Mario Rigoni Stern – Scrittore ed Alpino
Riuscitissima serata quella di venerdì 3 novembre su “Mario Rigoni Stern - Scrittore ed Alpino”. Il Professor Giancarlo Restelli è riuscito a coinvolgere l’affollata platea nel racconto delle vicissitudini degli alpini durante la ritirata di Russia attraverso la lettura e il commento di alcune pagine del libro di Mario Rigoni Stern," il Sergente nella Neve". La descrizione delle vicende belliche in Russia (allora Unione Sovietica) del Corpo di spedizione italiana in Russia CSIR prima e successivamente nel 1942 dell’Armata italiana in Russia ARMIR e la rappresentazione grafica dello schieramento delle divisioni alpine Tridentina, Julia e Cuneense nell’ambito dell’ottava armata italiana dell’ARMIR, sono state il quadro per la comprensione dello scenario in cui si sviluppa il romanzo. Le divisioni furono impiegate inizialmente per favorire l’accesso al Caucaso, zona ricca di petrolio, delle truppe tedesche e successivamente, dopo la battaglia di Stalingrado, schierate lungo il Don in uno scenario bellico di oltre 270 chilometri di lunghezza. Dopo aspri combattimenti con le soverchianti forze nemiche armate tra l’altro con i potenti carri armati di 28 tonnellate contro i carri italiani di sole 3 tonnellate, le divisioni alpine furono sacrificate in quanto truppe particolarmente resistenti, per consentire il ripiegamento di altri soldati, anche di diversa nazionalità, dal teatro di guerra. Ed è nel Natale del 1942 che inizia il romanzo di Rigoni Stern con le pagine che raccontano la delusione e l’amarezza per essere stati destinati a un simile sacrificio senza essere stati avvisati preventivamente della decisione della ritirata.
Ciononostante Rigoni Stern sprona i suoi uomini a resistere, mentre si scatena il caos fra soldati e reparti diversi che marciano affannosamente per evitare le incursioni russe. E’ in queste fasi che si instaura nell’autore una profonda delusione per una guerra inizialmente ritenuta necessaria, ma che si è tramutata in una cocente disfatta. Toccanti le pagine che descrivono lo stato d’animo degli alpini ben sintetizzato nella frase di uno di loro “Sergentmagiur, ghe rivarem a baita”. E poi Nikolajevka presidiata da un forte contingente russo intenzionato a sbarrare la ritirata a quello che rimaneva delle truppe italiane e lo sforzo disperato di queste ultime per sfondare l’accerchiamento e aprirsi definitivamente la strada del ritorno e la salvezza. E Rigoni Stern si distingue particolarmente in questi frangenti: vuol riportare “a baita” i suoi soldati. Toccanti poi sono le pagine che descrivono, nel prosieguo della ritirata, uno degli episodi più famosi, quando cioè l’autore si trova a condividere un po’di cibo con un gruppo di nemici russi. Tutti si guardano stupiti ma non hanno la forza e forse la volontà di reagire. Dopo l’8 settembre Rigoni Stern non aderirà alla repubblica di Salò e verrà deportato in un campo di lavoro nella Prussia orientale. Rientrerà in Italia a piedi nel maggio del ‘45. Gli verrà riconosciuta la Medaglia d’Argento al Valor Militare.
Enrico G.