Associazione Nazionale Alpini -
Gruppo di San Vittore Olona- Via Alfieri - 20028 San Vittore Olona (MI)
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Più o meno tutti conoscono o ne hanno sentito parlaredi questa montagna o per interesse turistico o storico cosa del resto impossibile da dividere. Chi vuol salire in Adamello dà per scontato sia la bellezza di quella montagna, sia il suo essere un perenne monumento e, a saper guardare, un museo a cielo aperto della guerra del 1915 -18. Questi i presupposti che cihanno spinto da subito ad accettare la disponibilità del Prof. Giancarlo Restelli, ormai di casa, ad una serata di interesse storico inerente alla guerra in Adamello, “GUERRA BIANCA” è stata definita che sconvolse quel ghiacciaio e quelle montagnedurante la prima guerra mondiale. La sera del 18/11 u.s. la nostra sede ospitò un notevole gruppo di interessati all’argomento. Con la sua relazione il Prof. Restelli, ottimo e competente relatore, ci illustrò sia il periodo storico e sia la situazione politicadi allora che giustificò la guerra in Adamello data la sua posizione geografica ai confini fra Italia e l’impero austroungarico. Ambedue gli eserciti dovettero far i conticon un conflitto che si combatteva per la prima volta in ambienti sconosciuti e ad altitudini impensabili. Ovviamente le difficoltà in simili situazioni e le modalitàper affrontarle erano totalmente da inventare da ambedue gli eserciti. Sorsero audaci avamposti situatioltre i tremila metri, si costruirono le primegrossolane ma ardite teleferiche in contemporanea allo scavo di mine e di rifugi in galleria o nel ghiacciaio vedi la “città di ghiaccio” in Marmolada assieme alle baracche appese sulle parerti di precipizi strapiombanti e bisognose del totale supporto logistico e militare. L’utilizzo dei muli e perfino dei cani impiegati al traino delle slitte oltrealla tecnicaalpinistica allora utilizzata seppur rudimentale, sono a testimoniare le difficoltà di quel periodo, tutte opere e memorie che ancor oggi lasciano sbigottiti.
E dopo i festeggiamenti del capodanno, la notizia che non avresti mai voluto sentire: Giuliano Perini ci ha lasciati, è andato avantie ha raggiunto in cielo la sua Milena che lo ha preceduto di soli 8 mesi ed ora si trovano insieme ai tanti amici alpini che in questo mezzo secolo hanno fatto la storia della Sezione di Milano e non solo. Dire Giuliano Perini e dire Alpino è tutt’uno e per chi come me ha avuto la fortuna di condividere tanta esperienza con la penna non può che essergli grato per quanto ha fatto per la nostra Associazione.I nudi numeri non rendono merito alla Sua figura ma è giusto ricordarli per chi, fra i più giovani, non ha avuto la possibilità di conoscerlo: Capogruppo di Cinisello Balsamo, Direttore di Veci e Bocia, Presidente della Sezione di Milano dal 1989 al 1998 raccogliendo il testimone da quella figura leggendaria di Antonio Rezia, Consigliere Nazionale e soprattutto cofondatore insieme all’indimenticato Roberto Polonia del Nucleo di Protezione Civile Sezionale ma soprattutto alpino fino al midollo senza compromessi e grande amico del nostro Gruppo che nel periodo della Sua presidenza ha realizzato il sogno della Sede. Giuliano, tanti altri, migliori di me, parleranno più dettagliatamente della Tua figura, io posso solo dirti che sono onorato di avere condiviso quasi tutta la mia vita alpina in tua compagnia e Ti ringrazio per l’affetto che ci hai sempre dimostrato e per l’esempio che sei stato per tanti di noi.
E anche quest’anno il nostro Gruppo ha fatto la sua parte nella giornata della Colletta del Banco Alimentare che vede ogni anno migliaia di volontari in tutta Italia scendere in campo per una giornata dedicata alla raccolta di generi alimentari destinati a sostenere e a dare, letteralmente, da mangiare a chi si trova in difficoltà o non ha nulla. Questa volta, sabato 26 novembre, abbiamo inaugurato la raccolta all’EUROSPIN, un supermercato aperto appena un mese prima ma che ci ha dato la soddisfazione di raccogliere la bellezza di734 chili di cibarie che daranno un concreto aiuto ai bisognosi. E anche quest’anno da molti clienti, nel momento di consegnarci la busta con il cibo, ci sentivamo dire: ”Ci fidiamo perché ci sono gli alpini” e questo se da una parte ci inorgoglisce, dall’altra ci carica di una responsabilità morale nel dimostrare alla gente la serietà nostra e delle iniziative che intraprendiamo. L’augurio, tutto nostro, è che la prossima edizione veda una maggiore partecipazione, anche se solo per un’ora, da parte dei nostri soci per organizzare turni meno lunghi.
Mercoledì 9 novembre si è tenuta una interessante serata presso la Sede operativa della P.C. sezionale a Cesano Maderno riguardante il tema dei droni, strumenti sempre più presenti nella vita quotidiana (anche se molte volte nemmeno ce ne accorgiamo) e che in ambito di Protezione Civile rivestono un ruolo molto importante. La serata verteva sull’utilizzo, le regole da rispettare e le autorizzazioni indispensabili per pilotare questi SAPR (Sistema Aereomobile a Pilotaggio Remoto) e si è svolta grazie alla professionalità dell’alpino Felice Longoni della Sezione di Lecco che ha illustrato i vari scenari e situazioni in cui questi apparati possono dare un aiuto fondamentale nella ricerca, sopralluoghi, ispezioni soprattutto laddove la componente umana ha difficoltà ad arrivare o diventa pericolosa per gli operatori. E siccome in tutte le cose il giusto uso rischia di diventare abuso, larga parte del tempo è stato dedicato ad illustrare le limitazioni e le regole da osservare per il corretto utilizzo dei SAPR, regole che dovrebbero essere da tutti osservate specialmente dai piloti della domenica che in barba ad ogni divieto, credono di avere fra le mani un giocattolo invadendo lo spazio aereo e violando la privacy delle persone ignare molte volte di essere osservate dall’occhio elettronico volante. Erano presenti un buon numero di volontari, alcuni dei quali (non come il sottoscritto a scopo informativo) già in possesso del relativo brevetto e desiderosi di entrare nella squadra in allestimento e l’invito rivolto è quello di rendersi disponibili per coprire i ruoli richiesti per la formazione delle squadre. Speriamo in un buon numero di adesioni per questa nuova risorsa a disposizione della nostra P.C. in aiuto della popolazione nelle emergenze, restando al passo dei tempi.
E domenica 13 novembre la Squadra ha effettuato l’uscita in programma e precisamente nella Valle del Lys con partenza dalla località Chemonal a mt. 1415 posta fra gli abitati di Gressoney St. Jean e La-Trinitè dove ci siamo ritrovati con gli amici del Gruppo di Melzo. Indossati gli scarponi siamo subito partiti per il ripido sentiero che dopo meno di un’ora ci ha condotti a quota 1779 mt e al bellissimo villaggio di Alpenzu che si trova lungo il percorso del Tour del Monte Rosa e dell’Alta via della Valle d’Aosta n. 1 e il cui nome originale in lingua Walser è Gròssò Albezò e che conserva ancora molti elementi della cultura di quelle popolazioni di origine germanica provenienti dall’alto Vallese che dal XIII secolo si stabilirono in diverse località dell’arco alpino in Italia, Svizzera, Liechtenstein, Austria e Francia in piccoli gruppi di coloni, e con migrazioni progressive, giungono nelle vallate a sud del Monte Rosa, sviluppando poi nel corso del tempo gli insediamenti stanziali che oggi conosciamo. Il tempo di visitare il villaggio deserto anche a causa della chiusura stagionale del Rifugio locale e subito ci incamminiamo lungo il sentiero che alla fine conduce alla vetta della Testa Grigia posta a 3.120 mt passando dal Bivacco Lateltin. Chiaramente non è questa la nostra destinazione che ci fa posare lo zaino a terra a quota 2.355 nei pressi dell’Alpe Loache dove, al riparo di una baita, visto il vento freddo che ha iniziato a spirare, consumiamo il rancio godendo del piacere della compagnia che è poi il vero collante di queste nostre uscite. E visto che il tempo e soprattutto il freddo iniziava ad entrare nelle ossa, decidevamo di rientrare al borgo con una visita al centenario forno ancora funzionante, prima di ridiscendere alle auto e ripartire verso casa dandoci appuntamento al prossimo mese.
Quale chiusura ufficiale delle manifestazioni in occasione del 150° anniversario della fondazione del Corpo degli Alpini, domenica 11 dicembre si è svolta la S. Messa in ricordo di tutti gli alpini e i soldati caduti in guerra rispettando una tradizione iniziata nel lontano 1955 (guarda caso proprio l’anno di fondazione del nostro Gruppo) su iniziativa dell’indimenticato Peppino Prisco reduce di Russia che volle in questo modo ricordare i fratelli alpini “andati avanti” e che non fecero ritorno a baita. La bella giornata ha permesso lo svolgimento regolare del programma organizzato nei dettagli e che ha visto l’ammassamento degli alpini in piazza della Scala da dove, con un breve corteo hanno raggiunto il piazzale del Duomo schierandosi e rendendo gli onori all’ingresso dei Gonfaloni presenti e del nostro Labaro nazionale. Prima dell’ingresso nella Cattedrale sono stati resi gli onori al Comandante delle Truppe Alpine Gen. Gamba e al Presidente del Senato On. La Russa che hanno passato in rassegna i militari e gli alpini schierati. La S. Messa è stata celebrata da Mons. Francesco Brugnaro Vescovo emerito di San Severino Marche e come sempre è seguita con partecipazione dai presenti.Al termine, tornati sul piazzale e ripreso posto nello schieramento si è proceduto ai discorsi di rito delle autorità ed era veramente un bel colpo d’occhio la piazza gremita di gagliardetti, Vessilli di Sezioni venute anche da lontano per essere presenti e una selva di Gonfaloni dei Comuni che non hanno voluto mancare a questa cerimonia e dimostrare la vicinanza agli alpini, solo della nostra Sezione erano presenti quelli di 41 paesi su 43 gruppi. L’inizio della sfilata ha dato il via all’ultima parte della manifestazione con il corteo che attraversando le vie cittadine fra due ali di gente, ha poi raggiunto il Sacrario in S. Ambrogio dove sono stati resi gli onori ai Caduti ed al termine il “rompete le righe” ha segnato la fine della bella giornata in ricordo di che è andato avanti.
E sempre sabato 10 novembre nel pomeriggio, una piccola delegazione del Gruppo ha partecipato all’incontro con gli anziani ospiti della Casa Famiglia di S. Vittore grazie alla disponibilità degli amici del Complesso Bandistico che hanno voluto regalare un’oretta di musica in occasione degli auguri natalizi. Come sempre l’esibizione dei “banditi” ha riscosso il consenso degli ospiti e del personale assistente che hanno partecipato in maniera anche vivace ai brani proposti. Al termine un allegro brindisi ha chiuso il pomeriggio musicale con un arrivederci al prossimo incontro con queste nostre memorie storiche viventi.
Sabato 10 dicembre, su invito della Prof.ssa Paola Guidotti insegnante del Liceo Scientifico IIS Niccolò Macchiavelli di Pioltello , nonché volontaria della Protezione Civile, ho partecipato ad un incontro sulla prima guerra mondiale e sulle condizioni di vita (e purtroppo anche di morte) patite dai soldati nelle trincee. Come sempre è stato molto interessante, soprattutto per me, vedere l’interesse delle ragazze e dei ragazzi della 5° C Scientifico nel sentire e vedere dalle foto proposte le condizioni a volte disumane che per i 3 anni di guerra hanno dovuto sopportare soldati in molti casi non più vecchi di loro e ai quali è stata tolta la possibilità di vivere a causa di una guerra da loro non voluta e che ha provocato milioni di morti e questo loro interesse mi ha ancora una volta convinto che tutto questo deve partire dall’interesse degli insegnanti per questi argomenti. Il fatto poi che queste scene si ripetano anche oggi a poca distanza da casa nostra e sapere che, a parte le moderne dotazioni ed abbigliamento utilizzato ora rispetto al passato, la paura del sibilo dei proiettili in arrivo sia sempre la stessa fa capire a tutti noi l’insensatezza delle guerre e ai ragazzi ho semplicemente augurato di poter essere più maturi e responsabili di noi “adulti”. Particolare curiosità e stupore hanno suscitato i reperti che ho portato in visione ed in effetti vedere e soprattutto trovarsi fra le mani proiettili di artiglieria dava veramente l’idea di cosa si vedevano piombare addosso i malcapitati. Questo incontro fa parte di un progetto che si svilupperà durante l’intero anno scolastico con altri incontri ed uscite sul campo in ambito di Protezione Civile e che culmineranno con una giornata didattica con destinazione non le solite mète ma il Sacrario di Cima Grappa quale chiusura di un percorso della memoria e in questo percorso avranno vicino gli alpini fedeli al compito di tramandare alle nuove generazioni la nostra storia.
E finalmente possiamo dire di essere tornati alla normalità, infatti quest’anno le celebrazioni in occasione del 4 novembre, Festa dell’Unità Nazionale e delle Forze Armate, sono tornate a seguire il programma che da sempre ha caratterizzato questa ricorrenza che per noi alpini di San Vittore Olona significano l’incontro con la cittadinanza ma soprattutto con i bambini delle scuole sanvittoresi. Infatti dopo il periodo della pandemia abbiamo avuto l’opportunità di organizzare nella giornata di venerdì 4 novembre il doppio incontro con gli alunni della Scuola Primaria dell’Ente Morale di San Vittore Olona e Cerro Maggiore in prima mattina, mentre successivamente ci siamo recati presso l’IstitutoG. Carducci. Nel primo appuntamento la cerimonia dell’Alzabandiera è stata accompagnata dall’Inno di Mameli cantato in coro da tutti i bambini, compresa una classe di quinta in “trasferta” da Cerro Maggiore presenti per partecipare all’incontro al termine del quale ci siamo recati in salone per sottoporci alle domande e curiosità dei nostri piccoli amici.
Nelle giornate del 22 e 23 ottobre Lecco ha ospitato il Raduno del 2° Raggruppamento che rappresenta le Sezioni alpine della Lombardia ed Emilia Romagna e che ha visto convergere nel capoluogo larianomigliaia di penne nere desiderose di ritrovarsi finalmente dopo gli anni oscuri della pandemia per festeggiare i 150 della costituzione delle Truppe Alpine in concomitanza del centenario della Sezione ospitante. Il programma molto ricco è stato rispettato con l’apertura venerdì 21 in piazza Garibaldi della Cittadella degli Alpini a cura dell’Esercito con esposizione di mezzi, attrezzature ed una palestra di arrampicata dove i più giovani si sono cimentati sotto l’occhio degli istruttori militari mentre nel tardo pomeriggio si è tenuta una cerimonia in onore dei Caduti il tutto purtroppo rovinato dal maltempo. Sabato invece San Maurizio ci ha dato una mano regalandoci un pomeriggio assolato e quasi caldo che ha consentito lo svolgimento del corteo che partito da piazza Stoppani, quasi al termine dell’abitato, ha percorso tutto il lungolago fino al Monumento ai Caduti dove sono stati resi gli onori per poi dirigersi alla Basilica di San Nicolò dove è stata officiata la S. Messa. E all’uscita dalla piazza del Monumento la bellissima immagine delle decine e decine di Sindaci dei paesi con un Gruppo alpino che hanno voluto dimostrare la vicinanza all’Associazione e l’importanza attribuita alla presenza alpina sul proprio territorio.
Lunedì 14 novembre un gruppetto di Soci ha raccolto la richiesta della Direzione della Casa Famiglia di San Vittore di organizzare la castagnata per gli anziani ospiti della residenza e nel pomeriggio si sono armati di braciere, fornello e quanto serviva per assolvere l’impegno. Non è stato nulla di faticoso anche perché le castagne erano già state preparate dal personale e dopo la cottura abbiamo fatto l’ingresso nel salone ed iniziato a sbucciare i frutti per la gioia dei nostri “meno giovani” amici che hanno dimostrato di apprezzare la sorpresa. Un grazie quindi a Giuliana, Elena, Valentina e di tutte le operatrici (delle quali mi scuso se non ricordo i nomi) per averci permesso di sentirci utili e di avere potuto regalare un sorriso ai nostri vegett.
Fedeli al motto riportato sulla Colonna Mozza in vetta all’Ortigara, gli alpini non dimenticano i loro fratelli “andati avanti” sia che sull’elmetto portassero la penna o il fregio con la fiamma dei Carabinieri, quei Carabinieri che il 12 novembre 2003 persero la vita nel vile attentato che a Nassiriya provocò la morte di 28 persone dei quali 19 italiani. E sabato 12 novembre una dozzina di soci (bel numero tanto che qualcuno pensava a un raduno alpino), si sono ritrovati presso il Monumento a San Vittore Olona che ricorda e commemora la strage per tributare il giusto omaggio ai Caduti con una semplice ma sentita cerimonia che comprendeva l’Alzabandiera e la deposizione di un omaggio floreale al cippo commemorativo, al quale ha fatto seguito il breve discorso del Sindaco che ha ricordato l’evento e ringraziato i presenti. Unica nota stonata, la scarsa se non nulla partecipazione della cittadinanza segno dell’importanza di NON DIMENTICARE perché un popolo senza memoria è destinato a non avere un futuro.
Celebrazione dell'80° anniversario della battaglia di EL ALAMEIN e del 30° anniversario della scomparsa del Conte Paolo Caccia Dominioni di Sillavengo. Gli Alpini nel ricordo della figlia Anna. Si, questa è la notizia che, al di la della cronaca delle due giornate che ha visto l'esibizione della Banda Musicale Congedati della Folgore, l'ammassamento presso il monumento dei Bersaglieri, la sfilata per le vie cittadine, i discorsi di rito, questo è il fiore all'occhiello che ha ingentilito una manifestazione ricca di ricordi e di testimonianze importanti, certo, ma molto "formali". Il ricordo della figlia Anna fatto al cimitero davanti alla tomba del padre al termine della cerimonia ha dato un tono familiare e suscitato un'emozione in tutti i presenti. La manifestazione era iniziata il sabato pomeriggio con un concerto della Banda Musicale Congedati della Folgore nello scenario del Chiostro degli Olivetani ora Palazzo Municipale. Belli e vari i brani eseguiti, peccato che l'Inno d’ Italia anziché essere eseguito come di consueto all'inizio a dare solennità alla manifestazione è stato eseguito alla fine quando una parte dei presenti si era allontanata. Il giorno successivo ammassamento presso il monumento dei bersaglieri. Buona la partecipazione degli Alpini tenendo conto del concomitante raduno del secondo raggruppamento a Lecco. A seguire la sfilata con sosta in Piazza S Stefano: e qui la banda si è riscattata eseguendo il 33, l'inno degli Alpini! Certo non è quello suonato dalla Bande della Taurinense o della Orobica o della Julia, ma dai paracadutisti non ci si può aspettare di più! La posa di una corona d'alloro preso il monumento dei caduti e i discorsi di rito non hanno potuto, per il tempo limitato, mettere nella giusta luce la sfaccettata figura di Paolo Caccia Dominioni che meriterebbe un convegno con particolare riferimento a quanto fatto per il recupero e la sepoltura dei morti di EL ALAMEIN. Infine la cerimonia al cimitero come dicevo, quando, in maniera inaspettata e quindi maggiormente apprezzata, la figlia Anna rivolgendosi alle "Penne presenti" ha ricordato quanto il papà fosse orgoglioso di appartenere al corpo degli Alpini. Chi volesse vedere un estratto della cerimonia, la può trovare sul sito:
Domenica 2 ottobre i fratelli alpini di Abbiategrasso hanno celebrato il 100° anniversario della fondazione del loro Gruppo con un nutrito programma che ha visto il prologo sabato 1 presso il Convento dell’Annunciata dove si è esibito il coro dei congedati della Brigata Alpina Julia preceduti dal Coro Alpino di Abbiategrasso, un concerto che ha riscosso un grandissimo successo tanto da lasciare numerose persone in piedi ad assistere allo spettacolo. Domenica mattina, complice la bella giornata,invece la grande sfilata per le vie cittadine presenti i gagliardetti della Sezione e diversi Vessilli Sezionali oltre, naturalmente, a quello di Milano e con deposizione di corone presso il Monumento ai Caduti ed in mezzo alla popolazione sino a giungere al parco degli Alpini all’interno del quale si trova la Sede del Gruppo e, dopo l’Alzabandiera, si è proceduto alla dedicazione del parco stesso alla memoria del compianto Alfonso Latino già Capogruppo storico che tanto ha dato al suo Gruppo. Al termine i discorsi di rito tra i quali mi ha personalmente colpito quello del past Presidente Nazionale Corrado Perona che ha puntualizzato quanto siano importanti e fondamentali per l’intera vita associativa i Gruppi, vera ossatura dell’A.N.A. Dopo i discorsi il rinfresco offerto dal Gruppo ha dato l’arrivederci ai presenti.
Venerdì 21 ottobre abbiamo avuto il piacere di ospitare nella nostra sede il Luogotenente Antonino Lisciandro Comandante della Stazione dei Carabinieri di Cerro Maggiore che ha tenuto una interessante serata sul tema “Prevenzione dalle truffe” illustrandoci quali sono gli accorgimenti che ognuno di noi può adottare per contrastare i malviventi che giornalmente agiscono con l’intendo di truffare e raggirare le persone, in particolare i “meno giovani” utilizzando trucchi e sotterfugi al fine di carpire la fiducia delle vittime, naturalmente a scopo fraudolento. E’ stata veramente una serata ben spesa nel corso della quale abbiamo potuto essere informati sulle tecniche utilizzate dai truffatori da quella del finto tecnico, al cambio del contatore, dal carrello della spesa o della ruota sgonfia, passando dalle finte interviste alla monetina a terra nel posteggio del supermercato arrivando addirittura ai finti Carabinieri e chi più ne ha più ne metta, si perché bisogna mettersi in testa che abbiamo a che fare con veri professionisti del crimine il cui unico scopo è quello di abbattere la nostra difesa e diffidenza e che, da veri attori quali sono, imparano dai propri “errori” affinando la propria tecnica di volta in volta. Al termine ci è stato consegnato un vademecum edito dall’Arma che raccoglie i consigli per evitare di cadere nella trappola, un ringraziamento quindi al Luogotenente Lisciandro per il tempo dedicatocie ai Soci presenti alla serata, a chi non c’era un consiglio….occhi aperti e prestare sempre attenzione.
Sabato 15 e domenica 16 ottobre nel Parco del Castello Sforzesco a Milano si è tenuta la Festa sezionale di autunno, quest’anno posticipata a causa dell’appuntamento elettorale dello scorso settembre e che ha visto una numerosa partecipazione di milanesi e non anche attirati dal tempo clemente e da manifestazioni sportive che si svolgevanoin zona in quei giorni. Un ringraziamento sentito a chi si è prestato a fare servizio che ha consentito, oltre che a portare una boccata di “ossigeno” alle casse sezionali, di presentarci alla comunità proponendo i nostri valori e le nostre tradizioni.
Sabato 8 ottobre mentre il gruppetto dei soliti volontari (ai quali tra l’altro va il ringraziamento di TUTTO il Gruppo) si impegnavano nel primo dei due sabati mattina dedicati alla manutenzione della nostra Sede, si è svolta a Milano la cerimonia in onore del Milite Ignoto la cui ricorrenza è stata celebrata in forma ufficiale in tutti i paesi d’Italia lo scorso anno in concomitanza con il centenario della traslazione della Salma all’Altare della Patria a Roma. Per dare comunque la possibilità ad un maggior numero di italiani di rendere omaggio a questa figura che rappresenta da oltre un secolo ogni soldato italiano caduto per la Patria, è stato istituito un convogliospeciale, esatta riproduzione di quello storico che il 4 novembre 1921 giunse alla stazione Termini e oggi denominato “Treno della Memoria” che, partito da Trieste il 6 ottobre in 17 tappe toccherà 730 stazioni sul territorio nazionale e che nella sua terza tappa è arrivato nel capoluogo lombardo fermandosi alla stazione di Porta Garibaldi.
All’inizio del primo conflitto mondiale vennero dislocati reparti lungo la catena alpina dal Monte Bianco al Pizzo Scalino con lo scopo di presidiare il confine Italo - Svizzeroda eventuali sconfinamenti da parte nemica. Alla 5° Armata appartenevano le truppe di copertura della occupazione Avanzata Frontiera Nord (OAFN) la cui funzione , in caso di avanzata tedesca sarebbe stata quella di effettuare interruzioni, scontri veloci e tutto ciò che potesse rallentarla. Nel settore Mera/Adda (Valchiavenna e Valtellina) furono dislocati repartitra i quali spiccavano 7 drappelli di Alpini sciatori dislocate in varie vallate di cui 2 in Valmalenco dove si teneva un corso per 200 sciatori al Rifugio Marinelli a quota 2.813 mt. Comandato dal Capitano Davide Valsecchi a sua volta esperto alpinista e sciatore. A causa delle abbondanti nevicate dell’inverno 1916 e intensificatesi nel marzo 1917, il 1° aprile presso il Rifugio Musella 28 alpini furono travolti da una valanga che causò 8 morti e 14 feriti.Il giorno successivo il Cap. Valsecchi ignaro di quanto accaduto inviò a valle 42 fra i suoi migliori alpini sciatori che nell’attraversare la Bocchetta delle Forbici furono a loro volta travolti da una seconda valanga che provocò nuovamente altri 15 morti. In totale furono 24 gli alpini caduti mentre un altro morì in seguito a cause delle gravi ferite. I resti dei caduti furono sepolti parte nel cimitero di lanzada e parte nel piccolo cimitero eretto nel vallone dello Scerscen e successivamente tutti traslati nel Sacrario Militare di Sondrio. Ogni anno gli Alpini della Sezione Valtellinese e del Gruppo di Lanzada organizzano un pellegrinaggio in ricordo della tragedia e quest’anno la commemorazione si è tenuta proprio presso il Rifugio Marinelli raggiunto da molti partecipanti nel pomeriggio di venerdì 5 agosto, mentre altri come il sottoscritto, hanno affrontato all’alba di sabato 6 la salita che da Campo Moro ci ha ricongiunti agli alpini già presenti.
Anche per chi non le ha fatte. Proprio in questi giorni si parla di fine vacanze/ferie, di rientro a scuola, di ripresa della vita normale, casa - lavoro com’è giusto che sia. Per quanto riguarda la vita del nostro gruppo ci si prova, dopo la batosta del covid che ha creato notevoli disagi, anzi più che notevoli. Sembra brutto dirlo o scriverlo ma quest’accidentiha dato, per non dire imposto, l’opportunità di testare la validità della nostra società, della nostra nazione fino a toccare le realtà di tutti noi, famiglia e vita associativa ed è ciò che sta avvenendo anche nel nostro gruppo. Detto questo veniamo al perché di questo articolo. Pensando alle ferie/vacanze mi è venuto spontaneo un paragone con la vita militare, a quando si tornava dallalicenza più o meno lunga o licenza premio che dir si voglia; non parliamo poi dell’ ordinaria. Com’era il rientro, in treno, in pullman poi a piedi fino alla porta carraia dove ti aspettava l’ufficiale di guardiao il piantone in garitta il quale senza parlare ti faceva capire che la pacchia era finita? A questo proposito mi è capitato fra le mani un ricordo scritto daun amico, tra l’altro ex tenente alpino. Lui si è capace di scrivere bene, anzi, a parer mio, benissimo, a tal punto che con la penna riescequasi a “filmare” quanto scrive. Almeno questo succede a me e lo riconfermo ma non perché lui è un mio amico, non è una ruffianata, ma perché con il suo stile letterario è capace di farmi vedere, quasi rivivere,il contenuto di quanto scrive; in questo modo, o per suggestione o per altro che dir si voglia, ne avvantaggia il piacere della lettura in genere, in particolaredi questa sua esperienza chevi propongo sperando che altrettanto avvenga a voi e che alla fine della letturariusciate perfino a sorridere …
Confesso che l’editoriale dal titolo “VIVERE E’ CAMBIARE” pubblicato sull’ultimo numero de L’ALPINO a firma del Direttore uscente Don Bruno Fasani quale commiato dopo dieci anni alla guida del nostro giornale nazionale è quello che mi vede completamente partecipe e nel quale mi riconosco appieno. Voglio sottolineare alcuni passaggi significativi: “dieci anni alla direzione sono più che sufficienti a dare il massimo”, “cadere nell’abitudine e nella pigrizia mentale cullandosi nel fatto di avere sempre fatto così”, “voler rimanere al timone ad oltranza in un ruolo che diventa alla fine un nido”. Ebbene penso che questi stati d’animo siano applicabili ad ogni ambito della vita di ognuno di noi, da quella lavorativa a quella degli interessi personali passando, perché no, da quella associativa. Sono diventato capogruppo all’età di 25 anni e lo sono tutt’ora e ricordo che dalle prime riunioni vedevo attorno a me altri capigruppo di poco più “vecchi” di me…e se tutt’oggi alcuni ricoprono ancora la stessa carica, allora vuol dire che c’è qualcosa che non va. Non si può non pensare che quel “si è sempre fatto così” non incida sulla vita associativa e sulle scelte che vengono fatte all’interno dei Gruppi e se, sempre come dice Don Fasani, la vita e la vitalità dei Gruppi discende dalla qualità di chi è al comando, è presuntuoso sperare che una carica ad oltranza non possa soffrire di una stanchezza mentale che rischia di sconfinare nell’apatia. Paragonando il Gruppo, le Sezioni e l’Associazione stessa ad una azienda-famiglia non posso ricordare i (purtroppo) tanti esempi di ditte fiorenti che alla scomparsa del vecchio fondatore sono miseramente fallite a causa dei figli incapaci e certamente mancanti dello spirito di impegno del patriarca che però a sua volta aveva avuto magari il difetto di non volere insegnare o delegare.
Il 18 giugno 2021 Giuseppe Parazzini, il Beppe nazionale ci lasciava, andava avanti e raggiungeva gli amici che lo avevano preceduto nel Paradiso di Cantore dove sicuramente aveva riservato un posto d’onore per quello che aveva fatto per la nostra Associazione, per molti dei nostri Gruppi ( e il nostro è un esempio lampante della riconoscenza che dobbiamo a questo Uomo che è sempre stato coerente con i propri ideali). E sabato 18 giugno 2022, ad un anno esatto dalla sua scomparsa, gli amici alpini del Gruppo di Bareggio al quale apparteneva, hanno chiesto ed ottenuto di poter intitolare il Gruppo stesso alla Sua memoria con una cerimonia che, malgrado il clima torrido e la giornata semi-festiva ha visto convergere nella cittadina una moltitudine di alpini provenienti da diverse Regioni per manifestare il proprio affetto ai figli Luca e Francesco e alle loro famiglie nel ricordo di quello che viene ricordato fra i più amati Presidenti ANA. Erano presenti infatti numerosi Vessili Sezionali e decine di Gagliardetti e tanti, tanti amici che, dopo l’Alzabandiera nel piazzale antistante il Municipio e l’Inno Nazionale accompagnato dalla Fanfara alpina di Magenta, si sono recati nella Chiesa parrocchiale che è risultata presto piena in ogni ordine di posto e partecipato alla S. Messa nel corso della quale il sacerdote ha fatto notare come in quest’anno in molte parti d’Italia quasi con un tacito passa parola le iniziative in ricordo di Beppe siano state veramente numerose, a conferma del segno lasciato in tutti noi.
Lo dico subito: non ci sono stato. Ci tenevo molto, moltissimo, ma come per l’adunata, ho dovuto arrendermi per forza maggiore. Ripeto: ci tenevo moltissimo ma non per la cerimonia in se stessamolto simile a tante a cui avevo partecipato ma per qualcosa in più che l'haresa pressoché unica: è statoil raggiungimento di un traguardo la cui fatica è nota solo a chi ha dovuto lottare contro tutto e contro tutti. Tutti i gruppi che hanno costruito la sede da zeroo l’hanno realizzata in svariati modiperfino amicali in accordo con altre realtà presenti nel paese ecc., tutti sanno le acrobazie e l’impegno richiesto per arrivare alla meta. La storia di Arconate, fino alla data del 12/6/2022, merita un capitolo a parte. Sommariamente: nella “notte”dei tempi il sottoscritto assieme al capogruppo Franco Maggioni ci recammo a visitare il gruppo di Arconate in piena attività nella costruzione della sedee successivamente godemmo con loro quando raggiunsero il compimento del loro obiettivo; noi, allora, eravamo solo con l’idea, il desiderio dipoter avere in San Vittore Olona, la nostra baita. Tante speranze e tanti dubbi e ricerche che a furia di dai e dai ci accompagnarono alla realizzazione della nostra sede che, peccando del legittimo orgoglio, per noi è la più bella di tutte. Arrivò la tragedia per il gruppo Alpini Arconate: il doloso incendio della sede. Una batosta che non tioffre nessuno spiraglio di uscita ma solo la rabbia e lo sconforto dopo tanti sacrifici. Ecco perché questa inaugurazione è diventata un simbolo, un esempio di tenacia tipicamente alpina: voler ripartire sapendo, ma non del tutto, a cosa si andava incontro con il proposito di riprovarci, di voler a tutti costi, realizzare la prima aspirazione di ogni gruppo: avere la propria casa, la propria baita. Seguimmo nel tempo, negli anni, la tribolazione dei nostri vicini, una tribolazione mista all’irritazione per i costanti palettirichiesti o imposti da una burocrazia sempre più farraginosa assiemealla latitanza nei tempi di risposta che avrebbero fiaccato la volontà di chiunque.
Ero stato destinato con una cinquantina di alpini, nella nostra sezione, alla frazione di Cornino in una tenda abbandonata dalla Croce Rossa,in adiacenza alla stazione ferroviaria di cui era rimasta una sola fonte e i9n prossimità di un campo da calcio, sede di una tendopoli. Detta destinazione costituiva un distaccamento del campo N° 6 di Maioano super affollato nel mese di agosto.Il nostro compito era di eseguire lavori per riattare le case danneggiate nelle frazioni vicine su indicazione del comune di Milano. Ne ero convinto di non poter far niente per un alpino reduce di Russia ( con un braccio amputato ) per sistemare un ampio garage che gli avrebbe permesso di passare il prossimo 9inverno avendo avuta distrutta la casa; purtroppo detto garage aveva tutti i muri perimetrali, portanti la soletta piana, inclinati di circa 40 centimetri e pertanto ogni intervento poteva essere causa di crollo definitivo: Saputo ciò un nostro alpino capomastro ( Vittorio Bortolussi ) di origine friulana mi imponeva: “ Dammi gli uomini che scelgo io ( alpini legnanesi), il materiale e non rompermi….” Contro ogni logica tecnica e pratica. Ho raccomandato la puntellazione del solaio e mi sono raccomandato a san Maurizio. Si sono demoliti e ricostruiti fondazioni e muri a piombo demolendo quelli inclinati a sostegno del solaio di copertura per frazioni e in tempi diversi; il tutto ben conoscendo che andavano completati nei soli 3 giorni alla scadenza del t turno per il rientro. Ho raccomandato poi al proprietario di togliere i puntelli alla soletta solo dopo almeno una settimana. Durante il viaggio di ritorno ho appreso che alla mattina prima di partire, per completare l’opera, erano stati tolti i puntelli senza constatare alcun cedimento ( miracoli che solo gli alpini sanno fare). Cito altro fatto.
20 Marzo 2022 è la data in cui il nostro gruppo ha partecipato all’evento; ben diverso dall’ultimo quello di tre anni fa prima del Covid che, purtroppo, per due anni ci ha impedito di celebrare questa festa. Anche quest’anno l’abbiamo festeggiata in forma ridotta. Ore 9.30 alzabandiera con una discreta presenza e, sempre graditissima, la musica del Corpo Bandistico che, veri amici, ringraziamo di cuore. Ore 10 la Santa Messa al Santuario celebrata dal nostro Parroco Don Marco che ringraziamo anche per le belle parole che ci ha rivolto. Ore 11.30 aperitivo con pochi presenti perché la maggior parte delle persone si era diretta verso casa…… con la mascherina sulla bocca.
E finalmente dopo due anni di forzata inattività dovuta alla pandemia la SIA ha ripreso ad effettuare le proprie uscite addestrative secondo il programma stilato nell’uscita di dicembre al Rifugio Porta e che questo mese prevedeva la risalita del sentiero attrezzato della Cresta della Giumenta, una via molto panoramica che collega il Monte Magnodeno al Resegone terminando in prossimità del Bivacco Ghislandi presso il Passo del Fò. E’ doveroso comunque dire che la “forzata inattività” è un eufemismo in quanto in questi due anni tutti i volontari non hanno potuto andare in montagna, ma hanno contribuito in molti modi all’emergenza sanitaria nei centri vaccinali e nei servizi legati all’emergenza sanitaria.
Penso che sul fatto che il dittatore Putin abbia commesso una atrocità senza precedenti, almeno negli ultimi 80 anni, sconvolgendo una situazione di pace, legalità e conquistata democrazia per uno dei tanti popoli che per decenni hanno patito sotto il tallone dell’Unione Sovietica, ognuno di noi, ogni essere umano che si ribella alla prepotenza e alla tirannia, non possa che essere concorde con quanto sta facendo il mondo libero affinché tale scempio cessi al più presto (nel momento in cui scrivo Kiev sta per essere “conquistata”). E la soppressione, come vediamo alla televisione, sta colpendo duramente anche le persone oneste, non inquadrate o raggirate che all’interno della Russia manifestano il proprio disappunto e contrarietà a questa invasione di un paese sovrano e sulla propria pelle scontano una repressione che li segnerà per tutta la vita. Quello che forse il tiranno degno erede dei suoi predecessori da Hitler, Mussolini, Saddam, Gheddafi ecc. non aveva previsto è la reazione a livello mondiale contro questa sua “mossa strategica” che ha già provocato migliaia di vittime innocenti. Ebbene, parafrasando la celebre canzone “Bocca di Rosa” di Fabrizio de’ Andrè la cui frase finale è riportata nel titolo dell’articolo, se è vero che dai diamanti non nasce niente è altrettanto vero che, come finisce la canzone “dal letame nascono i fiori”. Beh, sig. putin (si in minuscolo perché non sei degno di un nome umano) in quanto a paragone con il letame, penso nessuno abbia obiezioni a parte l’offesa al letame stesso, ma il fiore che tuo malgrado hai fatto nascere dalla tua follia è quello della solidarietà a livello planetario che hai scatenato per aiutare quella povera gente che vorresti eliminare, certo sembra poca cosa di fronte alle tue armi e ai tuoi soldati poco più che ragazzi che forse non sanno nemmeno cosa stanno facendo, ma tutti noi che dall’inizio di questa sporca guerra ci stiamo adoperando in vari modi per alleviarne le pene, abbiamo una cosa che tu non avrai mai il rispetto di noi stessi e la coscienza pulita che ci fa addormentare la sera, stanchi ma soddisfatti del dovere compiuto, si badi bene dovere, non potere.
E da un’idea nata di getto la mattina del 28 gennaio, appena dopo l’inizio dell’invasione russa all’Ucraina, è nata l’iniziativa di raccogliere presso la nostra sede generi alimentari e di assistenza per aiutare quella popolazione martoriata sia sul posto che nei centri allestiti per gli affollati nei paesi vicini ed in Italia e possiamo dire con soddisfazione che la nostra proposta ha riscosso da subito un grande successo grazie alla generosità della popolazione, anche di paesi vicini, che giornalmente e per tre settimane ha fatto tappa nella nostra baita per portare un aiuto fatto veramente col cuore. Abbiamo visto arrivare gente con l’auto piena di cibo e la donnina in bicicletta che lasciava il pacchettino con due omogeneizzati quasi scusandosi di non poter dare di più, tutti comunque accomunati dal desiderio di portare un poco di sollievo a chi vive una situazione tragica e vede la propria vita disintegrata e stravolta all’improvviso. Al termine della raccolta durata dal 28 febbraio al 18 marzo abbiamo raccolto e consegnato ben oltre 2000 Kg. Fra generi alimentari, prodotti per l’infanzia, pannolini e articoli per la pulizia, nonché generi di pronto soccorso per chi stava rischiando la propria vita per difendere la sua casa. Non possiamo che dirci soddisfatti della fiducia accordataci dalla gente e della possibilità che ci è stata offerta di sentirci parte della comunità. Grazie a tutti.
E la Protezione Civile torna a scuola (Aprile 2022)
E LA PROTEZIONE CIVILE TORNA A SCUOLA
Ed è cosi che martedì 1 marzo le diverse componenti della Protezione Civile facenti parte del C.C.V. della città metropolitana di Milano hanno fatto tappa a Paderno Dugnano, ospiti delle Scuole Elementari Don Milani per una dimostrazione pratica delle tecniche e dei materiali utilizzati per fronteggiare eventuali emergenze di tipo idrogeologico ed antincendio, il tutto inserito nel programma: “anche io sono Protezione Civile”. Come sempre le squadre di volontari erano presenti sul posto con largo anticipo, anche se il tempo a disposizione è servito per i saluti fra personale addetto alle dimostrazioni che oramai fanno un po’ squadra comune in queste manifestazioni in quanto i personaggi presenti … sono sempre quelli, anche se la nostra P.C. sezionale ha messo sul tavolo la carta vincente: la nostra segretaria Giulia che ha abbassato notevolmente l’età media dei volontari. Scherzi a parte c’è veramente bisogno di un nuovo ingresso ed impegno di nuove leve per le attività che ci impegniamo a promuovere. Comunque alla fine le varie classi hanno fatto il loro ingresso nel cortile dove erano state predisposte le varie postazioni delle varie associazioni presenti, dal centro radio, all’utilizzo delle manichette antincendio, all’utilizzo degli idranti alla preparazione e sistemazione dei sacchetti di sabbia utilizzati per “riparare” gli argini compromessi, e questa ultima componente riguardava noi alpini.
Purtroppo da un po' di tempo, per causa di forza maggiore, sono impossibilitato a recarmi in sede ma esiste fortunatamente il telefono che mi informa come qualcosa si muova … almeno così sembra o meglio si spera con st’accidente di covid-19 che ci tiene ancora sulle spine. Oltre al telefono esiste anche il ns. Penna Nera dove leggo, fra le date da ricordare, che il 20.03. si svolgerà la festa del gruppo: mi è stato detto però che, dopo la S. ta Messa con precedente cerimonia dell’alza bandiera in sede davanti la nostra Baita, tutti prenderanno la strada di casa e non ci sarebbe il pranzo per altro fattibile con tutti gli accorgimenti richiesti dall’attuale situazione sanitaria. Sembra che la causa sia motivata dalla latitanza dei soci.Sinceramente è difficile pensare all’unica FESTA ASSOCIATIVA DEL GRUPPO durante la quale, dopo la sacralità della cerimonia religiosa, non esista il momento famigliare con “i piedi sotto la tavola” come vuole la “collaudata tradizione alpina”. Se fosse vero quanto mi sembra di aver capito riguardo la “diserzione” dei soci diventa pressoché difficile immaginare la chiesa con una notevole presenza di alpini assieme alle autorità convenute e onorati oltre che dal sacerdote che quattro parole di numero le dovrà pur dire durante la S. Messa, ripeto onorati e festeggiati anche dagli amici della banda e dalla popolazione. Considerando la fatica di chi opera in cucina e quella di altri che non sono lì a pettinare le bambole per il buon esito della festa è sequenziale e scontato come la decisione del consiglio del ” no pranzo”, sia stata prospettata, a malincuore, dalla temuta assenza o, vediamola in positivo, da una striminzita presenza degli iscritti come avviene del resto durante l’anno per la maggior parte delle cene, o disnarelli che dir si voglia. Meno male che in quelle occasioni esistono gli amici e/o i simpatizzanti.Tirando i remi in barca: se il giorno 20/03 gli alpini iscritti al Gruppo si presentassero in numero ridotto sia alla cerimonia civile dell’alzabandiera, alla S. ta Messa e, a seguire, pressoché assenti anche nel momento ”conviviale” credo, anzi sono fermamente convinto, che faremmo una figura a dir poco infelice, altro che Festa del Gruppo.Siccome questa prospettiva non mi entusiasma particolarmente, opterei alla fine, fra un’ipotesi e l’altra, per una semplice S. ta Messa, come si usa normalmente, in ricordo dei soci andati avanti senza esaltare la giornata con banda, autorità varie ecc. Ultima cosa e non meno importante: in questo esserci e non esserci, di non visibilità, non oso pensare ad un ormai prossimo “domani” quando, anche a causa della “sospensione” della leva, ci troveremo a non poter assolvere ai compiti che ci siamo volontariamente assunti negli ultimi 50 anni e che ci hanno dato credibilità e riconoscenza da parte della gente e ci porrà di fronte alla classe politica che se per un puro motivo anche ipotetico avesse qualche sassolino nella scarpa nei nostri confronti, potremmo passare dalla parte di quelle tante associazioni che esistono solo sulla carta.
Riprendendo finalmente il programma addestrativo previsto per i componenti della S.I.A. stilato nell’uscita di dicembre, domenica 16 gennaio la squadra si è recata all’Alpe Devero, località posta al centro dell’omonima valle. Il piccolo centro abitato è una frazione di Baceno, un comune della provincia del Verbano-Cusio-Ossola. L'Alpe, storico insediamento di pascoli per l'allevamento del bestiame, si trova a 1634 metri s.l.m. di altitudine, all'interno dell'area protetta del Parco naturale dell'Alpe Veglia e dell'Alpe Devero. La piana del Devero è un ampio pianoro circondato dai boschi di larici e dalle vette del Monte Cervandone, Punta della Rossa, Pizzo Cornera e Pizzo Fizzi. All’alba il ritrovo all’uscita di Legnano dell’autostrada con agli amici del Gruppo di Melzo ed insieme abbiamo aspettato l’arrivo del pulmino della P.C. in arrivo da Cesano Maderno e poi via, finalmente di nuovo insieme per tornare a calzare scarponi e godere delle emozioni che solo la montagna può dare. Dopo un paio d’ore arrivo all’imbocco dell’alpe constatando purtroppo la quasi totale mancanza di neve che in questo periodo e specialmente in questa zona dovrebbe farla da padrona, a causa del maledetto anticiclone che da oramai due mesi imperversa sul nord ovest italiano e che ci confina in uno scenario primaverile, nonché della sbarra che consente l’accesso al posteggio e relativi inizi sentieri. A chi si lamenta per il caro posteggio a Milano, suggerisco di provare a salire lassù per avere una amara sorpresa, ma tant’è oramai siamo qui e ci tocca, quindi smontiamo dal mezzo e dopo poco iniziamo la nostra salita cambiando in corso d’opera la nostra destinazione, decidiamo infatti di risalire in direzione nord est dal piccolo centro abitato dell’Alpe Devero e di Crampiolo e di dirigerci verso il lago Codelago (anche noto come Lago Devero), un bacino artificiale che occupa gran parte del fondovalle della Valle Devero e di compiere l’intero anello.