Associazione Nazionale Alpini -
Gruppo di San Vittore Olona- Via Alfieri - 20028 San Vittore Olona (MI)
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Anche se sarebbe più giusto dire “al centro” delle manifestazioni del 4 novembre, si perché se fra gli articoli che compongono il nostro Statuto associativo uno dei più importanti, se non il più importante a mio parere, è quello che ci impone di tramandare alle nuove generazioni le nostre memorie storiche ed i valori che stanno alla base dell’A.N.A., la ripresa finalmente dopo due anni degli incontri con i bambini delle scuole è qualcosa che ci riempie di gioia. Quindi seppur in forma ridotta a causa delle restrizioni imposte dall’emergenza COVID siamo ritornati ad incontrarci con i nostri piccoli amici la mattina di giovedì 4 novembre, per noi sempre la data “ufficiale” della ricorrenza, e presso la Scuola Elementare paritaria di San Vittore Olona ci siamo intrattenuti per circa un’ora con gli alunni delle 5° classi oltre che di S. Vittore anche di Cerro Maggiore che ci hanno raggiunto in colonna per l’occasione. E quest’anno l’occasione era davvero speciale, infatti assieme al sottoscritto, era presente il nostro Socio Maggiore Davide Olgiati, in forza presso il 5° Reggimento Alpini di Vipiteno in licenza quei giorni che ha parlato ai ragazzi della sua esperienza con le stellette, degli scopi e delle finalità degli interventi ai quali ha partecipato in diverse parti del mondo con i contingenti delle Forze di Pace riscuotendo un notevole successo fra i ragazzi che, dopo il primo imbarazzo, l’hanno subissato di domande. E’ stata veramente una bella esperienza grazie anche al lavoro di preparazione svolto dagli insegnanti Elena e Loris ai quali va il nostro ringraziamento per averci spianato la strada e ai quali abbiamo rinnovato l’invito a venire a trovarci nella nostra casa. Lasciata la Scuola paritaria, ci siamo diretti alle Scuole Statali dove ci hanno raggiunto un altro paio di soci, il Sindaco Daniela Rossi e un rappresentanza della polizia Locale per la cerimonia dell’Alzabandiera alla presenza dei più numerosi alunni delle 5° classi che, inquadrati dalle maestre Loredana, Giulia, Giusy ed Alice, si sono schierati ed hanno cantato l’Inno Nazionale con partecipazione. Terminata la breve cerimonia, abbiamo accompagnato i bambini a rendere omaggio alla Tomba dei Caduti nel vicino cimitero dove è stato deposto un omaggio floreale, recitata la Preghiera ed ascoltato i pensieri dei bimbi. A termine abbiamo fatto ritorno a scuola e qui si è verificato un episodio veramente commovente. Infatti quando quasi tutti erano già rientrati nell’Istituto e mi stavo accomiatando dalla maestra una bimba, Aurora, è tornata indietro e mi ha messo in mano un portachiavi raffigurante un piccolo alpino con zaino in spalla e sguardo rivolto all’orizzonte dicendo che lo aveva comperato apposta per donarcelo in quella occasione. Inutile dire che la cosa ci ha commosso e personalmente non sono stato capace di dire nulla se non un piccolo grazie, per un gesto sicuramente importante. Grazie quindi Aurora, grazie a te, e grazie alle brave maestre (e maestro) che ci hanno consentito di passare una bella mattinata.
Nello scorso mese di novembre, abbiamo avuto il piacere di festeggiare il traguardo dei 90 e 92 anni di due nostri Soci: Isidoro Toso e Gildo
Lampugnani. Isidoro, accompagnato dal figlio Giorgio ha festeggiato il compleanno in sede, mentre Gildo, rispettando le norme di distanziamento, ha ricevuto la visita di una piccola delegazione presso la sua abitazione di Nerviano. Ad entrambi è stata donata una targa di ringraziamento a nome del Gruppo per l’impegno e la presenza sempre dimostrata, esempio e stimolo di partecipazione per tutti i Soci.
Volevo portarvi a conoscenza di una bella impressione riportata al termine della sfilata che ha concluso la cerimonia della messa in Duomo a Milano dello scorso 12 dicembre. Succede che in questa occasione, a causa della rotazione fra i Gruppi della Sezione, il nostro Gruppo sia stato incaricato di portare uno degli striscioni che hanno inframmezzato i vari blocchi del corteo che da l Duomo è arrivato al Sacrario in Piazza S. Ambrogio. Per questo motivo nei giorni precedenti ho rotto l’anima un po’ a tutti per trovare le persone che svolgessero questo compito, oltre al servizio con il Gagliardetto e con il Gonfalone del Comune (che alla fine è risultato assente) assicurando la propria presenza ed alla fine tutto è filato liscio grazie anche alla bella giornata. Ma quello che mi ha fatto veramente più piacere è stato ricevere alla fine i ringraziamenti di un nostro Socio presente per la prima volta alla manifestazione che non finiva di ringraziarci per averlo convinto a partecipare (anche se ha dato da subito la sua disponibilità) ed avergli permesso di vivere questa bella giornata alpina in una atmosfera di condivisione con i fratelli con la penna. Vi confesso di essermi sentito appagato per avere condiviso la gioia che provo ogni volta che mi capita di partecipare alle nostre manifestazioni che per chi le vive da sempre sono la norma, ma diventano una piacevole sorpresa per chi le vive per la prima volta. Grazie amico per le belle parole e naturalmente sarai presente nelle prossime occasioni.
Tutti sanno o dovrebbero sapere cosa significhi questa data per la nostraNazione: giornata dell’unità nazionalee delle forze armate assieme al ricordo dei caduti di tutte le guerre; è quanto ha celebrato la nostra comunità cittadina in data odiernadomenica 7/11/21. Il programma si svolse regolarmente: Santa Messa, onore al monumento dei caduti e successiva visita al cimitero con relativo alzabandiera e l’ esecuzione dell’ inno nazionale assieme alla popolazione a dir il vero un po’ risicata oltre ad una rappresentanza degli alunni delle scuole che parteciparono con letture inerenti alla cerimonia: come ovvio, corre l’obbligo di un ringraziamento ai loro insegnanti. Il discorso finale del sindaco concluse la mattinata. A questo puntouno potrebbe commentare “allora come gli altri anni?” e no perchéquesta ricorrenza a cadenza annuale venne arricchita, in maniera unica ed irripetibile, da un momento di particolare importanza conla cerimonia di intitolazione del piazzale antistante il cimitero al Milite Ignoto decorato dimedaglia d’oro econ il suoconferimento della cittadinanza onoraria.
E finalmente dopo la forzata sosta dovuta alla pandemia, a distanza di oltre un anno la squadra ha potuto effettuare l’uscita in montagna e la scelta della destinazione non poteva essere più appropriata: la visita e l’omaggio alla targa Mazzucchi in Grigna, quasi un ritorno alle origini della SIA quale auspicio di una nuova ripartenza. Ritrovo come sempre a Ballabio e salita ai Piani dei Resinelli dove, lasciate le auto, abbiamo intrapreso la salita che lungo il Sentiero delle Foppe ci ha condotto al Rifugio Rosalba da dove, dopo una breve sosta per ricompattarci, siamo ripartiti verso il Colle Garibaldi proseguendo poi verso il canalone dove è posta la targa in memoria di Giorgio Mazzucchi figlio di Franco, l’indimenticato fondatore della Squadra. Deposto un mazzo di fiori e recitata la Preghiera dell’Alpino, abbiamo fatto ritorno al Colle dove in un clima di ritrovata e sospirata amicizia abbiamo consumato il pranzo al sacco prima di fare ritorno a fondovalle soddisfatti di avere nuovamente mantenuto l’impegno preso anni fa, con la gioia di avere condiviso una splendida giornata con gli amici di sempre e l’augurio che questa sia solo la prima tappa di una ritrovata quotidianità.
Martedì 26 e mercoledì 27 ottobre si sono svolte in numerosi Istituti della Città Metropolitana di Milano degli incontri tra i Volontari e gli studenti allo scopo di illustrare le varie realtà che compongono la Protezione Civile. Personalmente ho partecipato alla giornata del 27 presso l’ITIS e Liceo Cartesio di Cinisello Balsamo dove nel corso della mattinata centinaia di studenti hanno interagito con i volontari che hanno mostrato alcune delle attività svolte in ambito di P.C. facendoli partecipare attivamente alle “esercitazioni” il tutto sotto la guida della Preside Chiara Arena, della Referente Prof.ssa Barbara Maltecca nonché di tutti gli altri insegnanti dei vari Istituti che hanno partecipato all’evento ai quali va il nostro ringraziamento per il loro impegno ed averci consentito di fare conoscere la P.C. ai giovani. Gli studenti infatti provenivano anche dal Liceo Casiraghi, dall’Istituto Montale, dagli Istituti de Nicola e dall’Istituto Professionale Falck, si può quindi immaginare l’impegni profuso per organizzare questo incontro fra diversi Istituti. Naturalmente prima di iniziare i lavori abbiamo fatto schierare tutti, ragazzi ed insegnanti sul piazzale ed eseguita a regola d’arte la cerimonia dell’Alzabandiera dopodiché suddivisi in gruppi delle rispettive classi, gli studenti seguivano una sorta di “giro” nelle varie postazioni ognuna affidata ad una associazione di volontariato e dove potevano cimentarsi nelle varie tipologie di intervento che spaziavano dalle tecniche di pronto soccorso, alle tecniche antincendio, all’utilizzo delle manichette, al montaggio di una tenda, alla spiegazione dei rischi idrogeologici nonché sul comportamento da tenere in situazioni di emergenza ed in caso di calamità. E’ stata indubbiamente una mattinata proficua, dove i ragazzi si sono dimostrati interessati a quanto veniva loro proposto e che ci ha dato la possibilità di gettare un piccolo seme che, se germoglierà, potrebbe un domani portare qualcuno di loro a continuare il nostro servizio.
Come consuetudine oramai da molti anni, anche questo 1 novembre abbiamo voluto ricordare i nostri Soci “andati avanti” e ci siamo quindi recati in tutti i Cimiteri della zona a portare un piccolo ricordo sulla tomba di questi nostri amici. E’ stato come sempre un atto compiuto col cuore e un doveroso riconoscimento alla memoria di questi Alpini ed Amici ed in ogni luogo abbiamo raccolto il plauso della gente che apprezzava l’iniziativa . Anche questo fa parte del motto scolpito sulla Colonna Mozza. “PER NON DIMENTICARE”.
E finalmente dopo un anno e mezzo di clausura dovuto alla pandemia, abbiamo potuto ritrovarci per una NOSTRA manifestazione, un (seppur ridotto, ma non troppo) raduno alpino e l’occasione ce l’hanno data gli amici del Gruppo di Bresso che domenica 10 settembre hanno festeggiato il loro 50° anniversario di fondazione organizzando, primi assoluti, la prima ricorrenza in presenza che ha visto la partecipazione di un gran numero di alpini e gente comune che ha dimostrato la voglia di ricominciare a vivere dopo tanti lutti e limitazioni. E come nel “sabato del villaggio” il tempo trascorso nell’attesa della partenza del corteo è stato il più sentito in quanto abbiamo riscoperto la gioia di ritrovarci e di rivedere visi sotto il cappello che non vedevamo da tempo e di vivere la bella sensazione di un ritorno alla normalità seppur coperti dalle odiose mascherine che sono oramai diventate parte della nostra vita. Tutto comunque si è svolto per il meglio e malgrado le innumerevoli soste (ma quanti monumenti hanno a Bresso !!!) abbiamo ritrovato il piacere di sfilare come non facevamo da tanto, troppo tempo.Un grazie quindi agli amici di Bresso per questa opportunità che ci hanno dato e per l’impegno profuso nell’organizzazione dell’evento che normalmente è sempre oneroso, ma che in questa occasione sarà stato certamente titanico.
La Carovana della Prevenzione è il programma Nazionale itinerante di prevenzione della salute femminile di Komen Italia che offre ad un pubblico sempre più ampio attività gratuite di sensibilizzazione prevenzione delle principali patologie oncologiche di genere. In particolare la carovana si rivolge a donne che vivono in condizioni di disagio sociale ed economico e che per questo dedicano meno attenzione alla propria salute.La tutela della salute femminile ha importanti ricadute sul benessere della collettività, per il ruolo della donna in ambito familiare, lavorativo e sociale. La carovana ha svolto 374 giornate di promozione della salute femminile in 16 regioni italiane, offrendo oltre 34.000 prestazioni mediche gratuite ed è per questo che abbiamo raccolto la richiesta di collaborazione in una di queste tappe sostituendo i volontari che normalmente si occupano del trasferimento e dell’allestimento della struttura che per tre giorni, all’inizio di settembre, ha fatto tappa presso il McArthurGlen di Serravalle Scrivia. Raggiunta in treno Bologna dove si era svolta l’ultima tappa, abbiamo preso possesso dei giganteschi camper rosa che abbiamo portato a Serravalle procedendo poi alla preparazione del “campo” sotto la guida del personale e dei volontari dell’Organizzazione che da veri nomadi si spostano ogni due-tre giorni da una parte all’altra dell’Italia e che sono quindi allenate/i a far nascere dal nulla un presidio avanzato di prevenzione oncologica.
Mercoledì 20 ottobre, su invito della Dott.ssa Soldadino Coordinatrice della Casa Famiglia Mantovani di San Vittore Olona, un gruppetto dei “nostri” ha dedicato un pomeriggio agli ospiti allestendo una castagnata che ha riscosso un notevole successo. Piazzati nel cortile della struttura, abbiamo cotto le castagne che appena venivano tolte dalla “bascariola” prendevano la strada (o meglio le scale) ed arrivavano nel salone principale dove erano riuniti tutti i nonnini in attesa, allietati dalle musiche e canzoni alpine trasmesse ininterrottamente e che invitavano all’allegria. Terminata la cottura, ci siamo recati a nostra volta nel salone dove, con uno strappo alla regola, ci è stato offerto un buon bicchiere e ci siamo intrattenuti con gli ospiti cantando insieme a loro le nostre canzoni, aiutati nell’impresa dalla simpatia e disponibilità delle operatrici Elena, Paola, Letizia, Valentina (e mi scuso se ne dimentico qualcuna). E’ stato veramente un bel pomeriggio, che ci ha ridato la gioia di ritrovarci insieme col Cappello in testa a fare qualcosa di buono per gli altri e ci auguriamo sia un segno di ripresa delle nostre normali attività.
E finalmente, dopo le restrizioni dovute alla pandemia, sembra che si possa, seppur con le dovute precauzioni, tornare a trovare i ragazzi nelle scuole per portare la nostra modesta esperienza in tema di sicurezza e Protezione Civile. Contattato dall’Assessore Ghilardi, addetto alla zona 7 del Comune di Milano, l’amico e volontario di P.C. della nostra Sezione, Antonino Zanghi sta incontrando gli studenti di diverse scuole medie e superiori per parlare della Protezione Civile, delle problematiche legate all’eventuale emergenza in caso di emergenza idro-geologica, dei rischi presenti nella nostra zona, nonché dei comportamenti da tenere per evitare incidenti. Mercoledì 15 settembre ho quindi avuto il piacere di affiancarlo in due sessioni di incontro con 6 classi delle prime superiori, per un totale di circa 170 ragazze e ragazzi, dell’Istituto di Istruzione Superiore “SRAFFA” che si trova in via Zoia in zona S. Siro, grazie alla disponibilità della Direzione Scolastica e all’impegni dei docenti coordinati dalla Referente Prof.ssa Galliano
Nel corso delle mie vacanze estive, girovagando in moto per la Penisola, ho voluto fare ritorno in Abruzzo e ho fatto tappa per un paio di giorni all’Aquila per rivedere quella bella città che nei miei ricordi significava morte e distruzione a seguito del disastroso terremoto che nella notte fra il 5 e 6 aprile 2009 provocò 309 vittime e che mi vide, in compagnia di tanti amici alpini, prestare soccorso a quelle povere genti private di tutto in un lungo attimo. Il terribile ricordo di quelle giornate passate ad aiutare nella gestione del Campo Globo e ad accompagnare gli sfollati a recuperare le poche cose rimaste nelle loro abitazioni, è stato solo in parte mitigato da quello della grande Adunata Nazionale del 2015 quando l’Associazione Nazionale Alpini decise di tornare in massa su quei luoghi tanto provati per dare un segnale di rinascita ed un aiuto concreto all’economia di una zona altrimenti destinata ad un lento declino. Se nel periodo dell’emergenza terremoto il clima era di grande dolore, quello dell’Adunata che, seppur rispecchiando un senso di comunanza ed allegria che voleva essere da sprone alla popolazione, era comunque, come tutte le nostre Adunate, molto caotico e troppo affollato per consentire di apprezzare le bellezze della città.
… del mio articolo apparso sull’ultimo numero del Penna Nera vi giro un commento fatto da un’ amico “alpino purosangue“ al quale giro mensilmente il nostro giornalino. E’ uno che a parer mio sa usare la penna molto ma molto meglio del sottoscritto; del resto ci vuole poco e sono certo che me ne dirà quante ne sa però io, forte della sua amicizia, mi permetto questo e se necessario tanto altro. Concordo con lui per quanto scrive sull’argomento “alpini/amici degli alpini” non condividendo comunque la sua conclusione quando si dà per sconfitto; in fondo in fondo neanche lui ci crede. E’ una speranza che può sembrare illusione ma è positivo che rimanga sempre presente: è inammissibile pensare che uno qualsiasi sia un vero alpino cioè uno che agisce motivato da quella alpinità come la intendeva il famoso Peduzzi solo perché porta un cappello con la penna,ci vuol ben altro, ma ecco quanto l’amico mi ha scritto. Adesso aspetterò il suo benevolo mugugno.Dal Penna Nera “ciao tenente non si può essere bravi in tutto “.
Il nostro Socio Andrea M. questa estate ha portato a termine un tour ciclistico di circa 1700 Km. in Islanda e nelle Isole Faroe tenendo sempre ben esposto sulle borse il Tricolore.
Chi fosse interessato a visionare l’impresa può visitare i seguenti link:
… purtroppo ancora una volta la morte ha bussato alla porta della nostra baita, il nostro gruppo è stato colpito dalla perdita di un socio. Sono cose che non si vorrebbero mai scrivere ma si sa che contro di lei non si può nulla. Spulciando fra le varie definizioni della morte emerge quella di San Francesco che la chiama quasi con affetto:la nostra sorella morte corporale e dalla qual, aggiunge, nullo omo vivente può scappare … SORELLA … una parola e … noi non siamo San Francesco. La lunga ed inesorabile malattia prima seguita dalla perdita del nostro amico ancora una volta ha listato a lutto il nostro gagliardetto. Per la burocrazia alpina,Angelo Amboldiera un’amico degli alpini ma in realtà ERA UN’ALPINO. Iscritto da subito, dall’inizio nel nostro gruppo di San Vittore Olona, fu uno di quei tanti di allora che non si diedero mai per vinti davanti alle difficoltàdi ogni tipo che, e maggiormente a nostri giorni, accompagnarono la costruzionemateriale della sede supportata dall’entusiasmopiuttosto che dalla ricchezza di mezzi. Angelo c’era sempre con la sua esperienza e conoscenza nell’ambito edilizio. E siccome era un’alpinosapeva anche essere di quella compagnia che si toccava con mano nella vita ordinaria, nelle manifestazioni di gruppo ed in sede, nella sua manutenzione,nella condivisa gestione della cucina, nelle rocambolesche avventure chiamate Adunate ricche anno dopo anno divariantiche solo chi le ha vissute può comprendere.
Francesco Cornelli, per tutti Francescone, anzi “ul Francescun” classe 1943, Alpino D.O.C. del Gruppo di Melzo è andato avanti improvvisamente ed inaspettatamente mercoledì 14 luglio. Tra i soci fondatori della S.I.A. e sin dalla prima ora volontario della nostra unità di Protezione Civile è sempre stato presente nel corso delle calamità che hanno visto operativa la nostra Sezione nelle emergenze e nel volontariato anche in ambito locale guadagnandosi il rispetto e la riconoscenza di quanti l’hanno conosciuto ed hanno avuto la fortuna di lavorare con lui. Fra questi ho l’onore di riconoscermi avendo in più occasioni avuto la fortuna di intervenire in diverse occasioni quando, per intenderci, si operava con i mezzi personali e attrezzature se non di fortuna, certamente sconosciute alla dicitura “omologazione”, nonché le innumerevoli uscite addestrative in montagna dove lui, socio CAI, portava la sua esperienza acquisita in anni di ascensioni. Se c’è un aggettivo che mi sento di attribuirgli è “tranquillo”, posso dire di non averlo mai visto arrabbiato, certamente non l’ho mai sentito alzare la voce (a differenza del sottoscritto) e ogni cosa che diceva, anche se magari polemica o di rimprovero, era sempre improntata alla massima educazione e pacatezza. Mi ritengo fortunato anche di avere potuto passare con lui alcune delle sue ultime ore di vera gioia, infatti tre giorni prima della sua scomparsa ci eravamo trovati per una grigliata, la prima dopo un anno e mezzo di pandemia e mi è cara una foto che ci ritrae insieme mentre ci godiamo una bella cantata al suono della fisarmonica, sono sicuro che anche per lui sia stato uno dei più bei momenti dell’ultimo anno e personalmente me lo porterò nel cuore.
Venerdì 18 giugno, siamo in sede (purtroppo in pochi) e stiamo parlando di come riprendere la nostra vita associativa specialmente superando lo scoglio rappresentato dalla latitanza anche dei soci “storici”, quando un messaggio arriva sui cellulari: Beppe Parazzini, il “nostro” (past come ora vengono definiti) Presidente nazionale è andato avanti. E’ una di quelle notizie che ti lasciano sconcertato ed incredulo, non può essere, stiamo parlando di una icona dell’Associazione Nazionale Alpini, che si identificava nella Sua figura e personalità, di qualcuno che davi per scontato sarebbe sempre stato presente per consigliare e suggerire la strada migliore da seguire con quel suo modo pacato, ma deciso e graffiante che non ammetteva repliche perché in fondo quello che diceva trovava poi riscontro. Classe 1944 aveva iniziato la suavita alpina nel 1969 con il 57° corso Auc e successivamente inquadrato nel 5° Rgt. Battaglione Edolo e successivamente congedato si iscrive al Gruppo di Bareggio della nostra Sezione ed inizia a condividere la passione alpina con la professione di notaio che ha svolto sino ad un paio di anni fa. Dal 1998 al 2004, per due mandati è stato Presidente dell’A.N.A. succedendo a Leonardo Caprioli e diventando bandiera della protesta civile inscenata dai soci dell’Associazione nel 2002 che occuparono pacificamente Roma per una mattina per protestare contro la sciagurata legge che “sospendeva”il servizio di leva con i risultati che sono oggi sotto gli occhi di tutti arrivando a presentare all’allora Presidente della Repubblica Ciampi una memoria in cui si paventava una perdita dei valori che si è poi rivelata profetica.
Come si può chiaramente supporre, questa relazione non potrà evitare ditenere conto della situazione particolare causata dalla maledetta epidemia del COVID-19 che ha letteralmente stravolto la vita di tutti noi e di conseguenza anche quella associativa a tutti i livelli, dalle iniziative di Gruppo sino all’annullamento della nostra Adunata Nazionale per il secondo anno consecutivo. Ma se tutto ciò ha comportato un malessere morale e psicologico per aver dovuto rinunciare alla possibilità di incontrarci, stare insieme e poterci dare la possibilità di adempiere ai nostri doveri associativi, anche nei confronti delle gente, la perdita maggiore riguarda la scomparsa all’interno di Gruppi e Sezioni specialmente delle zone del nord, le maggiormente colpite, di tanti, troppi alpini ed amici che nel corso dell’anno ci hanno lasciati, a volte senza neppure poterli salutare ne’ accompagnare nell’ultimo viaggio così come è da sempre nostra abitudine. Anche il nostro Gruppo è stato purtroppo colpito da questi lutti nelle persone di Bruno Polingher, Socio e valido Consigliere e di Ignazio Torno, capogruppo di Arconate da molto tempo sempre presente alle nostre manifestazioni e papà di Cristina, compagna del nostro Angelo Morlacchi, invito quindi tutti a ricordarli insieme agli altri nostri sconosciuti fratelli di penna con un attimo di raccoglimento.
… il trascorrere dei giorni è costellato da momenti con valenze negative e positive: non si tratta per forza digrandiosità ma normalmente di tante piccole cose, di semplicità che possono essere anche negative masu queste non vorrei soffermarmi, non penso sia il caso. Vorrei invece coinvolgere, ammesso sia possibile, coloro che leggono queste righe, in un fatto piccolo, piccolo, insomma cronaca casereccia ma per me molto gratificante. Ora, com’è noto, fra noi Alpini, molti sono impegnati nella protezione civile con l’intento direndersi disponibili alla comunità in svariati modi e vengo al punto. Una domenica mi trovavo come volontario al centro di vaccinazione in quel di Cerro Maggiore. Caldo da vendere, gente che si accalcava, seppur in maniera discretamenteordinata … non mancavano le battute “grandi alpini …siete sempre presenti … io ero della Taurinense … io ero dei parà … quell’altro guardando suo figlio sospirava… quanto ci vorrebbe adesso un po di naja ecc, ecc. Purtroppo,al nostro buon Fabio, capitò la frecciata di un signore che si sentì autorizzato ad insinuare che gli alpini approfittavano dell’occasione, scavalcando la fila, “per fregare” il vaccino a quelli con il diritto di priorità;I pseudo intelligenti si fanno sempre riconoscere. Il mio incarico, espresso in termini militari, era di addetto alla sbarra, di piantonee, “armato con il mio cappello alpino“, dovevo indirizzarequanti si presentavano per accedere all’incontro informativo con i medici prima della vaccinazione vera e propria. Piccolo aneddoto, quasi una barzelletta: un sudamericano piccolo così mi chiese dovepoteva acquistare un cappello simile al mio, hai voglia di spiegargli che non si trattava di un particolare tipo di “sombrero” , che non aveva niente daspartire con un simpatico oggetto difolklore, ignoro se abbia capito perché l’ho lasciato leggermente dubbioso, ma forse non mi sarò spiegato bene.
Come da regolamento in data 7/5/21 avvenne l’assemblea che invitò tutti i soci a ritrovarsi in sede con lo scopo di fare il punto della situazione: vita di gruppo, analisi economica, eventuali elezioni a motivo di scadenza delle carichee altroriassumibile nella frase classica: varie ed eventuali. La particolare situazione causata dall’epidemia ci impose l’osservanza di norme stabilite vale a dire: distanze fra i partecipanti, previo controllo della temperatura di ognuno al momento dell’ingresso nonché il rispetto legato all’orario di chiusura. L’afflusso dei soci superò le aspettative: in effetti tenendo presente a quanti non potevano presenziaresi è potuto essere soddisfatti del numero dei partecipanti: vaevidenziato come un ns. socio fosse collegato in video-conferenza dalFriuli… La presenza dei consiglieriRodeghiero di Magenta e Piccionidi Legnano ufficializzò la presenza della Sezioneper cui all’ora convenuta ebbe inizio la riunione previo saluto alla Bandiera seguita dalla relazione sociale del capogruppo e da quella economica tenuta dal revisore dei conti. Ambedue, a disposizione di ognuno presso la segreteria, furono approvatedall’assemblea, seguite dall’elezione dei due consiglieriscaduti : riconferma diCestarolliassieme al neo eletto Stefano Parini. Sommariamente: il capogruppo relazionò sull’annotrascorso evidenziando il difficile momento attraversato segnato dalla morte del socio nonché consigliere nella persona diBruno Polingheredall’epidemia che troncò ogni tipo diattività sia di gruppo che nell’ambito comunitario causando anche difficoltà di relazione ed incontro fra i sociaccompagnate dagl’immancabili problemi economici sempre presenti, spesee bollette per intenderci, che a ben guardare contrassegnano la vita di ogni gruppo dell’Associazione e non solo.
Una divisa, un giurammento, un impegno. (Giugno 2021)
UNA DIVISA, UN GIURAMENTO, UN IMPEGNO
Lo so che gli alpini non dovrebbero fare politica, o meglio partitica perché la politica e cioè il bene della POLIS inteso come bene comune lo facciamo da sempre, ma ci sono alcune occasioni in cui tacere diventa veramente difficile.Mi riferisco alla polemica innescata dal Governatore della regione Campania Vincenzo de Luca nei confronti del Generale Francesco Paolo Figliuolo, Commissario per l’emergenza Coronavirus, perché (secondo lui) “Andando in giro in mimetica rischia di trasferire sulle Forze Armate la polemica politica mentre l’immagine dell’Esercito deve restare fuorida ogni polemica”. Ebbene caro Governatore, mai come ora l’immagine dell’Esercito ha goduto di una fiducia simile da parte degli ITALIANI, quegli italiani che si sono resi conto della serietà della persona che stai cercando di denigrare, un militare si, un servo dello Stato che non ha MAI CAMBIATO CASACCAe che sta gestendo questa emergenza con lo stesso spirito che anima noi volontari durante le emergenze: prima si obbedisce, poi magari si mugugna, ma intanto si lavora.E i risultati si vedono.Se poi caro Governatore ti da tanto fastidio vedere una tuta mimetica, guardati un po’ in giro e ne vedrai tante in tutte le città italiane indossate da giovani che ci consentono di poter passeggiare tranquillamente e questo, a parte te, agli ITALIANI dà sicurezza e fiducia, quella fiducia che la classe politica oramai si sogna.
Soltanto per una breve considerazione. Ieri mi è arrivato con la posta l’Alpino e, come sempre, da subito mi leggo l’editoriale del Direttore, Don Fasani che in quest’ultimo numero riflette sul recente programma televisivo“La caserma” argomento già trattato dal sottoscritto in un articolo, “articolo: parola grossa”, sul Penna Nera di aprile a titolo “Progetto”. Fino a qui niente di che. La cosa che mi ha ulteriormente meravigliato l’ho trovata alla pagina successiva dove nella rubrica “Lettere al direttore” leggoquella inviata alla redazionea firma Gen. Di Dato ex direttore dell’Alpino che commenta con toninon certo benevoli l’attuale malattia nazionale chiamata anglofilia a tutti i costi. Eh no,non puòessere; ma guarda caso: sto per consegnare al nostro “direttore” del Penna Nera quattro righe già preparate da qualche giorno attinenti allo stesso problema: che strano. E mi è venuto in maniera spontanea, quasi schizofrenica un piccolo pensiero: vuoi vedere che qualcuno dei tre copia l’altro, quasi un plagio? o non penserete che io “penna biro” di un giornalino di gruppo mi metta a“scopiazzare” o in competizione con queste “Penne d’oro” di valenza nazionale? non sarà piuttosto una piacevole coincidenza meritevole alla fine di un balsamico sorriso?AMEN.
PRESIDENTEDRAGHI
Dio ti benedica. Chiariamo: qui la politica non ha niente a che vedere e mi spiego riandando a quanto da lui detto, credo alla Camera, ad un certo momento di un suo intervento: perché io devo parlare ininglese e, io aggiungo, non usare termini che esistono e ci sono tranquillamente nella lingua italiana? Siamo alle solite. Lo so di ripetermi sull’argomento ma se un tale Signore sbotta con questa espressione un motivo ci sarà e per di più non deve essere suffragato dal mio parere. Io non ho nulla contro la lingua inglese anzi mi dispiace di non conoscerla ma non si può conoscere e sapere tutto. Ai mieitempi e lo posso dire, accidenti a quanti anni sono passati, alle medie vigeva il quasi obbligo della lingua francesedopo le qualiper altrelingue inglese, tedesco ecc … ci si rivolgeva al liceo linguisticocomeadesso: ma per non perdere il filo del discorso, posso solo ricordare conun certobrivido il “mazzo” che mi hanno fatto, dalle prime nozioni nelle elementarialla maturitàper lo studio della lingua italiana, dal Petrarca a tutta l’enorme quantità di autori e scrittori che si sono succeduti durante i secoli e, guaidimenticare i Promessi Sposi,chiudere in gloria con la Divina Commedia. I ben informati mi dicono che oggi l’italianosia la quarta lingua più studiata nel mondo; magari nel mondo forse, in Italiacredo sia la più massacrata.
E’ con grande soddisfazione che tutti i Soci del nostro Gruppo si complimentano con gli amici del Gruppo Cinofili di Nerviano che, quali volontari di Protezione Civile, fanno parte della Sezione tramite il nostro Gruppo e che hanno ricevuto dal Comune di Nerviano nella persona del Sindaco Massimo Cozzi, l’attestato di civica benemerenza per la disponibilità, la presenza e il contributo dimostrato nel corso della pandemia e come esempio di senso civico.
E’ confortante e gratificante constatare come l’opera svolta dagli amici di Nerviano, al pari delle migliaia di Alpini e Amici in tutta Italia che da subito si sono resi disponibili ad aiutare, venga riconosciuta dai rappresentanti della comunità, e da parte nostraun plauso ai nostri cinofili per averlo dimostrato in questo difficile periodo.
Così è stato definito il recente prodotto televisivo intitolato“LA CASERMA”. Sono sicuro che avrà suscitato molteplici reazioni da parte dei telespettatori. Neanche a farlo apposta sull’ultimo numero del nostro mensile “L’ALPIN0” una signora invia al direttore una lettera inerente a questo programma.Una valutazionesullo stesso argomento “la famosa caserma”mi era venuta immediata già dalla prima puntata, prima di quella famosa lettera. Mi sono scoperto curioso e nello stesso tempo leggermente diffidente, sarà una baggianata, un solito minestrone dettato da esigenze televisive e/odi spettacolo ma con tutta l’ingenuità che posso avere, alla fine non l’ho trovata poi tanto male. Ovviamente non sono in grado di valutarne la tecnica televisiva, la regia c… e men che meno miazzardo a conclusioni a dir poco avventate però mi sono scoperto ariflettere su quanto mi aveva suscitato da subito. Seduto sul divano mi sono ritrovato fra quei ragazzi alle prese con“Figaro”l’inesorabile e sadico barbiere, alla vestizione,al … va là che ti vanno bene camicie, mutandoni più meno felpati abbinati a pantaloni ascellari … non parliamo poi del cappotto che a tutti i costi era perfetto anche se lo pestavi … non si osava neppure pensare che il maresciallo, lo stilista militare addetto al magazzino vestiario si sbagliasse … devo essere sincero: si preoccupò seriamente con un tocco di umanità che gli scarponifossero perfetti, personalizzati, antivesciche (provali, cammina avanti e in dietro però datti una mossa, sù, sù, desgrubia, sbranina; parole da me mai sentite ma intuite subito, al volo). Lui, burbero benefico, sapeva bene a cosa andavamo incontro.
Mercoledì 3 febbraio, su invito della Prof.ssa Baroni del Liceo Linguistico Statale di Arconate e d’Europa, ho avuto il piacere di partecipare ad un incontro con gli studenti di quarta che stanno lavorando su un progetto storico – naturalistico riguardante la zona del Monte Orsa nel varesotto, sovrastante la Val Ceresio. Il mio ruolo sarebbe stato quello di illustrare la parte storica in particolar modo quella riguardante la linea Cadorna che, nelle postazioni collocate sulla cresta che univa il Monte Orsa al Monte Pravello, costituiva uno dei punti più impostanti e fortificati di tutto il sistema difensivo che costituiva la Frontiera Nord comunemente chiamata appunto Linea Cadorna. Confesso che, pur essendo oramai abituato ad intervenirenelle scuole, nutrivo una certa preoccupazione sul coretto svolgimento dell’incontro in quanto, a causa della situazione pandemica che vieta la presenza fisica di chi non è studente o docente, il tutto si sarebbe svolto in video conferenza, cosa che a uno come me mette già l’agitazione addosso, ma devo dire che alla fine con l’aiuto paziente delle insegnanti tutto è andato bene. Anzi, se possibile oserei dire che il risultato è andato oltre le aspettative, infatti l’incontro che era previsto durasse circa 45 minuti, alla fine si è protratto per quasi due ore con i ragazzi che non finivano più di fare domande che, se all’inizio vertevano sul tema della Linea Cadorna, dopo un po’ si sono spostate in massasul volontariato, la Protezione Civile, e particolarmente sugli alpini, la loro storia, l’organizzazione e le finalità associative, insomma alla fine della fiera siamo finiti a fare una lezione…su di noi.
E finalmente domenica 14 febbraio, dopo un anno di forzata inattività, abbiamo ripreso, seppure in forma ridotta le uscite della S.I.A. cercando di rispettare le rigide norme che comunque persistono a limitare i nostri spostamenti e anche in un ambiente come quello montano, costringono a rispettare norme di comportamento che di solito diamo per scontato ad iniziare dal contatto fisico e dalla gioia di poterci vedere in faccia, salutandoci quando ci si incontra o scambiandoci un “bicchierino” dopo il panino in vetta. E’ proprio vero che questa pandemia ha stravolto la nostra vita anche nelle piccole cose che davamo per “normali” e alle quali non abbiamo mai fatto caso ma che ora rimpiangiamo ed andiamo a ripescare nella nostra memoria dove le custodiamo come tesori, augurandoci di potere tornare a goderne, questa volta assaporandone la bellezza pur nella loro semplicità. Ma passiamo alla cronaca, l’idea era quella di raggiungere la località dei Piani di Artavaggio, visto fra l’altro il divieto di uscire dalla propria Regione, partendo da due punti diversi e cioè dal Culmine di San Pietro sopra l’abitato di Moggio in Valsassina da parte del sottoscritto e dell’amico Giuseppe del Gruppo di Ceriano Laghetto, e da Vedeseta sul versante bergamasco ad opera degli amici del gruppo di Melzo.
Lunedì 18 gennaio si è tenuta la consueta riunione mensile dei Capigruppo della nostra Sezione purtroppo in modalità di videoconferenza, cosa questa che, seppur nella sua oramai collaudata formula, inizia ad essere veramente opprimente perché l’impossibilità di vederci, stare insieme e condividere personalmente quello che più ci sta a cuore mina alla base quello che da sempre ci ha contraddistinto e che è la nostra forza, appunto l’unione e la fisicità dei nostri rapporti. Dopo il doveroso e tradizionale saluto alla Bandiera, seppur virtuale, il Presidente Boffi ha aperto la riunione ricordando l’amico Cesare Lavizzari che giusto due anni fa nella stessa data ci lasciava prematuramente privandoci di una presenza che avrebbe sicuramente potuto dare molto alla nostra Associazionealla quale aveva dedicato tutta la sua vita. La situazione dettata dalla pandemia sta avendo forti ripercussioni sulla nostra vita associativa impedendo di fatto a Gruppi e Sezioni di svolgere le attività che da sempre sono il fulcro del sodalizio e il fatto che tutte le assemblee sono state posticipate al 15 giugno e che pure la nostra Adunata Nazionale per ora spostata ulteriormente a settembre salvo potere partecipare tutte le persone realmente vaccinate diventa una chimera.
Pensare ad un articolo in questi tempi per il nostro Penna Nera è un’impresa a dir poco acrobatica. Come tutti sappiamo la realtà associativa è al limite dell’esistenza. Tutti in casa bloccati da questa pandemia che sta mettendo in ginocchioanche l’ipotesi di una qualsiasi fattibilità e il tempo trascorre in maniera monotona con la fantasia di ognuno che tenta di inventare costantementequanto si possa fare per evitare di cadere nell’abulia più penosa. Detto ciò spulciamo fra le piccole cose e/o avvenimentiche sono successi. Abbiamo avutoin sede un’incontro serale, breve a causa del successivo coprifuoco,un mini incontro durante il quale fra le altre cose si è approfittato alrinnovo del bollino per i presenticon l’invito, passa parola e successivo inserto sul nostro giornalino, perquanti non erano intervenuti . Giorni fa parlando con un alpino di un altro gruppo gli raccontavo dei nostri tentativi per tenere uniti i sociaccennando alla modalità della video-conferenza. La sensazione è stata di meraviglia nonché di approvazione forse con unasegreta speranza d’imitazione. Tornando a noi, dopo i vari tentativi per migliorare questa modalitàrelazionale intrapresa dal nostro capogruppo in sinergia con il segretario ai quali ad onor del vero vanno riconosciuti un costante impegno nell’attività nascosta di segreteria, amministrazione e relazione con la nostra Sezione di Milano senza dimenticare il notiziario Penna Nera, dicevamo, finalmenteè stato raggiuntoun buon risultato . Sembra poca cosa ma io credo d’estrema importanza. Non va dimenticato che a partire dal sottoscritto le capacità d’ interagire con app., Pc e telefonini, più volte siano naufragateincordiali risate …. ma ora ci stiamo riuscendo: proprio venerdì 18 u.s. ci siamo ritrovati in un numero considerevoledi” informatici “ e con un ottimo esito. Ormai chi ci ferma? Sicuramentepositivissimo il poterci vedere e relazionare seppurattraverso un monitor con quanti sono impossibilitati per svariati motivia frequentarela sede; forse varrebbe la pena di mettere a calendario qualcheriunione-video a beneficio di queste persone. Una serata ogni tanto non guasterebbe o sbaglio?
Domenica 13 dicembre: quest’anno per noi alpini ha significato la Messa nel duomo di Milano in occasione del Natale e per continuare quanto si era propostol’Alpino Priscoossia ricordare i compagni d’arme che ha lasciato nelle steppe della Russia, in quella disgraziata campagna durante la seconda guerra mondiale. Da allora gli anni sono passati, anche Prisco ha raggiunto i suoi Alpini però ha lasciato un impegno all’Associazione, continuarea ricordare. Così ogni anno l’ANA puntualmentesi ritrova in dicembre sia per continuare l’impegno iniziato da Priscounendo nella memoriai caduti di tutte le guerree sia per augurarci un Natale che ci aiuti a sperare in un futuro sempre più migliore. Forse mai come in quest’anno la speranza cozza contro una realtà che ci sta opprimendo e spaventando, sì spaventando, come non succedeva da anni.Dal dopoguerra, la seconda, si sono succedutiperiodi veramente brutti, dalla difficoltà del ricupero economico ai famosi anni di piombo, dalle lottesindacali a quelle politiche; roba che tiene banco anche nei nostri giorni, seppur in modo alquanto diverso e delle quali è meglio non parlarne, almeno in queste righe. Ora questa realtà, questa BESTIA chiamata Covid-19 ci sta perseguitando, colpendo in tutto il mondo, costringendo l’umanità ad una corsa-difesa che non trova paragoni e questo valeanche per quanti non vogliono arrendersi all’evidenza dei fatti chiamati morti. Non era scontato che quest’anno si potesse“festeggiare” il Natale, anche il Vescovo lo ha fatto notare in duomo durante l’omelia, ma gli Alpini seppur ridotti di numero per imposizioni sanitarie ci sono riusciti e si sono ritrovati attorno ai propri vessilli schierati prima in Duomo e successivamente nella piazza antistante.
Giovedì 10 dicembre, mentre con altri volontari alpini, stavamo facendo ritorno al 3P dopo essere stati per un servizio a Varese dove, presso la Casa Circondariale, avevamo sostituito una tenda adibita al controllo tampone COVID riservato ai reclusi che era letteralmente crollata a causa della nevicata dei giorni precedenti, arrivava la richiesta di intervento a Nonantola, paese di 16.000 abitanti ad una decina di Km. da Modena dove l’esondazione del fiume Panaro e di alcuni torrenti suoi affluenti aveva provocato una devastante alluvione. Il tempo di rientrare a casa, preparare la borsa e subito ritorno a Cesano Maderno dove era fissato il punto di ritrovo per i volontari della Lombardia facenti parte del 2° raggruppamento che, inquadrati in colonna, verso le 19 partivano alla volta dell’Emilia dove si arrivava verso le 22,30 nella zona di Formigine dove era stato predisposto il pernottamento. Dopo la cena, un briefing fissava la sveglia alle 6 del mattino successivo per la colazione e partenza per le zone alluvionate che raggiungevamo l’indomani nel piazzale antistante l’Istituto Comprensivo che anche dall’esterno recava i segni della devastante ondata che aveva raggiunto il metro e mezzo di altezza all’interno delle aule e che, ritiratasi l’acqua, lasciava a terra una patina di una ventina di cm. di fango che aveva impregnato tutto quello che era posato a terra, dai computer, alle cassettiere, agli armadi, alle attrezzature da cucina, oltre a banchi, cattedre, giochi fino alle trombe degli ascensori letteralmente sommerse e successivamente svuotate, per non contare tutte le prese elettriche che per 24 ore erano rimaste sommerse.