosa, non sono richieste tesi di laurea. Qualcuno, fra noi, sicuramenteavrà qualcosad’interesse da raccontarci, qualche stranezza capitata o episodio magari del proprio servizio militare; io credo che alpinità possa significare anche questo. Addirittura nel nostro “Alpino” troviamo la rubrica “Scritti con la divisa” dove si è invitati a raccontare, a rendere partecipi i soci della corrispondenza dei nostri soldati sparsi in ogni dove, perché non possiamo farlo anche noi nelPenna Nera? Se qualche socio guarda in qualche cassetto, in soffitta o fra i ricordi di famiglia sicuramente troveràqualcosa, che ne so, un diario dal quale “rubare“ qualche pagina che si potrebbe pubblicare nel nostro giornalino. Può essere un’idea, perché non provarci?
Venerdì 7 luglio, come da tempo programmata, si è tenuta presso la nostra sede una Assemblea Straordinaria riguardante il nostro futuro associativo che, se è vero che riguarda l’intera Associazione Nazionale Alpini, parte proprio dalla base e cioè dai Gruppi come il nostro che ne sono l’ossatura e struttura portante. Devo dire che malgrado la buona presenza di soci mi aspettavo una maggiore partecipazione perché il tema è fra i più importanti e riguarda tutti noi e va al di la delle Adunate, delle iniziative e delle manifestazioni che sono tutte cose che dipendono direttamente dalla risposta che sapremo dare alla domanda: “Che futuro avremo?” e di conseguenza che futuro avrà la società e le comunità che dagli alpini hanno sempre ricevuto aiuto e sui quali si è sempre potuto contare come esempio civico ed aiuto in calamità ed emergenze. Ebbene il tema affrontato quella sera verteva sul fatto che la sciagurata legge che ha temporaneamente SOSPESO (è giusto ricordare che l’art. 52 della nostra Costituzione non ne consente l’abrogazione) il servizio di leva come l’abbiamo conosciuto ha avuto come conseguenza il blocco di un ricambio generazionale nelle nostre fila, cosa che per oltre un secolo ha permesso all’ A.N.A. di crescere e diventare l’Associazione d’Arma più numerosa al mondo con le ramificazioni al suo interno dalla Protezione Civile, al volontariato, agli incontri con le scolaresche che oramai si dava per scontato sarebbero sempre esistite. Ma questa flusso che è stato interrotto è destinato a ripercuotersi sulla nostra vita associativa e del futuro dell’A.N.A. se ne parla oramai da tanti, troppi anni e le inevitabili decisioni hanno creato due linee di pensiero, una composta da Sezioni come la nostra con un numero limitato di iscritti e dove l’età media sale inesorabilmente senza ricambi che vede assottigliarsi le fila e disponibili ad aprirsi a nuovi scenari, l’altra dalle Sezioni chiaramente poste in aree di grande reclutamento alpino e che contano decine di migliaia di soci che non vedono imminente il “pericolo” anche se a mio avviso questo atteggiamento non è che un procrastinare una situazione che presto o tardi interesserà l’intera Associazione. La domanda che quindi è stata posta ai soci riuniti in Assemblea è stata quella di esprimere un parere riguardo la possibilità di aprirsi all’ingresso di persone che pur non avendo svolto il servizio militare nel Corpo degli Alpini, posseggano le caratteristiche richieste a ognuno di noi per far parte dell’Associazione, per intenderci quelli che da sempre sono chiamati e già iscritti come Amici degli Alpini, percorso che si raggiunge dopo essere ammessi come soci aggregati. Le ultime disposizioni dalla Presidenza Nazionale danno la possibilità ai singoli Gruppi di poter includere nel Consiglio di Gruppo la figura del rappresentante degli Amici con la possibilità di partecipare alle riunioni di Consiglio e per quanto riguarda noi la decisione da parte dei presenti è stata praticamente unanime nell’approvare tale proposta in quanto da sempre i nostri Consigli sono stati aperti a tutti e sinceramente nel nostro caso la presenza e la partecipazione del gruppetto di Amici risulta fondamentale ed indispensabile per la vita e il buon andamento del Gruppo anche se mi auguro con tutto il cuore che questa decisione non deve significare un delegare ulteriormente ad altri ciò che ognuno di noi potrebbe fare, ma sia un rinnovato stimolo per impegnarsi TUTTI ognuno con le proprie possibilità per andare avanti sulla strada che ci hanno indicato i nostri Veci ricordandoci che chiunque può aiutare a portare lo zaino dell’altro quando diventa pesante e la salita si fa più aspra.
Non ci si pensama è costantemente presente nella nostra vita ‘sto motore del tempo;non va a benzina o corrente, caspita, sembraautoalimentato, insomma un fai da te, gratis,ma le cose non stanno proprio cosi. Ognuno di noi lo vive nella propria esistenza con una regolarità e scadenza da superare qualsiasi cambiale. I primi anni è tutto un festeggiare poi pian piano questa giornata non si vorrebbe neppur nominare maquesta data si ripresenta inesorabilmente ogni anno E’ toccato anche al nostro socio, all’alpino Nuccio Meraviglia,ottanta cambiali pagate oppure detto con un po’ d’ironica suggestione: un 20 per 4… Gli annali della storia ricordano come il suo servizio militare sia trascorso presso la Brigata Alpina Orobica /Unità Servizi dalla quale fu congedato nel 1965,insommaqualche anno fa, per continuare poi la sua vita lavorativa nell’ambito calzaturiero. Finalmente èarrivato al meritato riposonell’ambito della sua famigliae le frequenti “fughe” in montagna da vero alpino. Recentemente il nostro capogruppo accompagnato da due amici/soci si è recato a trovarlo per una visita e con una targa ricordo,non c’è che dire,80 anni,un bel traguardo!
Lo scorso 24 luglio è venuta a mancare la Sig.ra Antonietta Catozzo, per quanti di noi la conoscevano l’Antonietta. Era la vedova dello storico Segretario del Valle Olona, Giuseppe Bertacco che 50 anni fa affiancava il Capogruppo Brunello nella conduzione del Gruppo ed era sempre presente alle nostre manifestazioni, tanto da diventare Madrina del nostro Gruppo presente alla benedizione del nuovo Gagliardetto e in diverse occasioni prestatasi in cucina per la preparazione dei pranzi sociali. Ultimamente anche se per problemi di salute non poteva più essere presente fisicamente non mancava mai di interessarsi alla nostra vita associativa quando alcuni di noi si recavano a trovarla o a sentirla per telefono. Ora riposa vicino al suo Giuseppe e alla figlia Lia e a tutta la sua famiglia il Gruppo porge le più sentite condoglianze e la promessa che verrà ricordata in occasione della ricorrenza dei defunti quando ci recheremo a ricordare i nostri Veci andati avanti.
Quello della “Cappelletta” è sicuramente stato uno dei più bei periodi della storia recente del nostro Gruppo che nel lontano 1987 vide la corale partecipazione di Soci ed Amici uniti nella realizzazione di questo manufatto eretto con lo scopo di raccogliere i poveri resti dei defunti vittime della terribile pestilenza che nel lontano 1630 fece oltre un milione di vittime e che colpì in modo significativo anche Canegrate contando più di 400 morti su una popolazione di circa 700 persone. La zona adiacente il corso dell’Olona venne utilizzata come luogo di sepoltura e nel corso dei secoli quasi dimenticato sino all’inizio del secolo scorso quando, scavando nel terreno argilloso necessario alla costruzione dei mattoni della nuova fornace, iniziarono a venire alla luce i poveri resti, e qui entriamo in gioco noi alpini che, come sempre a nostre spese e la gratuita ed entusiasta manodopera, in poco tempo realizzammo questa piccola grande opera per dare degna sepoltura a quei lontani fratelli e dopo l’inaugurazione e la relativa consacrazione, per diversi anni abbiamo festeggiato in loco l’evento organizzando le memorabili feste campestri che vedevano la partecipazione di centinaia di persone. Purtroppo l’incedere del tempo e l’inesorabile avanzamento dell’età dei Soci ha interrotto queste manifestazioni sino a questo anno quando un’idea si è fatta largo: perché non tornare, anche se per poco tempo a ritrovarci davanti alla nostra Cappelletta anche se solo per una preghiera? E’ stato cosi che martedì 23 maggio ci siamo nuovamente riuniti sulle rive dell’Olona per la celebrazione del Rosario grazie soprattutto alla disponibilità di Don Nicola, coadiutore della parrocchia di Canegrate che ha coinvolto tutti nella cerimonia con i suoi modi schietti e la carica di simpatia che ha conquistato i presenti e che, restando a sua volta stupito davanti alla Cappelletta della quale ne’ lui ne’ il Parroco erano a conoscenza dell’esistenza, ha prospettato la possibilità di ripetere la bella esperienza il prossimo anno magari in maniera più completa radunando le persone della zona.
E se credevamo che la pioggia ininterrotta che ci ha un po’ rovinato la festa dell’Adunata di Udine fosse una mezza catastrofe, la possiamo considerare una goccia nel mare rispetto a quanto è capitato alle genti dell’Emilia Romagna che si sono trovati a subire una situazione terrificante che ha provocato 15 vittime, migliaia di sfollati e danni per miliardi con una ricaduta sull’economia dell’intera Regione che avrà bisogno di anni per tornare alla normalità. Come sempre i nostri volontari sono stati fra i primi ad accorrere a prestare assistenza e ad intervenire con uomini e mezzi per aiutare la popolazione a liberare strade ed abitazioni dal fango trasportato dall’acqua anche se gli interventi più consistenti si sono potuti effettuare dopo il graduale ritiro di quel mare che nel giro di poche ore ha sommerso oltre 800 Km. quadrati di territorio. Le colonne mobili dell’A.N.A. hanno mobilitato centinaia di volontari e la nostra Sezione è stata operativa nella zona di S. Agata sul Santerno, uno dei paesi maggiormente colpiti e devo dire che personalmente reputo questo uno dei peggiori scenari che ho potuto vedere in quasi 40 anni di Protezione Civile anche perché l’area interessata era veramente vasta. Come sempre intervenire in queste situazioni crea anche un disagio psicologico nel vedere tanta devastazione ed immedesimarsi nella disperazione della gente che ha perso veramente tutto a cominciare dagli oggetti, magari piccole cose, ma ricordi di una vita che purtroppo non ci sono più e che ti mette in difficoltà dovere rimuovere, accatastare e buttare negli enormi mucchi di detriti che venivano poi portati in improvvisate discariche tanto da decidere di perdere del tempo per ripulire pazientemente delle vecchie fotografie letteralmente coperte di fango e riconsegnarle all’anziana signora che guardava sconsolata i muri della sua casa desolatamente svuotata di tutto e sentirsi ringraziare perché erano le foto di suo figlio scomparso e dei suoi nipoti da piccoli. Naturalmente fra di noi, malgrado la situazione non sono mancati i momenti piacevoli, specialmente alla sera quando ci si ritrovava, certamente stanchi ma più puliti e con la voglia di stare insieme, volontari di varie Sezioni accumunati dallo stesso spirito. Al momento di scrivere l’emergenza può dirsi conclusa e le colonne sono rientrate tutte, ma se è vero, come penso che sia, che la natura alla fine presenta sempre il conto c’è da augurarsi veramente che si possa imparare dagli errori e fare in modo di non incorrere più in simili disastri.
Queste quattro righe traggono lo spunto da un momento di convivialità. Eravamo in sede: in uno dei vari capannelli ascoltavo quanto un socio ci raccontava ossia come avesse dovuto spiegare ad un suo, presumo, conoscente, che l’attività degli Alpini non fossequella ed esclusivamente unica di essere simpatizzanti delle tavolate e dei variprodotti etilici ma che gli iscritti dell’ANA si occupassero anche di ben altro. Ho avuto la sensazione che avesse dovuto faticare non poco per contestare le osservazioni che gli venivano fatteconcludendo finalmente, dopo svariate argomentazioni, chenoi in sede, oltre a ritrovarci armati di forchette e coltelli, organizziamo anche serate a tema culturale, musicale o di interesse collettivo.Il suo interlocutore alla fine tirò i remi in barca con la classica affermazione: ah però, non lo sapevo. Questo, presumo sia il frutto, grazie ai mass-media immediatamente pronti a cavalcare notizie pruriginose, vedi l’esperienza dell’Adunata di Rimini o il comportamento diqualche deficiente, peggio se tesserato “alpino” che, per forza di cose, non manca mai ed ignorare se gli Alpini siano presenti in Emilia Romagna nei terreni alluvionati. Sarei contento se qualcuno mi smentisse. Personalmente nei vari telegiornali non ho vistofinora uno straccio di qualche servizio sulla nostra Protezione Civile Alpina attualmente presente ed impegnata assieme ai tanti ”angeli del fango” a farsi un mazzo così, forse per non far torto a nessuno o, diversamente, sarò io che sono poco attento. Riandando alle prime righe a proposito del solito personaggio che ignora: mi sono riguardato il programma del mese di maggio esposto nel nostro mensile “Penna Nera”: riunione mensile di consiglio con valutazioni di eventuale partecipazione all’Adunata alpina in quel di Udine, a seguire, disnarello in sede, una volta al mese e ci sta, a seguire un’ altro impegno in quel di Canegrate sulle rive del fiume Olona: recita del S.to Rosario in ricordo dei soci Alpini andati avanti, presso la nostra Cappelleta (nostra perché edificata da noi).
Dopo la forzata pausa causata dalla pandemia che ha visto cancellare per due anni ogni iniziativa associativa, domenica 11 giugno è stato ripreso il Raduno Sezionale di Ponte Selva, presso quella che è nata come Casa dell’Orfano voluta da Mons. Antonietti nel 1925 per accogliere i bambini rimasti orfani nel dopoguerra a causa del conflitto e che ha visto nel corso degli anni passare centinaia di piccoli ospiti e che ora, dopo la recente scomparsa di Padre Arturo ultimo custode del posto, viene utilizzata come campo estivo e di ritiro per squadre sportive. Alcuni di noi sono arrivati sul posto sabato pomeriggio per allestire le tende che sarebbero servite l’indomani per il rancio alpino e come spesso capita in quella valle, appena terminato il cielo ha pensato bene di iniziare a scaricare acqua forse per non farci perdere l’abitudine presa con l’Adunata di Udine, ma tant’è…l’Alpino non è solubile e sempre si adatta. La mattina della domenica al risveglio una coltre di nebbia lasciava presagire una bella giornata (e così è stato) ed abbiamo atteso l’arrivo degli alpini e famigliari decisi a passare una bella giornata in compagnia, giornata iniziata con l’Alzabandiera e proseguita con il corteo e la successiva S. Messa accompagnati dalla nostra Fanfara e dal Coro ANA di Milano. Terminata la funzione è stato servito un generoso aperitivo mentre iniziavano le gare di tiro, briscola e freccette fra le squadre intervallate dal rancio allietato dai brani suonati dalla Fanfara e dal concerto del Coro nella Chiesetta. Purtroppo bisogna dire che l’affluenza è stata certamente inferiore alle precedenti edizioni e ciò pone un interrogativo sulle prossime manifestazioni ma qualunque sarà la decisione che verrà presa, l’importante è non perdere la voglia e la gioia di stare insieme.
Vabbé di tuoni non ne abbiamo sentiti, quanto a pioggia questa Adunata di Udine sarà ricordata, se non la peggiore, certamente fra le più annacquate della storia, una intera settimana di rovesci anche molto violenti interrotti saltuariamente da manciate di minuti di tregua che consentivano di spostarsi da un riparo all’altro, e malgrado il detto che gli alpini non sono solubili all’acqua, ci siamo andati molto vicini. Comunque il maltempo non ha impedito il regolare svolgimento delle manifestazioni previste che hanno catalizzato la presenza degli alpini convenuti nel capoluogo per la loro 94° Adunata Nazionale a 27 anni di distanza dall’ultima del 1996 tenutasi in occasione del 20° anniversario del terribile terremoto (soprannominato dai locali Orcolat, orcaccio in lingua friulana) di magnitudo 6.4 che il 6 maggio 1976 colpì l’intera regione in particolare la media valle del fiume Tagliamento provocando 965 morti. Ma se il meteo ha in qualche modo rovinato la festa, non è riuscito a spegnere l’entusiasmo e la riconoscenza che i friulani hanno da allora nei confronti degli alpini che allora, sotto la guida di quel galantuomo che fu l’Onorevole Giuseppe Zamberletti, furono gli artefici principali della ricostruzione, riconoscenza ed affetto dimostrati in ogni modo possibile arrivando ad aprire le proprie case a perfetti sconosciuti che hanno come unico segno distintivo un cappello con la penna. E chi scrive lo può attestare in prima persona essendo stato contattato alla vigilia della partenza da una amica conosciuta appunto 27 anni fa nel corso dell’Adunata e mai più rivista ma che, saputo della difficoltà di trovare posti in cui accamparsi, mi ha detto (testuali parole): “Se i miei amici sapessero che ho lasciato un alpino in tenda sotto l’acqua non mi parlerebbero più, la mia casaè la tua” e così per 4 giorni sono stato ospitato e coccolato come fossi davvero a casa mia insieme a mio figlio e con la raccomandazione che se avessi trovato qualcun altro senza riparo, altri due o tre posti sarebbero saltati fuori. Che dire quindi se non che se si semina bene, altrettanto bene si raccoglie? Detto questo la cronaca ha ripetuto il tradizionale copione con gli appuntamenti sempre intensamente partecipati da tutti come l’Alzabandiera con il Tricolore issato sulla sommità del Castello il venerdì mattina, mentre in Piazza Libertà venivano resi gli onori al Labaro dell’Associazione alla presenza delle massime autorità, seguito dalla cerimonia al Tempio Ossario dove riposano i resti di 25.000 Caduti e al cippo della Divisione Julia. È seguita al Parco Moretti l’inaugurazione della Cittadella degli Alpini, in cui sono esposti mezzi e dotazione della Truppe Alpine, della Protezione Civile dell’ANA e della Sanità Alpina, subito presa d’assalto dagli alpini partecipanti all’Adunata e da un folto pubblico. Nel pomeriggio la sfilata per le vie del centro cittadino delle tre Bandiere di guerra dell’8° reggimento alpini, del 14° Reparto Comando e Supporti Tattici, del 3° Artiglieria e lo stendardo del reggimento Piemonte Cavalleria, che davanti al Municipio, in piazza della Libertà, sono state accolte dal saluto del sindaco De Toni. Sabato mattina l’incontro tra il Presidente Ana, Cdn, Sezioni all’estero, delegazioni Ifms e i militari stranieri al Teatro Nuovo Giovanni da Udine e al pomeriggio la S. Messa nella Cattedrale S. Maria Annunziata, il Duomo di Udine, celebrata dall’Arcivescovo Mons. Bruno Mazzoccato che ha ricordato l’impegno costante e prezioso degli alpini nella vita quotidiana delle comunità che sanno sempre su chi contare nel bisogno. La sera come sempre la grande festa premiata con gli unici momenti di tregua del maltempo purtroppo ancora disturbata dagli alpini idioti che malgrado le disposizioni creano disagio e soprattutto pericolo con i trabiccoli che ogni anno vengono banditi, ma che ogni anno continuano imperterriti a circolare e sarebbe utile a mio parere tornare a una pratica adottata alcuni anni fa quando sulla nostra stampa associativa venivano pubblicate le foto di questi cialtroni con i loro veicoli sopra iquali si vantano di mettere pure il nome del proprio Gruppo o paese, mettendoli ufficialmente alla berlina con la speranza che i Presidenti di Sezione interessati prendano finalmente provvedimenti. Naturalmente non ci sono stati solo momenti da dimenticare come questi, perché nelle stesse ore in centinaia di paesi, teatri, chiese e comunità sparse in tutta la Regione si tenevano concerti corali, musicali e spettacoli che vedevano gli alpini coinvolgere la popolazione ospitante nella grande festa verde. E come sempre la domenica mattina tutto torna all’ufficialità con l’arrivo dei pullman provenienti da tutta Italia che scaricano migliaia di alpini e famigliari desiderosi di mostrare anche questa volta di esserci e di essere uniti nel rispetto degli ideali tramandati dai nostri Veci ed è significativo il fatto che calando per forza di cose il numero dei Reduci, aumenti quello delle ragazze e ragazzi dei campi scuola quale segno di continuità associativa. Purtroppo il maltempo ha certamente scoraggiato alcuni a sfilare, ma le cifre ufficiali parlano comunque di quasi 90.000 partecipanti inquadrati nelle varie Sezioni precedute dagli alpini della seconda naia, quelli delle Sezioni estere che tutti gli anni intendono con la loro presenza testimoniare la vicinanza all’Associazione e all’Italia in un corteo che è durato oltre 10 ore. E comunque, e chi l’ha provato sa cosa intendo dire, malgrado la pioggia, durante la sfilata quasi non ci si accorge del disagio e in poco tempo ci si ritrova allo scioglimento e dopo un veloce saluto agli amici del Gruppo e della Sezione ci si congeda con un arrivederci il prossimo anno a Vicenza.
Come di consueto martedì 25 aprile il nostro Gruppo ha partecipato compatto ed in buon numero alla cerimonia in occasione della ricorrenza dell’anniversario della liberazione e, complice anche la bella giornata, ha testimoniato con la sfilata attraverso le vie del paese l’importanza dell’evento. Il fatto poi di essere accompagnati da una numerosa delegazione di sanvittoresi che malgrado il lungo “ponte” festivo hanno voluto essere presenti ed il fatto che, forse perché siamo un paese, una comunità dove si guarda più alla sostanza che alle ideologie che alla fine dividono, hanno fatto si che alla fine tutto sia andato per il meglio con finale come sempre molto sentito con la visita insieme agli amici del Complesso Bandistico Sanvittorese alla Casa Famiglia (RSA) dove gli ospiti hanno partecipato con gioia all’esibizione del “banditi”. Ma se a livello istituzionale ed organizzativo tutto è filato per il meglio, mi vorrei riallacciare all’intervento finale del Sindaco Daniela Rossi al termine della cerimonia al Cimitero quando si è tolta il classico “sassolino dalla scarpa” sottolineando la delusione riguardo l’assenza dei bambini delle scuole alla manifestazione, tutti forse coinvolti nel ponte festivo. Eppure scusate ma, personalmente e col senno di poi, a me non è spiaciuta questa assenza e vi spiego il perché. Da circa 30 anni noi alpini andiamo nelle scuole sanvittoresi (e anche fuori paese) nella ricorrenza del 4 novembre, Festa della fine della 1° Guerra mondiale, delle Forze Armate e dell’Unità d’Italia e queste occasioni di incontro con i futuri cittadini iniziano sempre con la cerimonia dell’Alzabandiera durante la quale spieghiamo ai bambini l’importanza di quanto stiamo facendo, del significato di rendere onore a quel Drappo che ci rappresenta in quanto Popolo, una Bandiera nel nome della quale molti giovani hanno dato la vita e che molti prigionieri di guerra hanno diviso in pezzi e si sono cucita addosso per poterla ricomporre una volta tornati a baita perché Essa rappresentava un sacro legame con la propria Patria (terra degli Avi). Ebbene anche in questa occasione di festa, dove tutto è andato bene, l’unica nota stonata, veramente stonata, riguarda il fatto che mentre davanti al Comune veniva issata la Bandiera e successivamente venivano tributati gli Onori ai Caduti al relativo monumento, tutti gli avventori del bar a due metri di distanza se ne stavano spaparanzati sulle sedie bevendo caffè e aperitivi, ciarlando come niente fosse e non mostrando il minimo interesse ne’ rispetto per quanto stava accadendo davanti a loro…e non è la prima volta. Se quel giorno fossero stati presenti i bambini, il prossimo 4 novembre mi sentirei molto ipocrita a spiegare loro come ci si deve comportare durante queste cerimonie dove l’educazione ed il rispetto giocano un ruolo fondamentale e che è importante per costruire le fondamenta della coscienza del futuro cittadino….a meno di non sfruttare questocomportamento per far capire come NON ci si deve comportare e magari suggerendo loro di farsi portavoce verso i cosiddetti “più grandi” dimostrando con l’esempio di avere recepito l’importanza del contegno da tenere in tali circostanze. Beh, può essere un’idea.
Sabato 29 aprile una squadretta della S.I.A. con una spolverata di coristi del gruppo di Melzo ha accompagnato una ventina di studenti della classe 3C del Liceo IIS Machiavelli di Pioltello in Val d’Aosta e precisamente nella valle del Lys sopra Gressoney Saint Jean per visitare l’antico insediamento Walser di Alpenzù un luogo magico, arroccato su un balcone naturale che sovrasta la valle e la cui vista spazia sullo spettacolare massiccio del Monte Rosa, vista che ci è stata purtroppo negata dalle condizioni climatiche avverse. La cronaca della giornata ha visto l’appuntamento in valle fra il pullman della scuola, noi alpini partiti dalla periferia milanese e la nostra guida locale, il mitico “zio” Franco torinese da tempo oramai residente in Valle con il quale ci siamo consultati riguardo il tempo che fino a qualche minuto prima non dava speranze per la giornata ma che in quel momento sembrava concedere una tregua tanto da farci decidere di effettuare egualmente l’escursione prevista al grido di “se pioverà la prenderemo”. Posteggiati i mezzi e caricati gli zaini in spalla, dopo una breve spiegazione sull’uscita e sul comportamento da tenere, i ragazzi inquadrati dalle insegnanti Paola Poltronieri e Paola Guidotti (anch’essa volontaria nella nostra P.C.) iniziavano la salita non prima di avere lanciato uno sguardo alle case del borgo nostra mèta che si vedevano abbarbicate lassù…per qualcuno un po’ troppo lassù. E comunque chi prima e chi dopo tutti siamo arrivati alla destinazione prefissata e dopo una breve pausa ci siamo recati presso la baita dello “zio” dove quest’ultimo ha illustrato le condizioni di vita e di lavoro nella valle e specialmente nel villaggio che ci ospitava con particolare riferimento alle difficoltà quotidiane che dovevano affrontare gli abitanti di tutte le età per sopravvivere e mantenersi con i prodotti che la terra offriva e che a costo di pesanti sacrifici dovevano coltivare, nonché al fatto che la ristrutturazione e il mantenimento dell’abitato sia stato possibile grazie alla volontà e all’impegno di volontari che hanno inteso salvaguardare una realtà storica che rischiava di scomparire. Abbiamo anche potuto visitare alcune abitazioni nelle quali erano stati ricreati gli ambienti originari. Dopo questa lezione storica ci siamo recati e schierati nella “piazzetta” dove grazie ad un rudimentale pennone abbiamo eseguito l’Alzabandiera, cerimonia questa per la maggior parte dei ragazzi vissuta per la prima volta ma comunque da tutti partecipata. E poiché tutti i salmi finiscono in gloria, al “rompete le righe” ci siamo fiondati tutti nell’area pic-nic del vicino rifugio dove è stato consumato il rancio al sacco al termine del quale, complici i coristi, sono iniziati i canti ai quali si sono subito uniti molti ragazzi (e specialmente ragazze) che hanno dimostrato di apprezzare questo modo di stare insieme che per noi è naturale, ma che per loro è stata una autentica nuova esperienza vissuta senza l’ausilio dei telefonini. Buon ultimo le foto di rito prima di imboccare il sentiero di rientro a fondo valle e dopo esserci ricompattati sui mezzi, prima della partenza abbiamo fatto un tappa a Saint Jean dove abbiamo incontrato il capogruppo alpino locale col quale c’è stato uno scambio di doni prima di riprendere la via del ritorno noi soddisfatti di avere condiviso questa bella esperienza con i ragazzi e la speranza, per quanto riguarda loro, di essere stati contenti di avere passato una giornata particolare con i loro nuovi amici alpini.
Bella serata quella organizzata per “La Campagna di Russia, ieri ed oggi: storia e testimonianze di un sofferto sacrificio a 80 anni dalla tragica conclusione.” A dire il vero l’aspettativa era per un maggior numero di presenti tenendo conto dell’argomento trattato e dell’impegno che comporta l’organizzazione di serate come queste. Peccato, perchérispetto al “solito”, per quanto interessante, racconto della ritirata di Russia, la presentazione fatta nella serata da parte di Danilo Dolcini, uno dei massimi esperti delle vicende relative alla campagna di Russia e membro dell’Associazione culturale sulle orme della storia, è risultata originale coinvolgendo i presenti nei tre momenti in cui si è articolata: la ricostruzione dettagliata delle forze italiane e della loro dislocazione sul territorio durante le diverse fasi della ritirata, la testimonianza attraverso aneddoti e informazioni (gli scarponi, i rifornimenti, il vestiario, eccetera) delle condizioni di vita dei soldati, il racconto fatto dal diretto interessato del percorso effettuato in più occasioni esattamente sul tracciato della ritirata delle nostre truppe. Il tutto supportato da una presentazione multimediale. Molto interessante la rappresentazione supportata da cartine dettagliate degli schieramenti delle truppe e in particolare delle divisioni alpine, le battaglie principali, i movimenti per contrastare le forze avversarie e per sfuggire agli accerchiamenti. Non sono mancati momenti significativi di battaglie come quella nella “valle della morte”, sicuramente il più importante fatto d’arme in Russia almeno per le perdite dalle nostre truppe: dei 25mila soldati circa ”insaccati” in questa località dal 21 al 24 dicembre 1942, solo circa 5mila ne uscirono vivi; tutti gli altri uccisi o presi prigionieri. Si è passati poi a parlare delle condizioni dei nostri soldati, dei supporti tecnici del vestiario, delle scarpe, ecc. ed è stato interessante scoprire attraverso documentazioni e testimonianze che in realtà non eravamo mal messi come in generale si ritiene. Le dotazioni e la qualità delle stesse, pur non essendo perfettamente funzionali alle condizioni ambientali, potevano se opportunamente distribuite e gestite, contenere i disagi e le sofferenze patite dai soldati. Quello che è emerso quindi è stata una scarsa organizzazione e gestione di tutto il materiale di supporto a di assistenza alle truppe che ha contribuito non poco alla perdita di uomini e mezzi durante tutta la campagna e in particolare durante la ritirata.Infine la parte sicuramente più originale attraverso il racconto delle visite effettuate in Russia e del percorso a piedi lungo l’itinerario della ritirata dei soldati. E qui ha destato emozione vedere tramite le ricostruzioni fotografiche le trincee, gli avamposti e i campi di battaglia. Esistono ancora, anche se in parte diroccate, le isbe dove i soldati sostavano per ripararsi dal gelo. Toccante è stato il racconto del ritrovamento di alcune piastrine di nostri soldati che sono state successivamente riconsegnate ai parenti in Italia. Per ultimo alcune fotografie hanno mostrato come per intere lunghe giornate di marcia si confondessero il manto nevoso con l’ambiente circostante e l’orizzonte plumbeo, tutto uguale senza punti di riferimento in una situazione ovattata e con temperature polari che da sole rendevano tragica la ritirata.
Finalmente!!Dopo treanni di sofferenza abbiamo ricominciato. In particolare negli anni 2020 e 2021 non si fece nulla per le direttive sul maledetto Covid che vietava ogni tipo di aggregazione. L’anno scorso 2022 si era festeggiata con alzabandiera e S. Messa in Santuario. Quest’anno un importante progresso con alzabandiera, S. Messa all’aperto davanti alla sede e pranzo ristretto a soci e familiari. Con questa progressione l’anno prossimo ritorneremo ai festeggiamenti del passato (questo è quello che speriamo). Ma torniamo al 26 marzo; ci ha dato una mano il tempo con una mattinata di sole caldo e assenza di vento mentre al pomeriggio è arrivata la pioggia e temperatura in ribasso. Una discreta presenza tra una ventina di alpini, le autorità civili e militari, il corpo bandistico ed un buon numero di persone sicuramente vicine agli alpini. L’evento è iniziato alle ore 10 con la emozione dell’alzabandiera sulle note dell’inno di Mameli suonato dai musicanti in divisa e con tutti i presenti sull’attenti per rispetto al tricolore e con i gagliardetti del nostro gruppo, quello del gruppo di Legnano ed il gonfalone del comune. La S. Messa celebrata dal parroco Don Marco Longoni che ringraziamo per la presenza e per le parole rivolte al nostro gruppo, è stata accompagnata sempre dai brani suonati dal Corpo Bandistico. Alla fine emozionante canto “Signore delle cime“ e preghiera dell’alpino detta con bravura dal nostro capogruppo. Durante la celebrazione abbiamo raccolto una bella sommetta che abbiamo dato al Parroco per le esigenze parrocchiali. Al termine tutti in libertà per uno scambio di saluti e con il piacere di parlare con persone che magari non vedevi da tempo. A seguire aperitivo in sede preparato dal vice capogruppo (bravo Fabio!) per poi continuare con il pranzo servito con la solita bravura dagli addetti alla cucina (un grande grazie!) ad una ventina di commensali (mi ricordo quando eravamo in sessanta……).E fuori iniziava a piovere…..La buona riuscita di questa giornata è anche grazie ai soliti alpini che il giorno prima avevano lavorato rasando il prato e preparando tutto l’occorrente (altarino, sedie, microfono, ecc...….). Bravissimi tuttimentre io mi sono limitato a raccontarlo. Un arrivederci alla prossima e vi aspettiamo numerosi (alpini in primis).
Il gruppo alle celebrazioni per Don Gnocchi (Maggio 2023)
Il Gruppo di S. Vittore O. alla celebrazione al Santuario del Beato don Gnocchi
Il 2 aprile la Lombardia ha celebrato la “Giornata regionale della riconoscenza per la solidarietà e il sacrificio degli Alpini”, istituita simbolicamente nel giorno in cui è iniziata la realizzazione dell’Ospedale in Fiera a Bergamo per far fronte all’emergenza Coronavirus. In quest’ambito la sezione di Como e quella di Bergamo hanno promosso la celebrazione della Santa Messa al Santuario del Beato don Gnocchi presso l’omonima Fondazione a Milano e la presentazione di una sua reliquiache sarà portata al tempio di Cargnacco in occasione dell’Adunata Nazionale degli Alpini in programma a Udine dall’11 al 14 Maggio. Alla celebrazione era presente anche il vessillo della Sezione di Milano e il gagliardetto con una delegazione del Gruppo di S. Vittore Olona. Semplice e partecipata la celebrazione del Rettore della Fondazione che in occasione della domenica delle Palme ha ricordato anche la figura di don Carlo Gnocchi. Successivamente è stata benedetta la reliquia che verrà portata a tappe a Cargnacco da circa trenta camminatori assistiti dai Gruppi Alpini delle varie sedi attraversate dal percorso. La partenza avverrà sabato 6 maggio per arrivare a Cargnacco venerdì 12 maggio.
Domenica 19 marzo il Comune diCerro Maggiore, nella persona del Sig.Sindaco, ha voluto riunire presso il Palazzo Comunale quanti hanno partecipato durante tutta la campagna anti Covid-19 a titolo di supporto nella gestione dell’Hub vaccinale presso il Movie in adiacente all’autostrada di Legnano. Ai tempi era stata richiesta la cooperazione anche degli Alpini interpellando allo scopo Matteo Cislaghi allora capogruppo di Legnano che girò la richiesta anche a noi di San Vittore Olona, ovviamente in base alle disponibilità di ognuno. La volontà nonché capacità “manageriale” di Teo avviò la macchinaalpina che si mise in movimentonon perdendo alcun colpo anzi riscuotendo la simpatia dei responsabili nonché di quanti si presentarono per la vaccinazione. Sembra brutto dirlo ma va detto. Visto il nostro incarico nella gestione del flusso agli ambulatori abbiamo avuto molteplici consensi del nostro agirefavorendo agli operatori sanitari la tranquillità del loro lavoro; quando ci siete voi alpini noi si lavora meglio. Che volete di più? E il di più ci è stato confermato durante la cerimonia di ringraziamento nella quale il Sindaco evidenziò quanto era stato fatto da tutti i partecipanti elogiando il senso civile di collaborazione sia da chi era in prima fila sia nelle retrovie evidenziando l’importanzadella collaborazione. Oggi, per darsi un tono, si chiamerebbe lavoro di squadra. Ilsindaco di Cerro, volle ringraziare omaggiando siail gruppo alpinidi Legnano esiaquello di San Vittore Olona, con un attestato di riconoscenza che non è roba da poco ma per quanto rammenta speriamo sia l’ultimo.
…o per meglio dire, che cante quelle che gli amici del Coro “Voci del Rosa” di Busto Arsizio hanno generosamente donato nel pomeriggio del 5 marzo agli ospiti della RSA mantovani di San Vittore Olona e ai loro famigliari che hanno potuto godere di un paio d’ore di bel canto che ha coinvolto, anche emotivamente, tutti i presenti. C’era in effetti una certa preoccupazione in quanto l’evento ha rischiato di dover “saltare” a causa di imprevisti organizzativi, ma alla fine tutto è andato per il meglio anche perché se la parte principale riguardava l’esibizione dei coristi diretti dal Maestro Lino Sementa la strada la si poteva considerare già spianata vista l’esperienza da loro maturata e il fatto che si possano oramai considerare “di casa”. Come già detto quindi tutto perfetto compresa la partecipazione dei presenti che si sono immedesimati e partecipato anche attivamente alle canzoni che hanno saputo anche riportare alla luce note e parole scolpite nella memoria. Un ringraziamento quindi per l’accoglienza e il supporto al personale della RSA capitanato da Simona e buon’ultimo quello che nel rugby è chiamato terzo tempo e cioè il trasferimento, al termine del concerto, nella nostra sede dove la festa è continuata in maniera più “ruspante” ed amichevolmente alla buona con ancora molte canzoni accompagnate da un buon bicchiere. Grazie a tutti.
Gli alpini alle Medie di San Vittore Olona (Aprile 2023)
GLI ALPINI ALLE MEDIE DI SAN VITTORE OLONA
Proseguendo nel programma di incontri con gli studenti delle scuole medie, giovedì 16 febbraio una delegazione guidata dal capogruppo Franco, ha effettuato un incontro con gli studenti di terza media delle scuole di S. Vittore Olona. L’incontro fa parte del programma definito con la Direzione Didattica volto a far conoscere agli studenti che affrontano lo studio della Prima guerra mondiale, aspetti concreti della vita dei soldati al fronte e si inquadra nel compito previsto dal nostro Statuto di “tenere vive e tramandare le tradizioni degli Alpini...”. La presentazione effettuata da Franco con l’aiuto di supporti audiovisivi ha destato grande interesse da parte della ventina di studenti presenti con la guida della loro professoressa Utilia Colucci, e ha toccato l'inquadramento storico e sociale, la situazione logistica e organizzativa del fronte, la vita dei soldati durante le lunghe ore di attesa nelle trincee, nelle fasi di attacco e resistenza. Apprezzati sono stati in particolare le esemplificazioni e gli aneddoti che hanno reso viva la partecipazione all’evento rendendo concreta la rappresentazione delle aspettative, delle ansie, delle fatiche e dei dolori sopportati dai soldati al fronte. Ancora più interesse gli studenti hanno mostrato nel vedere e poter toccare con mano alcuni reperti presentati durante l’incontro. Frammenti di granate, proiettili, un elmetto come testimonianza viva della battaglia e una gavetta come esemplificazione della sopravvivenza in trincea. Infine, una curiosità particolare ha destato il frammento di un rampone da applicare allo zoccolo dei muli, cosa che ci ha permesso di raccontare e contestualizzare anche l’impegno e il grande sacrificio dei mai dimenticati amici a quattro zampe degli alpini e degli alpini stessi. Che dire: grazie alla Direzione Didattica al corpo insegnante e ai ragazzi che ci hanno permesso di rappresentare alcuni momenti salienti del conflitto, con l’auspicio che tragedie come quella della Prima guerra mondiale non abbiano a ripetersi.