PROGETTO …
Così è stato definito il recente prodotto televisivo intitolato “LA CASERMA”. Sono sicuro che avrà suscitato molteplici reazioni da parte dei telespettatori. Neanche a farlo apposta sull’ultimo numero del nostro mensile “L’ALPIN0” una signora invia al direttore una lettera inerente a questo programma. Una valutazione sullo stesso argomento “la famosa caserma” mi era venuta immediata già dalla prima puntata, prima di quella famosa lettera. Mi sono scoperto curioso e nello stesso tempo leggermente diffidente, sarà una baggianata, un solito minestrone dettato da esigenze televisive e/o di spettacolo ma con tutta l’ingenuità che posso avere, alla fine non l’ho trovata poi tanto male. Ovviamente non sono in grado di valutarne la tecnica televisiva, la regia c… e men che meno mi azzardo a conclusioni a dir poco avventate però mi sono scoperto a riflettere su quanto mi aveva suscitato da subito. Seduto sul divano mi sono ritrovato fra quei ragazzi alle prese con “Figaro” l’inesorabile e sadico barbiere, alla vestizione, al … va là che ti vanno bene camicie, mutandoni più meno felpati abbinati a pantaloni ascellari … non parliamo poi del cappotto che a tutti i costi era perfetto anche se lo pestavi … non si osava neppure pensare che il maresciallo, lo stilista militare addetto al magazzino vestiario si sbagliasse … devo essere sincero: si preoccupò seriamente con un tocco di umanità che gli scarponi fossero perfetti, personalizzati, antivesciche (provali, cammina avanti e in dietro però datti una mossa, sù, sù, desgrubia, sbranina; parole da me mai sentite ma intuite subito, al volo). Lui, burbero benefico, sapeva bene a cosa andavamo incontro.
Tornando a noi: le varie puntate si sono succedute nel modo che tanti conoscono. In quelle serate non credo di essere stato l’unico ex najone davanti alla tv, con i ricordi che si sono rincorsi, le marce, le sbrandate e i gavettoni assieme alle pacche sulle spalle, a chi portava sopra il proprio zaino anche quello di un compagno in crisi, ai moccoli in marcia, alle tende “canile“, alle lettere condivise in camerata, al silenzio “fuori ordinanza”, alla sera- vigilia del congedo con qualche lacrima sul viso di qualcuno. Per finire: come si fa a giustificare dopo tanti anni, il desiderio di rivedersi anche per un solo giorno, reincontrarsi e ridarsi le famose pacche sulla schiena che capisce soltanto chi ha fatto il servizio militare, quella nostra naja, ritrovarsi nelle nostre baite e poi con le tute gialle nella Protezione Civile, con il NOSTRO Ospedale da Campo e nei piccoli o grandi impegni che ci hanno visto coinvolti nelle nostre contrade. Mi accorgo che dopo 400 parole (è scritto cosi in basso a sin. del PC) devo una spiegazione, il titolo di queste righe: “Progetto” . Ritengo che il programma televisivo sia stato preparato e organizzato prima della bufera chiamata covid-19 che ci sta rubando mesi e mesi di vita sociale e affettiva costringendoci a combattere una guerra non di trincea ma sempre guerra è. Ho pensato una cosa: sono anni che la nostra Associazione spinge mediante contatti, ed incontri là nelle sale dei bottoni ad un ritorno del servizio di leva sia pur con tutti i carismi e gli adeguamenti ai tempi attuali; neanche farlo apposta sappiamo tutti chi è il nuovo commissario della Protezione Civile: un militare e guarda caso un generale alpino; non è da sottovalutare l’attuale maggior presenza del nostro esercito nella vita nazionale, utilizzato in molteplici attività a differenza di anni or sono; già nel 2019 si discuteva al governo sul problema “servizio di leva”: non è che per caso si stia muovendo qualcosa magari piano, pianissimo? Mi tengo stretta questa speranza in eterno conflitto con un’ illusione. Certamente ci vorrà tempo visto che si fa più in fretta a distruggere che a ricostruire. Ancora oggi in molti stati europei vige l’ obbligo del servizio militare per uomini e donne, in Francia si prospetta addirittura il riutilizzo dei famosi muli come in Germania; del resto il problema “servizio di leva“, in prospettiva con la sua valenza, leggi protezione civile e altre operatività di pubblica utilità è tuttora motivo di valutazione di vari governi e se la RAI-TV: Ente Nazionale, si è preso la briga di trasmettere sta benedetta “La caserma” non sarà solo per far trascorrere agli italiani delle serate di nostalgia, sarebbe soltanto riduttivo e di poco conto. E’ azzardato sospettare che l’Ente Televisivo possa lanciare questo messaggio utile a muovere un po’ le acque, ad influenzare l’opinione pubblica? Si tratta sempre di un’organizzazione nazionale. Mi è stato ribadito che si tratta di una farsa insignificante, inutile e decisamente poco seria sostenendo non essere questo il modo per auspicare il ritorno alla leva. Vorrei sapere dove sta la differenza fra questo prodotto televisivo, la “Caserma” appunto e i campi scuola attualmente proposti, incoraggiati e patrocinati dall’A.N.A. assieme al perché di questi campi scuola. Per finire e sò che sarà impossibile, sarebbe interessante intervistare seriamente, ripeto seriamente, a quattro’occhi, i ragazzi e le ragazze che hanno partecipato a quel mese di vita comune, diciamo militare e sentire da loro, a telecamere spente, se corrispondano a verità le valutazioni di amicizia, collaborazione, spirito di gruppo e di futuro esaltati da tutti loro in special modo nell’ultima puntata ed, in primis, il parere sulla validità di tale esperienza: questi giovani non sono i ragazzini dei campi scuola.
PIO