UL FALO’ da Sant’ Antoni
Da subito, la parola “ul falò“, ti suscita un qualcosa di misterioso, inspiegabile forse meraviglioso; riconosco che può sembrare una forzatura ma questa vocabolo accentato mi suggerisce questa sensazione: UL FALO’, questo falò, se ci pensiamo un attimo, ha la magia di trasportarci nel mondo dell’innocenza quando si credeva alle fate, agli gnomi, alle streghe, ecc., ecc. Sono convinto che la maggior parte della gente presente la sera del 14 u.s. nel prato della nostra sede sia stata coinvolta in questo mondo incantato quando alle 21 veniva accesa la catasta eretta dagli alpini per rinnovare ancora una volta questa tradizione che rischia di scomparire col passare del tempo. L’affluenza della cittadinanza ha superato ogni rosea aspettativa. In realtà la serata era stata pubblicizzata ma fino all’ultimo momento al gruppo degli alpini la speranza la faceva da padrona, siamo stati premiati. La numerosa collaborazione dei soci è stata encomiabile sia nei giorni precedenti con la potatura delle piante e sia nell’allestimento e preparazione della serata evidenziando come l’unione faccia la forza attenuando la fatica dell’impegno intrapreso dal gruppo. Una cena veloce in sede rinforzò anima e corpo dei “ baldi alpini “ mentre pian piano la gente si radunava lungo le transenne poste a protezione. A supporto arrivarono anche alcuni componenti del servizio d’ordine sezionale a cui va un sentito grazie mentre dei soci del gruppo cinofilo aggregato a noi parteciparono con i loro cani; originale presenza coreografica apprezzata particolarmente dai bambini.
La serata prese avvio dopo le parole di benvenuto da parte del capogruppo e del sindaco che non mancò di valorizzare la tradizione della serata oltre all’attività degli alpini. Con l’accensione del falò gli amici del complesso bandistico diedero “fiato alle trombe” con la bravura e l’entusiasmo di sempre; è una fortuna averli come amici oltre che artefici della serata. Immaginate un falò senza la nostra banda? Ma non esiste! Non mancava il servizio-bar all’esterno della sede dove brulé e cioccolata calda riscaldavano i presenti che contribuirono con l’offerta ad una discreta somma raccolta per il nostro oratorio. Il mio impegno si svolgeva all’interno della sede ma non mancavo di guardare nel cortile dove la gente si ammassava in attesa del magico momento. Da subito il fuoco la fece da padrone puntando diritto verso l’oscurità del cielo quasi attirato da una forza misteriosa, spettacolare! Poco dopo la fase iniziale mentre alcune persone esprimevano meraviglia e altre erano impegnate a fotografare questo spettacolo, il silenzio di molti, quasi una meditazione specialmente fra i presenti più anziani, la faceva da padrone. Ogni anno mi sono chiesto il perché e qui forse ritorniamo alla magia, alla fanciullezza, chissà? A tarda sera le ultime spirali di fumo cancellarono la costante tensione/preoccupazione che tutto andasse bene e cosi fu. Corre un obbligo di ringraziamento nei confronti di Sant’Antonio abate o popolarmente definito dul “purcel” che specialmente in questo periodo, sarà stato molto occupato in numerose serate ma non si era scordato di noi.
PIO