DOPO LE VACANZE
Anche per chi non le ha fatte. Proprio in questi giorni si parla di fine vacanze/ferie, di rientro a scuola, di ripresa della vita normale, casa - lavoro com’è giusto che sia. Per quanto riguarda la vita del nostro gruppo ci si prova, dopo la batosta del covid che ha creato notevoli disagi, anzi più che notevoli. Sembra brutto dirlo o scriverlo ma quest’accidenti ha dato, per non dire imposto, l’opportunità di testare la validità della nostra società, della nostra nazione fino a toccare le realtà di tutti noi, famiglia e vita associativa ed è ciò che sta avvenendo anche nel nostro gruppo. Detto questo veniamo al perché di questo articolo. Pensando alle ferie/vacanze mi è venuto spontaneo un paragone con la vita militare, a quando si tornava dalla licenza più o meno lunga o licenza premio che dir si voglia; non parliamo poi dell’ ordinaria. Com’era il rientro, in treno, in pullman poi a piedi fino alla porta carraia dove ti aspettava l’ufficiale di guardia o il piantone in garitta il quale senza parlare ti faceva capire che la pacchia era finita? A questo proposito mi è capitato fra le mani un ricordo scritto da un amico, tra l’altro ex tenente alpino. Lui si è capace di scrivere bene, anzi, a parer mio, benissimo, a tal punto che con la penna riesce quasi a “filmare” quanto scrive. Almeno questo succede a me e lo riconfermo ma non perché lui è un mio amico, non è una ruffianata, ma perché con il suo stile letterario è capace di farmi vedere, quasi rivivere, il contenuto di quanto scrive; in questo modo, o per suggestione o per altro che dir si voglia, ne avvantaggia il piacere della lettura in genere, in particolare di questa sua esperienza che vi propongo sperando che altrettanto avvenga a voi e che alla fine della lettura riusciate perfino a sorridere …
La sera di una domenica del gennaio 1974,in treno,Conegliano-Tolmezzo,rientravo in servizio:ero in borghese. Erano tanti i militari che rientravano dalla licenza quella domenica sera nelle caserme del Friuli. Fino a Udine tutto tranquillo, toni sommessi, dialoghi pacati. Poi,quando il convoglio prese la direzione della Carnia e negli scompartimenti rimasero solo alpini, mi si offrì una immagine piena di poesia e risuonarono dentro di me le note di “quel lungo treno che andava al confine…” Ma solo per poco, perché dagli zaini cominciarono ad uscire pane, salame, formaggi e fiaschi di vino. Assaggia questo, lo ha fatto mio padre, bevi questo è del vigneto di mio nonno, questo è il maiale di casa. Il clima di nonchalance di cui era permeata l’atmosfera prima di Udine mutò in immagini di bella convivialità e gustosa condivisione. Ma già a Venzone tre alpini scesi dal treno facevano un unico blocco, stretto e compatto, per permettere a quello al centro di rimanere in piedi, vista la presenza in stazione della ronda. Cordialità e adesso anche solidarietà. A Carnia due corriere aspettavano i militari diretti alle caserme di Tolmezzo, Paularo e Paluzza ( quella linea ferroviaria non era più in funzione). Bortolin era un artigliere dell’Ottava del Pinerolo della Cantore. Uno e novanta, era il conducente più bravo, generoso e ben voluto della batteria, aveva un solo difetto: quando beveva non era più Bortolin. Un maresciallo in borghese della Del Din (erano due le caserme a Tolmezzo: la Cantore, Artiglieria, e la Del Din, Alpini) sulla corriera lo richiamò all’ordine. Un battibecco sedato in qualche maniera dai compagni, poi, al momento di scendere e scappare in caserma, dalla bocca di Bortolin un fendente pesante: teron! La mattina dopo il maresciallo della Del Din era alla Cantore con il permesso del colonnello di cercare l’autore della pesante offesa. E il giorno dopo ancora, al momento dell’alzabandiera, quando tutti gli artiglieri erano schierati in cortile, a passare in rassegna batteria per batteria. Tutti schierati, tutti tranne i cucinieri, cui era stato provvisoriamente aggregato Bortolin per sfuggire alla vendetta del maresciallo degli alpini. Lo sapevano tutti alla Cantore, tenenti, capitani, forse anche il colonnello, tutti tranne il maresciallo teron.
… meraviglioso esempio di solidarietà alpina!
PIO