Ricordo di Paolo Caccia Dominioni
Celebrazione dell'80° anniversario della battaglia di EL ALAMEIN e del 30° anniversario della scomparsa del Conte Paolo Caccia Dominioni di Sillavengo. Gli Alpini nel ricordo della figlia Anna. Si, questa è la notizia che, al di la della cronaca delle due giornate che ha visto l'esibizione della Banda Musicale Congedati della Folgore, l'ammassamento presso il monumento dei Bersaglieri, la sfilata per le vie cittadine, i discorsi di rito, questo è il fiore all'occhiello che ha ingentilito una manifestazione ricca di ricordi e di testimonianze importanti, certo, ma molto "formali". Il ricordo della figlia Anna fatto al cimitero davanti alla tomba del padre al termine della cerimonia ha dato un tono familiare e suscitato un'emozione in tutti i presenti. La manifestazione era iniziata il sabato pomeriggio con un concerto della Banda Musicale Congedati della Folgore nello scenario del Chiostro degli Olivetani ora Palazzo Municipale. Belli e vari i brani eseguiti, peccato che l'Inno d’ Italia anziché essere eseguito come di consueto all'inizio a dare solennità alla manifestazione è stato eseguito alla fine quando una parte dei presenti si era allontanata. Il giorno successivo ammassamento presso il monumento dei bersaglieri. Buona la partecipazione degli Alpini tenendo conto del concomitante raduno del secondo raggruppamento a Lecco. A seguire la sfilata con sosta in Piazza S Stefano: e qui la banda si è riscattata eseguendo il 33, l'inno degli Alpini! Certo non è quello suonato dalla Bande della Taurinense o della Orobica o della Julia, ma dai paracadutisti non ci si può aspettare di più! La posa di una corona d'alloro preso il monumento dei caduti e i discorsi di rito non hanno potuto, per il tempo limitato, mettere nella giusta luce la sfaccettata figura di Paolo Caccia Dominioni che meriterebbe un convegno con particolare riferimento a quanto fatto per il recupero e la sepoltura dei morti di EL ALAMEIN. Infine la cerimonia al cimitero come dicevo, quando, in maniera inaspettata e quindi maggiormente apprezzata, la figlia Anna rivolgendosi alle "Penne presenti" ha ricordato quanto il papà fosse orgoglioso di appartenere al corpo degli Alpini. Chi volesse vedere un estratto della cerimonia, la può trovare sul sito:
https://www.youtube.com/watch?v=m6xqPVzSf5c
Enrico Girotti
Conte Paolo Caccia Dominioni di Sillavengo
Di nobile famiglia lombarda, nacque a Nerviano nel 1896 e visse la sua adolescenza al seguito del padre (Carlo, 17º conte e 12º signore di Sillavengo 1869-1936) diplomatico in Francia, in Austria-Ungheria, in Tunisia e in Egitto. Trasferitosi a Palermo, dov'era l'università più vicina alla sede del padre a Tunisi, all'entrata in guerra dell'Italia nella prima guerra mondiale si arruolò immediatamente volontario nel Regio Esercito. Dietro sua richiesta venne trasferito a una sezione lanciafiamme operante in prima linea sul Carso nell'agosto 1917. Trasferito in Libia nell'aprile 1918, venne adibito a servizi di guarnigione nei dintorni di Tripoli, dove lo sorprese l'annuncio della Vittoria (4 novembre 1918). Terminati gli studi, dopo un iniziale avvicinamento al fascismo, se ne distaccò trasferendosi in Egitto nel 1924, dove avviò la propria attività professionale aprendo uno studio al Cairo, progettando importanti edifici in tutto il Medio Oriente. Richiamato ancora in servizio per la guerra d'Etiopia nel 1935, venne dapprima impiegato in una missione di intelligence in Sudan, poi in una pattuglia esploratori aggregata alla Colonna Starace nella marcia su Gondar, partecipazione che gli fruttò la Croce di Guerra al Valor militare. Agli inizi del 1940 ottenne di essere assegnato alla neocostituita specialità del Genio guastatori alpino; destinato in un primo momento in Russia, nel luglio 1942 gli fu affidato il comando del 31º Battaglione Guastatori d'Africa del Genio, impiegato durante tutta la campagna del Nord Africa. Durante l'offensiva della prima battaglia di El Alamein, alla quale partecipò con una compagnia esploratori dei suoi guastatori aggregata al XX Corpo d'Armata, Caccia Dominioni venne decorato dal generale Erwin Rommel con la Croce di Ferro di 2ª classe tedesca, seguita da un encomio solenne. Partecipò poi anche alla seconda battaglia di El Alamein nel novembre 1942, con il suo 31° che era stato assegnato di rinforzo alla 185ª Divisione paracadutisti "Folgore"; per il valore dimostrato, il maggiore Paolo Caccia Dominioni di Sillavengo venne decorato della Medaglia d'argento al valor militare. Nel maggio 1943 si fece promotore della ricostituzione del Battaglione Genio guastatori alpini ad Asiago, e ne assunse il comando fino all'8 settembre 1943. Sfuggito alla cattura tedesca a Bologna, si diede presto alla macchia entrando nel gennaio 1944 a far parte della 106ª brigata partigiana Garibaldi; con il distaccamento di Nerviano eseguì in Lombardia varie azioni di commando, trasporto documenti segreti, sottrazione di armi alla Fiocchi Munizioni di Lecco sotto il falso nome di Francesco Nicolò Silva, suo omonimo antenato. Nella Resistenza, dopo varie vicissitudini (arrestato nel luglio 1944, subì percosse; rilasciato dai tedeschi, fu latitante, riarrestato a inizio 1945 fu scarcerato il 15 febbraio 1945) arrivò alla carica di Capo di Stato Maggiore del Corpo lombardo Volontari della Libertà a fine marzo 1945. Per la partecipazione alla lotta partigiana ebbe la Medaglia di bronzo al valor militare. Dopo la fine della guerra riprese la sua attività nello studio di ingegneria del Cairo, e nel 1948 venne incaricato dal governo italiano di redigere una relazione sullo stato del cimitero di guerra italiano di Quota 33 a El Alamein, a cui seguì presto l'incarico di risistemazione. Ebbe inizio così una missione di recupero che durò circa quattordici anni, spesi in gran parte nel deserto, alla ricerca delle salme dei caduti di ogni nazione, culminante con la costruzione del sacrario italiano da lui progettato. i tedeschi lo definirono allora "der Sand-graf", il conte della sabbia, altri"il cavaliere del deserto" e i beduini"El Kaimakan el Abiit"il colonnello pazzo. Informazioni da Internet e da "Alpino alla macchia" di Paolo Caccia Dominioni Cavallotii Editori